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Capitolo 5                                       
 

Filosofia di Gandhi

Il Vangelo della non violenza

     Simon and Garfunkel - The boxer

Contenuto del Capitolo

La non violenza

La legge della nostra specie - La mia Aimsha - Il carattere della non violenza - Un credo che non cambia - Fede in Dio - Basi religiose - Induismo: un contributo unico - Il Corano e la Non-violenza - Non è una questione di dieta - La strada verso la verità - Non si protegge la vigliaccheria - L’umiltà è Essenziale - Il potere della Non-Violenza - Forza attiva - Una scienza - L’azione non la paura - Formazione per la nonviolenza - L’assenza di paura un prerequisito - La non-violenza del coraggioso - Applicazione della non-violenza - Universalità della non-violenza - Coltivare la non-violenza - L’uso su vasta scala - Efficacia - La società non violenta - Il Governo - Anarchia - Democrazia e non-violenza - L’uso del potere - Lo Stato non violento - Il potere politico - Il capitalismo un amministratore di fiducia - Lo Swaraj (auto-controllo) non-violento - Decentralizzazione - Uno Stato moderno - Violenza e terrorismo - La violenza popolare - Nessuna fede nella violenza - Il rivoluzionario - Prevenire la brutalità - Eroi della storia - Rivoluzione suicida

Tra vigliaccheria e violenza

 

Violenza la scelta

Nessuna vigliaccheria

Autodifesa dalla violenza

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Resistenza all’aggressione

 

 

Il dovere di resistere - La strada dell’ahimsa - La strada dell’India - La resistenza non-violenta - Assunzioni di base - La prima scelta per l’India - La via della pace - Nessuna imitazione dell’Occidente - Alternativa alla guerra   - La non-violenza del coraggioso - I doveri dell’India - L’india e la strada non-violenta - Una mera resistenza passiva - Forze di polizia - Crimini e punizioni - L’india e la strada della violenza - Vittoria armata - La strada della militarizzazione

 

 

 

 

 

 

 

 

La legge della nostra specie

Non sono un visionario.  Sostengo di essere un idealista pratico.  La religione della non-violenza non è destinata soltanto per i rishis ed i santi.  È destinata anche  alla gente comune.  la Non-violenza è la legge della nostra specie poichè la violenza è la legge delle bestie.  Lo spirito è dormente nell'animale che non conosce legge se non quella della forza fisica.  La dignità dell'uomo richiede obbedienza ad una legge superiore alla forza dello spirito....  I rishis che hanno scoperto la legge della non-violenza nel mezzo della violenza erano geni più grandi di Newton.  Essi stessi hanno capito l’uso delle armi ma hanno realizzato la loro insignificanza ed hanno insegnato ad un mondo ormai debole che la salvezza  non si ottiene  con la violenza ma con la non-violenza.

 

La mia Aimsha

Conosco soltanto un senso del  significato dell’ahimsa.  Il senso dell’ahimsa va contro la mia natura.  Non desidero coltivare l'abilità di inculcare l’ahimsa  ... La fede che mi sostiene mi dice  che va in aiuto dei deboli, e che soccorre chi si affida alla sua misericordia.  È grazie a quella fede che ho la speranza che Dio, un giorno, mi mostrerà il percorso sul quale potrò indirizzare la gente.  Sono stato “un giocatore” tutta la mia vita.  Nella mia passione/ricerca  per individuare la verità e nel seguire senza sosta la mia fede nella non-violenza, non ho mai incontrato ostacoli troppo grandi..  In tal modo ho errato, all'occorrenza, nella compagnia degli scienziati più distinti di tutte le età e di qualunque credo.

Ho imparato la lezione della non-violenza da mia moglie, quando ho provato a piegarla alla mia volontà.  La sua resistenza risoluta alla mia volontà, da un lato e la sua remissione alla sofferenza da un altro, mi ha fatto vergognare della mia stupidità e di aver pensato che fossi nato per comandare su di lei e, alla fine, lei è diventata il mio insegnante di non-violenza.

La dottrina che ha guidato la mia vita non è di attendismo ma di più alta azione. Non devo illudermi a  credere -- né permettere che gli amici... intrattengano la credenza che io abbia esibito tutta la non-violenza eroica e dimostrabile.  Tutto ciò che posso sostenere è che sto navigando in quel senso senza nessuna sosta.

 

Il carattere della non violenza

la Non-violenza è la legge della razza umana ed è infinitamente più grande e superiore alla forza bruta.  Può essere usata in estremo da coloro che non possiedono una fede vivente nel dio di amore.  la Non-violenza garantisce completa protezione a chi a rispetto di se e senso dell’onore, ma non sempre a chi possiede terra o beni mobili, benché la relativa pratica non si rivela uno strumento  migliore di ciò di cui gli uomini sono muniti per difenderla.  la Non-violenza, nella natura stessa delle cose, non è di nessuna assistenza nella difesa dei guadagni illeciti e degli atti immorali.

Gli individui o le nazioni che desiderano esercitare la non-violenza devono essere preparati a sacrificare (nazioni all'ultimo uomo) tutto ciò che posseggono tranne l’onore. Quindi, è in  contraddizione con il possesso di altri paesi, cioè, l'imperialismo moderno, che  è basato sulla forza per la propria difesa.  la Non-violenza è una forza che può essere maneggiata ugualmente da tutti - bambini,  giovani e donne o anziani  se hanno una fede vivente nel Dio di amore ed hanno quindi amore uguale per tutta l'umanità.  Quando la non-violenza è accettata come legge di vita, deve pervadere tutto e non essere applicata ad atti isolati.  È un errore profondo supporre che, mentre questa legge è abbastanza buona per gli individui, non lo è per le masse dell’umanità.

Il senso della non-violenza e della verità è tagliente come la lama del rasoio.  La relativa pratica è più del nostro alimento quotidiano.  Preso giustamente, l'alimento sostiene il corpo;  la non-violenza giustamente esercitata sostiene l'anima. Possiamo prendere l'alimento per il corpo soltanto nelle quantità misurate e ad intervalli dichiarati; della non-violenza, che è l'alimento dello spirito, dobbiamo cibarci continuamente.  Di questo non si è mai sazi.  Devo essere cosciente ogni momento che sto perseguendo l'obiettivo e devo esaminarmi sempre in termini di quell'obiettivo.

 

Un credo che non cambia

Il punto principale nella non-violenza è che coltiviamo nella nostra vita quotidiana, e fra di noi, la verità, l'umiltà, la tolleranza, la bontà.  L'onestà, si dice in inglese, è la politica migliore.  Ma, in termini di non-violenza, non è la politica pura.  Le politiche possono cambiare.  la Non-violenza è una dottrina religiosa che non si può cambiare. Deve essere perseguita malgrado la violenza che infuria intorno voi. L'adozione della Non-violenza con un uomo non-violento non è un merito.  In effetti diventa difficile classificarla non-violenza.  Ma quando è esercitata contro la violenza, allora si realizza la differenza fra le due.  Non possiamo fare questo se non siamo sempre attenti, vigilanti,  sempre tesi (verso la non-violenza n.d.t.).

L'unica cosa legale è la Non-violenza.  La violenza non può mai essere legale nel senso indicato qui di seguito, cioè, non secondo la  legge artificiale dell'uomo, ma secondo la legge fatta dalla Natura per l'uomo.

Fede in Dio

Una fede vivente nella non-violenza è impossibile senza una fede vivente in Dio.  Un uomo non-violento può non fare niente senza l'amore e misericordia di Dio. Senza di essi non avrà il coraggio di morire senza rabbia, senza timore e senza rappresaglia.  Tale coraggio viene dalla credenza che Dio risieda nel cuore di tutti e che non ci dovrebbe essere timore in Sua presenza.  La conoscenza dell'onnipresenza di Dio implica rispetto anche per le vite di coloro che possono essere considerati avversari.

 

La Non-violenza è una forza attiva di più alto ordine.  È forza dell'anima o potenza dell'Essenza di Dio che c'è in noi.  L'uomo imperfetto non può afferrare il tutto di quell'Essenza -- non potrebbe sopportarne  il relativo ardore, ma anche una frazione infinitesimale di esso, quando diventa attiva in noi, può fare miracoli.  Il sole nel cielo riempie l'universo intero del suo calore che produce vita.  Ma se uno gli andasse vicino, lo consumerebbe fino alle ceneri. Ma anche così continuerebbe ad essere un dono di Dio.  Diventiamo come Dio nel momento in cui  realizziamo la non-violenza;  ma non possiamo  diventare mai interamente come Dio.

Il fatto è che la non-violenza non funziona come la violenza.  Funziona nel senso opposto.  Un uomo armato conta naturalmente sulle sue armi.  Un uomo che intenzionalmente non è armato conta sulla forza che non si vede chiamata Dio dai poeti, ma denominata ciò che è sconosciuto agli scienziati.  Ma quello che è sconosciuto non è necessariamente inesistente.  Dio è la forza fra tutte le forze conosciute e sconosciute.  la Non-violenza senza fiducia in quella forza è poca cosa e da gettare nella polvere. La coscienza della presenza vivente di Dio all'interno di noi è indubbiamente il primo requisito.

 

Basi religiose

Le mie critiche all' Induismo sono state rifiutato da qualcuno, perché credo e sostengo la non-violenza nella sua forma più estrema.  Dicono che in realtà sono un cristiano camuffato.  Sono stato accusato di distorcere il significato della Gita, quando attribuisco a quel grande poema l'insegnamento della pura Non-violenza. Alcuni dei miei amici indù mi dicono che l'uccisione sia un dovere incoraggiato dalla Gita in determinate circostanze.  Uno shastri molto istruito soltanto l'altro giorno, deridendomi, ha rifiutato la mia interpretazione della Gita ed ha detto che non c'era garanzia per l'opinione tenuta da alcuni esperti secondo cui la Gita ha rappresentato il duello eterno fra le forze del bene e del male ed ha inculcato il dovere  di sradicamento della malvagità che è in noi senza esitazione, senza tenerezza.

Dichiaro dettagliatamente queste opinioni contro la non-violenza, perché è necessario capirle, se capissimo la soluzione che io posso offrire....  Devo essere allontanato senza essere preso in considerazione.  La mia religione è solamente un aspetto fra il mio creatore e me stesso.  Se sono un Indù, non posso cessare di esserlo anche se posso essere ripudiato da tutta la popolazione indù.  Tuttavia suggerisco che la non-violenza sia la conclusione di tutte le religioni.

La lezione della non-violenza è presente in ogni religione, ma credo che, forse, qui in India, la sua pratica sia stata ridotta ad una scienza.  Innumerevoli santi hanno dato le loro vite in tapashcharya  fino a che i poeti non hanno ritenuto che l'Himalaia è stata purificata nella sua bianchezza nevosa per mezzo del loro sacrificio.  Ma tutta questa pratica della non-violenza è oggi quasi morta.  È necessario fare rivivere la legge eterna dell’amore in risposta  all’ira e della non-violenza alla violenza;  e dove può essere fatto più prontamente se non in questa terra di Re JanakaRamachandra?

 

Induismo - un contributo unico

la Non-violenza è comune a tutte le religioni, ma ha trovato la più alta espressione ed applicazione nell' Induismo.  (non considero lo Jainismo o il Buddismo come a parte dall’Induismo).  L’Induismo crede nell’univocità non soltanto di tutta la vita umana ma nell'essere uno di tutto ciò che vive.  Il relativo culto della mucca è, a mio parere, il relativo contributo unico allo sviluppo dell’umanità.  È un'applicazione pratica della credenza dell' essere unico e, pertanto, nel sacralità di tutta la vita.  La credenza  nella trasmigrazione è una conseguenza diretta di quella credenza.  Per concludere, la scoperta della legge di Varnashrama è un risultato magnifico della ricerca incessante della verità.

Inoltre mi è stato chiesto dove nell'Induismo ho scoperto l’ahimsa.  L’ahimsa è nell' Induismo, come è nel Cristianesimo così come nell’Islam.  Se siete d'accordo con me oppure no, è mio dovere predicare quello che io credo essere la verità come la vedo.  Sono inoltre sicuro che l'ahimsa  non ha mai reso nessuno un vigliacco.

 

Il Corano e la Non-violenza

[ Barisaheb ] mi ha  assicurato che vi era garanzia sufficiente per la Satyagraha nel santo Corano.  Era d'accordo con l'interpretazione del Corano secondo cui, mentre la violenza in circostanze ben definite e determinate è ammissibile, l’autolimitazione è più cara a Dio che la violenza e quella è la legge dell’amore.  Questa è la Satyagraha.  La violenza è concessione alla debolezza umana, la Satyagraha è un obbligo.  Anche dal punto di vista pratico viene abbastanza facile vedere che la violenza non può fare niente di buono e fare soltanto danni infiniti

Alcuni amici musulmani mi dicono che i musulmani non si adatteranno mai ad un non-violenza incondizionata.  Per loro, la violenza è necessaria e legale quanto la non-violenza.  L'uso di uno o dell'altro dipende dalle circostanze.  Non c’è bisogno dell'autorità del Corano per giustificare l'applicazione di entrambi.  Questo è il percorso ben noto che  il mondo ha attraversato nei secoli. Non esiste nulla come la violenza incondizionata nel mondo. Ma lo ho sentito da molti amici musulmani che il Corano insegna l'uso della non-violenza.  Considera il perdono come  superiore alla vendetta.  La parola Islam significa pace, che è non-violenza.  Badshahkhan, un musulmano solido che non perde mai il suo Namaz e Ramzan, ha accettato totalmente la non-violenza come sua dottrina religiosa.  Non sarebbe una  risposta dire che egli non vive fino in fondo la sua dottrina religiosa. Ma, la discussione sulla non-violenza nel Santo Corano è un'interpolazione, non necessaria per la mia tesi.

Non è una questione di dieta

Ahimsa non è un aspetto puro della dietetica, essa lo oltrepassa.  Ciò che un  uomo mangia o beve non importa molto;  è il rifiuto, l'autolimitazione verso il cibo che conta.  quindi cercate di limitarvi il più possibile nella scelta dei cibi. L'autocontrollo, la restrizione sono necessari e lodevoli, ma tocca soltanto gli estremi dell’ahimsa.  Un uomo può concedersi una vasta gamma di cibi ma può essere comunque la personificazione dell’ahimsa ed essere  un omaggio, se il suo cuore trabocca con amore e si fonde all'amore di un altro ed è stato purificato di tutte le passioni.  D'altra parte un uomo sempre scrupoloso nella dieta è uno sconosciuto assoluto all’ahimsa  se è uno schiavo dell'egoismo delle passioni ed è duro di cuore.

 

 

La strada verso la verità

Il mio amore per la non-violenza è superiore ad ogni altra cosa mondana o al di sopra di esse. È uguagliato soltanto dal mio amore per la verità, che per me è sinonimo di non-violenza con cui e attraverso il quale posso vedere e raggiungere la verità.

Senza ahimsa non è possibile cercare e trovare la verità.  L’ahimsa e la verità sono così interconnesse che è praticamente impossibile separarle.  Sono come i due lati di una moneta, o piuttosto, di un liscio disco metallico.  Chi può dire quale è il dritto o il rovescio?  Tuttavia  l’ahimsa è il modo;  la verità è la meta.  I mezzi per essere mezzi utili devono sempre essere raggiungibili quindi l’ahimsa è il nostro dovere supremo.  Se avremo cura dei mezzi, troveremo la meta prima o poi. Una volta che abbiamo afferrato questo punto, la vittoria finale è ovvia.

L’ahimsa non è l'obiettivo.  La verità è l'obiettivo.  Ma non abbiamo mezzi di realizzazione della verità nei rapporti umani tranne che la pratica dell’ahimsa.  Un inseguimento costante dell’ahimsa porterà inevitabilmente alla verità -- non alla violenza.  Ecco perchè giuro sull'ahimsa.  La verità è venuta a me naturalmente.  Ho acquisito l’ahimsa dopo una lotta.  Ma dell’ahimsa che è il mezzo, ci preoccupiamo naturalmente nella nostra vita di tutti i giorni.  È su l’ahimsa, quindi, che le nostre masse devono essere istruite.  La formazione alla verità segue da esso come fine naturale.

 

Non si protegge la vigliaccheria

 

La mia non-violenza non ammette di allontanarsi dal pericolo e di lasciare i miei cari non protetti.  Fra la violenza e la vigliaccheria, posso preferire soltanto la violenza.  Non posso predicare la non-violenza ad un vigliacco così come non posso tentare un uomo cieco ad ammirare dei bei panorami.  La Non-violenza è il massimo del coraggio. E nella mia esperienza, non ho avuto difficoltà a dimostrare agli uomini addestrati nella scuola della violenza la superiorità della non-violenza. Sono stato un vigliacco per molti anni. Ho nutrito la violenza.  Ho cominciato a predicare la non-violenza soltanto quando ho cominciato a liberarmi della vigliaccheria.

Quegli Indù che si  allontanarono dalla loro postazione nel momento del pericolo non lo fecero perchè erano non-violenti, oppure perché avevano paura di colpire, ma perché non erano disposti a morire o subire ferite.  Un coniglio che si allontana da un terrier non è particolarmente non-violento.  Egli trema alla vista del terrier e corre via per salvarsi la vita.

La Non-violenza non è una copertura per la vigliaccheria, ma è la virtù suprema del coraggioso.  L'esercitazione della non-violenza richiede coraggio  ben più grande di quello dello spadaccino.  La vigliaccheria è interamente in contraddizione con la non-violenza.  Il passaggio dalle armi alla non-violenza è possibile e, occasionalmente, persino facile.  la Non-violenza, quindi, presuppone la capacità di colpire.  È un fermo intenzionale e cosciente messo sul proprio desiderio di vendetta.  Ma la vendetta è comunque superiore alla sottomissione passiva e effeminata.  Il perdono è più alto ancora.  Anche la vendetta è segno di debolezza.  Il desiderio di vendetta nasce dal timore immaginario o reale di subire del male.  Un cane abbaia e morde quando ha paura.  Un uomo che non teme nessuno sulla terra considererebbe troppo noioso raggiungere la rabbia contro chi sta inutilmente provando a fargli del male.  Il sole non cerca vendetta sui bambini piccoli che gli gettano la polvere contro.  Essi nel farlo nuocciono soltanto a loro stessi.

Il percorso della non-violenza richiede molto più coraggio che la violenza.

Il minimo che è richiesto ad una persona che desidera coltivare l'ahimsa del coraggioso è prima di tutto liberare il suo pensiero da ogni tipo di vigliaccheria e, in questa ottica, regolare il suo comportamento in ogni attività, grande o piccola.  Così noi dobbiamo rifiutarci di essere intimoriti dai nostri superiori senza arrabbiarci. Si deve, tuttavia, essere pronti a sacrificare la propria posizione, comunque questa possa essere remunerata.  Se sacrificando  tutto ciò che possiede, il dipendente non è irritato con il suo datore di lavoro, egli ha raggiunto l'ahimsa del coraggioso.

Supponi che un collega-passeggero minacci  mio figlio e voglia assalirlo ed io mi metta a ragionare con l'aggressore che allora gira su me la sua ira.  Se io prendo il suo colpo con tolleranza e dignità, senza covare alcuna cattiva volontà contro di lui, io raggiungo l'ahimsa del coraggioso.  Tali casi accadono ogni giorno e possono moltiplicarsi facilmente.  Se riesco a porre un freno al mio temperamento sempre, e mi fermo anche se sono in grado di dare un colpo per un colpo ricevuto, allora otterrò l'ahimsa del coraggioso che non mi farà sbagliare mai e che porterà un riconoscimento dagli avversari più forti.

Inculcare la vigliaccheria è contro la mia natura.  Dal mio ritorno dall'Africa del sud, dove in migliaia  si erano levati con successo contro ogni probabilità, ho assolto alla mia missione predicando il coraggio che porta all'ahimsa.

 

L’umiltà  è Essenziale

 

Se uno ha... orgoglio ed egoismo, non ci può essere  non-violenza.  la Non-violenza è possibile senza l'umiltà.  La mia esperienza è che, ogni volta che mi sono comportato non-violentemente, sono stato condotto ad essa e sono stato sostenuto ad essa da più alti insegnamenti di una forza non visibile.  Con la mia sola volontà avrei fallito.  Quando andai in prigione per la prima volta ero disperato all'idea. Avevo sentito cose terribili circa la vita della prigione.  Ma ho avuto fede nella protezione di Dio.  La nostra esperienza era che coloro che andavano in prigione in uno spirito di preghiera ne venivano fuori vittoriosi, coloro che andavano contando sulla loro propria resistenza fallivano.  Non c'è spazio per l’autocommiserazione quando dite che è Dio che vi da la forza.  L'autocommiserazione subentra quando fate una cosa per cui prevedete il riconoscimento da altri.  Ma non è una questione di riconoscimento.

Fu soltanto quando imparai a ridurmi a zero che potei far evolvere la forza della Satyagraha in Sud Africa.

 

Il potere della Non-Violenza

 

La Non-violenza nella sua accezione dinamica significa sofferenza cosciente. Non significa la mite sottomissione alla volontà di chi è malvagio, ma significa la tranquillità dell'anima contro la volontà del tiranno.  Agendo secondo questa legge del nostro essere, per un singolo individuo è possibile sconfiggere il potere di un impero ingiusto per salvare il suo onore, la sua religione, la sua anima e porre le fondamenta per la caduta o la rigenerazione di quell'impero.

 

Forza attiva

 

La non-violenza, nella mia concezione è una lotta attiva contro la debolezza più che la rappresaglia la cui natura è quella di aumentare la debolezza.  Contemplo un'opposizione mentale e, morale all'immoralità.  Cerco di smussare il filo della spada del tiranno, non mettendo contro di essa un'arma tagliente, ma deludendo le sue aspettative non offrendo resistenza fisica.  La resistenza che offrirei lo eluderebbe. Inizialmente lo stupirebbe ed in fine cercherebbe il suo riconoscimento, e il riconoscimento non lo umilierebbe ma lo esalterebbe.  Può essere considerato che questa è una condizione ideale.

E così è.  Le proposte da cui ho tratto le mie discussioni sono vere quanto le definizioni di Euclide, che sono tuttavia vere perché in pratica non riusciamo  neanche a disegnare la linea di Euclide sulla lavagna.  Ma persino uno studioso di geometria trova impossibile procedere senza considerare le definizioni di Euclide.  Né possiamo... fare a meno delle proposte fondamentali su cui si basa la dottrina della Satyagraha.

Ammetto che il forte possa derubare il debole e che è un peccato essere deboli.  Ma questo è detto dell'anima nell'uomo, non del corpo.  Se fosse detto del corpo, non potremmo mai essere esenti dal peccato della debolezza.  Al contrario la resistenza dell’anima può sfidare un intero mondo in armi contro di essa.  E questa resistenza è aperta al più debole nel corpo.

la Non-violenza è la forza più grande a disposizione dell'umanità.  È più potente dell'arma più distruttrice inventata dall'ingegnosità dell'uomo.  La distruzione non è la legge degli esseri umani.  L’uomo vive senza la prontezza di morire, se necessario, dalle mani di suo fratello, ma mai pensando di ucciderlo.  Ogni omicidio o altra offesa, senza considerarne la causa, commessa o inflitta su un altro è un crimine contro l’umanità.

la Non-violenza agisce come il radio.  Una sua quantità infinitesimale incastrata come un tumore maligno agisce continuamente, silenziosamente e incessantemente finché ha trasformato l’intera massa di tessuto malato in una sana.  Similmente, anche un pezzetto di vera non-violenza agisce in modo silenzioso, sottile e non visto facendo lievitare l’intera società.

Un soldato armato conta sulle sue armi per la sua resistenza.  Se gli si levano le armi,  la sua pistola o la sua spada, diventa generalmente indifeso.  Ma una persona che ha veramente realizzato il principio della non-violenza ha la resistenza data da Dio come arma ed il mondo non ha conosciuto nulla che possa scontrarsi con essa.

Un piccolo corpo di spiriti risoluti, animati da una fede inestinguibile nella loro missione, può alterare il corso di storia.

la Non-violenza del forte è ogni giorno più forte di quella del soldato più coraggioso e completamente armato o di un’intera schiera.

Il metallo più duro produce calore sufficiente.  Nondimeno il cuore più duro deve fondersi prima del necessario calore della non-violenza.  E non c’è limite alla capacità della non-violenza di generare calore.  Ogni azione è la risultante di un gran numero di forze anche di natura contraria.  Non c’è spreco di energia.  Così impariamo nei libri di meccanica.  Ciò è ugualmente vero per le azioni umane.  La differenza è che nel primo caso conosciamo generalmente le forze in campo e quindi, possiamo prevederne matematicamente l’effetto.  Nel caso delle azioni umane, derivano da una concorrenza di forze di cui per la maggior parte non abbiamo conoscenza.  Ma la nostra ignoranza non deve essere asservita alla causa dell’incredulità della capacità di queste forze.  Piuttosto è la nostra ignoranza la causa di una fede più grande.  E la non-violenza la più potente forza nel mondo ed anche la più evasiva nel suo agire, richiede il più grande esercizio di fede.  Così come crediamo con fede in Dio, allo stesso modo dobbiamo credere con fede nella non-violenza.

La violenza come l'acqua, quando ha uno sbocco, sgorga furiosamente con una forza irresistibile.  La Non-violenza non può comportarsi pazzamente.  È l'essenza della disciplina.  Ma, quando va con regolarità, nessuna violenza può schiacciarla.  Per agire completamente, richiede un’insolita purezza e una fede inesauribile ...

 

Una scienza

L’Ahimsa è una scienza.  La parola “fallimento” non ha posto nel vocabolario della scienza.  Il fallimento nell’ottenere il risultato previsto è spesso il precursore di ulteriori scoperte.

Se la funzione dell’himsa è di divorare tutto essa avviene per caso, la funzione dell’ahimsa è di scorrere veloce nella bocca dell’himsa.  In un’atmosfera da ahimsa non si ha alcuno scopo nel mettere alla prova la propria ahimsa.  Può essere esaminata soltanto di fronte all’himsa.

La violenza può essere efficacemente contrastata soltanto dalla non-violenza.  Questa è una vecchia, verità stabilita... che l'arma della violenza, anche se fosse la bomba atomica, diverrebbe inutile contro la non-violenza.  È vero che sono in pochi a capire come maneggiare questa potente arma.  Richiede molta comprensione e forza mentale.  È dissimile da quello che è necessario nelle scuole e nelle università militari.  Qualcuno sperimenta la difficoltà nel confrontare l’himsa con l’ahimsa il cui risultato viene dalla debolezza della mente.

 

L’azione non la paura

“Odia il peccato e non il peccatore” è un precetto che, sebbene abbastanza facile da capire, si eserciti raramente ed ecco perchè il veleno dell’odio si sparge nel mondo.  Questa ahimsa è la base della ricerca della verità.  Sto realizzando ogni giorno che la ricerca è inutile a meno che sia fondata sull’ahimsa come base.  È abbastanza normale resistere ed attaccare un sistema, ma resistere ed attaccare al suo autore equivale a resistere ed attaccare se stessi.  Siamo tutti acconciati con la stessa spazzola e siamo figli di un solo e dello stesso Creatore e come tali, le potenze divine che sono in noi sono infinite.  Offendere un singolo essere umano è offendere quelle potenze divine e così nuociamo non soltanto a quell’Essere ma con Lui il mondo intero.

L'uomo e le sue azioni sono due cose distinte.  Mentre una buona azione dovrebbe incontrare approvazione ed una cattiva azione disapprovazione, l’autore dell’azione, se buono o cattivo, merita sempre il rispetto o la pietà in ogni caso.

Coloro che cercano di distruggere gli uomini piuttosto che le maniere adottano queste ultime e diventano peggio di quelli che distruggono con la convinzione errata che le maniere moriranno con gli uomini.  Non conoscono la radice della malvagità.

È la prova acida della non-violenza che, in un conflitto non-violento, non ci sia dietro del rancore e che alla fine, i nemici siano convertiti in amici.  Questa è stata la mia esperienza in Sud Africa con il Generale Smuts.  Ha cominciato con l’essere il mio avversario più duro e critico.  Oggi è il mio amico più caro.

La principale implicazione dell’ahimsa è che l’ahimsa, in noi, deve ammorbidire e non irrigidire l'atteggiamento degli avversari verso di noi;  deve fonderla;  deve battere una corda sensibile a reagire nel suo cuore.  Come seguaci dell’ahimsa, potete dire che praticate un ahimsa sincera?  Potete dire che ricevete le frecce dell'avversario sui vostri seni nudi senza restituirli?  Potete dire che non siete arrabbiati, che non siete turbati dalla sua critica?

A ragione di una pratica dell’ahimsa lunga una vita, sostengo di essere un esperto in essa, benché molto imperfetto.  Parlando in termini assoluti, più la pratico e più chiaro vedo quanto io sia lontano dall’esprimere pienamente l’ahimsa nella mia vita.  Il dovere più grande dell'uomo nel mondo, ignorando questo, gli fa dire che in questa età non-violenta ha un piccolo scopo di fronte alla violenza, mentre io dico in modo forte che in questa età della bomba atomica una pura non-violenza è l'unica forza che può confondere tutti i trucchi uniti della violenza.

Formazione per la nonviolenza

“Come addestriamo gli individui o le comunità in questa difficile arte?”  Non c’è strada reale, tranne che vivere il credo nella vostra vita che deve essere un sermone vivente.  Naturalmente, l'espressione nella propria vita presuppone grandi studi, una perseveranza accanita ed un’accurata purificazione di se stessi da tutte le impurità.  Se per acquistare la padronanza delle scienze fisiche dovete dedicarvi una vita intera, di quante vite avete bisogno per acquisire la padronanza della forza spirituale più grande che l'umanità abbia conosciuto?  Ma perchè preoccuparsi anche se significa parecchi corsi di vita?  Se questa è l'unica cosa permanente nella vita, se questa è l'unica cosa che conta, allora qualunque sforzo dobbiate conferire all'acquisizione di questa padronanza è speso bene. Cercate in primo luogo il Regno dei Cieli e tutto il resto vi sarà dato in più.  Il Regno dei Cieli è l’ahimsa.

Le armi sono certamente inutili per un addestramento all’ahimsa.  In effetti le armi, all'occorrenza, devono essere gettate via, come ha fatto il Khansaheb nella Provincia di Frontier.  Coloro che sostengono che è essenziale imparare la violenza prima di poter imparare la non-violenza, potrebbero sostenere che soltanto i peccatori  possono essere santi.

L’assenza di paura un prerequisito

Proprio come si deve imparare l'arte di uccidere nell'addestramento alla violenza, allo stesso modo si deve imparare l'arte di morire nell'addestramento alla non-violenza.  La violenza non significa l'emancipazione dal timore, ma scoprire i mezzi per combattere la causa della paura.  La Non-violenza, d'altra parte, non è causa di timore.  Il seguace della non-violenza deve coltivare la più alta capacità di sacrificio per essere esente dalla paura.  Si tormenta non se perde la sua terra, la sua ricchezza o la sua vita.  Chi non ha superato tutte le paure non può praticare l’ahimsa a perfezione.  Il seguace dell’ahimsa ha soltanto un timore, quello di Dio.  Chi cerca rifugio in Dio dovrebbe avere un impressione fugace dell’anima che trascende il corpo;  e  nel momento in cui si percepisce appena l’immortalità dell’anima, ci si libera dell'amore per il corpo mortale.  Addestrare alla non-violenza è diametralmente opposto all'addestrare per la violenza.  La violenza è necessaria per la protezione delle cose esterne, la non-violenza è necessaria per la protezione dell’anima, per la protezione del proprio onore.  Questa non-violenza non può essere acquisita rimanendo tra le mura domestiche.  Ha bisogno dell'impresa.  Per provare noi stessi dovremmo imparare a sfidare il pericolo e la morte, mortificare la carne e acquisire la capacità di resistere in ogni modo alle difficoltà.  Colui che trema o fugge nel momento in cui vede due persone che lottano non è un non-violento, ma un vigliacco.  Una persona non-violenta indirizzerà la sua vita nell'impedire tali litigi.  Il coraggio del non-violento è notevolmente superiore a quello del violento.  Ciò che distingue il violento è la sua arma -- lancia, o spada, o fucile.  Dio è lo schermo del non-violento.  Questo non è un corso di addestramento per uno che intende imparare la non-violenza.  Ma è facile far evolvere qualcuno dai principi che ho enunciato.

 

La non-violenza del coraggioso

La Non-violenza non richiede alcun addestramento esterno o esteriore.  Richiede semplicemente la volontà a non uccidere anche per rappresaglia ed il coraggio nell’affrontare la morte senza vendetta.  Questo non è un sermone sull’ahimsa ma un freddo ragionamento e una dichiarazione di legge universale.  Data l’eterna fede nella legge, nessuna provocazione dovrebbe dimostrarsi troppo grande per esercitare la tolleranza.  Quello che ho descritto come la non-violenza del coraggioso.

La non-violenza che soltanto un individuo può usare non è molto utile per la società.  L'uomo è un essere sociale.  Quello che egli può realizzare per essere utile deve essere tale per cui chiunque con sufficiente diligenza possa raggiungere.  Quello che può essere esercitato soltanto fra gli amici è utile soltanto come scintilla della non-violenza.  Non può meritare la denominazione di ahimsa.  “L’inimicizia sparisce prima che il ahimsa” sia un grande aforisma.  Significa che l’inimicizia più grande richiede una uguale misura di ahimsa per essere vinta.  Coltivare questa virtù può avere bisogno di una lunga pratica, mai avvenendone l’inizio.  Non diventa inutile tutto sommato.  Viaggiando lungo l'itinerario, il pellegrino verrà a contatto con le esperienze più ricche del quotidiano, di modo che può avere sentore della bellezza che è destinato a vedere alla fine.  Questo accrescerà il suo gusto.  Nessuno è autorizzato a dedurre da questo che il percorso sarà tappeto continuo di rose senza spine.  Un poeta ha detto che la strada per raggiungere Dio arride soltanto a chi è molto coraggioso, mai a chi è sorretto da una debole fede.  L'atmosfera oggi è tanto satura di veleno per cui ci si rifiuta di ricordare la saggezza degli antichi e di percepire le varie piccole esperienze delle azioni dell’ahimsa.  “Una cosa cattiva è neutralizzata da una buona” recita un saggio detto dell'esperienza pratica quotidiana.  Perchè non possiamo vedere che se l’insieme delle attività del mondo fosse distruttivo, sarebbe finito tanti anni fa?  L’amore, o altrimenti, l’ahimsa, sostiene questo nostro pianeta.  Questo si deve ammetterlo.  La preziosa grazia della vita deve energicamente coltivata, naturalmente perché così aumenterebbe.  La discesa è facile, non così l’ascesa.  Una larga maggioranza di noi è indisciplinata, la nostra esperienza quotidiana è quella di combattere o di bestemmiare verso qualcun altro col minimo pretesto.  Questa, la più ricca grazia dell’ahimsa, discenderà facilmente su colui che possederà piena padronanza della dura disciplina.

 

Applicazione della non-violenza

Se qualcuno non si esercita alla non-violenza nei suoi rapporti personali con gli altri e spera di usarla nelle questioni più grandi, questo qualcuno si sbaglia notevolmente.  La Non-violenza come la carità deve cominciare tra le mura domestiche.  Ma se per l'individuo è necessario che venga addestrato alla non-violenza, lo è necessario ancor più per la nazione che deve essere addestrata allo stesso  modo.  Non si può essere non-violenti nel proprio piccolo e violenti fuori da tale ambito.  O altrimenti, non si è non-violenti neppure nel proprio ambito;  la non-violenza è spesso soltanto nell'apparenza.  Si realizza solo quando si incontra una qualche difficoltà, come per esempio, quando si incontra un ladro o un assassino e la vostra non-violenza sembra sia messa da loro a repentaglio.  O provate ad opporvi al ladro con le sue stesse armi, o provate a disarmarli con l’amore.  Vivendo fra gente per bene, il vostro comportamento non può essere definito come non-violento.  La tolleranza reciproca è non-violenza.  Immediatamente, quindi, avete la convinzione che la non-violenza sia una legge di vita, dovete praticarla verso coloro che si comportano esercitandovi violenza e la legge deve applicarsi tanto alle nazioni quanto agli individui.  L'addestramento è senza dubbio necessario.  E gli inizi avvengono sempre per piccoli passi.  Ma se c’è convinzione il resto verrà a seguire.

Universalità della non-violenza

La Non-violenza per essere una dottrina religiosa deve avere un forte carattere di pervasività di tutti gli ambiti.  Non posso essere un non-violento solo per una mia attività  e violento su attività di altri. 

È una blasfemia dire che la non-violenza può essere esercitata soltanto dagli individui e mai dalle nazioni che si compongono di individui.

A mio parere la non-violenza non è da considerarsi una forma di passività.  la Non-violenza, come io la concepisco, è la forza più attiva nella del mondo ... La Non-violenza è la legge suprema.  Durante i miei cinquanta anni di esperienza, ancora non mi sono mai venuto a trovare in una situazione in cui ho dovuto dire che ero indifeso, che non avevo rimedi in termini di non-violenza.

Coltivare la non-violenza

Sono un ottimista irreprensibile.  Il mio ottimismo poggia sulla fiducia nelle infinite possibilità che l'individuo ha per sviluppare la non-violenza.  Più lo sviluppate dentro di voi, più contagioso diventa fino a  sopraffare il vostro prossimo ed in breve il mondo intero.

Ho appreso dai giovani che la non-violenza non è una virtù chiusa praticata da un individuo per la sua pace o per la sua salvezza finale, ma è una regola di comportamento per la società se deve vivere costantemente con la dignità umana e realizzare i progressi verso il raggiungimento della pace per cui ha nutrito un forte desiderio in età passate.

Praticare la non-violenza in questioni pratiche di tutti i giorni (letteralmente sarebbe terra – terra n.d.t.)  vuol dire conoscerne il suo vero valore.  Deve portare il cielo sulla terra.  Non c’è alcuna cosa dell'altro mondo.  Tutte le opere sono una.  Non vi è nessun “qui” e nessun “là”.  Come i Jeans hanno dimostrato, l'universo intero compreso le stelle più distanti, invisibili anche tramite il telescopio più potente del mondo, è compresso in un atomo.  Quindi ritengo sbagliato limitare l'uso della non-violenza ai cavernicoli o per acquisire meriti finalizzati ad una posizione privilegiata nell'altro mondo.  Tutta la virtù cessa di essere usata se non ha più scopo in ogni settore.

 

L’uso su vasta scala

Purtroppo per noi, siamo estranei alla non-violenza del coraggioso su vasta scala.  Alcuni persino dubitano della possibilità a poter esercitare la non-violenza da parte dei gruppi e molto meno delle masse.  Limitano il suo esercizio agli individui eccezionali.  Soltanto l'umanità può non farne uso se (il suo esercizio n.d.t.) è riservato sempre e soltanto agli individui.

 

Efficacia

Mi sono esercitato con precisione scientifica alla non-violenza ed alle sue possibilità per un periodo ininterrotto di oltre cinquanta anni.  L’ho applicato in ogni ambito di vita, domestico, istituzionale, economico e politico.  Non ho vissuto casi in cui ha fallito.  Dove è sembrato che a volte venisse a mancare, l’ho attribuito alle mie imperfezioni.  Dichiaro di non essere perfetto.  Ma sostengo di essere un cercatore appassionato della Verità, che è un altro nome per Dio.  Durante il corso di quella ricerca, ho fatto la scoperta della non-violenza.  La sua diffusione è la mia missione di vita.  Non ho altro interesse di vita con l’eccezione del proseguimento di quella missione.

Non c’è speranza per i mali del mondo se non tramite lo stretto e diritto percorso della non-violenza.  Milioni come me possono non riuscire a dimostrare la verità nelle loro proprie vite, e questo sarebbe un loro sbaglio, mai della legge eterna.

 

La società non violenta

Sostengo che la non-violenza non è soltanto una virtù personale.  È anche una virtù sociale da coltivarsi come le altre virtù.  Certamente la società in gran parte è regolata da espressioni non-violente nei suoi rapporti interni.  Quello che chiedo è un'estensione di tali modalità su una più vasta scala, nazionale ed internazionale.

Tutta la società è tenuta insieme dalla non-violenza, proprio come la terra è tenuta nella sua posizione dalla gravitazione.  Ma quando la legge di gravitazione è stata scoperta, si sono attenuti  risultati di cui i nostri antenati non hanno avuto conoscenza.  Nondimeno, quando la società è costruita deliberatamente in conformità alla legge della non-violenza, la sua struttura differisce per i particolari materiali di cui oggi è costituita.  Ma non posso dire in anticipo che cosa sarà il governo basato sulla non-violenza.  Quello che oggi sta accadendo è l’indifferenza alla legge del non-violenza e del fascino della violenza come se fosse una legge eterna.

La società basata sulla non-violenza può consistere soltanto di gruppi ubicati in villaggi in cui la cooperazione volontaria è la condizione per un’esistenza dignitosa e pacifica.

Il Governo

Il governo non può riuscire ad essere interamente non-violento perché rappresenta tutta la gente.  Oggi non immagino un’età in cui questo possa accadere.  Ma credo nella possibilità di società essenzialmente non-violente.  E sto lavorando per questo.

Rimane la domanda se, in una società ideale, ci dovrebbe essere oppure no un governo.  Non penso che abbiamo bisogno di preoccuparci al momento di questo.  Se continuiamo a lavorare per una tale società, diventerà lentamente in essere in maniera proporzionale, tale per cui la gente potrà goderne i vantaggi.  La linea di Euclide è una senza larghezza, ma nessuno finora ha potuto disegnarla e mai lo vorrà.  In ogni caso, è soltanto tenendo la linea ideale in mente che abbiamo fatto dei progressi in geometria.  Quello che vale qui è vero per ogni ideale.

Anarchia

Si ricordi che in nessun posto nel mondo esiste uno Stato senza governo.  All'occorrenza questo potrebbe avvenire solo in India;  per quanto ci riguarda, il nostro è stato l'unico paese in cui il tentativo, ad ogni modo, è stato fatto. Non siamo ancora riusciti a mostrare quel grado di coraggio necessario e per il cui raggiungimento c’è soltanto una direzione.  Coloro che hanno fede in quest’ultimo devono dimostrarlo.  Per fare così, si deve perdere completamente il timore della morte, proprio come dobbiamo perdere il timore delle prigioni.

 

Democrazia e non-violenza

La scienza della guerra conduce uno alla dittatura pura e semplice.  La scienza della non-violenza può solo condurre alla democrazia pura.

La democrazia e la violenza vanno male insieme.  Gli Stati che sono oggi nominalmente democratici devono diventare dichiaratamente totalitari, o se devono diventare veramente democratici, devono diventare coraggiosamente nonviolenti.

Assumendo che, senza il riconoscimento della non-violenza su scala nazionale, là dove ci sia qualcosa come un governo costituzionale o democratico, io dedico la mia energia alla propagazione della non-violenza come legge di vita, individuale, sociale, politica, nazionale ed internazionale.  Immagino di aver visto la luce, benché indistintamente.  Scrivo cautamente perchè ammetto di non conoscere completamente la Legge.  Se conosco il successo dei miei esperimenti, conosco anche i miei errori.  Ma i successi sono sufficienti a riempirmi di eterna speranza. 

Ho detto spesso che se uno si prende cura dei mezzi, il fine si prenderà cura di se stesso.  La non-violenza è il mezzo, il fine per ognuno è completamente indipendente.  Ci sarà una lega internazionale soltanto quando tutte le nazioni che la comporranno, grandi o piccole, saranno completamente indipendenti.  La natura di quell'indipendenza corrisponderà nella stessa misura alla non-violenza assimilata dalle nazioni interessate.  Una cosa è certa.  In una società basata sulla non-violenza, la più piccola nazione avrà la stessa dignità della più alta.  L'idea di superiorità e di inferiorità sarà completamente cancellata. 

... La conclusione è irresistibile per uno come me, votato alla non-violenza, per cui un governo costituzionale o democratico è un sogno distante così come la non-violenza non è riconosciuta come una forza vivente, una dottrina religiosa inviolabile, e non una semplice politica.  Mentre io parlo di non-violenza universale, il mio esperimento è confinato all’India.  Se riesce, il mondo lo accetterà senza sforzo.  C’è tuttavia un piccolo “MA”.  La pausa non mi preoccupa.  La mia fede è più luminosa nel mezzo del buio più impenetrabile.

 

L’uso del potere

Per sua stessa natura, il nonviolento non può “impadronirsi” del potere, né questo può essere il suo obiettivo.  Ma la non-violenza può fare di più;  può controllare e guidare efficacemente il potere senza bloccare il meccanismo che lo governa.  Questa è la sua bellezza. 

C’è un'eccezione, naturalmente.  Se la non-cooperazione non-violenta della gente è così totale che l’amministrazione cessa di funzionare o se l’amministrazione si sbriciola sotto l'effetto di un'invasione straniera e ne viene svuotata, i rappresentanti della gente allora si adopereranno per ripristinarla.  Questo è teoricamente possibile.

Ma l'uso del potere non deve necessariamente essere violento.  Un padre esercita potere sopra i suoi bambini;  può persino punire ma senza essere violento.  L'esercizio più efficace del potere è quello che infastidisce di meno.  Il potere esercitato giustamente deve cadere gentilmente come un fiore;  nessuno dovrebbe sentirne il peso.

La gente ha accettato l'autorità del Congresso volontariamente.  Sono stato, in più di un'occasione, investito con il potere assoluto di un dittatore.  Ma tutti hanno saputo che il mio potere si basava sulla loro accettazione volontaria.  Potevano mettermi da parte in qualunque momento ed io mi sarei  fatto un passo da parte senza alcuna lamentela.

I profeti ed i superuomini sono nati soltanto una volta in un'età.  Ma se persino un singolo individuo realizza l’ideale dell’ahimsa nella sua pienezza, egli ricopre e redime l’intera società.  Una volta che Gesù avesse tracciato una nuova via, i suoi dodici discepoli avrebbero potuto continuare la sua missione senza la Sua presenza.

C’è stato bisogno della perseveranza e del genio di tante generazioni di scienziati per scoprire le leggi dell’elettricità, ma oggi ognuno, persino bambini, usa l’energia elettrica quotidianamente.  Allo stesso modo, non ci sarà sempre bisogno di un essere perfetto per amministrare uno Stato ideale una volta creato.  Quello che è necessario è un preciso risveglio sociale da cui cominciare.  Il resto seguirà.

Per fare un esempio più semplice, ho presentato alla classe lavoratrice una verità secondo cui il vero capitale non è argento o oro, ma il lavoro loro lavoro fisico e la loro intelligenza.  Una volta che i lavoratori avranno sviluppato questa consapevolezza, non avranno bisogno della mia presenza per metterli in grado di usare il potere che renderà loro la libertà.

Lo Stato non violento

Molti hanno agitato le loro teste mentre hanno detto, “ma non potete insegnare la non-violenza alle masse.  È soltanto possibile per gli individui e solo in casi rari.”  Questo è, a mio avviso, un grossolano errore di valutazione.  Se l'umanità non fosse abitualmente non-violenta, si sarebbe  auto-distrutta già ere fa.  Ma nel duello fra le forze della violenza e della non-violenza, quest’ultima, alla fine, ne è uscita sempre vittoriosa. 

La verità è che non abbiamo avuto abbastanza pazienza ad attendere ed applicarci con tutto il cuore alla diffusione della non-violenza fra la gente quale mezzo per fini politici.

Il potere politico

Per me il potere politico non è un fine ma uno dei mezzi per permettere alla gente di migliorare la loro condizione in ogni ambito di vita.  Potere politico significa regolare la vita nazionale attraverso i rappresentanti nazionali.  Se la vita nazionale diventasse così perfetta ed auto-regolata, non sarebbe necessaria alcuna rappresentanza.  C’è quindi una condizione di illuminata anarchia.  In una tal condizione ognuno diventa il suo proprio controllore.  Ci si regola in maniera tale da non diventare mai un ostacolo per il proprio vicino.

Nello Stato ideale, quindi, non c’è potere politico perché non c’è Stato.  Ma l’ideale non si realizza mai completamente nella vita.  Da qui la dichiarazione classica di Thoreau secondo cui il Governo è la cosa migliore che governa quest’ultimo.

 

Il capitalismo un amministratore di fiducia

È mia convinzione costante che se lo Stato sopprimesse il capitalismo con la violenza, cadrebbe esso stesso nelle spire della violenza e fallirebbe nello sviluppare in qualunque momento la non-violenza.  Lo Stato rappresenta la violenza in una forma concentrata ed organizzata.  L'individuo ha un'anima, ma poichè lo Stato è una macchina senz’anima, non può essere mai svezzato dalla violenza in quanto ad essa deve la sua stessa esistenza.  Quindi preferisco la dottrina dell’amministrazione fiduciaria.

Il timore è sempre là dove lo Stato può usare troppa violenza contro coloro che dissentono da esso.  Sarei molto felice, infatti, se la gente si preoccupasse di comportarsi bene come amministratori;  ma se sbagliassero, credo che dovremmo privarli dei loro averi attraverso lo Stato con un minimo di  violenza.

Ecco perchè ho detto alla tavola rotonda che ogni interesse acquisito deve essere sottoposto all'esame accurato ed alla confisca ordinata ove necessario - con o senza compensazione – così come il caso lo richieda.

Quello che personalmente preferirei non è la centralizzazione del potere nelle mani dello Stato, ma un'estensione del senso di amministrazione fiduciaria, così come, a mio parere, la violenza della proprietà privata è meno nociva che la violenza dello Stato.  Tuttavia, se fosse inevitabile, sosterrei un minimo di proprietà statale.

Mentre ammettiamo che l'uomo vive attualmente per abitudine, ritengo  che per lui sia meglio vivere esercitando la sua volontà.  Inoltre credo che gli uomini siano capaci di sviluppare la loro volontà in modo da ridurre lo sfruttamento al minimo.

Considero un aumento del potere dello Stato con il più grande timore perché, anche se apparentemente farebbe buona cosa minimizzando lo sfruttamento, creerebbe il danno più grande all'umanità distruggendo l’individualità, che si trova alla base del progresso.  Sappiamo di tanti casi in cui gli uomini hanno adottato l’amministrazione fiduciaria, ma non di casi in cui lo Stato abbia veramente vissuto per i poveri.

 

Lo Swaraj (auto-controllo) non-violento

Nello Swaraj basato sull’ahimsa, la gente non deve conoscere i propri diritti, ma per loro è necessario conoscere i loro doveri.  Non c’è dovere che generi un  diritto corrispondente e quelli soltanto sono diritti che fluiscono da un’attesa esecuzione dei propri doveri.  Quindi i diritti di vera cittadinanza sono dovuti soltanto a coloro che servono lo Stato a cui appartengono.  E solo loro possono rendere giustizia a quei diritti che gli sono dovuti.

Ognuno possiede il diritto di dire bugie o di far ricorso al buonismo.  Ma l'esercizio di tale diritto è nocivo sia a chi lo rivendica sia alla società.  Ma a colui che osserva la verità e la non-violenza ne viene prestigio ed il prestigio porta i diritti.  E la gente che ottiene dei diritti come conseguenza delle prestazioni del dovere, li esercita soltanto per servizio alla società, mai per se stesso.

Lo Swaraj di un popolo significa la somma totale degli Swaraj (auto-controllo) degli individui.  E tale Swaraj viene soltanto dalle prestazioni degli individui quale loro dovere come cittadini.  In esso nessuno pensa ai suoi diritti.  Vengono, quando sono necessari, per svolgere meglio il dovere.

Sotto lo Swaraj basato sulla non-violenza nessuno è nemico di qualcun altro, ognuno contribuisce con la sua quota dovuta all'obiettivo comune, tutti possono leggere e scrivere e la loro conoscenza continua a crescere ogni giorno.  Le malattie sono ridotte al minimo.  Nessuno è povero ed il lavoratore può sempre trovare una occupazione.  Non c’è posto sotto un tal governo per il gioco, il bere e l’immoralità o per l’odio di classe.

I ricchi useranno saggiamente ed utilmente le loro ricchezze e non le sperpereranno nell'aumentare la loro pompa ed i piaceri mondani.  Non dovrebbe accadere che una manciata di gente ricca possa vivere dentro fastosi palazzi e milioni di persone in casupole misere prive di luce o di ventilazione.....  Nello Swaraj nonviolento non ci può essere abuso dei giusti diritti;  al contrario nessuno può fruire di ingiusti diritti.  In una condizione bene organizzata, l’usurpazione dovrebbe essere un'impossibilità e dovrebbe essere inutile ricorrere alla forza per contrastare un usurpatore.

Decentralizzazione

Penso che, se l'India deve evolversi seguendo linee nonviolente, debba decentralizzare molte cose.  La centralizzazione non può essere sostenuta e difesa senza forza sufficiente.  Le semplici abitazioni da cui non c’è niente da portare via non richiedono sorveglianza;  i palazzi dei ricchi devono avere protezioni adeguate per evitare che sia dei punti di riferimento.  Lo stesso dovrebbe essere fatto devono le grandi fabbriche.  L'India rurale organizzata correrà meno rischi di invasione straniera se dotata bene di militari, forza navale e aeronautica.  La centralizzazione come sistema è in contraddizione con la struttura nonviolenta della società.

 

Uno Stato moderno

Non è possibile per uno Stato moderno basato sulla forza della nonviolenza resistere alle forze del disordine, siano esterne che interne.  Un uomo non può servire Dio e Mammona, ne che sia “moderato e furioso” allo stesso tempo.  È acclarato che uno Stato possa essere basato sulla nonviolenza, cioè, che possa offrire una resistenza nonviolenta contro una coalizione mondiale basata sulle forze armate.  Un  tale Stato era  quello di Ashoka.  L'esempio può essere ripetuto.  Ma il caso non diventa meno significativo anche se si dimostra che lo Stato di Ashoka non è stato basato sulla nonviolenza.  Deve essere esaminato nei suoi meriti ....  Non ci può essere nonviolenza offerta dalle forze armate.  Quindi, la Russia per esprimere la nonviolenza deve dismettere tutta la sua capacità di usare violenza.  La verità è che se coloro, i quali una vota erano armati in modo significativo, potessero cambiare le loro menti, dimostrerebbero meglio la loro capacità non-violenta  tanto al mondo quanto ai loro oppositori.

 

Violenza e terrorismo

La mia esperienza mi insegna che la verità non può mai essere propagata con la violenza.  Coloro che credono nella giustezza della loro causa hanno bisogno di avere una pazienza infinita e solo loro possono offrire la disobbedienza civile in alternativa alla disobbedienza criminale o alla violenza.

 

La violenza popolare

Se posso non avere niente a che fare con la violenza organizzata del governo, posso averne meno con la violenza disorganizzata della gente.  Preferirei essere schiacciato fra i due.

Per me la violenza popolare costituisce un'ostruzione al nostro percorso tanto quanto la violenza governativa.  Effettivamente, posso combattere con più successo la violenza del governo di quanto possa fare per quella popolare.  Nel combattere quest’ultima, non dovrei avere lo stesso supporto che nella precedente. 

Voglio dire a grandi lettere che la violenza non costituisce il credo di alcuna religione e che, mentre la non-violenza nella maggior parte dei casi è obbligatoria in tutto, la violenza è soltanto ammissibile in alcuni casi.  Ma non ho messo prima dell'India la forma finale della nonviolenza.

Disapprovo la violenza perché, quando sembra fare del buono, esso è soltanto provvisorio;  il male che fa è permanente.

Nessuna fede nella violenza

Credo fermamente che una causa soffra esattamente fino al punto in cui è sostenuta dalla violenza.  Dico questo nonostante le apparenze contrarie.  Se uccido un uomo che vuol farmi del male, posso avvertire un senso di falsa sicurezza.  Ma la sicurezza sarà di breve durata.  Ma non mi sarò occupato della causa alla radice.  A tempo debito, infatti, ci saranno certamente altri uomini che tenteranno di fermarmi.  Il mio guadagno, quindi, non deve essere quello di uccidere l'uomo o gli uomini che vogliono ostacolarmi, ma scoprire la causa che li spinge a fermarmi ed occuparmi di essa.

Non credo nella corsa agli armamenti.  È un rimedio peggiore della malattia che si cerca di curare.  Sono impiegati dagli spiriti di vendetta, impazienza e cattiveria.  Il metodo della violenza non può fare niente di buono a lungo termine.

 

Il rivoluzionario

Non nego l’eroismo ed il sacrificio del rivoluzionario.  Ma l’eroismo ed il sacrificio in una causa sbagliata sono così tanto sprecati di splendida energia che danneggiano la buona causa allontanando da essa l’attenzione col fascino del cattivo uso dell’eroismo e del sacrificio abusati in una causa sbagliata.  Non ho vergogna a misurarmi con l’eroico ed auto-sacrificante rivoluzionario perché posso opporre una uguale misura di eroismo degli uomini non-violenti ed il sacrificio immacolato dal sangue dell’innocente.  L’auto-sacrificio di un uomo innocente è milioni di volte più potente del sacrificio di un milione di uomini che muoiono mentre uccidono altri.  Il sacrificio volontario dell’innocente è la risposta più potente alla insolente tirannia che sia mai stata concepita da Dio o uomo.

Chiedo l'attenzione dei rivoluzionari ai tre maggiori ostacoli allo Swaraj -- la diffusione incompleta dell’arte della filatura, la discordia fra Indù e di Mussulmani e il divieto inumano delle classi  sociali soppresse.  Gli chiedo pazientemente di assumere la loro parte di responsabilità in questo paziente lavoro di costruzione.  Non è un fatto spettacolare.  Ma la sua rilevanza richiede da parte di tutti un’eroica pazienza, uno sforzo silenzioso e continuo e l’auto-impegno di cui è capace il più alto fra i rivoluzionari.  L’impazienza offuscherà la visione del rivoluzionario e lo condurrà fuori strada.  La lenta, ingloriosa e volontaria inedia esercitata fra le masse affamate è sempre più eroica della morte sul patibolo a causa di una falsa esaltazione.

 

Prevenire la brutalità

Sono più interessato a prevenire le brutalità della natura umana che a prevenire la sofferenza della mia propria gente ...  Conoscono quella gente che si fa carico volontariamente delle proprie sofferenze e di quelle di tutta l’umanità, ma so anche di gente, che si brutalizza in sforzi disperati per ottenere la vittoria sugli avversari, sfruttare le nazioni più deboli o gli uomini più deboli, e trascina sempre più giù non solo se stessi ma anche gli altri.

La morte sulle forche non è necessariamente affascinante;  tale morte è spesso più facile di una vita di fatiche e di affanni nei tratti malarici ... Direi al mio amico rivoluzionario che la morte sulle forche serve al paese solo quando la vittima è “un agnello sacrificale”.

... Non condanno tutte le cose europee.  Ma condanno tutti i crimini e tutti gli omicidi segreti ed i metodi ingiusti anche per una causa giusta ... Una cospirazione armata contro qualche cosa di satanico è come opporre i satanici a Satana.  Ma poiché un Satana è uno di troppo per me, non lo moltiplicherei ....

Aborrisco la codardia sia filosofica che al contrario.  E se potessi essere persuaso che l'attività rivoluzionaria ha dissipato la codardia, servirebbe ad ammorbidire il mio odio del metodo, tale per cui comunque gli sarei opposto per principio ...

Non considero l'uccisione o l’assassinio o il terrorismo una cosa buona in alcuna circostanza.  Credo che le idee maturino rapidamente una volta nutrite dall'anima dei martiri.  Ma un uomo che muore lentamente di febbre della giungla in servizio (agli altri n.d.t.) sanguina certamente quanto quello sul patibolo.  E se quello che muore sul patibolo non è innocente del sangue di un altro, non ha mai avuto idee che meritassero di maturare.

 

Eroi della storia

... Paragonare le loro (“dei rivoluzionari”) attività a quelle del guru Govind Singh o Washington o Garibaldi o Lenin sarebbe fuorviante e pericoloso.  Ma, dalla prova della teoria della non-violenza, non esito a dire che è molto probabile che io abbia vissuto come loro contemporaneo e nei rispettivi paesi, avrei definito ognuno di loro un patriota disorientato, anche se guerriero di successo e coraggioso ...  Non credo alla storia in quanto determinata da atti particolari degli eroi.  Accetto i grandi eventi storici e traggo i dovuti insegnamenti per il mio comportamento.  Non desidero ripeterli finché tali grandi eventi contraddicono le più alte leggi di vita.  Ma rifiuto positivamente di giudicare gli uomini dallo scarso materiale fornitoci dalla storia.  De mortuis nil nisi bonum.  Non posso giudicare neanche Kemal Pasha e De Valera.  Ma per me, quale seguace della non-violenza, mai e poi mai, potranno essere le mie guide di vita finché sarà confermata la loro fede nella guerra.  Credo in Krishna.  Ma il mio Krishna è il signore dell'universo, il creatore, il protettore il distruttore di tutti noi.  Può distruggere perché genera ...

Rivoluzione suicida

Non ho la qualifica per insegnare la mia filosofia di vita.  Credo di avere a mala pena la qualifica per praticare la filosofia che ... i rivoluzionari sono liberi di rifiutare la mia del tutto ... Ma l’India non è come la Turchia o l'Irlanda o la Russia e comunque quell'attività rivoluzionaria è suicida allo stadio attuale della vita del paese, e anche se un paese così ampio non lo sarà per tutto il tempo, oggi risulta così disperatamente diviso, con le masse così profondamente affondate nel pauperismo e così spaventosamente terrorizzati. Il rivoluzionario distrugge il corpo per il beneficio presunto dell'anima dell’avversario ... Io dnon conosco un singolo rivoluzionario che abbia mai pensato all'anima dell'avversario.  Il suo singolo scopo è stato a vantaggio del paese, anche a discapito del corpo e dell'anima dell’avversario.

Onoro l'anarchico per il suo amore del paese.  Onoro lui per il suo coraggio di essere disposto a morire per il suo paese;  ma gli chiedo:  È l'uccisione una morte onorata?  Lo nego.

Ripeto il mio proprio parere secondo cui, se può essere vero per altri paesi, almeno in India l'omicidio politico può nuocere soltanto al paese.

La pagina di storia è colorata di rosso col sangue di coloro che hanno combattuto per la libertà.  Non conosco un caso in cui le nazioni abbiano raggiunto il loro propri obiettivi senza dovere passare attraverso travagli incredibili.  Il pugnale dell’assassino, la ciotola del veleno, la pallottola del fuciliere, la lancia e tutte le armi ed i metodi di distruzione, sono stati usati finora da quello che io considero gli amanti ciechi della libertà e la libertà ... per farla breve non tengo per  il terrorismo

Che il rivoluzionario preghi con e per me affinché io possa presto trasformarmi in quello [ esente dalle passioni, interamente incapace di peccare ].  Ma, nel frattempo, prenda con me l'unico passo in cui io vedo chiaro come la luce del giorno, e cioè l’acquisizione della libertà dell'India con  mezzi rigorosamente non-violenti.

 

Tra vigliaccheria e violenza

Rischierei mille volte la violenza piuttosto che rischiare di rendere impotente un’intera razza.

 

Violenza la scelta

Credo che, là dove ci sia soltanto una scelta fra codardia e violenza, si debba propendere per la violenza ... Vedrei l'India ricorrere alle armi per difendere il suo onore piuttosto che, in modo vigliacco, diventare o rimanere un testimone impotente al suo proprio disonore.  Ma credo che la non-violenza sia infinitamente superiore alla violenza, il perdono più coraggioso della punizione.  Il perdono orna un soldato ... ma l’astinenza è perdono soltanto quando c’è il potere di punire;  è insignificante quando finge di venire da una creatura indifesa ...  Ma non credo che l'India sia indifesa ... Non credo di essere una creatura indifesa ... La forza non deriva da una capacità fisica.  Viene da una volontà indomita

Vogliamo far venire fuori il meglio che è nell'uomo, ma non lo desideriamo al fine di renderlo impotente.  E nel processo di individuazione del suo proprio stato, la bestia in lui è limitata affinché non emerga la sua brutta apparenza.

Il mondo non  è propriamente governato dalla logica.  La vita in se implica un certo genere di violenza e dobbiamo scegliere il percorso che ne contenga meno.

 

Nessuna vigliaccheria

Desidero che sia gli Indù che i Mussulmani coltivino il fermo coraggio di morire senza uccidere.  Ma se qualcuno non ha quel coraggio, io vorrei che coltivasse l'arte dell'uccisione e dell’essere ucciso piuttosto che, in un modo codardo, fuggano dal pericolo.  Per quest’ultima, invece della forza, dovrebbero impegnare l’himsa mentale.  Si fuggi perché non si ha il coraggio di essere uccisi nell'atto di uccisione.

Il mio metodo non-violento può non condurre mai a perdere resistenza, ma, se la nazione lo vuole e di fronte alla violenza disciplinata e concordata, lui solo può renderlo possibile nel momento del pericolo.

La mia dottrina religiosa della non-violenza è una forza estremamente attiva.  Non ha posto per la vigliaccheria o per la debolezza.  Si può sperare che un uomo violento sia un certo giorno non-violento, ma non ce ne per un vigliacco.  Ho, quindi, detto più di una volta ... che, se non sappiamo difendere noi stessi, le nostre donne ed i nostri posti di culto con la forza della sofferenza, per esempio, della non-violenza, dobbiamo, se siamo uomini, almeno difendere tutto questo combattendo.

Non importa quanto debole fisicamente sia una persona, se è una vergogna fuggire, si leverà in piedi sulla sua terra e morirà al suo posto.  Questo sarebbe non-violenza e coraggio.  Non importa quanto sia debole, userà la forza che ha nell'infliggere ferite al suo avversario e morirà nel tentativo.  Questo è coraggio, ma non non-violenza.  Se, il suo dovere lo pone di fronte al pericolo,  e fugge, questa è vigliaccheria.  Nel primo caso, l'uomo avrà amore e carità dentro di lui.  Nel secondo e terzo caso, ci sarebbe avversione o diffidenza e paura.

La mia non-violenza ammette gente, che non può o non vuole essere non-violenta, possedendo e facendo uso effettivo delle armi.  Lasciatemelo ripetere per la millesima volta che la non-violenza è del più forte, non del debole.

Allontanarsi dal pericolo, anziché affrontarlo, é negare la propria fede nell'uomo, in Dio e persino in se stessi.  È meglio per lui annegarsi che vivere per dichiarare il fallimento della propria fede.

Autodifesa dalla violenza

Ho ripetuto più e più volte di nuovo che chi non può proteggere se stesso,  il suo prossimo, i propri cari o il loro onore in modo nonviolento affrontando la morte, può e deve usare violenza con l’oppressore.  Quando ci si trova nella condizione di non poter fare ne l’una ne l’altra delle due cose diventa un problema.  Non ci si guadagna nulla ad essere il capo famiglia.  Non ci si deve nascondere o rimanere contenti di vivere per sempre indifesi preparandosi a strisciare come vermi all'offerta del prepotente.

La forza di uccidere non è essenziale per l’autodifesa;  si deve avere la forza di morire.  Quando un uomo è completamente pronto a morire, non vorrà neppure agire con violenza.  Effettivamente, posso ammettere che la proposizione è di per se stessa evidente e che il desiderio uccidere è inversamente proporzionale al desiderio di morire.  E la storia è piena di casi di uomini che, morendo con il coraggio e la pietà sulle loro labbra, hanno convertito i cuori dei loro violenti avversari.

La non-violenza non può essere insegnata ad una persona che teme di morire e non ha la capacità di resistere.  Un topolino impotente non è non-violento perché è mangiato sempre dal gatto.  Egli mangerebbe volentieri l’assassino se potesse, ma prova sempre a fuggire da lui.  Non si può definire un vigliacco, perché il suo comportamento è fatto così per natura e non potrebbe far meglio di come si comporta.  Ma un uomo che, di fronte al pericolo, si comporta come un topolino, è giustamente definito un vigliacco.  Egli nutre violenza e odio nel suo cuore ed ucciderebbe il suo nemico se potesse farlo senza danneggiarsi.  Non conosce la non-violenza.  Tutte le esortazioni andranno perse.  Il coraggio è estraneo alla sua natura.  Prima che possa capire la non-violenza, gli deve essere insegnato a levarsi in piedi sulla sua terra e perfino a soffrire la morte, nel tentativo di difendersi contro l’aggressore che fa  correttamente un tentativo per sopraffarlo.  Fare il contrario sarebbe come confermare la sua vigliaccheria e di allontanarlo dalla non-violenza.  Mentre non posso realmente aiutare chiunque a vendicarsi, non devo permettere che un vigliacco ricerchi di ripararsi dietro una pseudo-non-violenza.  Non conoscendo di che cosa fosse fatta la non-violenza, molti onestamente hanno creduto che quello di allontanarsi dal pericolo fosse sempre una virtù nel confrontarsi con l’oppositore, particolarmente quando si era in pericolo di vita.  Come insegnante della non-violenza devo, per quanto mi è possibile, mettere in guardia contro una tal vergognosa credenza.

L’autodifesa è l'unica cosa onorata dove non c’è la capacità di immolarsi.

Benché la violenza non sia legale, quando è usata per autodifesa o per soccorrere l’indifeso, è un atto di coraggio molto meglio della sottomissione codarda.  Quest’ultima non si addice ne all’uomo ne alla donna.  Contro la violenza, ci sono molti stadi e varietà di coraggio.  Ogni uomo deve giudicarsi in base a questo.  Nessuna altra persona può o ha il diritto (di giudicare n.d.t.).

 

Resistenza all’aggressione

Devo vivere.  Non vorrei essere un vassallo per alcuna nazione o corpo.  Devo avere l’indipendenza assoluta o morire.  Cercare di vincere in uno scontro armato sarebbe spavalderia pura.  Non così se, nel resistere alla forza di qualcuno che volesse privarmi della mia indipendenza, rifiutassi di obbedire alla sua volontà e perissi disarmato nel tentativo.  In questo modo, benché perda il corpo, salvo la mia anima, cioè, il mio onore.

 

Il dovere di resistere

Il vero democratico è colui che con i mezzi puramente non-violenti difende la sua libertà quindi, il suo paese ed infine tutta l'umanità ... ma il dovere di resistere si accresce soltanto in coloro che credono nella non-violenza come dottrina religiosa -- non a coloro che calcolano ed esaminano i meriti di ogni caso e decidendo se approvare od opporsi ad una lotta particolare.  Ne consegue che tale resistenza è un aspetto personale per cui ognuno decide per se e sotto la guida della voce interna, se ne riconosce la sua esistenza.

Il vero significato della non-resistenza è stato spesso compreso male o persino distorto.  Non implica mai che un uomo non-violento pieghi prima la violenza di un aggressore.  Mentre non risponde alla violenza di quest’ultimo con la violenza, dovrebbe rifiutare di sottomettersi alla richiesta illegittima dell’aggressore anche in punto di morte.  Questo è il significato vero di non-resistenza ....

Non si deve risponde con violenza alla violenza, ma la si deve neutralizzare ritraendo la propria mano e, allo stesso tempo, rifiutando di sottomettersi alle richieste.  Questo è l'unico modo civile di stare al mondo.  Qualunque altro modo può condurre soltanto ad una corsa agli armamenti, interrotti da  periodi di pace che sono dovuti per necessità o perché condotti dall’esaurimento, quando i preparativi si accrescono per la violenza o per un ordine superiore.  La pace (ottenuta n.d.t.)attraverso una violenza superiore conduce inevitabilmente alla bomba atomica ed a tutto ciò che ne consegue.  È la completa negazione della non-violenza e della democrazia che non è possibile senza la precedente.

Rispondere alla brutalità con la brutalità è ammettere il proprio fallimento morale ed intellettuale che può avviare soltanto un circolo vizioso ... 

La resistenza in entrambe le sue forme [ resistenza passiva e resistenza non violenta ], e dovete pagare un prezzo molto pesante quando la vostra resistenza è passiva, sono nel senso della debolezza del resistente.  L’Europa si sbaglia  circa la grossa e coraggiosa resistenza, piena di saggezza, di Gesù di Nazareth, nel considerarla come se fosse la resistenza di un debole.  Quando ho letto per la prima volta il nuovo testamento, non ho rilevato atteggiamenti passivi, nessuna debolezza circa Gesù come rappresentato nei quattro Vangeli ed il significato mi è diventato più chiaro quando ho letto  “Harmony of the Gospels” del Tolstoy e delle sue altre opere affini.  L'Occidente non ha pagato pesante riguardo a Gesù come Resistente Passivo?  La cristianità è stata responsabile di guerre che hanno fatto sfigurare persino quelle descritte nel Vecchio Testamento ed in altre annotazioni storiche o semi-storiche.  So di parlare temendo di essere corretto, dato che possiedo una conoscenza molto superficiale della storia -- moderna o antica.

Morire senza uccidere richiede più eroismo [ che morire nell'atto di uccidere ].  Non c’è niente di bello nel processo di uccidere ed essere ucciso.  Ma l'uomo che offre il suo collo al nemico per l'esecuzione, rifiutando di piegarsi alla sua volontà, mostra un coraggio di tipo ben più alto.

La strada dell’ahimsa

L’ahimsa è uno dei grandi principi del mondo che nessuna forza sulla terra può vincere.  A migliaia come me possono morire nel provare a giustificare l’ideale, ma l’ahimsa non morirà mai.  Ed il vangelo dell’ahimsa può essere diffuso soltanto con i credenti che muoiono per la causa.

L’ahimsa è il più alto ideale.  Ha un significato per il coraggioso, mai per il codardo.  Beneficiare dell’uccisione  di altri ed illudere qualcuno a credere che è stato molto religioso e non-violento è un vero e proprio auto- inganno.

Nessuna forza sulla terra può sottomettervi quando siete armati con la spada dell’Ahimsa.  Essa nobilita sia il vincitore che il vinto.

Il modo adeguato per osservare l’attuale scoppio della violenza nel mondo intero è quello di riconoscere che la tecnica della inconquistabile non-violenza del forte non è stata ancora completamente scoperta.  Non un'oncia di resistenza non-violenta è mai sprecata.

Non dico che “evitate la violenza in voi che avete rapporti con i ladri o con nazioni che possono invadere l'India”.  Ma, affinché si sia in grado di fare meglio di così, dobbiamo imparare a trattenerci.  È un segno non di resistenza ma di debolezza prendere la pistola al minimo pretesto.  Scambiarsi reciprocamente pugni e schiaffi è un addestramento non alla violenza ma a rendersi impotente.

Mentre tutta la violenza è sbagliata e deve essere condannata in assoluto, è ammissibile per un devoto dell’ahimsa, ma è anche un suo dovere, distinguersi fra l’aggressore ed il difensore.  Facendo così, parteggerà per il difensore in un modo non-violento, cioè, dando la sua vita per salvarlo.  Il suo intervento è probabile che porti più presto alla fine del duello e può anche portare la pace fra i contendenti.

La mia non-violenza riconosce due specie differenti di violenza -- difensiva ed offensiva.  È vero che a lungo termine la differenza si annulla, ma il merito iniziale persiste.  Una persona non-violenta è limitata, quando  si presenta l'occasione, a dire quale lato sia giusto.  Così ho augurato il successo agli Abissini, gli Spagnoli, i Cechi, i Cinesi ed i Polacchi, sebbene, in ogni caso, ho desiderato che potessero opporre una resistenza non-violenta.

Se la guerra è in se una cosa esecrabile, come può essere degna di supporto morale e benedizione?  Credo che tutta la guerra sia completamente sbagliata.  Ma, se controlliamo i motivi delle due parti in guerra, possiamo trovarne uno nel giusto e l'altro nel torto.  Per esempio, se A desidera impadronirsi del paese di B, la B è ovviamente la parte offesa.  Entrambi combattono con le armi.  Non credo nella guerra violenta, ma comunque, B, la cui la causa è giusta, merita il mio aiuto ed il mio appoggio morale.

Potete rispondere colpo su colpo se non siete abbastanza coraggiosi da seguire il percorso della non-violenza.  Ma c’è anche un codice morale per l'uso della violenza.  Altrimenti, le fiamme stesse della violenza consumeranno coloro che le provocano.  Non mi preoccupo se tutti sono distrutti.  Ma non posso approvare la distruzione della libertà dell'India.

 

La strada dell’India

Ho riconosciuto che la nazione ha il diritto, se così vuole, di rivendicare la sua libertà anche con violenza vera.  Soltanto allora l'India cesserà di essere la terra del mio amore, anche se è la terra della mia nascita, proprio come non dovrei essere orgoglioso di mia madre se andasse fuori strada. 

Quando l'India diventerà autosufficiente, fiduciosa in se stessa ed impermeabile alle tentazioni ed allo sfruttamento, cesserà di essere l'oggetto di golosa attrazione per tutte le potenze dell'Ovest e dell'Est ed allora si riterrà sicura senza doversi accollare la difficoltà di costosi armamenti.  La sua economia interna sarà il nucleo più forte contro l’aggressione.

 

La resistenza non-violenta

La storia non ha annotazione di una nazione che abbia adottato la resistenza non-violenta.  Se Hitler non è stato mosso dalle mie privazioni, non importa.  Non avrò perso niente di valore.  Il mio onore è l'unica cosa degna di essere conservata.  È indipendente dalla pietà per Hitler.  Ma come credente nella non-violenza, non posso limitare le sue possibilità (della non-violenza n.d.t.).  Fino ad ora lui ed i suoi simili hanno costruito sulla loro invariabile esperienza secondo cui gli uomini producono con la forza.  Per gli uomini, le donne disarmate ed i bambini che offrono la resistenza non-violenta senza alcuna amarezza in loro, sarà  una nuova esperienza.  Chi può sostenere l'opinione per cui non è nella loro natura rispondere alle forze più elevate e più fini?  Hanno la stessa anima che ho io ...  Ho una chiamata a cui rispondere ...  Devo portare il mio messaggio alla mia gente.  Questa umiliazione si è radicata troppo in profondità in me per rimanere senza uno sbocco.  Io, almeno, devo agire fino a quando avrò il lume della ragione.

... Quando per primo ho lanciato la Satyagraha, non ha avuto compagni.  Eravamo tredici mila uomini, donne e bambini contro una intera nazione capace di schiacciare l'esistenza di tutti noi.  Non ho conosciuto chi avrebbe voluto ascoltermi.  Tutto è venuto come in un flash.  Tutti i 13.000 non hanno combattuto.  Molti si sono ritirati.  Ma l’onore o la nazione sono stati salvati.  La nuova storia è stata scritta dalla Satyagraha sudafricana  ... 

Il mio scopo sarà compiuto se riuscirò a raggiungere i cuori di questi uomini e facendoli vedere che, se la loro non-violenza non li fa sentire più coraggiosi del possedere armi e della capacità di usarle, devono rinunciare alla loro non-violenza, che è un altro modo di definire la vigliaccheria e riprendere le loro armi e che non c’è niente se non la loro propria volontà ad impedirgli di tornare indietro.

Presento... un'arma non del debole ma del coraggioso.  Non c’è coraggio più grande di un rifiuto risoluto ad inginocchiarsi di fronte ad una potenza terrena, non importa quanto grande, e che senza l’amarezza di spirito e nella pienezza della fede che lo spirito solo vive, non si fa altro.

 

Assunzioni di base

Ho discusso dall'analogia di quello che facciamo in famiglia o anche nelle associazioni.  Il genere umano è una grande famiglia.  E se l'amore espresso è abbastanza intenso, si deve applicare a tutta l'umanità.  Se gli individui sono riuscito anche con i selvaggi, perchè non dovrebbe un gruppo di individui riuscire con un gruppo per esempio di selvaggi?  Se possiamo avere successo con gli Inglesi, certamente è soltanto un'estensione di fede per credere che siamo in grado di avere successo con nazioni meno sviluppate o organizzate meno liberalmente. Penso che se  riusciamo con gli Inglesi mediante un puro sforzo non-violento, riusciremo con gli altri, che equivale a dire, che, se realizziamo la libertà con la non-violenza, noi la difenderemo anche con la stessa arma.  Se non abbiamo realizzato questa fede, la nostra non-violenza è un semplice espediente;  è una lega di oro non puro.

In primo luogo, non realizzeremo mai la libertà con una non-violenza piena di dubbi;  ed in secondo luogo, anche se lo facessimo, ci troveremo interamente impreparati per difendere il paese contro un aggressore.  Se abbiamo dubbi circa l'efficacia finale della non-violenza, per il Congresso sarebbe ben meglio modificare la propria politica ed invitare la nazione all'addestramento delle armi.  Un'organizzazione di massa come il Congresso non rispetterà il suo impegno se, non conoscendo la sua propria volontà, fuorviasse la gente verso una falsa credenza.  Sarebbe un atto di vigliaccheria ...  Poiché cessiamo di appuntare la nostra fede alla non-violenza, non diventiamo necessariamente violenti.  Soltanto gettiamo via la maschera e siamo naturali.  Sarebbe un atteggiamento perfettamente dignitoso da adottare.

Una nazione comunque piccola o un gruppo o persino un individuo possono essere, se ne sono in grado e a condizione che abbiano una sola mente ed anche la volontà e ed il coraggio, capaci di difendere il proprio onore e l’auto-rispetto contro un intero mondo in armi.  In questo consiste la resistenza e la bellezza incomparabili del disarmo.  Questa è difesa non-violenta che ne conosce ne accetta la sconfitta in ogni momento.  Di conseguenza, una nazione o un gruppo che ha definito non-violenta la sua politica finale non può essere sottoposta a schiavitù anche dalla bomba atomica.

Il congresso ha dichiarato che vorrebbe condurre la lotta per indipendenza dell'India con il metodo della non-violenza.  Ma non ha ancora deciso se aderirebbe a quel metodo per la protezione di quella libertà contro una possibile aggressione straniera.

A me è ovvio che, se la libertà deve essere ripartita ugualmente fra tutti - persino al più debole fisicamente, allo zoppo ed all’invalido – tutti devono potere contribuire in parte uguale alla sua difesa.  Come questo possa essere possibile quando la fiducia è riposta sugli armamenti, la mia mente plebea non riesce a capire.  Io, quindi, giuro e continuerò a giurare sulla non-violenza, cioè, sulla forza dell’anima o sulla Satyagraha.  In esso l'incapacità fisica non è un handicap e perfino una donna delicata o un bambino possono porsi allo stesso livello di un gigante munito dell'arma più potente.

La mia ahimsa mi proibisce di negare il credito la dove dovuto, anche se il creditore crede nella violenza.  Quindi, benché non accettassi la convinzione di Subhash Bose nella violenza e nella sua azione conseguente, non mi sono astenuto dal fare l'elogio incondizionato al suo patriottismo, pieno di risorse e coraggio.  Allo stesso modo, benché non abbia approvato l'uso delle armi da parte dello Union Government per l’aiuto ai Kashmiri e benché non potrei approvare il ricorso alle armi da parte dello sceicco Abdullah, non posso nascondere ammirazione per il loro comportamento sia inventivo che encomiabile, specie se le truppe di soccorso e i difensori del Kashmiri muoiono eroicamente per un uomo.  So che se possono fare così, forse cambieranno la faccia dell'India.  Ma se la difesa è puramente non-violenta nell'intenzione e nell'azione, non userò la parola 'forse ', perchè sarò sicuro del cambiamento di fronte all'India fino al punto di convertire al punto di vista dei difensori il Governo dell’Unione, se non anche il Governo del Pakistan.

Suggerirò la tecnica nonviolenta quale strumento di assistenza non-armata ai difensori.  L'assistenza nonviolenta può essere trasmessa dall'Unione senza sforzo.  Ma i difensori, che abbiano tale assistenza o non, sfideranno la forza dei rapinatori o persino di un esercito disciplinato in soprannumero.  E i difensori che muoiono contro gli aggressori nel compimento del loro dovere senza malevolenza e senza rabbia nei loro cuori e senza l'uso delle armi compreso persino i loro pugni, mostreranno un significativo e finora sconosciuto atto di eroismo alla storia.  Il Kashmir allora si trasformerà in una santa terra che spargerà la sua fragranza non soltanto in l'India, ma anche nel mondo.

La prima scelta per l’India

Non supplico affinché l'India eserciti la non-violenza a causa della sua debolezza. Desidero che pratichi la non-violenza affinché sia cosciente della sua resistenza e della sua forza.  Non è richiesto alcun addestramento alle armi per la realizzazione della sua resistenza.  Sembra che possamo averne bisogno perché pensiamo di essere un pezzo di carne.

L'India deve fare la sua scelta.  Può provare, se lo desidera, la strada della guerra e di sprofondare più di quanto non sia ... Se c’è la possibilità che l’India possa acquisire la sua libertà con la guerra, la sua condizione non sarà migliore e, probabilmente, peggiore di quella della Francia o dell'Inghilterra ...

La via della pace

Ma la via della pace è aperta a lei.  La sua libertà é sicura se avrà pazienza.  Quella strada si dimostrerà la più breve anche se alla nostra natura impaziente potrà sembrare la più lunga.  La via della pace assicura lo sviluppo e la stabilità interni.  La rifiutiamo perché immaginiamo che implichi sottomissione alla volontà del sovrano che si impone a noi.  Ma al momento ci rendiamo conto che l'imposizione è soltanto apparente e che, con il  nostro rifiuto a soffrire per la perdita di vitalità o della proprietà, costituiamo parte nell'imposizione, e tutto quello che abbiamo bisogno di fare è cambiare quell'atteggiamento negativo dell'approvazione passiva.  La sofferenza da subire nel cambiamento sarà niente in confronto alla sofferenza fisica ed alla perdita morale che proveremo seguendo la strada della guerra.  E le sofferenze della guerra nuocciono entrambe le parti.  Le sofferenze derivanti dal seguire la via della pace devono avvantaggiare entrambi.  Saranno come il travaglio piacevole di nuova nascita ...

La via della pace è la via della verità.  La veridicità è ancor più importante che il pacifismo.  Infatti la menzogna è la madre della violenza.  Un uomo sincero non può rimanere violento a lungo.  Percepirà nel corso della sua ricerca che non ha la necessità di essere violento e scoprirà ancora che, a condizione che ci sia una minima traccia di violenza in lui, non riuscirà a trovare la verità che sta cercando.

La non-violenza non è una cosa facile da capire, e ancora meno da esercitare, per persone deboli come noi.  Dobbiamo tutti agire pregando, con umiltà e chiedendo continuamente a Dio di aprire gli occhi della nostra comprensione, non essendo mai pronti ad agire come la luce che riceviamo quotidianamente. Il mio compito come amante e promotore della pace, quindi, oggi consiste nella devozione risoluta alla non-violenza nel proseguimento della campagna per il ricupero della nostra libertà.  E solo così l'India riuscirà a guadagnare la nostra libertà.  E se l'India in questo modo riuscirà, sarà il contributo più grande alla pace del mondo.

 

Nessuna imitazione dell’Occidente

La moda d'oggi è ammettere che quello che l’America e l’Inghilterra stanno facendo è per noi abbastanza buono ... La guerra è diventata una questione di soldi e risorse impegnate nella ricerca di armi di distruzione.  Non è più un aspetto di coraggio o di resistenza personale.  Per distruggere uomini, donne e bambini, potrebbe essere sufficiente me premere un tasto e distillare su di loro veleno in un secondo.

Desideriamo imitare questo metodo di difendersi?  Anche se lo facciamo, abbiamo la capacità finanziaria?  Ci lamentiamo delle sempre crescenti spese militari.  Ma se imitassimo l'America o l'Inghilterra, dovremmo aumentare il peso di dieci volte ...

La nazione non può essere mantenuta sul percorso non-violento con la violenza.  La condizione a cui può aspirare deve svilupparsi dall’interno.  Quindi la domanda che noi dobbiamo considerare è: "Qual’è la nostra aspirazione immediata”? Vogliamo prima imitare le nazioni occidentali e poi, demandando ad un futuro distante, dopo essere passati attraverso un’agonia, ripercorrere i nostri passi?  O desideriamo scoprire un percorso originale, o piuttosto seguire quello che ritengo essere il nostro principale percorso pacifico e con la vittoria far valere la nostra libertà?

Qui non c’è possibilità di compromesso con la codardia.  O ci addestriamo ed armiamo per la distruzione, in senso di auto-difesa e di addestramento alla sofferenza, o ci prepariamo semplicemente soffrendo per difendere il paese o per sottrarlo alla dominazione.  Nell’uno o nell’altro caso il coraggio è indispensabile.  Nel primo caso il coraggio personale non è di importanza come nel secondo.  Nel secondo caso, inoltre, forse non saremo mai in grado di fare a meno complessivamente della violenza.  Ma la violenza allora sarà sottomessa alla non-violenza e sarà sempre un fattore sminuente della vita nazionale.

Attualmente, benchè il fine nazionale sia la non-violenza, almeno nel pensiero e a parole, sembriamo andare alla deriva verso la violenza.  L’impazienza pervade l'atmosfera.  Siamo trattenuti dalla violenza solo dalla nostra debolezza.  Quello che si vuole è una deliberata rinuncia della forza violenta.  Potere fare questo richiede immaginazione insieme ad uno studio penetrante su dove il mondo vuole andare.  Oggi il fascino superficiale dell'Occidente ci abbaglia e noi sbagliamo nel far progredire la danza vertiginosa che ci impegna giorno per giorno.  Rifiutiamo di vedere che ci sta certamente conducendo alla morte.  Soprattutto, dobbiamo riconoscere che per competere con le nazioni occidentali, alle loro condizioni, dobbiamo rasentare il suicidio.  Mentre, se ci rendiamo conto che, nonostante l’apparente supremazia della violenza, è la forza morale che governa l'universo, dovremmo addestrare alla non-violenza con la fede più piena nelle sue illimitate possibilità.  Ognuno riconosce che, se nel 1922, fosse stata mantenuta un’atmosfera non-violenta, avremmo potuto realizzare completamente il nostro obiettivo.  Ciò nonostante, abbiamo avuto una dimostrazione notevole dell'efficacia della non-violenza anche se grezza, e la sostanza dello Swaraj allora guadagnata, non è mai stata persa.  La paura paralizzante che aveva posseduto la nazione prima dell'avvento della Satyagraha è svanita una volta per tutte.  A mio parere, quindi, la non-violenza è una questione di addestramento paziente.  Se dobbiamo essere salvati e dobbiamo dare un contributo notevole al progresso del mondo, dobbiamo essere enfaticamente e principalmente sostenitori di una strada per la pace.

 

Alternativa alla guerra

Ritengo nell’intimo del mio cuore, dopo un'esperienza politica di un periodo ininterrotto di trentacinque anni, che il mondo sia ammalato a morte per il sangue versato.  Il mondo sta cercando un'uscita e mi piace credere che, forse, sarà privilegio dell’antica terra d'India mostrare quell'uscita al desiderio del mondo.  Non ho, quindi, alcuna esitazione nell'invitare tutte le grandi nazioni della terra a cooperare calorosamente con l’India nella sua strenua lotta.

Vorrei suggerire, in tutta umiltà, che se l'India raggiunge il suo destino con la verità ed la non-violenza, non avrà dato un contributo piccolo alla pace del mondo di cui tutte le nazioni della terra hanno sete ed in questo caso avrebbe anche reso un piccolo ritorno per l'aiuto che quelle nazioni le stanno dando liberamente.

Se nel bagliore della libertà, l'India potesse vivere bene con quella dottrina religiosa [ della non-violenza, della non-dipendenza dalla forza fisica ], nessuna potenza sulla terra potrebbe mai vederla di cattivo occhio.  Ciò sarebbe la gloriosa incoronazione dell'India ed il suo contributo al progresso del mondo. 

   

La non-violenza del coraggioso

La nostra non-violenza ci ha portati al cancello dell’indipendenza.  Rinunceremo ad essai dopo che saremo entrati da quel cancello?  Io per primo sono saldamente convinto che la nonviolenza del coraggioso, come ho previsto, fornisce i mezzi più efficaci e più sicuri  per affrontare l'aggressione straniera ed il disordine interno proprio come ha fatto per l’acquisita  indipendenza.  Una  vera India non-violenta non avrà niente da temere da alcuna potenza straniera, né si dovrà avvalere delle forze navali ed aeronautiche  britanniche per la sua difesa.  So che non abbiamo ancora la non-violenza del coraggioso.

Vedo chiaramente che, se il paese non potrà agire in maniera non-violenta, questo sarà un male  per esso e per il mondo.  Significherà dire addio alla libertà.  Potrebbe persino significare una dittatura militare.  Penso giorno e notte a come poter coltivare la non-violenza del coraggioso.  Ho detto alla Conferenza Asiatica che ho sperato che la fragranza della non-violenza dell'India pervadesse il mondo intero.  Mi domando spesso se quella speranza potrà attuarsi.

 

I doveri dell’India

L'India ora è libera e la realtà ora mi si è rivelata chiaramente.  Ora che le difficoltà derivanti dalla sottomissione sono svanite, tutte le forze del bene devono adunate in uno sforzo teso a costruire un paese che ha abbandonato il solito metodo della violenza per risolvere i conflitti umani che possono nascere fra due Stati o fra due etnie dello stesso popolo.  Credo ancora che l'India crescerà all'occasione e dimostrerà al mondo che la nascita di due nuovi Stati sarà non una minaccia, ma un fortuna per il resto dell'umanità.  È dovere dell'India libera perfezionare lo strumento della non-violenza, per la dissoluzione dei conflitti collettivi, se la sua libertà si deve dimostrare veramente utile.

[ La non-violenza ] ha permesso ad una potente nazione di quaranta regioni di liberarsi del giogo straniero senza massacri.  È la libertà dell'India che ha portato la libertà in Birmania ed a Ceylon.  Una nazione che ha vinto la libertà senza la forza delle armi dovrebbe poterla mantenere, anche, senza la forza delle armi.  Questo malgrado il fatto che India abbia un esercito, una flotta in costruzione e un'aeronautica che si stanno ancora di più sviluppando.  Sono convinto che, a meno che l'India non sviluppi la sua capacità non-violenta, non avrà guadagnato niente per se o per il mondo.  La militarizzazione dell'India significherà la sua propria distruzione così come per il mondo intero.

 

L’india e la strada non-violenta

Mentre ammetto la mia incapacità, per quanto riguarda la diffusione dell’ahimsa del coraggioso e del forte, distinto da quella del debole, tale ammissione non vuol dire che io non sappia che la virtù inestimabile deve essere coltivata ...  È più vero (se è un fatto) dire che l'India non è pronta per la lezione dell’ahimsa del forte e che quel programma non è stato inventato per l'insegnamento.  Sarà perfettamente giusto dire che il programma. … dell’ahimsa del forte non è attraente quanto quello inventato per la non-violenza del debole che invece si è dimostrata tale.

 

Una mera resistenza passiva

La resistenza passiva, diversa della non-violenza, non ha la capacità di cambiare i cuori degli uomini … Cosa si dovrebbe fare per convertire il veleno in nettare?  Il processo è possibile?  So che lo è e  penso di sapere anche come.  Ma mentre la mente indiana è pronta a rispondere allo sforzo della resistenza passiva, non è abbastanza ricettivo da imparare la lezione della non-violenza che, forse da sola, è capace di trasformare il nettare in veleno.

Molti ammettono che questa è la strada, ma non hanno il cuore per intraprendere il percorso dorato.  Posso affermare dall’alto della mia esperienza che la non-violenza non ha, non ha mai fallito. La gente sbaglia a non aderire maggiormente ad essa.  Non ricordo di aver detto che non conosco le tecniche di diffusione della non-violenza.  Le mie critiche si spingono fino a dire che non ho in me la non-violenza.  Dio solo conosce i cuori degli uomini.

Lasciatemi chiarire una cosa.  Ho francamente e completamente ammesso che quanto da noi praticato durante gli ultimi trenta anni non era la resistenza non-violenta, ma la resistenza passiva che soltanto i deboli sanno offrire perché non possono, o non voglio, offrire resistenza armata.

Se conoscessimo l'uso della resistenza non-violenta che soltanto quelli con i cuori di quercia possono offrire, presenteremmo al mondo un'immagine completamente differente dell'India libera anziché un India tagliata in due, una parte troppo sospettosa dell'altra e dei due troppo presi nella disputa reciproca per poter pensare convincentemente al cibo ed ai vestiti di milioni di affamati e nudi, che non conoscono religione ma solo quell’unico Dio che appare loro in guisa del minimo indispensabile alla vita.

... Era la passività del debole e non la non-violenza del coraggioso di cuore, che non cederà mai il suo senso di unità e di fratellanza umane anche nel mezzo del conflitto degli interessi, che non proverà mai a convertire e a non costringere il suo avversario.  Se l'India potesse scoprire il senso della sublimazione della forza violenta ... e la trasformasse in modo costruttivo e pacifico, per cui le differenze di interessi potessero essere liquidate, sarebbe effettivamente un grande giorno.

Nessuno ha il diritto di dire che cosa non può essere realizzato durante la lotta per indipendenza e che risulta sempre irrealizzabile.  Al contrario, oggi c’è un'occasione reale per dimostrare la supremazia dell’ahimsa.  Veramente, la nostra gente è stata risucchiata nel vortice della militarizzazione universale.  Se anche alcuni possono essersi salvati da esso, sarà loro privilegio fornire un esempio dell’ahimsa del coraggioso e di essere stimati come i primi servi dell'India.  Ciò non può essere dimostrato dall’intelletto.  Di conseguenza, finché può essere realizzato con l’esperienza, deve essere accettato con la fede.

Forze di polizia

Durante la mia vita ho fatto parte della mia dottrina religiosa non per evitare la polizia ma per aiutarla con la preghiera e con tutto il mio lavoro;  ho sempre aborrito la segretezza ed ho reso tranquilli la mia vita ed il mio lavoro per via della mia indifferenza a questo genere di sorveglianza.  Questa indifferenza e invariabile cortesia nei confronti della polizia è il risultato della silenziosa conversione di molti fra loro.

La mia indifferenza, tuttavia, è un cosa personale.  Come sistema, la sorveglianza della polizia non può essere descritta come una cosa deprecabile, indegna del buon governo.  È un inutile fardello su un contribuente già sovraccarico. Ci si deve ricordare che l’insieme di questo dispendio straordinario viene dalle tasche di milioni di persone che lavorano duramente.

Anche in uno Stato non-violento una forza di polizia può essere necessaria.  Questo, lo ammetto, é il segno della mia ahimsa imperfetta.  Non ho il coraggio di dichiarare che possiamo continuare senza una forza della polizia, come penso rispetto ad un esercito.  Naturalmente, posso e prevedo una condizione in cui la polizia non sarà necessaria;  ma se in futuro riusciremo a realizzarla questo si dimostrerà da sola.

Nella mia concezione, tuttavia, la polizia sarà basata su un modello interamente diverso dalla forza attuale.  Le sue fila saranno composte di credenti nella non-violenza.  Saranno servi, non padroni, della gente.  La gente offrirà istintivamente ogni aiuto e con la cooperazione reciproca si occuperanno facilmente dei disordini in continua diminuzione.

Le forze di polizia avranno certo ogni genere di armi, ma saranno usati raramente, o affatto.  In effetti i poliziotti saranno dei riformatori.  Il loro lavoro di sorveglianza sarà limitato soprattutto ai ladri ed ai malfattori.

I litigi fra lavoro e capitale e le lotte saranno poche e distanziate in un clima di non-violenza, perché l'influenza della maggioranza non-violenta sarà così grande da influenzare il rispetto degli elementi principali nella società.  Allo stesso modo non ci sarà posto per le lotte comunali.

Sotto lo Swaraj voi ed io avremmo una disciplinata e intelligente forza di polizia che manterrebbe l'ordine interno e combatterebbe i rapinatori fino a farne a meno, se a quel punto, io o qualcun altro, non mostrerà un modo migliore di occuparsi dell’uno e dell’altro.

 

Crimini e punizioni

In un’India indipendente e non-violenta, ci saranno crimini ma non criminali.  Non ci saranno puniti.  Il crimine è una malattia come qualunque altra piaga ed è un prodotto del sistema sociale prevalente.  Di conseguenza, tutto il crimine, compreso l'omicidio, sarà trattato come una malattia.  Se una tal India sarà mai così questa è un'altra questione.

Come dovrebbero essere le nostre prigioni in un’India libera?  Tutti i criminali dovrebbero essere trattati come pazienti e le prigioni dovrebbero essere ospedali che ammettono questo tipo di pazienti per il trattamento e la cura.  Nessuno commette un crimine per suo divertimento.  È il segno di una mente malata.  Le cause di una malattia particolare dovrebbero essere studiate e rimosse.

Non è necessario avere sontuose costruzioni quando le loro prigioni diventano ospedali.  Nessun paese può permettersi questo, e tanto meno un paese povero come l'India.  Ma la vista del personale della prigione dovrebbe essere quella dei medici e degli infermieri di un ospedale.  I prigionieri dovrebbero ritenere che i funzionari sono loro amici.  Sono lì per aiutarli a riguadagnare la loro salute mentale e non a molestarli in tutti i modi.  I governi popolari devono emanare le leggi necessarie, ma nel frattempo il personale della prigione può non poco umanizzare la loro gestione.

Qual’è il dovere del prigioniero? ... Dovrebbero comportarsi come prigionieri ideali.  Dovrebbero evitare di non rispettare le regole della prigione.  Dovrebbero mettere il loro cuore e la loro anima nel lavoro che gli viene affidato.  Per esempio il cibo, i prigionieri, dovrebbero cucinarlo da soli.  Dovrebbero pulire il riso o qualsiasi cereale venga dato loro in modo che non ci siano pietre e granulosità.

I reclami che i prigionieri potrebbero avere dovrebbero essere portati all'attenzione delle autorità nella maniera che si conviene.  Dovrebbero comportarsi come in una piccola comunità in modo che quando lasceranno la prigione siano uomini migliori rispetto a quando vi sono entrati.

 

L’india e la strada della violenza

Se l'India seguisse la dottrina della spada, potrebbe ottenere una vittoria momentanea.  Così l'India cesserebbe di essere l'orgoglio del mio cuore.  Sono unito all’India perché devo tutto quello che sono a lei.  Credo assolutamente che abbia una missione per il mondo.  Non deve imitare ciecamente l’Europa.

L'accettazione da parte dell'India della dottrina della spada sarà l'ora della mia prova.  Spero di non desiderarlo.  La mia religione non ha limiti geografici.  Se ho una fede vivente in essa, trascenderà il mio amore per l'India stessa.  La mia vita è dedicata a servizio dell'India con la religione della non-violenza ...

Se l'India rende la violenza come sua dottrina religiosa, e io riesco a sopravviverle, non mi preoccuperei di vivere in India.  Cesserà di farmi sentire orgoglioso.  Il mio patriottismo è subordinato alla mia religione.  Mi tengo stretto all’India come un bambino al seno di  sua madre perché ritengo che mi dà la forza spirituale di cui ho bisogno.  Ha l'ambiente che risponde alle mie più alte aspirazioni.  Quando questa fede andrà via, mi riterrò come un orfano senza speranza di trovare mai un riferimento.

 

Vittoria armata

So che, se l'India riuscirà a proporsi con mezzi non-violenti, non desidererà mai avere un grande esercito, una flotta ugualmente grande ed una più grande aeronautica.  Se la sua auto-coscienza aumenterà fino all'altezza necessaria per darle una vittoria non-violenta nella sua lotta per la libertà, i valori del mondo saranno cambiati e la maggior parte degli strumenti di guerra risulteranno inutili.  Una tal India può essere una pura utopia, una follia puerile.  Ma tale, a mio parere, è indubbiamente l'implicazione per cui l’India diventi libera con la non-violenza  ...  La sua sarà la voce di una potente nazione che cerca di contenere tutte le forze violente del mondo.

Non posso dire quale politica adotterà il governo nazionale.  Non posso neppure sopravvivergli più di  quanto lo ami.  Se lo facessi, raccomanderei l'approvazione della non-violenza quanto più  possibile e questo sarebbe il grande contributo dell'India alla pace del mondo e all'istituzione di nuovo ordine del mondo.  Prevedo che, con l'esistenza di tante etnie razziali in India, tutte queste avranno una voce nel governo un giorno, e la politica nazionale sarà incline verso un militarismo con un diverso carattere.  Spero certamente che tutto lo sforzo ... per mostrare l'efficacia della non-violenza come forza politica non venga profuso inutilmente e che esista un forte partito che rappresenti la non-violenza nel paese.

La strada della militarizzazione

Che posto l'India ha nel Comitato delle Nazioni?  Sarà soddisfatta di essere considerata una potenza di quinto rango ... ?  L'India dovrà attendere a lungo prima che possa trasformarsi in una potenza militare di prima classe.  E per questo dovrà andare sotto l’egida di una certa potenza occidentale.

... L’India dovrà decidere se, tentando di trasformarsi in una potenza militare, sarebbe soddisfatta di questa sua trasformazione, almeno per determinati anni, di potenza di quinto rango nel mondo senza un messaggio ... o se, dopo un ulteriore raffinamento e continuando la sua politica non-violenta, voglia dimostrarsi degna di essere la prima nazione nel mondo che usando la sua dura conquista della libertà ha affrancato la terra dall’oppressione [ della violenza ] che la sta schiacciando nonostante la cosiddetta vittoria [ degli alleati ].

 

L'India libera sposata alla verità e alla non-violenza insegnerà la lezione di pace agli abitanti dell'Africa del sud.  Ma saremo noi ed il Congresso a decidere se l'India libera dovrà seguire il sentiero della pace o delle armi.  È abbastanza sbagliato che le piccole nazioni della terra debbano privare l'umanità della loro preziosa eredità;  sarebbe terribile se un subcontinente di circa quattrocento milioni di persone dovesse usare la polvere da sparo e vivere pericolosamente.

I paesi asiatici stanchi della guerra seguiranno le orme del Giappone e si volteranno verso la militarizzazione?  La risposta si trova nella direzione verso cui l’India farà propendere il suo peso ... Vorrà un’India libera presentare al mondo una lezione di pace o di odio e violenza di cui il mondo è già ammalato fino alla morte?

Sto solo sperando e pregando [ che....lì ] aumenti una nuova e robusta India - non guerrafondaia basata sull’imitazione orrida dell'Occidente – ma che apprenda il meglio che l’Occidente possa dare e che diventi la speranza non soltanto dell'Asia e dell'Africa, ma di tutto il mondo votato al male ...  A dispetto, comunque, della malvagità e della inutile imitazione dei luccichii dell'Occidente, la speranza persistente in me ed in molti altri è che l'India sopravviva a questo ballo di morte ed occupi l'altezza morale che dovrebbe appartenergli dopo l'addestramento, comunque imperfetto, alla non-violenza, tenuto per un periodo ininterrotto di trentadue anni dal 1915.

L'India ridotta nella forma ma ripulita nello spirito può ancora essere la scuola della non-violenza del coraggioso e assumere la direzione morale del mondo, portando un messaggio di speranza e di liberazione alle razze oppresse e sfruttate.  Ma una dura India senza anima sarà soltanto un'imitazione e un'imitazione di terza classe, di quegli Stati militarizzati dell’Occidente assolutamente incapace di fronteggiare il loro attacco.  Non ho alcun desiderio di sopravvivere all'India dei miei sogni.

 

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