Home Su - Up Mappa del Sito Site Map Sponsors Two minutes Libri Elettronici Aiuto!

Capitolo 7                                       
 

Filosofia di Gandhi

“Il Vangelo del Non-possedere”

     Simon and Garfunkel - For Emily whenever I may find her

  Contenuto del Capitolo

Il  non-possedere

La chiave per servire - La rinuncia volontaria - L’ideale di rinuncia - Lo scopo morale - Una regola d’oro - Il segreto della vita

Povertà e ricchezza

Evitare i conflitti - Doveri del ricco - Il bene di tutti - Mendicare - Lavoro non carità - Dipendenza dai servi

Daridranarayan

 

Il Dio dei poveri - Il messaggio di Dio

 

Il non possedere

La chiave per servire

Quando mi sono ritrovato preso dalla spirale della politica, mi sono chiesto cosa fosse necessario per me per rimanere assolutamente scevro da immoralità, falsità, da quello che è conosciuto come il tornaconto politico … è stata una battaglia difficile all’inizio ed ho lottato con mia moglie ed anche – come posso vivamente ricordare – con i miei figli. Per fare di bisogno virtù, arrivai definitivamente alla conclusione che, se avessi servito la gente in mezzo a cui  la mia vita era fusa e delle cui difficoltà ero testimone giorno per giorno, dovevo distaccarmi da ogni ricchezza, da ogni possesso … In verità non posso dirvi che quando maturai questa convinzione, scartai ogni cosa immediatamente. Devo confessarvi che la progressione, all’inizio, fu lenta. Ed ora quando richiamo quei giorni di lotta, all’inizio fu anche molto doloroso.

Man mano che i giorni passavano, vidi che dovevo liberarmi di tante altre cose che ero solito considerare mie e venne il tempo in cui consideravo una gioia positiva dare via quelle cose. E una dopo l’altra, con progressione geometrica, le cose scivolarono via da me. E mentre sto descrivendo le mie esperienze, posso dire che un grande fardello è caduto dalle mie spalle e sento che ora potrei camminare con agio e fare il mio lavoro, anche a favore dei miei compagni, con grande consolazione e gioia ancora più grande. Il possedere qualcosa e diventata quindi una cosa fastidiosa ed opprimente. Indagando le cause di questa gioia ho trovato che, se avessi tenuto qualcosa per me stesso, avrei dovuto difenderla contro il mondo intero. E ho trovato anche che c’erano molte persone che non avevano una cosa sebbene la volessero; ed avrei dovuto cercare l’assistenza della polizia (per cautelarmi) anche se gente affamata, colpita dalla carestia, trovandomi isolato, avessero non semplicemente diviso con me quelle cose ma avessero cercato di spossessarmene. E allora ho detto a me stesso, se essi vogliono quella cosa e la prenderebbero comunque, fanno così non per cattivi motivi ma perché sono costretti da un bisogno più grande del mio.

Tutto il mondo è libero … di ridere alla mia rinuncia di possedere delle proprietà. Per me questa rinuncia è stato un guadagno positivo. Mi piacerebbe che la gente potesse unirsi a me nella mia contentezza. È il mio tesoro più ricco. Quindi è forse giusto dire che, benché io predichi la povertà, io sia un uomo ricco!

 

La rinuncia volontaria

La nostra civiltà, la nostra cultura e la nostra Swaraj dipendono non dalla moltiplicazione dei nostri “bisogni di diventare più ricchi” ma dal contenimento delle nostre “rinunce di bisogni” (il senso è che per essere definiti civili non occorre moltiplicare i bisogni ma cercare di contenerli n.d.t.).

Il non-possedere è alleato al non-rubare. Una cosa non originariamente rubata deve tuttavia essere classificata come proprietà derubata se la possediamo senza averne bisogno. Il possesso implica previsioni del futuro. Un ricercatore della Verità, un seguace della legge dell’Amore non può tenere qualcosa contro (in previsione del n.d.t.) domani. Dio non immagazzina per domani. Egli non crea mai più di quello che è strettamente necessario per il momento. Se, quindi, riponiamo fede nella Sua Provvidenza, saremo sicuri che Egli ci darà ogni giorno il nostro pane quotidiano che vuol dire qualsiasi cosa che chiediamo … La nostra ignoranza o negligenza della Legge Divina, che dà agli uomini giorno per giorno il loro pane quotidiano e niente di più, ha aumentato le ineguaglianze con tutte le miserie su di loro concomitanti. Il ricco ha accumulato il superfluo delle cose che non sono necessarie e che quindi sono trascurate e d’avanzo, mentre in milioni sono morti di fame per volere un sostentamento. Se ognuno avesse il possesso delle sole cose di cui ha bisogno, nessuno sarebbe nella condizione di volere e tutti vivrebbero felici. Così i ricchi sono scontenti non meno dei poveri. Il povero vorrebbe diventare un milionario ed il milionario un multi-milionario. Il ricco dovrebbe prendere l’iniziativa di liberarsi degli averi  con uno sguardo alla diffusione universale dello spirito di contentezza. Se solo avessero le loro proprietà in limiti moderati la fame sarebbe facilmente debellata e imparerebbe la lezione della contentezza con la ricchezza. Il perfetto appagamento dell’ideale del non-possesso richiede che l’uomo, come gli uccelli, non debba avere un tetto sulla sua testa, nessun abito e nessuna scorta di cibo per domani. Egli, infatti, avrà bisogno del suo pane quotidiano ma sarà un problema di Dio fornirglielo non suo. Solo il più piccolo possibile fra tutti può raggiungere questo ideale. Noi comuni ricercatori non siamo avulsi da questa apparente impossibilità. E comunque dobbiamo tenere bene in vista questo ideale ed alla luce di questo esaminare criticamente il nostro possesso e provare a ridurlo. La civiltà nel senso reale del termine, consiste non nella moltiplicazione ma nella deliberata e volontaria riduzione dei bisogni. Solo questo promuove la reale felicità e la contentezza ed incrementa la capacità di servizio. Da questo punto di vista della pura verità anche il corpo è un possedimento. È stato detto in verità che il desiderio di godere crea corpi per l’anima. Quando questo desiderio svanisce non c’è ulteriore bisogno per il corpo e l’uomo è libero dal ciclo vizioso di vita e di morte. L’anima è onnipresente; perché, allora, dovrebbe piacergli di essere confinata in un corpo come in una gabbia  o far del male o anche uccidere per amore del corpo?

 

L’ideale di rinuncia

E così giungiamo all’ideale della totale rinuncia e impariamo ad usare il corpo per il solo scopo di servire per tutto il tempo che esso esiste e fino a quando il servizio e non il pane diventi per noi il mezzo di vita. Mangiamo e beviamo, dormiamo e ci svegliamo solo per servire. Come un atteggiamento della mente, ci porta una vera felicità ed una visione beata nella pienezza del tempo. Esaminiamoci da questo punto di vista. Inutile dire che non è una scusa per l’inerzia. Ogni momento della nostra vita dovrebbe essere riempita con l’attività fisica o mentale, ma quella attività dovrebbe essere sattvika, tendente alla verità. Chi ha consacrato la sua vita al servizio impara a distinguere tra attività buone e cattive. Questo discernimento accompagna naturalmente ogni singola mente devota al servizio.

 

Lo scopo morale

Perchè tutti noi dovremmo possedere delle proprietà?  Perchè non dovremmo, dopo un certo tempo, liberarci di tutte le proprietà?  I commercianti senza scrupoli fanno questo per scopo disonesto.  Perchè non farlo per una morale e un grande scopo?  Per un Indù è la cosa usuale in una determinata fase.  Da ogni buon indù ci si aspetta che, dopo aver vissuto la vita in famiglia per un certo periodo, inizi una vita scevra dal possesso di proprietà.  Perchè non far rivivere la nobile tradizione?  In effetti si riconduce soltanto a questo; per il sostentamento disponiamo noi stessi alla misericordia di quelli a cui trasferiamo la nostra proprietà.  L'idea mi attrae.  Negli innumerevoli casi di tale fiducia onorata c’è appena un caso su un milione in cui tale fiducia viene tradita.  ... In molti casi una tal pratica può essere adottata senza dare appiglio a persone disoneste e può essere definita soltanto dopo averla lungamente sperimentata.  Nessuno, tuttavia, deve essere trattenuto dal provare l'esperimento per timore del caso di abuso.  L'autore divino della Gita non è stato trattenuto dal mandare il messaggio della “canzone celeste” sebbene probabilmente sapesse che sarebbe stata stravolta anche per giustificare ogni varietà di vizio compreso l'omicidio.

Il più alto adempimento della religione... richiede di liberarsi di tutti gli averi.  Avendo accettato la legge nel nostro essere, dobbiamo cominciare a ridurli praticamente per estendere la nostra capacità e non andare oltre.  Questo è il senso vero.

Una regola d’oro

Una regola d’oro ... si deve rifiutare risolutamente di avere quello che molti non possono avere.  Questa capacità di rifiutare non discenderà su noi tutti improvvisamente.  Per prima cosa occorre coltivare l'atteggiamento mentale di non avere possedimenti o crediti negati a milioni di altre persone e la cosa immediatamente successiva è quella di riorganizzare le nostre vite il più velocemente possibile in conformità con questa mentalità.

L'amore ed il possesso esclusivo possono non andare d’accordo.  Teoricamente, dove c’è amore perfetto, là deve esserci il non-possesso perfetto.  Il corpo è il nostro ultimo possesso.  Così, un uomo può esercitare soltanto l'amore perfetto e non possedere nulla se è preparato per abbracciare la morte e rinunciare al suo corpo per servizio agli uomini.  Ma questo è vero solo in teoria.  Nella vita reale possiamo a mala pena esercitare l'amore perfetto, dato che il corpo come possesso rimarrà sempre imperfetto e sarà sempre questa parte a provare ad essere perfetta.  In tal modo la perfezione in amore o nel non-possesso rimarrà un ideale irraggiungibile finchè vivremo, ma verso cui dobbiamo tendere incessantemente.

Gesù, Maometto, Budda, Nanak, Kabir, Chaitanya, Shankara, Dayanand, Ramakrishna erano uomini che hanno esercitato una  immensa influenza sul genere umano ed hanno modellato il carattere di migliaia di uomini.  Il mondo è il più ricco per il contributo delle loro esistenze.  Ed erano tutti uomini che hanno abbracciato deliberatamente la povertà come loro punto di riferimento ... Così come finora abbiamo fatto nostro obiettivo la moderna mania materialistica allo stesso modo andiamo in discesa sul sentiero del progresso.

Quanto pesante è il tributo dei peccati e dei torti che ricchezza, alimentazione e prestigio hanno esatto dall'uomo!

Prendere qualcosa da un altro senza suo permesso è naturalmente un furto.  Ma è anche un furto usare una cosa per uno scopo differente da quello progettato da chi lo ha prestato o di usarlo per un periodo più lungo di quello che è stato concordato con lui.  La verità profonda su cui questo rispetto è basato è che Dio non genera mai più di quello che è rigorosamente necessario per il momento.  Di conseguenza, chiunque si appropri del di più di quanto sia realmente necessario, questi è colpevole di furto.

 

Il segreto della vita

Rinuncia a tutto e dedicalo a Dio e poi vivi.  La vita giusta è derivata così da rinuncia.  Non dire, “'quando tutti faranno la loro parte del lavoro, anche io lo farò.”  Dì, “non preoccuparti degli altri, fai in primo luogo il tuo lavoro e lascia il resto Lui”.

Potete avere l’occasione per possedere o usare le cose materiali, ma il segreto di vita si trova nel non possederle mai.

Il segreto di una vita felice si trova nella rinuncia.  La rinuncia è vita.  Permettersi il lusso significa morte.  Di conseguenza, ognuno ha il diritto e vorrebbe vivere 125 anni mentre presta il servizio (agli altri) senza tenere sotto controllo il risultato.  Così la vita deve essere dedicata interamente e solamente al servizio (degli altri).  La rinuncia fatta per tale servizio è una gioia ineffabile di cui nessuno può privare qualcun altro, perché quel nettare viene dall’intimo e sostiene la vita.  In questo non ci può essere posto per la preoccupazione o l’impazienza.  Senza questa gioia, la vita lunga è impossibile e non varrebbe nulla anche se fosse possibile.

Ciò non significa che, se uno ha delle ricchezza, le debba gettare via e la moglie ed i bambini debbano vivere fuori dalla porta.  Significa semplicemente che uno deve continuare a vivere queste cose, dedicando il suoi averi a Dio facendo uso dei Suoi regali per servire soltanto Lui.

 

“Povertà e ricchezza”

 

Evitare i conflitti

Non posso descrivere un periodo in cui non ci sarà nessun uomo più ricco di un altro.  Ma posso immaginarmi un tempo in cui il ricco sdegnerà di arricchirsi a scapito dei poveri ed i poveri cesseranno di invidiare i ricchi.  Anche nel mondo più perfetto, non riusciremo a evitare le disuguaglianze, ma possiamo e dobbiamo evitare il conflitto e l'amarezza.

Ho sentito che molti dei nostri compatrioti dicono che diventeremo ricchi come gli americani, ma evitando i loro metodi.  Mi avventuro a suggerire che se un tal tentativo fosse fatto, sarebbe destinato a fallire.  Non possiamo essere “saggi, moderati e aggressivi” allo stesso tempo.

Ogni palazzo che uno vede in India è una dimostrazione, non della sua ricchezza, ma della insolente potenza che i ricchi dimostrano in risposta alla misera richiesta di lavoro di milioni di poveri dell'India.

 

Doveri del ricco

I ricchi dovrebbero ponderare bene quello che è il loro dovere oggi.  Costoro che impiegano mercenari per custodire la loro ricchezza, possono scoprire che molti degli stessi mercenari gli gironzolano intorno.  Le classi più agiate devono imparare come combattere sia con le armi che con gli strumenti della non-violenza.  Per coloro che desiderano seguire quest’ultima strada la migliore e più efficace regola è: [*****************] (godere la ricchezza rinunciando ad essa).  Estrapolando significa:  "raggiungete i vostri obiettivi con ogni mezzo.  Ma capite che la vostra ricchezza non vi appartiene;  è della gente.  Prendete quello che vi occorre per i vostri bisogni legittimi ed usate il resto per la società."  Questa verità fino ad ora non è stata attuata;  ma, se le classi più agiate neppure vogliono agire in questi periodi di stress, rimarranno schiavi delle loro ricchezze e delle loro passioni e, conseguentemente, di quelli che sono più potenti di loro.  ... Vedo venire il giorno del potere dei poveri, anche se quel  potere si realizzerà attraverso la forza delle armi o della non-violenza.  Fatemi ricordare che la forza fisica è transitoria proprio come il corpo.  Ma la potenza dello spirito è permanente, proprio come lo spirito è eterno.

Non ho alcuna esitazione a riconsiderare l'opinione per cui generalmente gli uomini ricchi e, per questa ragione, la maggior parte dei uomini non sono particolarmente diversi quanto al senso che hanno di fare i soldi.  Nell'applicazione del metodo della non-violenza, si deve credere nella possibilità di ogni persona, per quanto depravata, ad essere riformata da un insegnamento umanitario ed esperto.  Dobbiamo fare appello al buono che c’è negli esseri umani ed aspettarci una risposta (positiva).

 

Il bene di tutti

Non porta al benessere della società che ogni membro usi tutte le sue capacità  non soltanto per i suoi scopi personali ma per il bene di tutti?  Non desideriamo produrre un'uguaglianza mortale dove ogni persona diventi o è resa incapace di usare la sua abilità nella massima misura possibile.  Una tal società alla fine perisce.  Suggerisco quindi che a mio avviso, quegli uomini più agiati possano raggiungere i loro obiettivi (soltanto onestamente, naturalmente) ma in modo da dedicarli al servizio di tutti, [**********]è perfettamente sano ed è una regola basata su una conoscenza rara.  È il metodo più sicuro per far evolvere un nuovo ordine di vita del beneficio universale al posto di quello attuale dove ognuno vive per sè stesso senza riguardo verso quello che accade al suo vicino.

Mendicare

La povertà e l'inedia stridenti da cui è afflitto il nostro paese sono tali che spinge ogni anno sempre di più verso la fascia dei mendicanti, la cui lotta disperata per il pane li rende insensibili a tutti i sentimenti di decenza e di auto-rispetto.  E la nostra filantropia, invece di fornire loro del lavoro ed insistere perché lavorino per guadagnarsi il pane, fornisce solo elemosine.

La mia ahimsa non tollererebbe l'idea di dare un pasto gratuito ad una persona in buona salute che non ha lavorato onestamente per ottenerlo e se avessi il potere, chiuderei ogni Sadavrat dove sono dati  pasti gratuiti.  Ha degradato la nazione ed ha incoraggiato al lassismo, all’indolenza, all'ipocrisia e perfino al crimine.  Tale carità mal riposta non aggiunge niente alla ricchezza materiale o spirituale del paese e dà un falso senso di meritocrazia al donatore.

 

Lavoro non carità

Quanto piacevole e saggio sarebbe se i donatori avessero aperto le istituzioni in cui servire pasti in ambienti sani e puliti a uomini e donne che lavorerebbero per loro.  Personalmente penso che la filatura o qualche altro processo produttivo del cotone, sia un'occupazione ideale.  E se non dovessero fare questo, potrebbero scegliere qualunque altro lavoro;  la regola dovrebbe essere, "nessun lavoro, nessun pasto."....  So che è più facile elargire pasti gratuiti ai tessitori piuttosto che organizzare un'istituzione in cui il lavoro onesto deve essere svolto prima che i pasti vengano serviti.  Da un punto di vista dei costi, nelle fasi iniziali ad ogni modo, il costo di alimentazione della gente, dopo gli orari di lavoro, sarà maggiore del costo della cucina gratuita attuale.  Ma sono convinto che a lungo termine sarà meno costoso, se non vogliamo aumentare in progressione geometrica la corsa dei fannulloni che sono veloci nel progredire in questa terra.

A gente affamata ed inattiva, l'unica forma accettabile in cui Dio può osare apparire è il lavoro e la promessa di cibo come compenso.

Devo rifiutare di insultare i nudi dando loro vestiti di cui non hanno bisogno, invece di dare loro il lavoro di cui hanno invece un forte bisogno.  Non commetterò il peccato di diventare il loro patrono ma, imparando da quanto ho visto del loro impoverimento, non darei loro ne briciole ne vestiti usati, ma il meglio del mio cibo e dei miei vestiti associandomi con loro nel lavoro.

Ritengo che, mentre è sbagliato consigliare l’elemosina, non manderò mai via un mendicante senza offrirgli del lavoro e del cibo.  Se non lavorerà, lo lascerò andare senza cibo.  Coloro che sono fisicamente disabili come i paralitici ed i mutilati devono essere sostenuti dallo Stato.  C’è, tuttavia, molta frode che procede con il pretesto della cecità finta e persino della cecità vera.  Così i ciechi sono diventato ricchi a causa dei guadagni illegalmente ottenuti.  Sarebbe una buona cosa se ricevessero asilo piuttosto che essere esposti alle tentazioni.

 

Dipendenza dai servi

Sostengo che un uomo che vuole la cooperazione e desideri cooperare con gli altri non dovrebbe dipendere da servi.  Se qualcuno deve averne uno quella volta che c’è penuria di servi, dovrà pagare quello che è richiesto ed accettare tutte le altre condizioni con il risultato che anziché essere il padrone, diventerà il servo del suo impiegato.  Questo non è buono ne per il padrone ne per il servo.  Ma se quello che un individuo cerca non è la schiavitù, ma la cooperazione di un compagno, egli servirà non solo se stesso ma anche colui che della cooperazione ha bisogno. Con l'estensione di questo principio, l'umanità si trasformerà in un insieme unico con il mondo ed il suo atteggiamento nei confronti dei suoi compagni subirà un cambiamento analogo.  Non c’è altro modo di raggiungere la comunione d’intenti.

 

 

Daridranarayan

Il Dio dei poveri

DARIDRANARAYAN è uno dei milioni di nomi con cui l'umanità conosce Dio che è innominabile ed imperscrutabile dalla comprensione umana e questo è il Dio dei poveri, il Dio che compare nei cuori dei poveri.

Per i poveri l'economico è lo spirituale.  Non potete fare altra richiesta a quei milioni di affamati.  Cadrà piatta su di loro.  Ma date loro del cibo e vi considereranno il loro Dio.  Sono incapaci di ogni altro pensiero.

Con questa stessa mano ho raccolto i loro sudici pasticci e legato strettamente in loro cenci.  Parlate  a loro di progresso moderno.  Insultateli nominando il loro Dio in vano.  Essi chiameranno voi e me amici se parliamo a loro di Dio.  Sanno se conoscono un Dio di tutti, un Dio del terrore, vendicativo, un tiranno spietato.

Sto lavorando per la vincita dello Swaraj ... per quei milioni di persone sporche e disoccupate che non riescono neppure a quadrare un pasto al giorno e devono tirare avanti con pezzi (di pane?) stantii ed un pizzico di sale.

 

Il messaggio di Dio

Non oso anticipare loro il messaggio di Dio.  Posso anche anteporre al cane il messaggio di Dio rispetto a quei milioni di affamati, che non hanno lustro nei loro occhi e per cui l'unico Dio è il loro pane.  Posso anticipargli il messaggio di Dio soltanto anteponendo loro un messaggio di sacro lavoro.  Va abbastanza bene parlare di Dio mentre stiamo qui seduti dopo una piacevole prima colazione e mentre guardiamo in avanti ad un pranzo ancora più piacevole.  Ma come posso parlare di Dio a milioni di persone che non riescono ad assumere due pasti al giorno?  A loro Dio può comparire soltanto come pane e burro.  Bene, i contadini dell'India ottenevano il loro pane dal loro terreno.  Io ho offerto loro di tessere affinché potessero guadagnarsi del burro e, se compaio oggi ... nei miei panni attuali (letteralmente sarebbe panni che coprono la schiena e si riferisce al suo umile modo di vestire n.d.t.), è perché vengo come il solo rappresentante di quei milioni di mezzi-affamati, e mezzi-nudi.

Sostengo di conoscere i miei milioni (di persone n.d.t.).  Tutte le 24 ore del giorno sono con loro.  Sono la mia prima ed ultima cura perché non riconosco altro Dio all’infuori  del Dio che deve essere trovato nei cuori di milioni di ammutoliti.  Essi non riconoscono la sua presenza;  io lo faccio.  Ed io adoro Dio che è la Verità o la Verità che è Dio attraverso il servizio di questi milioni.

 

Per ulteriori informazioni inviate una mail a:

 

 

For additional information please email us at:

Home ] Su - Up ]