Home Su - Up Mappa del Sito Site Map Sponsors Two minutes Libri Elettronici Aiuto!

Capitolo 9                                       
 

Filosofia di Gandhi

“Il Vangelo della Sarvodaya

     Simon and Garfunkel - Kathy's Song

Contenuto del Capitolo

Il Vangelo della Sarvodaya

Unità dell’uomo - Identificazione con i poveri - Fede nella provvidenza - Il servizio dell’uomo - Il Charkha un mezzo - L’auto-purificazione - Fini e mezzi - Nessuna separazione - Diritti e doveri

La filosofia della Yajna

Il significato di Yajna - La Yajna in pratica - Il servizio volontario - La civilizzazione satanica - Lo stato dell’anima - La strada dell’India - La civiltà moderna - Nemesi dell’industrializzazione - Dio e Mammona - L’Occidente - L’uomo verso la macchina - Reintegrazione dell’uomo - Il male della macchina - Il risparmio del lavoro - Produzione di massa - La concentrazione della ricchezza - Decentralizzazione - Nessuno sfruttamento - Il posto della macchina - La sfida dell’epoca delle macchine - Il corso dell’industrializzazione - Alternativa all’industrializzazione - Il controllo dello Stato - Il risveglio delle industrie rurali - Pianificazione reale

Il Socialismo

Il socialismo reale - Il socialismo occidentale - Il mio socialismo - L’uguaglianza nel socialismo - Gli strumenti - Con formazione - Fede in Dio - La Satyagraha un metodo sicuro - La nazionalizzazione

Un modello socialista di società

L’ordine socialista - Basi non violente - Credere nelle divinità

 

Il credo comunista

La questione di base - Significato di comunismo

 

 

Il Vangelo della Sarvodaya

Unità dell’uomo

Non credo... che un individuo possa guadagnare spiritualmente e coloro che lo circondano possano soffrire.  Credo nell’advaita, io credo nell'unità essenziale dell'uomo e, per questa ragione, in tutta la sua vita.  Di conseguenza, credo che se un uomo guadagni spiritualmente, il mondo intero guadagni con lui e, se un uomo sbaglia, il mondo intero sbaglia nella stessa misura.

Non credo che la legge dello spirito abbia effetto nel proprio ambito.  Al contrario, si esprime soltanto con le attività ordinarie di vita.  Interessa così il campo economico, quello sociale e quello politico.

Se Lo (Dio n.d.t.) servissimo o ci trasformassimo in uno come Lui, la nostra attività sarebbe instancabile come la Sua.  Ci può essere un riposo momentaneo per la goccia che è separata dall'oceano, ma non per la goccia nell'oceano, che non conosce riposo.  E il nostro caso è analogo.  Non appena diventiamo un tutt’uno con l'oceano che è la figura di Dio, non c’è più riposo per noi, ne effettivamente abbiamo bisogno di riposare oltre.  Il nostro proprio sonno diventa l’azione.  Dormiamo con il pensiero di Dio nei nostri cuori.  Questa assenza di riposo costituisce il vero riposo.  Questa agitazione incessante rende la pace inefficace.  Questa condizione suprema di resa totale è difficile da descrivere, ma non oltre i limiti dell’esperienza umana.  È stata raggiunta da molte anime che vi si sono dedicate e può essere raggiunta anche da noi allo stesso modo.

 

Identificazione con i poveri

Non riesco ad immaginare qualche cosa di più nobile o più nazionale di quello che per esempio, un'ora al giorno, dovremmo fare tutti il lavoro che i poveri devono fare e così identificarci  con loro ed attraverso loro con tutta l'umanità.  Non posso immaginare un culto migliore di Dio che questo, nel Suo nome, io dovrei lavorare per i poveri proprio come fanno loro.

Dio non richiede niente di meno dell’auto-resa come prezzo per l'unica libertà reale che è opportuna avere.  E quando un uomo perde così se stesso, immediatamente si ritrova a servizio della creazione di Dio.

Tutta la nostra attività dovrebbe essere concentrata sulla verità.  La verità dovrebbe essere l'alito stesso della nostra vita.  Quando nel progresso del pellegrino fosse raggiunta questa fase, tutte le altre regole di vita corretta sarebbero seguite senza sforzo e la loro obbedienza sarebbe istintiva.  Ma senza la Verità è impossibile osservare qualsiasi principio o regola di vita.

 

Fede nella provvidenza

Un ricercatore della Verità, un seguace della legge dell’amore, non può conservare qualche cosa per il domani.  Dio non provvede mai per domani;  Non genera mai più di quello che è strettamente necessario per il quotidiano.  Se, quindi, riponiamo fede nella Sua Provvidenza, dovremmo riposare sicuri considerando che ci darà ogni giorno il nostro pane quotidiano nella misura che gli chiediamo.

 

Il servizio dell’uomo

L'ultimo scopo dell'uomo è la realizzazione (della volontà n.d.t.) di Dio, e tutte le sue attività, in ambito sociale, politico e  religioso, devono essere guidate da quest’ultimo scopo della visione di Dio.  Il primo servizio di tutti gli esseri umani diventa una parte necessaria di un semplice sforzo perché l'unico modo per trovare Dio é vedere Lui nella Sua creazione ed essere un tutt’uno con Lui.  Ciò può essere fatto soltanto col servizio di tutti.  Sono una parte ed un sottoinsieme del tutto e non posso trovarLo a parte dal resto dell’umanità.  I miei connazionali sono il mio prossimo più vicino.  Sono diventato così debole, così senza risorse, così inerte che devo concentrarsi sul loro servizio.  Se potessi persuadermi di trovarLo in una caverna dell’Himalaia, mi recherei immediatamente là.  Ma so che non posso trovarLo al di fuori dell’umanità.

Il mio Dio è formato a miriade e, mentre a volte Lo vedo nell’attività della filanda, altre volte Lo vedo in un comune;  poi ancora nella rimozione dell’immunità ed è come se stabilissi una comunione con Lui così come lo spirito mi guida.

Il Charkha un mezzo

Lui che fila per i poveri, li invita a fare lo stesso, e serve Dio come nessun altro.  “Colui che mi dia anche una sciocchezza,come un frutto o un fiore o persino una foglia, nello spirito del bhakti è mio servo”, dice il Signore nella Bhagavadgita.  E lui usa il Suo sgabello dove sono l’umile, il più basso ed il più piccolo.  Filare, quindi, è la preghiera più grande, il culto più grande, il sacrificio più grande.

Il mondo è stanco delle ripercussioni della guerra. Proprio il Charkha che oggi è la cosa che da maggior conforto all'India, esso può essere il mondo di domani, perché consiste, non nel bene più grande per la maggior parte delle persone, ma al bene più grande di tutti.

Faccio una riflessione su quello che implica la frase, “Unto This Last”.  Quel libro ha rappresentato una svolta nella mia vita.  Anche noi dobbiamo fare unto this last  come vorremmo che il mondo facesse verso di noi.  Tutti devono avere le stesse opportunità. E data l’opportunità, ogni essere umano ha la stessa possibilità di far crescere il proprio spirito.  Questo simbolizza l’arcolaio.

 

L’auto-purificazione

L'identificazione con tutto ciò che vive è impossibile senza auto-purificazione;  senza auto-purificazione il rispetto della legge del ahimsa deve rimanere un sogno vuoto;  Dio può non essere realizzato da qualcuno che non è puro di cuore.  L’auto-purificazione, quindi, deve significare la purificazione in tutti i settori della vita.  E la purificazione è altamente contagiosa;  quando ci si auto-purifica necessariamente viene purificato il nostro prossimo.  Ma il percorso di purificazione è duro e ripido.  Per ottenere  la purezza perfetta occorre avere il pensiero il discorso e l'azione assolutamente liberi dalle passioni,  per migliorarsi tra le avverse correnti di amore e odio, attaccamento e repulsione.  So che non ho ancora in me quella purezza triplice, nonostante i costanti ed incessanti tentativi d'ottenerla.  Ecco perchè l'elogio del mondo non riesce a motivarmi nonostante, molto spesso, mi sproni.  Conquistare le passioni sottili mi sembra di gran lunga più dura che la conquista fisica del mondo con la forza delle braccia. ... Ho avuto esperienze di dormenti e false passioni nascoste in me.  La loro conoscenza mi ha fatto sentire umiliato, benchè non sconfitto.  Le esperienze e gli esperimenti mi hanno sostenuto e mi hanno dato una grande gioia.  Ma so che ho ancora davanti a me un percorso difficile da attraversare.  Devo ridurmi a zero.  Tanto quanto un uomo fa non di sua propria e libera volontà ponendosi dopo l’ultimo dei suoi compagni, là dove non c’è salvezza per lui.  L’ahimsa è il limite più lontano dell’umiltà.

 

Fini e mezzi

Fini e mezzi sono termini interconnessi nella mia filosofia di vita.

I mezzi possono essere paragonati ad un seme, il fine ad un albero;  e c’è la stessa inviolabile connessione fra i mezzi e i fini come fra il seme e l'albero.

 

Nessuna separazione

Dicono, “i mezzi dopo tutto sono mezzi”.  Direi, “i mezzi sono dopo tutto il tutto”.  Come i mezzi così i fini ....  Non c’è nessun muro di separazione fra i mezzi e i fini.  Infatti, il Creatore ci ha dato il controllo (anche molto limitato) sui mezzi, nessuno sui fini.  La realizzazione dell'obiettivo è nella stessa proporzione di quella dei mezzi.  Questa è una proposizione che non ammette eccezioni.

La Provvidenza ha l’ora stabilita per tutto.  Non possiamo interferire sui risultati;  possiamo solo sforzarci di fare.  E per quanto mi riguarda, sono abbastanza soddisfatto di sapere che ho fatto di tutto per compiere il mio dovere.

Diritti e doveri

La vera fonte dei diritti è il dovere.  Se noi tutti compissimo il nostro dovere, non dovremmo cercare lontano i diritti.  Se non ottemperassimo ai nostri doveri anteponendo i diritti, ci lascerebbero come fuochi fatui.  Più li perseguiamo, più lontano voleranno.  Lo stesso insegnamento è stato compreso da Krishna nelle parole immortali: “l'azione da sola si perde.  Lascia a te i frutti severamente soli”  L'azione è il dovere;  i frutti sono i diritti. I diritti si accrescono automaticamente a colui che debitamente assolve i suoi doveri.  Infatti, il diritto di svolgere il proprio dovere è l'unico diritto per cui valga la pena di vivere e morire.

 Riguarda tutti i diritti legittimi.  Tutto il resto è come prendere qualcosa invano, pur con maschere diverse,   che contiene in se i germi dell’ahimsa.  Il capitalista e lo zamindar (per il significato di questa parola si veda il capitolo VIII – Il lavoro n.d.t.) parlano dei loro diritti, il lavoratore d'altra parte dei suoi, il principe del  suo diritto divino a governare, il ryot (per il significato di questa parola si veda il capitolo VIII – Il lavoro n.d.t.) del suo per resistergli.  Se tutti insistono semplicemente sui diritti e su nessun dovere, ci saranno confusione e caos assoluti.

Se, invece di insistere sui diritti, ognuno facesse il proprio dovere, ci sarebbe immediatamente una regola di ordine all’interno del genere umano ... Mi avventuro a suggerire che i diritti che non derivano direttamente da doveri ben assolti non sono degni di essere riconosciuti.  Saranno usurpazioni, il più veloce scarterà il migliore.  Un genitore disgraziato che esige obbedienza dai suoi bambini senza prima fare il suo dovere verso di loro, suscita solo disprezzo.  È una distorsione dei precetti religiosi che un marito dissoluto si attenda dalla moglie premurosa condiscendenza e rispetto.  Ma i bambini che contravvengono al loro genitore che non è mai pronto a fare il suo dovere verso di loro sarebbero considerati ingrati e si farebbero del male  più che al loro genitore.  Lo stesso può dirsi circa il marito e la moglie.  Se applicate questa regola semplice ed universale ai datori di lavoro e lavoratori, proprietari ed inquilini, ai principi ed i loro sudditi o Indù e Mussulmani, troverete che i rapporti più felici possono essere stabiliti in tutti i settori di vita senza creare disordini e disorganizzazioni di vita o economici che vedete tanto in India quanto in altre parti del mondo.  Quella che chiamo la legge della Satyagraha deve essere dedotta da un apprezzamento dei doveri e dei diritti che da essi derivano.

 

 

 

La filosofia della Yajna

 

 

Il significato di Yajna

YAJNA significa un atto diretto verso il benessere di altri, fatto senza volere alcun ritorno da esso, sia di natura temporale che spirituale.  “Atto” qui deve essere inteso nel suo senso più ampio ed include il pensiero, la parola  e così pure l'azione.  “Altri” abbraccia non soltanto l'umanità, ma tutta la vita....  Di nuovo, un sacrificio primario deve essere un atto che conduce per lo più al benessere di una maggioranza nella zona più vasta e che può essere effettuato dal più grande numero di uomini e di donne con la minor difficoltà.  Yajna quindi, non sarà molto meno di mahayajna, per augurare o fare del male a qualcun’altro, anche per servire un cosiddetto più alto interesse.  E  la Gita insegna che l'esperienza testimonia che tutta l'azione non può rientrare nella categoria di yajna per promuove la schiavitù.  Il mondo, in questo senso, non può sussistere per un singolo momento senza yajna e quindi, la Gita, dopo essersi occupata della vera saggezza nel secondo capitolo, nel terzo tratta dei mezzi per raggiungerla  e dichiara con tante parole che la yajna è venuta con la stessa Creazione.  Questo corpo, quindi, ci è stato dato soltanto perché noi si possa servire con esso tutto il Creato.  E quindi, dice la Gita, colui che mangia senza offrire yajna  mangia del cibo rubato.  Ogni singolo atto di chi volesse condurre una vita pura dovrebbe essere nella natura della yajna.  Ala yajna che ci è stata inculcata alla nascita, siamo debitori di tutte le nostre vite e così senza limiti per servire l'universo.  E come uno schiavo riceve cibo, vestiti e così via dal padrone che serve, in modo riconoscente, così noi dovremmo accettare grati quei regali che possono essere assegnati noi dal Signore dell'universo.  Quello che riceviamo deve essere definito un regalo;  come i debitori non siamo tenuti in alcuna considerazione per il compimento dei nostri obblighi.  Di conseguenza, non possiamo incolpare il Padrone, se non riusciamo ad adempierli.  Il nostro corpo è Suo e deve essere curato o gettato via secondo la Sua volontà.  Ciò non è motivo di lamentela o persino di pietà;  al contrario, è una condizione naturale e perfino piacevole e desiderabile se soltanto realizzassimo il nostro proprio posto nello schema di Dio (ovvero riuscissimo a concepire quello che Dio si aspetta da noi n.d.t.).  Effettivamente abbiamo bisogno di una fede forte se avvertissimo questa suprema estasi.  “Non preoccupatevi infine di voi stessi, lasciate ogni preoccupazione a Dio” -- questo sembra essere il comandamento in tutte le religioni.  Questo bisogno non spaventa nessuno.  Chi  dedica se stesso a servizio con una chiara coscienza ne comprenderà la necessità giorno per giorno in misura sempre maggiore e crescerà continuamente più ricco nella sua fede.  La strada del servizio può essere duramente percorso da uno che non è preparato a rinunciare all'interesse personale e a riconoscere le condizioni della sua nascita.  Coscientemente o incoscientemente, ognuno di noi rende un servizio o qualcos’altro.  Se coltiviamo l'abitudine di fare questo servizio deliberatamente, il nostro desiderio di servizio si svilupperà costantemente più forte e costruirà non solo per la nostra propria felicità, ma anche per quella del mondo nel suo insieme.

 

La Yajna in pratica

La yajna è un dovere da assolvere o un servizio da rendere, tutte le ventiquattro ore del giorno ... Servire senza desiderrare non è favorire gli altri ma noi stessi proprio come, nel  ripagare un debito serviamo soltanto noi stessi, alleggeriamo il nostro peso e ottemperiamo al nostro dovere.  Di nuovo, non soltanto il buono, ma tutti noi siamo costretti a mettere le nostre risorse a disposizione dell’umanità.  E se questa è la legge, come evidentemente è, l'indulgenza cessa di aver luogo nella vita e lascia il posto alla rinuncia.  Il dovere di rinuncia differenzia l'umanità dalla bestia....  Ma la rinuncia qui non significa abbandonare il mondo e ritirarsi nella foresta.  Lo spirito di rinuncia dovrebbe regolare tutte le attività della vita.  Un capofamiglia non cessa di essere tale se considera la vita come sporcizia piuttosto che come indulgenza.  Un commerciante, che operi con spirito di sacrificio, avrà il cuore nelle sue mani, e segue la legge, userà le sue capacità per servizio.  Quindi, non trufferà e non speculerà, condurrà una vita semplice, non ferirà un'anima viva e perderà milioni piuttosto che nuocere a qualcuno.  Non lasciamo che qualcuno creda che quest’idea di commerciante esista soltanto nella mia immaginazione.  Fortunatamente per il mondo, ne esistono in Occidente ed in Oriente.  È vero che tali commercianti possono essere contati sulle dita di una mano, ma il tipo cessa di essere immaginario non appena anche un solo esemplare vivente può essere considerato corrispondente ad esso ... E se andiamo più in fondo alla materia, troveremo attraverso gli uomini di ogni settore di vita che costoro conducono delle vite dedicate.  Non dubito che questi sacrifici diano loro mezzi di sostentamento tramite il loro lavoro.  Ma tali mezzi di sostentamento non sono il loro obiettivo, ma soltanto un prodotto derivato della loro vocazione ...  Una vita di sacrificio è il pinnacolo dell'arte ed è piena di vera gioia. La yajna non è tale se uno ritiene di essere oppresso o annoiato.  L'auto-indulgenza conduce alla distruzione ed alla rinuncia della immortalità.  La gioia non ha un’esistenza indipendente.  Dipende dal nostro atteggiamento di vita.  Un uomo gradirà la scenografia teatrale, un altro le scenari sempre nuovi che si spiegano nel cielo. La gioia quindi, è un aspetto di formazione individuale e nazionale.  Ci divertiremo nelle cose cui siamo stati abituati da bambini.  E le illustrazioni possono essere facilmente citate in funzione dei diversi gusti nazionali …

Il servizio volontario

Uno che vorrebbe servire non sprecherà un pensiero sulle sue proprie comodità, che egli lascia alle cure  alla trascuratezza del suo Padrone su in alto. Egli, quindi, non si ostacolerà con tutto quello che gli attraverserà la strada;  prenderà soltanto quello che è strettamente necessario e lascerà il resto.  Sarà calmo, esente dall’ira ed imperturbato nella mente anche se si trova ad affrontare qualche inconveniente.  Il suo servizio, come virtù, è la sua propria ricompensa e sarà soddisfatto di questo.

 Di nuovo, uno non deve essere negligente in servizio ne nascondersi dietro di esso.  Chi pensa di essere diligente soltanto nei suoi affari personali e che quelli pubblici non pagati possano essere fatti in qualsiasi modo ed in qualunque momento lui scelga, deve ancora imparare i rudimenti stessi della scienza del sacrificio.  Il servizio volontario agli altri richiede il meglio di cui uno è capace e deve avere la precedenza sui propri servizi.  Infatti, i devoti puri consacrano se stessi al servizio dell’umanità senza alcuna riserva.

 

La civilizzazione satanica

È mia ferma convinzione che l’Europa oggi rappresenti non lo spirito di Dio o della Cristianità ma lo spirito di Satana.  Ed i successi di Satana sono i più grandi quando compaiono con il nome di Dio sulle labbra.  L’Europa è oggi soltanto nominalmente cristiana.  In realtà, sta adorando Mammona.

Non sto puntando a distruggere ferrovie o ospedali, benchè accoglierei favorevolmente la loro distruzione naturale.  Ne le ferrovie ne gli ospedali sono una prova di alta e pura civiltà.  Nel migliore dei casi sono una malvagità necessaria.  Non aggiungono un pollice alla statura morale di una nazione.  E nemmeno sto puntando alla distruzione permanente delle corti di giustizia, tanto più che la considero “una pia consumazione da desiderare”.  Ancora di meno sto provando a distruggere tutto il macchinario dei filatoi.  Richiede una più alta semplicità e rinuncia rispetto a quanto la gente oggi sia preparata. 

 

Lo stato dell’anima

Desidero lo sviluppo, desidero l'auto-determinazione, desidero la libertà, ma desidero tutto questo per l'anima.  Dubito che l'età dell'acciaio sia avanti rispetto all'età della pietra.  Sono indifferente.  È lo sviluppo dell'anima a cui l’intelletto e tutte le nostre facoltà devono essere dedicate.

 

La strada dell’India

Vorrei che i nostri leader ci insegnassero essere il massimo dell’espressione morale nel mondo.  Questa nostra terra era una volta, lo abbiamo detto, la dimora degli dei.  Non è possibile concepire  dei che abitino una terra che è resa spaventosa dal fumo e dal fracasso dei camini delle fabbriche e degli stabilimenti e le cui carreggiate sono attraversate da un flusso di motori, che tirano numerose automobili stipate di uomini: costoro non sanno per la maggior parte che cosa sono dopo; costoro sono spesso distratti ed i cui umori non migliorano essendo scomodamente impacchettati come sardine in scatole; costoro si trovano essi stessi in mezzo a dei perfetti sconosciuti che vorrebbero cacciarli se potessero e che essi vorrebbero, a loro volta, cacciare ugualmente. Riferisco queste cose perché sono ritenute simboli di progresso materiale.  Ma non aggiungono un atomo alla nostra felicità.

La civiltà moderna

In passato, quando la gente voleva combattere contro qualcun’altro, si misuravano con la forza fisica;  ora, è possibile eliminare migliaia di vite  con un solo uomo che usi un’arma dalla sommità di una collina.  Questa è civilizzazione.  In passato, gli uomini hanno lavorato all’aria aperta tanto quanto hanno voluto.  Ora  migliaia di operai vengono a contatto insieme e, tanto per fare un esempio di manutenzione, lavorano in fabbriche o miniere.  Il loro stato è peggio di quello delle bestie.  Sono obbligati a lavorare, a rischio delle loro vite, nella maggior parte in occupazioni pericolose, per ingrassare dei milionari ... Questa civiltà è come quella che, con un pò di pazienza, raggiungerà l’auto-distruzione. È il mondo il migliore degli strumenti rapidi di locomozione?  Come questi strumenti fanno avanzare il progresso spirituale dell'uomo?  Non possono, in ultima analisi, impedirlo?  E c’è un limite all’ambizione dell’uomo? Una volta eravamo soddisfatti di viaggiare poche miglia all'ora;  oggi vogliamo toccare centinaia di miglia all'ora;  un giorno potremmo voler volare attraverso lo spazio.  Quale sarà il risultato?  Il caos.

Detesto di tutto cuore questo pazzo desiderio di distruggere la distanza ed il tempo, per incrementare gli appetiti animali ed andare alle estremità della terra alla ricerca della loro soddisfazione.  Se la civilizzazione moderna andasse in questa direzione ed io ho capito che è così, la definirei satanica …

 

Nemesi dell’industrializzazione

Questa civilizzazione industriale è una malattia perché è tutto un male.  Non lasciamoci ingannare dagli slogan e dalle frasi fatte.  Non ho niente contro le navi a vapore o i telegrafi.  Possono rimanere, se possono, senza il supporto dell’industrializzazione e di tutto quello che  esso implica.  Non sono un fine.  Non dobbiamo soffrire lo sfruttamento per le navi a vapore ed i telegrafi.  Non sono in nessun modo indispensabili al benessere permanente della razza umana.  Ora che conosciamo l'uso di vapore e di elettricità, dovremmo poterli usare nella dovuta occasione e dopo che abbiamo imparato ad evitare l’industrializzazione.  La nostra preoccupazione è, quindi, distruggere l’industrializzazione a tutti i costi.

Sta arrivando il momento in cui quelli che oggi hanno una pazza fretta di moltiplicare i loro desideri, penseranno di non aver aggiunto nulla alla sostanza reale,ed alla conoscenza reale del mondo, torneranno sui loro passi e diranno: “che cosa abbiamo fatto?”  Le civiltà sono venute e andate nonostante tutto il nostro desiderio di progresso, e sono tentato di risentire diverse volte, “a che scopo?”  Wallace, un contemporaneo di Darwin, ha detto la stessa cosa.  Cinquanta anni di invenzioni e scoperte brillanti, ha detto, non hanno aggiunto un pollice all'altezza morale dell'umanità.  Così ha detto un sognatore ed un uomo di visione: Tolstoy.  Così hanno detto Gesù, Buddha e Maometto, la cui religione è stata negata e falsificata proprio oggi nel mio paese.

 

Dio e Mammona

Bevete profondamente dalle fontane con tutti i mezzi che vi sono stati dati  nel Sermone della Montagna (le beatitudini n.d.t.), ma poi dovrete prendere la tela di sacco e le ceneri.  L'insegnamento del Sermone è stato indirizzato a tutti e per ognuno di noi.  Non potete servire sia Dio che Mammona.  Dio il Compassionevole ed il Pietoso, Tolleranza incarnata, che permette a Mammona di avere i suoi nove giorni meravigliosi.  Ma dico a voi ... volate via da quell’auto-distruttiva e distruttiva figura di Mammona.

Vorrei distruggere il sistema oggi, se ne avessi la forza.  Utilizzerei le armi più mortali, se credessi che fossero capaci di distruggerlo.  Mi astengo soltanto perché l'uso di tali armi perpetuerebbe soltanto il sistema sebbene possa essere distrutto dai suoi attuali amministratori.

 

L’Occidente

Sono abbastanza umile da ammettere che c’è molto che possiamo assimilare proficuamente dall'Occidente.  La saggezza non è monopolio di un continente o di una razza.  La mia resistenza alla civilizzazione occidentale è veramente una resistenza alla sua indiscriminata e impensata imitazione basata sul presupposto che gli Asiatici sono capaci solo di copiare tutto ciò che venga dall'Occidente.  Credo, che se l'India avesse abbastanza pazienza da passare attraverso il fuoco della sofferenza e di resistere a qualsiasi usurpazione illegale sulla sua propria civiltà che, benchè sia indubbiamente imperfetta, fino ad ora si è sempre risollevata dai danni del tempo ed ora può dare un contributo durevole alla pace ed un solido progresso al mondo.

L’uomo verso la macchina

 

Non piangerei sulla scomparsa di una macchina o non la considererei una calamità.  Ma non ho alcun progetto sulle macchine in quanto tali.

 

Reintegrazione dell’uomo

La considerazione suprema è l’uomo.  La macchina non dovrebbe tendere a fare atrofizzare le membra dell'uomo.

Ho in me la convinzione che, quando tutti questi successi dell'età della macchina saranno spariti, questi nostri manufatti artigianali rimarranno;  quando tutto lo sfruttamento sarà cessato, il servizio ed il lavoro onesto rimarranno.  È perché questa fede mi sostiene che sto continuando nel mio lavoro?.  La fede indomabile nel loro lavoro ha sostenuto gli uomini come Stephenson e Colombo.  La fede nel mio lavoro sostiene me.

La fede nel mio lavoro sostiene me ma ad essa è anche aggiunta la convinzione che tutte le altre cose che sembrano sfidare la mia fede sono destinate a fallire ...  Mi è chiaro che, mentre questa età della macchina punta a convertire gli uomini in macchine, io sto puntando a reintegrare l’uomo trasformato in macchina nel suo stato originale.

Idealmente …  escluderei tutte le macchine, proprio come rifiuterei questo stesso corpo, che non è utile alla salvezza e cercherei la liberazione assoluta dell'anima.  Da questo punto di vista, rifiuterei tutte le macchine, ma le macchine rimarranno perché, come il corpo, sono inevitabili.  Il corpo stesso … è la parte più pura del meccanismo;  ma se dovesse essere un ostacolo ai voli più alti dell'anima, dovrebbe essere rifiutato.

 

Il male della macchina

La macchina è come una tana per serpenti che può contenerne da uno ad cento.  Dove ci sono le macchine, ci sono grandi città;  dove ci sono grandi città, ci sono tram e ferrovie.  E lì soltanto uno vede la luce elettrica.  Un medico onesto vi dirà che dove i mezzi di locomozione artificiale sono aumentati, la salute della gente ne ha sofferto. Mi ricordo di quando in una città europea c’era penuria di soldi, gli introiti dell'azienda dei trasporti pubblici, degli avvocati e dei medici andarono giù e la gente era più in salute.  Non riesco a ricordare un singolo punto a favore delle macchine.

 

Il risparmio del lavoro

Quello che obietto è la mania per le macchine, non alle macchine come tali.  La mania è per quello che denominano i soldi risparmiati dal lavoro.  Gli uomini continuano a “risparmiare lavoro”  anche se sono ancora migliaia quelli senza lavoro riversi sulle strade in balia dell’inedia.  Desidero risparmiare tempo e lavoro, non per una frazione dell'umanità, ma per tutti.  Il risparmio del lavoro dell'individuo dovrebbe essere l'oggetto e non l’umana avarizia il motivo.  Quindi, per esempio, accoglierei favorevolmente tutto il giorno una macchina per raddrizzare gli alberini storti.  Non che i fabbri cesseranno di fare gli alberini;  continueranno a fornirli, ma quando si curveranno, ogni filatore avrà una macchina per poterlo ripristinare.  Quindi si sostituisca l’avarizia con l’amore e tutto andrà bene.

Non ho alcuna considerazione per macchine che sono impiegate per arricchire pochi a scapito di molti, senza che vi sia alcun motivo per eliminare l’utile lavoro di molti.

La meccanizzazione è buona quando il lavoro manuale non è sufficiente per compiere un lavoro da esperti.  È una malvagità dove ci sono più mani di quanto richiesto per il lavoro, come accade qui in dell'India.  Il problema qui da noi non è come trovare agio per milioni di persone che abitano i nostri villaggi.  Il problema è come utilizzare le loro ore di inattività, che sono uguali alle giornate lavorative di sei mesi durante l'anno.

Ma perchè, c’è da chiedersi, non risparmiare il lavoro di milioni di persone dando loro più agio per attività intellettuali?  Lo svago è necessario e buono fino ad un certo punto soltanto.  Dio creò l’'uomo perchè si procurasse il suo pane col sudore della sua fronte e tremo all’idea che in futuro noi si sia in grado di produrre tutto quello che desideriamo, compreso le nostre derrate alimentari, da un cilindro magico.  Una fabbrica impiega alcune centinaia di persone e ne rende migliaia disoccupate.  Posso produrre tonnellate di petrolio da una trivella, ma inoltre spingo migliaia di persone del settore verso la disoccupazione.  Denomino questa energia distruttiva, mentre la produzione tramite il lavoro di milioni di mani è costruttiva e finalizzata al bene comune.  La produzione di massa attraverso macchine azionate da motore, anche quando di proprietà dello Stato, saranno inutili.

La mia opposizione alle macchine è compresa molto male.  Non mi oppongo alle macchine in quanto tali.  Mi oppongo al fatto che una macchina tolga lavoro e lasci disoccupati.

Rifiuto di essere abbagliato da quello che sembra il trionfo delle macchine.  Non trovo compromessi contro tutte le macchine distruttive.  Ma gli attrezzi, gli strumenti semplici e le macchine che risparmiano il lavoro dell'individuo ed alleggeriscono le difficoltà di milioni di filatori penso di doverli accogliere favorevolmente.

Sostengo che il metodo delle macchine sia nocivo quando la stessa cosa può essere fatta facilmente da milioni di mani altrimenti non occupate.  È ogni giorno meglio e più sicuro per milioni di persone, diffuse nei 700.000 villaggi dell'India, sparsi sopra una zona lunga 1.900 miglia e larga 1.500, che producono i loro vestiti nei propri villaggi, così come preparano il loro proprio cibo.  Questi villaggi non possono mantenere la libertà che hanno goduto da tempo immemorabile se non controllano la produzione delle principali necessità di vita.

Produzione di massa

La produzione di massa non considera il requisito reale del consumatore.  Se la produzione di massa fosse in se una virtù, dovrebbe essere capace di moltiplicarsi indefinitamente.  Ma può definitivamente essere mostrato che la produzione di massa ha al suo interno i propri limiti.  Se tutti i paesi adottassero il sistema di  produzione di massa, non ci sarebbe un mercato abbastanza grande per i loro prodotti.  La produzione di massa deve quindi fermarsi.

Vorrei categoricamente dichiarare la mia convinzione che la mania per produzione di massa è responsabile delle crisi  mondiali.  Ammettendo per il momento che le macchine possano assicurare tutti i bisogni dell’umanità, ciò nonostante si dovrebbe concentrare la produzione in particolari zone in modo da regolare in modo indiretto la distribuzione, al contrario, se ci fosse produzione e distribuzione entrambe nelle rispettive zone dove le cose sono richieste, il tutto sarebbe regolato automaticamente e ci sarebbero meno probabilità di frode e speculazione.  [ Prevedo ] produzioni di massa, certamente, ma non basate sulla forza.  Dopo tutto, il messaggio della “filatura” è quello.  È  produzione di massa, ma nelle proprie case delle persone.  Se moltiplicate la produzione individuale per milioni di volte, non vi darebbe una produzione di massa su una scala formidabile?

 

La concentrazione della ricchezza

Vorrei che la ricchezza fosse concentrata non nelle mani di alcuni, ma nelle mani di tutti.  Oggi la macchina aiuta soltanto alcuni a vivere sulle spalle di milioni di persone.  L’impeto dietro tutto questo non è la filantropia per risparmiare sul lavoro, ma l’avarizia.  È contro questo stato di cose che sto combattendo con tutta la mia forza …

Io ritengo che l’organizzazione basata sulla macchina, allo scopo di concentrare ricchezza e forza nelle mani di alcuni e per lo sfruttamento di molti, sia complessivamente sbagliato.  Gran parte di tale organizzazione, attualmente, è di questo tipo.  Il movimento della “filatura” è un tentativo organizzato per togliere la macchina da quella condizione di esclusività e di sfruttamento e di riportarla nella sua condizione più consona.  Secondo il mio schema, quindi, gli uomini al posto delle macchine penseranno non a se stessi o alla nazione cui appartengono, ma all’intera razza umana.

I guasti della macchina non devono andare a discapito di milioni di macchine viventi rappresentate dagli abitanti sparsi nei 700.000 villaggi dell'India.  La macchina usata bene deve aiutare e facilitare lo sforzo umano.  L'uso attuale delle macchine tende invece a concentrare la ricchezza nelle mani di alcuni nella negligenza totale di milioni di uomini e di donne il cui pane è strappato dalle loro bocche da quei pochi ricchi.

 

Decentralizzazione

Quando la produzione ed il consumo sono  entrambi localizzati, la tentazione di accelerare la produzione, indefinitamente e ad ogni costo, sparisce.  Tutte le difficoltà ed i problemi senza fine che il nostro attuale sistema economico presenta, anche lui, allora terminerebbe ...  Non ci sarebbe alcuna accumulazione innaturale delle scorte nelle tasche di pochi e ci sarebbe una giusta misura per tutti gli altri ...  Secondo il mio sistema, ancora, il lavoro è la moneta corrente, non metallo.  Chiunque possa usare il suo lavoro ha quella moneta, ha ricchezza.  Converte il suo lavoro in abiti, converte il suo lavoro in grano.  Se desidera l'olio di paraffina, che non può egli stesso produrre, usa il suo surplus di grano per ottenere l'olio.  È scambio di lavoro in termini liberi, giusti e paritetici, dunque non una rapina.  Potete obiettare che questa è una regressione al sistema primitivo del baratto.  Ma tutto il commercio internazionale non è basato sul sistema del baratto?

Sono personalmente opposto ai grandi fondi ed alla concentrazione delle industrie che adoperano macchine sofisticate ... Se l'India prende da Khaddar e da tutti i suoi mezzi, non perdo la speranza che l’India prenda dal sistema moderno delle macchine quanto può essere considerato necessario al benessere e a risparmiare sul lavoro.

 

Nessuno sfruttamento

Così gli uomini del Lancashire smetteranno di usare le loro macchine per lo sfruttamento dell'India e degli altri paesi, e al contrario inventeranno i mezzi per consentire all'India di convertire nei propri villaggi il suo cotone in abiti.  Non gli Americani di volontà cercano secondo il mio schema di arricchirsi sfruttando le altre razze della terra con la loro abilità inventiva.

Qual’è la causa del caos attuale?  È lo sfruttamento, non dirò delle nazioni più deboli e delle più forti, ma delle nazioni sorelle.  E la mia obiezione fondamentale alla macchina resta il fatto che è la macchina che ha permesso a queste nazioni di sfruttare le altre.  In se è una cosa neutra e può facilmente essere orientata verso un buono o cattivo scopo.  Ma come sappiamo è rivolto ad uno scopo cattivo.

Il posto della macchina

La macchina ha il suo posto;  è un dato di fatto.  Ma non gli si deve consentire di spodestare il necessario lavoro dell'essere umano ...  Un aratro migliorato è una buona cosa.  Ma se per qualche motivo, un uomo che potrebbe arare con qualche sua invenzione meccanica tutta la terra dell'India e controllare tutta la produzione agricola e se milioni di persone non avessero altra occupazione, e morissero di fame, e fossero disoccupati, diventerebbero delle bestie come lo sono già diventati altrettanti come loro.  Ogni ora c’è il pericolo che molte più persone siano ridotti a quella condizione poco invidiabile.  Accoglierei favorevolmente ogni miglioramento che venisse dall’adozione della macchina, ma so che è criminale togliere il lavoro manuale tramite l'introduzione di strumenti azionati a motore a meno che uno sia, allo stesso tempo, pronto a dare, a milioni di coltivatori, qualcun’altra occupazione nelle loro case.

Premierei ogni invenzione della scienza fatta a favore di tutti.  C’è una differenza fra invenzione e invenzione.  Non dovrei preoccuparsi per i gas asfissianti capaci di uccidere masse di uomini alla volta.  Le pesanti macchine per lavori di pubblica utilità, che non possono essere svolti tramite il lavoro umano, hanno un proprio posto inevitabile, ma tutte queste dovrebbero essere di proprietà dello Stato e usate interamente a favore della gente.

 

La sfida dell’epoca delle macchine

La nostra è stata descritta come l'età della macchina perché la macchina domina la nostra economia.  “Ora che cosa è una macchina?” ci si può chiedere.  In un senso, l'uomo è la macchina più meravigliosa della creazione.  Non può essere ne duplicata ne copiata.  Tuttavia, ho usato la parola non nel suo senso più largo, ma nel senso di un apparecchio che tende a togliere lavoro all'animale o all'essere umano invece di completarlo o soltanto aumentandone la relativa efficienza.  Questo è il primo differenziale caratteristico della macchina.  La seconda caratteristica è a che non c’è limite alla sua crescita o al suo sviluppo.  Ciò non può essere detto per il lavoro umano.  C’è un limite oltre cui la sua capacità o efficienza meccanica non può andare.  In questa circostanza la macchina presenta la sua caratteristica.  Sembra che possieda una sua propria volontà o capacità intellettiva.  È antagonistica al lavoro umano.  Così tende di più a sostituire l'uomo, una macchina che svolge il lavoro di cento, se non di mille, persone che vanno a gonfiare l'esercito di disoccupati e sotto-impiegati, non di perché è voluto ma perché questa è la sua legge.  In America forse ha raggiunto il suo limite estremo.  Sono stato opposto ad esso non da oggi, ma da prima del 1908, quando ero in Africa del sud, circondato dalle macchine.  Il loro progredire non solo non mi aveva impressionato ma lo avevo anche respinto.  Mi venne in mente che sopprimeva e sfruttava milioni di persone, la macchina è il diavolo per eccellenza, essa non ha avuto posto nell'economia degli uomini se, come unità sociali, tutti gli uomini dovessero essere uguali.  Credo che la macchina non abbia aggiunto nulla alla statura degli uomini e non servirà il mondo ma lo distruggerà, a meno che non sia messo al suo posto.  Quando ho letto “Unto This Last” di Ruskin, durante il viaggio in treno a Durban,  l’ho compreso immediatamente.  Ho visto chiaramente che, se l'umanità dovesse progredire e realizzare gli ideali di uguaglianza e fratellanza, dovrà adottare ed attuare i principi di “Unto This Last”.  Dovrà prendere con se persino il muto, l’handicappato e lo zoppo.  Non rifiutò Yudhishthira, il principe di Righteousness, di entrare in paradiso senza il suo cane fedele?

Oggi c’è un tal assalto sull'India di macchine occidentali che solo un miracolo consentirebbe all'India di resistergli con successo.

 

Il corso dell’industrializzazione

È bene avere fede nella natura umana.  Vivo perché ho quella fede.  Ma quella fede non mi fa ignorare il fatto storico per cui, mentre nella perfezione tutto è bene, gli individui ed i gruppi denominati nazioni sono periti prima d’ora (non sono eterni n.d.t.).  Roma, la Grecia, Babilonia, l'Egitto e molti altri sono una testimonianza diretta della prova del fatto che le nazioni sono perite prima d’ora a causa dei loro misfatti.  Quello che possiamo sperare è che l’Europa, proprio per le sue fini capacità intellettive e scientifiche, realizzi quanto è ovvio e ritornando sui suoi passi, demoralizzi l’industrialismo in modo da trovare un'uscita.  Non sarà necessariamente un ritorno alla vecchia semplicità assoluta.  Ma dovrà essere una riorganizzazione in cui predomini la vita del villaggio ed in cui la forza brutale e materiale sia subordinate alla forza spirituale.

Il futuro dell’industrialismo è oscuro.  L'Inghilterra ha concorrenti di successo in America, Giappone, Francia e Germania.  Ha concorrenti nella manciata di fabbriche dell’India e poichè c’è stato un risveglio in India, nondimeno ci sarà un risveglio in Sud Africa le cui risorse naturali,  minerarie e umane sono notevolmente più ricche.  I forti inglesi a mala pena osservano i pigmei guardando alle forti razze dell'Africa.  Direte che sono nobili selvaggi dopo tutto.  Sono certamente nobili, ma non selvaggi;  e nel corso di alcuni anni, le nazioni occidentali possono cessare di vedere nell’Africa una terra di sbocco per i loro prodotti.  E se il futuro dell’industrialismo è oscuro per l'ovest, non dovrebbe esserlo ancora di più per l'India?

Ho paura che l’industrialismo stia diventando una maledizione per l'umanità.  Lo sfruttamento di una nazione da parte di un’altra non può continuare all’infinito.  L’industrialismo dipende interamente dalla vostra capacità di sfruttare, da quanto sono aperti a voi i mercati stranieri  e dall'assenza dei concorrenti  …

Mentre osservo la Russia, dove l’apoteosi dell'industrializzazione è stata raggiunta, la vita là non mi attrae.  Per usare la lingua della bibbia, “Cosa servirà ad un uomo se guadagna il mondo intero e perde la sua anima?”.  In termini moderni, è indegno per la dignità umana perdere la propria individualità e trasformarsi in un puro ingranaggio della macchina.  Desidero che ogni individuo diventi linfa vitale ed elemento di sviluppo della società.

Dio proibisce a che l'India si industrializzi dopo l’esperienza dell'Occidente.  Se un'intera nazione di 300 milioni assumesse uno sfruttamento economico simile, metterebbe a nudo il mondo come le locuste.  A meno che i capitalisti dell'India non contribuiscano ad evitare questa tragedia diventando amministratori del benessere delle masse e dedicando le loro capacità non ad ammassare ricchezze per loro stessi ma mettendosi al servizio delle masse in uno spirito altruistico, finiranno col distruggere sia le masse che loro stessi.

Quando l'India, comincerà a sfruttare altre nazioni – come accadrà se adotterà un modello industriale – sarà maledetta dalle altre nazioni e costituirà una minaccia per il mondo.  E perchè dovrei pensare ad industrializzare l'India per sfruttare altre nazioni?  Voi non vedete la tragedia della situazione attuale, cioè, che possiamo trovare il lavoro per i nostri 300 milioni di disoccupati, mentre l'Inghilterra non trova alcun rimedio per i suoi tre milioni e si trova di fronte ad un problema che confonde i più grandi intelletti della stessa Inghilterra.

 

Alternativa all’industrializzazione

Non credo che l'industrializzazione sia necessaria in ogni caso per qualunque paese.  È tanto meno così per l'India.  In fatti, credo che l'India indipendente possa compiere il suo dovere verso un mondo che gene adottando una semplice e nobile vita sviluppando le sue migliaia di case e vivendo in pace con il mondo.  Pensare alto è in contraddizione con una vita materiale complicata basata sull'alta velocità impostaci dal culto del Mammona.  Tutte le grazie di vita sono possibili soltanto quando impariamo l'arte di vivere nobile ...  Se tale semplice modo di vivere è possibile per una nazione isolata, comunque grande geograficamente e numericamente, di fronte ad un mondo armato fino ai denti e in mezzo al fasto ed alle circostanze diventa una domanda aperta al dubbio di uno scettico.  La risposta è franca e semplice.  Se questo aperto modo di vivere è una vita di valore, allora vale la pena di fare il tentativo, anche se effettuato soltanto da un individuo o da un gruppo.

Il controllo dello Stato

Allo stesso tempo, credo che alcune industrie chiave siano necessarie.  Non credo nelle poltrone o nel socialismo armato.  Credo all'inazione secondo la mia convinzione, senza aspettare la conversione totale.  Quindi, senza dovere enumerare le industrie chiave, vorrei che lo Stato ne fosse proprietario, dove tantissima gente deve lavorare insieme.  La proprietà dei prodotti del loro lavoro, esperto o non qualificato, sarà conferita loro attraverso lo Stato.  E così come posso concepire un tal Stato basato soltanto sulla non-violenza, non vorrei spossessare la gente ricca con la forza, ma vorrei chiedere la loro collaborazione al processo di conversione della proprietà allo Stato.  Non ci sono caste nella società, siano essi milionari o poveri.  Le due sono ferite della stessa malattia.  E sono tutti uomini “in quanto tali”.

 

Il risveglio delle industrie rurali

(È necessario) cercare di fare rivivere tali industrie del villaggio nella misura in cui se ne è capaci …  Sto provando a fare quello che ogni amante della vita del villaggio, ognuno che realizzi il significato tragico della disintegrazione dei villaggi, fa o che prova a fare.  Perchè sto portando indietro il corso della civilizzazione moderna, quando chiedo agli abitanti del villaggio di sgobbare per il proprio cibo, di mangiarlo intero compresa la crusca, o quando gli chiedo di trasformare la sua canna da zucchero in qualcosa per il suo nutrimento o per la vendita?  Perchè sto portando indietro il corso della civilizzazione moderna quando chiedo agli abitanti del villaggio non soltanto di sviluppare i prodotti grezzi, ma trasformarli i prodotti commerciabili e quindi di aggiungere qualche cosa in più al loro reddito quotidiano?

La rinascita del villaggio è possibile soltanto quando questi non è più sfruttato.  L'industrializzazione su vasta scala necessariamente condurrà ad uno sfruttamento passivo o attivo degli abitanti dei villaggi così come porterà i problemi di concorrenza e del mercato delle importazioni.  Di conseguenza dobbiamo concentrarci sul villaggio che è autonomo, che produce principalmente per auto-consumo.  Se si realizzerà questo carattere dell'industria del villaggio, non ci sarà alcuna obiezione agli abitanti del villaggio che useranno persino delle macchine moderne  e degli attrezzi che possono costruire e possono permettersi di usare.  Soltanto, non dovrebbero essere usati come mezzi di sfruttamento di altri.

 

Pianificazione reale

Di cuore sottoscrivo l’affermazione secondo cui ogni programma che sfrutti le materie prime di un paese e trascuri la forza lavoro, potenzialmente più potente, è un programma sbilenco e può non tendere mai a stabilire l'uguaglianza tra gli uomini …  La pianificazione reale consiste nella migliore utilizzazione dell’intera forza lavoro dell'India e la distribuzione delle materie prime dell'India nei suoi numerosi villaggi invece di spedirli fuori e di riacquistare prodotti finiti a prezzi favolosi.

 

 

Il Socialismo

 

Il socialismo reale

Il socialismo reale ci è stato trasmesso dai nostri antenati che hanno insegnato: “Tutta la terra appartiene a Gopal, dov’è allora la linea di confine?  L'uomo è il creatore di quella linea e lui, quindi, può rimuoverla”.  Gopal significa letteralmente “pastore”;  significa anche Dio.  In lingua moderna significa Stato, cioè, il Popolo.  Che la terra oggi non appartenga alla gente è anche vero.  Ma l’errore non è nell'insegnamento.  È in noi che non abbiamo vissuto in funzione di esso.  Non ho dubbi che si possa avere un buon approccio ad esso tanto quanto sia possibile per ogni nazione, senza escludere la Russia, e senza violenza.

Nessun uomo dovrebbe avere più terra di quanto ne abbia bisogno di per il proprio dignitoso sostentamento.  Chi può mettere in dubbio il fatto che la povertà stridente delle masse gli deriva dal non avere della terra propria?

Il socialismo occidentale

Sono stato un allievo comprensivo dell'ordine sociale Occidentale ed ho scoperto che, il motivo di fondo della febbre che riempie l'anima dell'Occidente, è una ricerca irrequieta della verità.  Io apprezzo quello spirito.  Studiamo le nostre istituzioni Orientali nello spirito dell'indagine scientifica e svilupperemo un autentico socialismo e un autentico comunismo che il mondo sta ancora sognando.  È sicuramente sbagliato presumere che il socialismo o il comunismo occidentali siano l'ultima parola alla questione della povertà di massa. Il socialismo non è nato con la scoperta con il cattivo uso del capitale fatto dai capitalisti.  Come ho contestato, il socialismo, e anche il comunismo, è esplicitamente il primo verso dell’Ishopanishad.  Quello che è vero è che quando alcuni riformatori hanno perso la fede nel metodo della conversione, è nata la tecnica di quello che è conosciuto come il socialismo scientifico. 

Sono impegnato nel risolvere lo stesso problema che è di fronte ai socialisti scientifici.  È vero, tuttavia, che il mio approccio è sempre e soltanto attraverso una incontaminata non-violenza.  Posso sbagliare.  Se succede, sarà solo a causa della mia ignoranza della tecnica della non-violenza.  Posso essere un cattivo esponente della dottrina in cui la mia fede giornalmente cresce.

 

Il mio socialismo

Ho sostenuto di essere un socialista molto prima di quelli che so in India, aver dichiarato il loro credo.  Ma il mio socialismo era naturale in me e non è stato acquisito da qualche libro.  È nato dalla mia irriducibile fede nella non-violenza.  Nessun uomo potrebbe essere attivamente non-violento e non insorgere contro l’ingiustizia sociale, ovunque accada.  Purtroppo, i socialisti occidentali hanno, per quanto ne so, creduto nella necessità di usare la violenza per fare rispettare le dottrine socialiste.  Ho sempre ritenuto che la giustizia sociale, anche la più piccola e la più umile, sia impossibile da ottenere con la forza.  Ho inoltre creduto che sia possibile, con l’adeguato e minimo addestramento, attraverso mezzi non-violenti, assicurare la riparazione dei torti sofferti.  Che significa non-cooperazione e non-violenza.

Mentre ho l'ammirazione più grande per l’auto-negazione e lo spirito di sacrificio dei nostri amici socialisti, non ho mai nascosco la netta differenza fra il loro metodo ed il mio.  Loro credono francamente nella violenza ed in tutto quanto ad essa sia correlato.  Io credo nella non-violenza ancora ed ancora ...  Il mio socialismo significa “fino all’ultimo” ...  Non voglio vincere sulle ceneri del cieco, del sordo e dello zoppo.  Nel loro socialismo (ovvero Indiano), probabilmente questi non hanno posto.  Il loro unico scopo è progresso materiale.  Per esempio, se l'America puntasse ad avere un automobile per ogni cittadino.  Io no.  Io voglio la libertà per l'espressione completa della mia personalità.  Devo essere libero di costruire una scala fino a Sirio se lo desiderassi.  E questo non significa che desidero fare qualsiasi cosa.  Sotto l'altro socialismo non c’è libertà individuale.  Non possedete niente, neppure il vostro corpo.

 

L’uguaglianza nel socialismo

Il socialismo è una bella parola e, per quanto ne so, nel socialismo tutti i membri della società sono uguali - nessuno basso, nessuno alto.  Nel corpo dell’individuo, la testa non è alta perché è la parte superiore del corpo, né sono basse le piante dei piedi perché toccano la terra.  Proprio come le membra del corpo di un individuo sono uguali, così sono i membri della società.  Questo è il socialismo.  In esso il principe ed il contadino, il ricco ed il povero, il datore di lavoro e l'impiegato sono tutti allo stesso livello.  In termini religiosi non c’è dualità nel socialismo.  È tutto unito.  Guardando al mondo come una società, non c’è niente di duale o di plurale.  L'unità è cospicua per  assenza di dualità.  Questo uomo è alto, quello è basso, l’altro è un indù, quello un musulmano, il terzo un cristiano, il quarto un parsi, il quinto un sikh, il sesto un ebreo. Anche fra questi c’è una suddivisione.  Nell'unità come io la concepisco c’è una perfetta unità nella pluralità di disegni.  Per raggiungere questa condizione possiamo non guardare alle cose filosoficamente e dire che non dobbiamo fare un movimento finché tutti siano convertiti al socialismo.  Senza cambiare la nostra vita, possiamo continuare a dare indirizzi, formando i partiti e, come i falchi, condurre il gioco quando viene il nostro turno.  Questo non è socialismo.  Più lo trattiamo come un gioco da condurre, più il padre retrocede da noi.

 

Gli strumenti

Il socialismo comincia con il primo convertito.  Se ce né uno come tale, potete aggiungere gli zeri all’uno ed il primo zero conterà per dieci ed ogni aggiunta conterà per dieci volte il numero precedente.  Se, tuttavia, il principiante è zero, cioè nessuno inizia, la molteplicità di zeri produrrà ancora il valore zero.  Il tempo e la carta impiegati per scrivere gli zeri saranno soltanto uno spreco.  Questo socialismo è puro quanto il cristallo.  Richiede quindi strumenti come il cristallo per essere realizzato.  Strumenti impuri hanno per risultato fini impuri.  Quindi il principe ed il contadino non saranno uguagliati tagliando la testa del principe, né può il processo di taglio livellare il datore di lavoro e l’impiegato.  Non si può raggiungere la verità con la falsità.  Solo un comportamento sincero può raggiungere la verità.  Non sono gemelli la verità e la non-violenza?  La risposta è un categorico “no”.  la Non-violenza è inclusa nella verità e viceversa.  Quindi si è detto che sono facce della stessa medaglia.  Uno è inseparabile dall'altro.  La moneta ha entrambe le facce.  L'ortografia delle parole sarà differente.  Il valore è lo stesso.  Questa condizione benedetta è irraggiungibile senza una purezza perfetta.  Nutrite impurità di mente o di corpo e in voi ci saranno falsità e violenza.  Di conseguenza, soltanto i socialisti sinceri, non-violenti e puri di cuore potranno stabilire una società socialista in India e nel mondo.  Per quanto ne sappia non c’è paese al mondo, che sia puramente socialista.  Senza i mezzi descritti precedentemente, l'esistenza di una tal società è impossibile.

I socialisti ed i comunisti dicono di non poter fare nulla per portare oggi all'uguaglianza economica.  Continueranno solo a fare propaganda e a tale scopo credono nella generazione e nell'accentuazione dell’odio.  Loro dicono “Quando avranno il controllo dello Stato, faranno rispettare l'uguaglianza”   … Dichiaro di essere il principale comunista sebbene faccia uso gli automobili ed altri mezzi offertimi dai ricchi.  Essi non hanno alcuna presa su di me e posso liberarmene in qualsiasi momento, se gli interessi delle masse lo richiedono.

Con formazione

Ma deve essere realizzato che la riforma non può essere una corsa veloce.  Se deve essere determinata attraverso mezzi non-violenti, può essere fatto soltanto con la formazione di chi ha e di chi non ha.  Il formatore dovrebbe assicurarsi che non ci sia mai forza usata contro di loro.  I nullatenenti  devono essere istruiti per sapere che nessuno può realmente costringerli a fare qualche cosa contro la loro volontà e che possono assicurare la loro libertà imparando l'arte della non-violenza, cioè, auto-soffrenza.  Se l’obiettivo visto deve essere raggiunto, la formazione che ho ipotizzato deve essere cominciata ora.  Un’atmosfera di rispetto e di fiducia reciproci deve essere stabilita come punto preliminare.  Non ci possono allora essere conflitti violenti  fra le classi e le masse.

Fede in Dio

La verità ed il ahimsa devono incarnarsi nel socialismo.  Perché questo avvenga il fedele deve avere una fede vivente in  Dio. Una semplice aderenza meccanica alla verità ed all’ahimsa è come arrendersi nel momento critico.  Per questo ho detto che la Verità è Dio.  Questo Dio è una Forza vivente.  La nostra vita è di quella Forza.  Questa Forza risiede in noi ma non è il corpo.  Colui che nega l'esistenza di quella grande Forza nega a se stesso l'uso di quella inesauribile Potenza e così rimane impotente.  È come una nave senza timone che vaga senza governo e senza fare alcun progresso.  Il socialismo, di costoro, non ha alcuna considerazione ne della società in cui essi vivono.  Se questo fosse il caso, significherebbe che nessun socialista crede in Dio?  Se ci fosse qualcuno perchè non hanno realizzato progressi visibili?  Inoltre, ancora, molte persone di Dio hanno vissuto prima d’ora;  perchè non sono riusciti a fondare uno stato socialista?  È veramente difficile far tacere questi due dubbi.  Tuttavia, è possibile dire che forse non si è mai presentato ad un socialista credente e che c’è qualche collegamento fra il suo socialismo e la credenza in Dio.  È ugualmente sicuro dire che gli uomini di Dio in generale non hanno mai raccomandato il socialismo alle masse.  Le superstizioni sono fiorite nel mondo nonostante gli uomini e le donne di Dio.  Nello stesso Induismo l’insensibilità ha, fino all’ultimo, avuto una indubbia influenza.  Il fatto è che è sempre stato un aspetto di ricerca gravosa conoscere questa grande forza e le sue possibilità nascoste.

 

La Satyagraha un metodo sicuro

Penso che la scoperta della Satyagraha stia proprio nel seguire la sua ricerca.  Non è acclarato che tutte le leggi della Satyagraha siano state stabilite o scoperte.  Io affermo, senza paura e saldamente, che ogni obiettivo degno può essere realizzato tramite l'uso della Satyagraha.  È lo strumento più alto e infallibile, la forza più grande.  Il socialismo non sarà raggiunto attraverso alcun altro mezzo.  La Satyagraha può liberare la società di tutte le malvagità, politiche, economiche e morali.

Credo nell'impresa privata ed anche nella pianificazione della produzione.  Se si ha soltanto produzione di Stato, gli uomini diventeranno poveri moralmente ed intellettualmente.  Dimenticheranno le loro responsabilità.  Quindi permetterei al capitalista e all’imprenditore agricolo di mantenere la loro fabbrica e la loro terra, ma vorrei considerarli amministratori delle loro proprietà.

 

La nazionalizzazione

Credo nella nazionalizzazione delle industrie chiave e principali come è indicato nella risoluzione del Congresso di Karachi.  Più di quanto non possa attualmente vedere.  Né voglio che tutti i mezzi di produzione siano nazionalizzati.  Anche Rabindranath Tagore deve essere nazionalizzata?  Questi sono sogni di giorno.

Credo nell'impresa privata ed anche nella pianificazione della produzione.  Se si ha soltanto produzione di Stato, gli uomini diventeranno poveri moralmente ed intellettualmente.  Dimenticheranno le loro responsabilità.  Quindi permetterei al capitalista e all’imprenditore agricolo di mantenere la loro fabbrica e la loro terra, ma vorrei considerarli amministratori delle loro proprietà. Ci può essere la nazionalizzazione anche senza il controllo dello Stato. Posso avviare una fabbrica per il beneficio dei lavoratori.

 

Un modello socialista di società

 

L’ordine socialista

Se potessi convertire il paese al mio punto di vista, l'ordine sociale del futuro sarebbe basato principalmente sul Charkha e su tutto quello che esso implica.  Includerà tutto ciò che promuova il benessere degli abitanti dei villaggi.  Non escluderà le industrie … nella misura in cui non soffochino il villaggio e la vita dei villaggi.  Vedo convivere l'elettricità, la costruzione navale, gli impianti del ferro, l’automazione e  gli affini, parallelamente all’artigianato del villaggio.  Ma l'ordine di dipendenza sarà invertito.  Fino ad ora l'industrializzazione è stata progettata in modo da  distruggere i villaggi ed i mestieri del villaggio.  In uno Stato futuro saranno asserviti ai villaggi ed ai loro mestieri.

 

Basi non violente

Non condivido la convinzione socialista secondo cui la centralizzazione dei beni primari per la vita conduca al benessere comune, quando le industrie centralizzate sono progettate e possedute dallo Stato.  La concezione socialista occidentale è nata in un ambiente intriso di violenza.  I falsi motivi che si nascondono dietro i tipi (di socialismo) occidentale e orientale sono gli stessi: il più grande benessere dell’intera società e l'abolizione delle spaventose disuguaglianze presenti nell’esistenza di milioni di “aventi-diritto”  ed una manciata di “aventi”.  Credo che questo scopo possa essere raggiunto soltanto quando la non-violenza venga accettata dalla mente migliore del mondo quale base su cui deve essere costruito un ordine sociale giusto.  Sostengo che la presa del potere da parte del proletariato, attraverso la violenza, sia destinata alla fine a fallire.  Quello che si ottiene con la violenza deve essere perso prima della maggiore violenza.

L'indipendenza deve cominciare dal basso.  Così, ogni villaggio sarà una repubblica o un panchayat con pieni poteri.  Segue, quindi, che ogni villaggio deve essere auto-sufficiente e capace di gestire i propri affari anche fino a difendersi contro il mondo intero.  Sarà addestrato e preparato a morire nel tentativo di difendersi contro ogni tentativo di attacco.

Quindi, infine, è l'individuo che è l'unità.  Ciò non esclude la dipendenza e la volontà d'aiuto dai vicini o dal mondo.  Sarà un’espressione libera e volontaria di mutuo soccorso.  Una tal società è necessariamente altamente acculturata; ogni uomo o donna conosce che cosa lui o lei desidera e in più, sa che nessuno dovrebbe desiderare qualche cosa che altri non possano avere con lo stesso lavoro.  In questa struttura composta di innumerevoli villaggi, ci saranno cerchie sempre più larghi ma mai ascendenti.  La vita non sarà una piramide con l'apice sostenuto dalla base.  Ma sarà un cerchio oceanico di cui il centro sarà l'individuo sempre pronto a perire per il villaggio, quest’ultimo a perire per un cerchio di villaggi, finché alla fine l’insieme diventa una vita composta da individui, mai aggressiva nella sua arroganza, ma mai umile, ripartendo la maestà del cerchio oceanico di cui sono unità integrante.

Di conseguenza, la circonferenza più esterna non userà mai la forza per schiacciare quella più interna, ma darà forza a tutto l’insieme e deriverà la sua forza da esso.  Posso essere deriso col rimbecco che questa è tutta un’utopia e, pertanto, non degna di un solo pensiero.  Se il punto di vista di Euclide, comunque incapace di disegnare una rappresentanza umana, ha un valore eterno, la mia visione ne ha una propria affinché l'umanità viva.  Lasciamo che l'India viva per questa visione realistica anche se non realizzabile completamente.  Dobbiamo avere una nostra propria visione di quello che desideriamo prima di avere qualcosa da approcciare.  Se mai ci deve essere una repubblica per ogni villaggio in India, allora dichiaro vera la mia visione in cui l'ultimo è uguale al primo o, cioè, nessuno deve essere il primo e nessuno l’ultimo.

 

Credere nelle divinità

Questa società deve essere basata naturalmente sulla verità e sulla non-violenza che, a mio parere, non sono possibili senza credere vivamente in Dio che significa esistenza, onnisciente Forza Vivente inerente ogni altra forza conosciuta al mondo che non dipende da nessuno e che vivrà quando tutte le altre forze potranno in teoria perire o cessare di agire.  Non posso rappresentare la mia vita senza credere a questa Luce vivente che tutto abbraccia.  In questo quadro ogni religione ha un posto suo ed uguale all’altra.  Siamo tutti foglie di un albero maestoso il cui tronco non può essere separato delle sue radici che sono profondamente immesse nelle viscere della terra.  Il vento più potente non può spostarlo.

In questo non c’è posto per le macchine che toglierebbero lavoro all'essere umano e che concentrerebbero il potere nelle mani di pochi.  Il lavoro ha un suo proprio posto nella cultura della famiglia umana.  Ogni macchina che aiuta ogni individuo ha un posto.  Ma devo confessare che non mi sono mai soffermato a pensare quello che la macchina può essere.  Ho pensato alla macchina per cucire della Singer.  Ma persino a quella in modo superficiale.  Non ho bisogno di inserirla nel mio modo di vedere le cose.

 

Il credo comunista

 

La questione di base

Non credo nei piccoli e violenti tagli per il successo ...  Comunque posso capirli ed ammirarne i degni motivi, sono un avversario intransigente dei metodi violenti persino per servire la più nobile delle cause.  Non c’è, quindi, realmente un terreno d’incontro fra la scuola della violenza e me stesso.  E il mio credo nella non-violenza non solo non mi pone preclusioni ma neppure mi costringe ad associarmi con gli anarchici e con tutti coloro che credono nella violenza.  Ma questa associazione è sempre con l’unico oggetto che li svezzi da quello che mi sembra sia il loro errore.  L’esperienza mi convince che il bene permanente non è mai il risultato della falsità e della violenza.  Anche se il mio credo è un deluso affettuosamente, si ammetterà che è una delusione affascinante.

Devo confessare che ancora non ho potuto completamente capire il significato del Bolscevismo.  Tutto quello che so è che punta all'abolizione dell'istituzione della proprietà privata.  Ciò è soltanto un'applicazione ideale dell’etica del non-possesso nel campo dell’economia e se la gente adottasse questo ideale per loro proprio accordo o potesse essere accettato con mezzi di persuasione pacifica, sarebbe una cosa unica.  Ma per quello che conosco del Bolscevismo, non solo non preclude l'uso della forza, ma lo sancisce liberamente per l'espropriazione della proprietà privata e per consentire che lo Stato Collettivo ne conservi la proprietà.  E se è così, non esito a dire che il regime  Bolscevico, nella sua forma attuale, non durerà a lungo.  È mia ferma convinzione che niente che resiste può essere realizzato con la violenza.

Ma, sia come sia, non c’è da mettere in discussione il fatto che il Bolscevismo ideale ha dietro di se il sacrificio più puro degli innumerevoli uomini e donne che hanno dato tutto per amor suo e un ideale che è santificato dai sacrifici di certi grandi spiriti come Lenin, non può essere vano;  l'esempio nobile della loro rinuncia sarà emblematizzato per sempre e  col passare del tempo stimolerà e purificherà questo ideale.

Il socialismo ed il comunismo dell'Occidente sono basati su determinate concezioni, che sono fondamentalmente differenti dalle nostre.  Una certa concezione è la loro credenza nell’egoismo essenziale della natura umana.  Non lo sottoscrivo, in quanto so che la differenza essenziale fra l'uomo e l'animale è a che il primo può rispondere alla chiamata dello spirito che è in lui, può accrescere maggiormente le passioni che possiede in comune con l'animale e, quindi, a maggiore egoismo e violenza, che appartengono alla natura brutale e non allo spirito immortale dell'uomo.

Questa è la concezione fondamentale dell’Induismo, che ha alle spalle anni di penitenza ed austerità nella scoperta di questa verità.  Questo è il motivo per cui, mentre noi abbiamo avuto santi che hanno usato i loro corpi ed hanno dedicato le loro vite per esplorare i segreti dell'anima, non abbiamo avuto nessuno, come nell'Occidente, che abbiano dedicato le loro vite all'esplorazione delle regioni più distanti o più alte della terra.  Il nostro socialismo o comunismo dovrebbe, quindi, essere basato sulla non-violenza e sulla cooperazione armoniosa di lavoro e capitale, di proprietario e dell'inquilino.

 

Significato di comunismo

Il comunismo del tipo russo, è quel comunismo che è imposto alla gente, sarebbe ripugnante in India.  Se il comunismo fosse adottato senza alcuna violenza, sarebbe il benvenuto.  Per questo nessuna proprietà sarebbe posseduta da qualcuno tranne a nome della gente e per la gente.  Un milionario può avere i suoi milioni, ma li terrebbe per la gente.  Lo Stato potrebbe prendere impegno da loro, ogni volta che ne avesse bisogno per una causa comune.

Che cosa significa il comunismo in ultima analisi?  Significa una società senza classi sociali -- un ideale che vale la pena di tentare d'ottenere.  Soltanto io faccio parte comune con esso quando la forza è evocata per aiutare a realizzarlo.  Siamo tutti nati uguali, ma abbiamo resistito tutti questi secoli alla volontà di Dio.  L'idea di disuguaglianza, “di massimo e di minimo”, è una malvagità, ma non credo di sradicare il male dal petto umano con la punta della baionetta.  Il petto umano non si presta allo scopo.

Non posso accettare una dittatura benevola o qualunque altra sua forma.  Ne voglio che i ricchi spariscano, ne voglio che il povero sia protetto.  Alcuni uomini ricchi certamente saranno uccisi ed alcuni uomini poveri riceveranno del cibo.  Come classi i ricchi ed i poveri rimarranno nonostante la dittatura definita benevola.  Il rimedio reale è la democrazia non-violenta, altrimenti un periodo vero di formazione per tutti.  Ai ricchi dovrebbe essere insegnata la dottrina del dispensare e ai poveri quella dell’auto-aiuto.

Una società senza classi sociali è l’ideale, non soltanto per essere additata ma al fine di lavorare per essa, e in tale società, non c’è posto per le classi o le comunità.

Chiamo me stesso anche comunista … Il mio comunismo non è molto differente dal socialismo.  È una unione armoniosa dei due.  Il comunismo come ho capito è un corollario naturale del socialismo. 

 

Per ulteriori informazioni inviate una mail a:

 

 

For additional information please email us at:

Home ] Su - Up ]