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Capitolo 10                                       
 

Filosofia di Gandhi

“Il Vangelo dell’amministrazione”

 

     Simon and Garfunkel - Kodachrome

Contenuto del Capitolo

Il Vangelo dell’amministrazione

 Livellare su e giù - La strada della non-violenza - Il benessere comune - In pratica - Non fare cambiamenti - Acquisire la ricchezza - La scelta - Zamindars e Kisans - Una formula pratica per l’amministrazione

Un’economia non violenta

Etica dell’economia - L’economia ideale - La minima violenza - L’economia rurale - L’uguaglianza economica - La mia idea di società - Rimuovere le disparità - La dottrina dell’equa distribuzione - Il nuovo ordine sociale - Attraverso la non violenza - Il cambiamento nella natura umana - Applicabilità dell’ahimsa

 

 

“Il Vangelo dell’amministrazione”

 

Livellare su e giù

L'uguaglianza economica è la chiave principale all’indipendenza non-violenta.  Lavorare per l'uguaglianza economica significa abolire l’eterno conflitto fra capitale e lavoro.  Significa da un lato livellare in giù i pochi ricchi che concentrano nelle proprie mani la maggior parte della ricchezza della nazione e dall’altra livellare in su i milioni di persone nude e semi-affamate.  Un sistema di governo nonviolento è chiaramente impossibile, fino a quando persisterà  il grande divario fra i ricchi ed i milioni di affamati.  Il contrasto fra i palazzi di Nuova Delhi e le vicine e misere casupole della povera classe lavoratrice non può durare un solo giorno in un India libera in cui i poveri godranno dello stesso potere dei più ricchi della terra.  Una rivoluzione violenta e sanguinosa accadrà un giorno con certezza a meno che ci sia un'abdicazione volontaria dei ricchi e del loro potere ripartendolo per il bene comune.

Aderisco alla mia dottrina dell’amministrazione nonostante il ridicolo che è stato versato su di essa.  È vero che è difficile da raggiungere.  Così è la non-violenza.  Ma ci siamo preparati già dal 1920 per superare quella ripida salita.  L’abbiamo trovata degna dello sforzo.

 

La strada della non-violenza

Con il metodo non-violento, cerchiamo non di distruggere il capitalista, ma il capitalismo.  Invitiamo il capitalista a considerarsi come un amministratore per quelli da chi dipende per fare, conservare ed accrescere il suo capitale.  Né l'operaio ha bisogno di aspettare la sua conversione (del capitalista n.d.t.).  Se il capitale è potere, altrettanto è il lavoro.  Uno dipende dall'altro.  Immediatamente il lavoratore realizza la sua forza, considera di assumere la posizione di condivisione con il capitalista piuttosto che restante suo schiavo.  Se punta a diventare il solo proprietario, molto probabilmente ucciderà l'oca dalle uova doro.  Non necessariamente si deve temere qualcuno che prende il mio posto quando non ho cooperato.  Mi aspetto di influenzare i miei colleghi per non aiutare il modo di fare sbagliato del mio datore di lavoro.  Questo genere di formazione delle masse lavoratrici è senza dubbio un processo lento, ma poichè è anche il più sicuro, è necessariamente il più rapido.  Può essere facilmente dimostrato alla fine dal lavoratore e come nessun essere umano è così cattivo da essere al di sopra della redenzione, nessun essere umano è così perfetto da giustificare la sua distruzione egli erroneamente si ritiene interamente cattivo. 

 

Il benessere comune

Sto invitando quella gente che oggi si considera dei proprietari ad agire come amministratori, cioè, proprietari, non nel loro proprio diritto, ma proprietari nel diritto di quelli che hanno sfruttato.

In questi giorni è diventata una moda dire che la società non può essere organizzata o non può comportarsi seguendo linee non-violente.  Condivido i problemi su questo punto.  In una famiglia, quando il padre colpisce il figlio delinquente, quest’ultimo non pensa a vendicarsi.  Obbedisce a suo padre non a causa dell'effetto deterrente dello schiaffo ma per via dell'amore offensivo che percepisce dietro di esso.  Questo, a mio parere, è in sostanza il senso con cui la società è o dovrebbe essere governata.  Quello che è vero per la famiglia deve essere vero per la società che è una più grande famiglia.

Supponendo che io entri in possesso di una ingente ricchezza - che sia un’eredità o il risultato di attività commerciali ed industriali - devo sapere che tutta quella ricchezza non appartiene a me;  quello che mi appartiene è il diritto ad una vita onorata, non migliore di quella goduta da milioni di altre persone.  Il resto della mia ricchezza appartiene alla Comunità e deve essere usato per il benessere della Comunità.  Ho enunciato questa teoria quando la teoria socialista è stata proposta di fronte al paese per rispettare i possedimenti degli zamindar e della classe dirigente.  Queste classi privilegiate andrebbero eliminate.  Voglio che diventino troppo grandi per la loro avarizia e senso del possesso e che cadano, nonostante la loro ricchezza, al livello di quelli che guadagnano il loro pane con il lavoro.  Il lavoratore deve rendersi conto che l'uomo ricco è meno proprietario della sua ricchezza di quanto il lavoratore sia proprietario di se stesso, cioè, del potere del lavoro.

 

In pratica

La domanda circa quanti possano essere veri amministratori secondo questa definizione non c’entra nulla.  Se la teoria è vera, è inconsistente il fatto che molti gli tengano fede o se soltanto un uomo gli tiene fede.  La questione è in rapporto con la convinzione.  Se accettate il principio del ahimsa, dovete sforzarvi di essere coerenti, non importa se riuscite o fallite.  Non c’è nulla in questa teoria che possa andare al di là della comprensione dell’intelletto, benché si possa dire che è difficile da mettere in pratica.

Non mi vergogno che molti capitalisti siano amichevoli verso me e non mi temano.  Sanno che voglio superare il capitalismo, tanto quanto, se non di più, del socialista più avanzato o persino di un comunista.  Ma i nostri metodi ed i nostri linguaggi sono diversi.

Non fare cambiamenti

La mia teoria “dell’amministrazione” è un espediente, ma certamente non un camuffamento.  Sono sicuro che sopravvivrà a tutte le altre teorie.  È sancita alle spalle dalla filosofia e dalla religione.  Che i possessori di ricchezza non abbiano abbracciato la teoria non dimostra la sua falsità;  dimostra la debolezza dei ricchi.  Non c'è nessuna altra teoria compatibile con la non-violenza.  Nel metodo non-violento chi sbaglia va oltre i suoi obiettivi, che faccia o non faccia l’errore.  L’uno, con la non-cooperazione non-violenta, è incitato a vedere l'errore, l’altro si troverà completamente isolato.

 

Acquisire la ricchezza

A coloro che ora possiedono i soldi, è chiesto di comportarsi come amministratori che tengono le loro ricchezze a nome dei poveri.  Potete dire che l’amministrazione è una finzione legale.  Ma se la gente lo meditasse costantemente e provasse a comportarsi coerentemente, allora la vita sulla terra sarebbe governata molto più dall’amore di quanto non sia attualmente.  L’amministrazione assoluta è un'astrazione come la definizione del punto di Euclide, ed è ugualmente irraggiungibile.  Ma se tentiamo di raggiungerla, potremo andare ancora di più verso la realizzazione della condizione di uguaglianza sulla terra che non con qualunque altro metodo.

È mia convinzione che è possibile acquisire la ricchezza senza fare coscientemente del male.  Per esempio posso scoprire una miniera d’oro nel mio acro di terra.  Ma accetto la proposta per cui è meglio non volere la ricchezza che acquisirla e diventarne l’amministratore.  Mi sono liberato dei miei averi tempo fa, il chè dovrebbe essere prova sufficiente di quello che vorrei fare d’altro.  Ma chi sono io per raccomandare coloro che sono già ricchi o che non si vogliono liberare del desiderio di ricchezza?  Posso soltanto dire loro che dovrebbero usare la loro ricchezza per servizio.  È che  generalmente i ricchi spendono per se stessi più di quanto hanno bisogno.  Ma questo può essere evitato.  Jamnalalji ha speso molto più per se che persone della sua stessa condizione economica e perfino di molti della classe media.  Ho conosciuto innumerevoli persone ricche che sono parsimoniose per se stessi.  Per qualcuno fa parte della propria natura non spendere molto per se stessi e non pensano, in questo modo, di acquistarne meriti.  Lo stesso si applica ai figli del ricco.  Personalmente, non credo nei ricchi ereditieri.  I migliori dovrebbero educare e allevare i loro ragazzi in modo che essi possano essere indipendenti.  La tragedia è che non fanno così.  I loro bambini ottengono una certa formazione, imparano persino versi da recitare in elogio alla povertà, ma non hanno scrupolo quanto ad aiutare i parenti a diventare ricchi.  In quell'essere così, esercito il mio buonsenso e raccomando ciò che è praticabile.  Quelli di noi, tuttavia, che considerano un dovere adottare la povertà e ci credono e desiderano l'uguaglianza economica non possono essere gelosi dei ricchi, ma dovrebbero esibire la vera felicità nella nostra povertà affinché altri possano emularla.  Il fatto triste è che quelli che sono così felici sono pochi e lontani fra di loro.

Un amministratore non ha erede ma il pubblico.  In uno Stato costruito sulla base della non-violenza sarà nominata la commissione degli amministratori.  I principi e gli zamindar saranno alla pari con gli altri uomini ricchi.

 

La scelta

Per quanto riguarda gli attuali ricchi, dovranno fare la loro scelta fra la guerra di classe e la conversione volontaria in amministratori della loro ricchezza.  Gli sarà permesso mantenere la rappresentanza dei loro averi ed usare il loro talento, per aumentare la ricchezza, ma non per i loro propri interessi, ma per l’interesse della nazione e, quindi, senza sfruttamento.  Lo Stato regolerà gli emolumenti della commissione, che saranno proporzionati al servizio reso e al suo valore per la società.  I loro bambini erediteranno la rappresentanza ma soltanto se si dimostreranno capaci.  Supponendo che l'India, un domani, si trasformi in un paese libero, tutti i capitalisti avranno l’occasione di diventare degli amministratori statutari.  Ma un tal statuto non sarà imposto dall’alto.  Dovrà venire dal basso.  Quando la gente capirà che le implicazioni dell’amministrazione e l'atmosfera saranno maturi per esso, la gente stessa, a partire dai grammi di panchayats, comincerà ad introdurre tali statuti.  Una tal cosa che viene dal basso è facile da mandar giù.  Cominciando come su detto è possibile dimostrare la morte di un peso (la ricchezza n.d.t.).

 

Zamindars e Kisans

Sono molto preparato nel sostenere, per interesse dell’argomento, che gli Zamindars sono colpevoli di molti crimini, di omissioni e commissioni.  Ma non c’è ragione per i contadini ed i lavoratori che sono il sale della terra, perpetrare lo stesso crimine.  Se il sale perde il suo sapore, con che cosa si potrà salare? ...  Ai proprietari dico che, se quello che viene detto contro di voi è vero, vi avverto che i vostri giorni sono contati.  Non potrete più continuare come signori e padroni.  Avete un futuro luminoso se diventate amministratori dei poveri Kisans.  Ho in mente non degli amministratori di nome ma di fatto.  Tali amministratori non prenderanno niente per loro stessi se non il loro lavoro e la preoccupazione a non prendere per se.  Allora troveranno che non ci sarà nessuna legge che li colpirà.  I Kisans saranno loro amici.

Se gli Zamindars diventassero realmente gli amministratori dei loro Zamindari facendo gli interessi dei ryots, ci potrebbe essere una lega [ fra i due ].  C’è una difficile questione sui Zamindari che attende una soluzione ...  Quello che uno amerebbe vedere è comprensione adeguata, imparziale e soddisfacente fra gli Zamindars, grandi e piccoli, i ryots ed il governo, in modo che quando la legge venga approvata, non possa essere una lettera morta ne un bisogno forzato da usarsi contro gli Zamindars o i ryots.  Tutto cambierebbe, alcune cose anche radicalmente, realizzandosi in India senza massacri e senza violenza!

Una formula pratica per l’amministrazione

L’amministrazione fornisce i mezzi di trasformazione dell' attuale ordinamento capitalista della società in una egualitaria.  Non dà quartiere al capitalismo, ma dà alla propria classe di appartenenza una probabilità di riforma.  È basata sulla fede che la natura umana non è mai al di sopra della redenzione.  Non riconosce alcun diritto della proprietà privata con l’eccezione di quanto può essere consentito dalla società per il proprio benessere.  Non esclude la normativa per legge della proprietà e dell'uso della ricchezza.  Così sotto l’amministrazione controllata dello Stato, un individuo non sarà libero di tenere o usare la sua ricchezza per soddisfare egoisticamente i suoi bisogni o per ignorare gli interessi della società.  Per questo si propone di fissare uno stipendio minimo decente per vivere, e allo stesso modo di fissare un limite per il reddito massimo da permettere a chiunque nella società.  La differenza fra tali redditi minimi e massimi dovrebbe essere ragionevole, equo e variabile di volta in volta tale che la tendenza sia quella di eliminare tale differenza.  Nell’ordine economico di Gandhi il carattere della produzione sarà determinato dalla necessità sociale e non dal capriccio o dalla ingordigia personale. (Si crede che il documento a cui questo brano si riferisce sia stato steso dal Prof. M. L. Dantwala)

 

Un’economia non violenta

 

Etica dell’economia

Devo confessare che non faccio una netta o alcuna distinzione fra economia ed etica.  Le economie che danneggiano il benessere morale di un individuo o di una nazione sono immorali e, pertanto, peccaminose.  Così le economia che consentono ad un paese di depauperarne un altro sono da ritenersi immorali.  È peccaminoso comprare ed usare articoli fatti tramite lavoro sudato.

Le economie che ignorano considerazioni morali e sentimentali sono come lavori di lucidatura che, essendo vitali,  mancano della vita delle persone.  In ogni momento cruciale le nuove leggi economiche sono analizzate in pratica.  E nazioni o individui che le accettano come massima guida sono destinati a soccombere.

Quell'economia che ignora o è indifferente ai valori morali è falsa.  L'estensione della legge della non-violenza nel campo dell’economia ha solo il significato di introdurre i valori morali come fattore da considerare nel regolamento del commercio internazionale.

 

L’economia ideale

Secondo me la costituzione economica dell'India e, allo stesso modo del mondo, dovrebbe essere tale che nessuno dovrebbe soffrire il desiderio di cibo e di vestiti.  In altre parole ognuno dovrebbe essere in grado di svolgere sufficiente lavoro che lo mettano in grado di fargli raggiungere i due fini.  E questo ideale può essere universalmente realizzato soltanto se i mezzi di produzione delle elementari necessità di vita rimangono sotto il controllo delle masse.  Questi dovrebbero essere liberamente disponibili a tutti come lo sono, o dovrebbero essere, l’aria e l'acqua di Dio;  non dovrebbero essere resi veicolo di traffico per lo sfruttamento di altri.  Questo monopolio da parte di qualsiasi paese, nazione o gruppo di persone sarebbe ingiusto.  La negazione di questo semplice principio è la causa della nostra indigenza che testimoniamo oggi non soltanto in questa terra infelice ma anche in altre parti del mondo.

La vera economia non milita mai contro il livello etico più elevato e come tutte le vere etiche che vale la pena di nominare, deve allo stesso tempo essere anche una buona economia.  Un'economia che inculca il culto di Mammona e permette al forte di raccogliere ricchezza a scapito del debole, è una scienza falsa e triste.  Significa morte.  L'economia vera, d'altra parte, corrisponde a giustizia sociale, promuove ugualmente il bene di tutti compreso il più debole ed è indispensabile per una vita decente.

Se volessimo ripulire le nostre case, i nostri palazzi e tempi degli attributi di ricchezza e mostrare in loro gli attributi della moralità, potremmo combattere tutte le combinazioni di forze ostili senza le difficoltà di una forza militare pesante.  Cerchiamo in primo luogo il Regno di Dio e la Sua virtù e la promessa irrevocabile è che tutto il resto ci sarà dato in più.  Queste sono economie reali.  Possiamo voi ed io apprezzarle e farle rispettare nella nostra vita!

 

La minima violenza

In senso stretto, nessuna attività e nessuna industria sono possibili senza una certa dose di violenza, non importa quanto piccola.  Anche il processo stesso della vita è impossibile senza una determinata dose di violenza.  Quello che dobbiamo fare è minimizzarla il più possibile.  Effettivamente la stessa parola non-violenza, una parola negativa, significa che è uno sforzo abbandonare la violenza che è inevitabile nella vita.  Di conseguenza, chiunque creda nell’ahimsa si legherà ad occupazioni che implichino la minore violenza possibile.  Quindi, per esempio, non si può immaginare che un uomo che crede nella non-violenza continui a fare il macellaio.  Non che un carnivoro non può essere non-violento .. ma neppure un carnivoro che crede nella non-violenza non si occuperà di shikar e non si impegnerà in guerra o nei suoi preparativi.  Così ci sono molte attività ed occupazioni che necessariamente implicano violenza e che devono essere evitate dall'uomo non-violento.  C’è anche l'agricoltura, senza cui la vita è impossibile, che implica una certa dose di violenza.  Il fattore determinante quindi è: l'occupazione è fondata sulla violenza?  Ma poiché tutte le attività coinvolgono in una certa misura la violenza, tutto quello che dobbiamo fare è minimizzare la violenza che è insita in esse.  Questo non è possibile senza una cuore che crede nella non-violenza.  Si supponga che ci sia un uomo che non faccia vera violenza, che lavori per il suo pane, ma che sia sempre consumato dall’invidia a dalla ricchezza o dalla prosperità degli altri.  Questi non è un non-violento.  Un'occupazione non-violenta è proprio quella occupazione che è fondamentalmente esente dalla violenza e che non coinvolge lo sfruttamento o l’invidia di altri.

L’economia rurale

Ora non ho una prova storica, ma credo che in India ci sia stato un momento in cui l'economia del villaggio sia stata organizzata in base a tali occupazioni non-violente, non in base ai diritti dell'uomo ma sui doveri dell'uomo.  Coloro che si sono dati a tali occupazioni hanno guadagnato la loro vita, il loro lavoro ha contribuito al benessere della Comunità  ...  Il lavoro manuale era al centro di queste occupazioni e non cerano produzioni automatizzate su larga scala.  Per quanto un uomo possa essere soddisfatto della propria terra così tanto quanto ne possa lavorare con il suo proprio lavoro, non può sfruttare altri.  Gli artigiani escludono lo sfruttamento e la schiavitù.  Le macchine produttrici su larga scala concentrano la ricchezza nelle mani di un uomo che signore, sovrasta il resto che viene assoggettato ad esso.  Può provare a stabilire condizioni ideali per i suoi dipendenti, ma è tuttavia sfruttamento che costituisce una forma di violenza.  Quando dico che c’è stato un periodo in cui la società è stata basata non sullo sfruttamento ma sulla giustizia, intendo dire che la verità e l’ahimsa non erano virtù limitate agli individui ma erano praticate dalle comunità.  Considero che la virtù cessi di avere un qualche valore se è circoscritta o possibile solo per gli individui.

 

L’uguaglianza economica

Le disuguaglianze nell'intelligenza e nelle opportunità dureranno fino alla fine dei tempi.  Un uomo che vive sulle rive di un fiume ha ogni giorno più opportunità di raccolti crescenti rispetto a chi vive in un deserto arido.  Ma se le disuguaglianze ci stanno di fronte, anche l'uguaglianza essenziale non deve mancare.

 

La mia idea di società

La mia idea di società è quella per cui mentre siamo nati tutti uguali, ovvero che abbiamo diritto alle stesse opportunità, tuttavia non abbiamo tutti le stesse capacità.  È, nella natura delle cose, impossibile.  Per esempio, non tutti possono avere la stessa altezza, o colore o grado di intelligenza, ecc.;  quindi, secondo la natura delle cose, alcuni avranno capacità di guadagnare di più ed altri  meno.  La gente con  talento avrà di più ed utilizzerà il proprio talento a tal fine.  Se utilizzano gentilmente il loro talento, svolgeranno un lavoro statale.  Queste persone esistono come amministratori, a nessun altra condizione.  Permetterei ad un uomo di intelletto di guadagnare di più, non limiterei il suo talento.  Ma il grosso dei suoi guadagni più elevati deve essere usato per il bene dello Stato, così come i redditi di tutti i figli di un padre vanno in un fondo monetario comune della famiglia.  Avrebbero il loro guadagno solo come amministratori.

Voglio arrivare ad un pareggio di condizioni.  Le classi lavoratrici in tutti questi secoli sono stati isolati e relegati ad una più bassa condizione.  Sono stati definiti shoodras e la parola è stata coniata per significare una condizione inferiore.  Non voglio permettere differenze tra il figlio di un tessitore, di un agricoltore e di un insegnante.

 

Rimuovere le disparità

La mia concezione di uguaglianza economica non significa che tutti avranno lo stesso ammontare.  Significa semplicemente che ognuno dovrebbe avere abbastanza per i suoi bisogni.  ... il significato reale di uguaglianza economica è “a ciascuno secondo il suo bisogno.”  Questa è la definizione di Marx.  Se una singola persona richiedesse tanto quanto un uomo con moglie e quattro bambini, quella sarebbe una violazione dell’uguaglianza economica.  Che nessuno si permetti di giustificare la madornale differenza fra le classi e le masse, il principe ed il povero, dicendo che il primo ha più bisogno dell’altro.  Questo sarà un minimo sofisticato ma è una parodia dei miei argomenti.  Il contrasto fra ricco e povero oggi è una vista dolorosa.  I poveri abitanti dei villaggi sono sfruttati ... dai loro propri connazionali, gli abitanti delle città.  Producono il cibo e sono affamati.  Producono il latte ed i loro bambini ne sono senza.  È scandaloso.  Ognuno deve avere una dieta equilibrata, una casa decente da poterci vivere, facilità di educazione scolastica per i propri bambini e cure mediche adeguate ...  Nell'ambito del mio programma lo Stato farà la volontà della gente e non detterà o imporrà la sua volontà.  Porterò all'uguaglianza economica con la non-violenza, convertendo la gente al mio punto di vista sfruttando le forze dell’amore contro quelle dell’odio.  Non aspetterò di aver convertito la società intera al mio punto di vista, ma comincerò direttamente da me stesso.  Va da se che non posso sperare di determinare l'uguaglianza economica della mia concezione se sono il proprietario di cinquanta automobili o anche di dieci macchine agricole.  A tal fine devo ridurmi al livello del più povero dei poveri.

Tutti devono avere uguali opportunità. Data l’occasione ogni essere umano dovrà avere la stessa possibilità di crescita spirituale.

L'accumulo [ di capitale ] da parte dei privati è impossibile tranne che con mezzi violenti, ma l'accumulo dallo Stato, in una società non-violenta, è non soltanto possibile ma desiderabile ed inevitabile.  [ Nessun uomo ha ] il diritto morale di usare ogni ricchezza materiale o morale che si è procurato da solo o con l'aiuto o la cooperazione di altri membri della società soprattutto per vantaggio personale.

Oggi esiste una grossolana disuguaglianza economica.  La base del socialismo è l’uguaglianza economica.  Non ci può essere Ramarajya allo stato attuale delle differenze inique in cui pochi rotolano nelle ricchezze e le masse non hanno neppure il minimo sostentamento.

La dottrina dell’equa distribuzione

Vogliamo organizzare la nostra potenza nazionale.  Ciò può essere fatto non soltanto adottando i migliori metodi di produzione ma adottando  il migliore metodo sia di produzione che di distribuzione.

Quello di cui l’India ha bisogno non è la concentrazione di capitale nelle mani di pochi, ma la sua distribuzione in modo da essere facilmente raggiungibile dai 7,5 lakhs dei villaggi che compongono questo continente in 1900 miglia di lunghezza e 1500 miglia di larghezza.

Il mio ideale è la equa distribuzione, ma per quanto posso vedere, non deve essere realizzata.  Quindi lavoro per una distribuzione giusta.

La vera implicazione di una equa distribuzione è che ogni uomo avrà i mezzi per soddisfare tutti i suoi bisogni naturali e nient'altro.  Per esempio, se un uomo mangia poco e richiede soltanto un quarto di libbra di farina per il suo pane e un altro ne ha bisogno di un la libbra, entrambi dovrebbero essere nella posizione di soddisfare quanto vogliono.

 

Il nuovo ordine sociale

Per realizzare questo ideale occorre che venga ricostruito l'intero ordine sociale.  Una società basata sulla non-violenza non può nutrire alcun altro ideale.  Possiamo forse non realizzare l'obiettivo, ma dobbiamo sempre tenerlo in mente e lavorare incessantemente per avvicinarci ad esso.  Man mano che progrediremo verso il nostro obiettivo saremo contenti e felici e nella stessa misura avremo ugualmente contribuito alla realizzazione di una società non-violenta.  Per un individuo è perfettamente possibile adottare questo modo di vivere senza dovere aspettare che altri facciano lo stesso.  E se un individuo può osservare una determinata regola di comportamento, ne segue che un gruppo di individui può fare saggiamente lo stesso.  È necessario per me dare risalto al fatto che nessuno deve aspettare necessariamente qualcun altro per adottare un giusto corso.  Gli uomini esitano generalmente ad iniziare se ritengono che l'obiettivo non può essere raggiunto appieno.  Un tale atteggiamento mentale è in realtà un ostacolo da superare.

 

Attraverso la non violenza

Ora lasciatemi considerare come una equa distribuzione possa essere determinata con la non-violenza.  Il primo passo verso di essa, per chi ne ha fatto parte ideale del suo essere, è determinare i cambiamenti necessari nella sua vita personale.  Dovrebbe ridurre i suoi desideri al minimo, considerando la povertà dell'India.  I suoi guadagni esenti da disonestà.  Dovrebbe rinunciare al desiderio di speculare.  La sua abitazione dovrebbe essere in armonia con il suo nuovo modo di vita.  Sarebbe esercitata un’auto-limitazione in ogni sfera di vita  quando avrà fatto tutto il possibile per predicare questo ideale fra i suoi amici ed il suo prossimo.  Effettivamente, alla radice di questa dottrina della equa distribuzione si deve trovare quella dell’amministrazione del ricco per la ricchezza superflua da loro posseduta.  Secondo la dottrina, infatti, non possono possedere un rupia più del loro prossimo.  Come si può determinare questo?  Non-violentemente?  O il ricco dovrebbe essere destituito dei suoi averi?  Per fare questo dovremmo ricorrere naturalmente alla violenza.  Questa azione violenta non può avvantaggiare la società.  La società sarebbe più povera, in quanto perderebbe le capacità di un uomo che sa accumulare ricchezza.  Di conseguenza il senso non-violento è evidentemente superiore.  L'uomo ricco potrà conservare il possesso della sua ricchezza, di cui userà quello che ragionevolmente richiede per i suoi bisogni personali e fungerà da amministratore per il resto che sarà usato dalla società.  In questa discussione si presuppone l'onestà da parte dell'amministratore.

 

Il cambiamento nella natura umana

Mentre un uomo considera se stesso come servo della società, guadagna per lei, si spende a suo beneficio, allora la purezza prende parte ai suoi guadagni e c’è l’ahimsa nella sua impresa.  Inoltre, se le menti degli uomini si indirizzano verso questo modo di vivere, ne deriverà una rivoluzione pacifica della società senza alcuna amarezza.  Ci si può chiedere se la storia in qualunque momento registri un tal cambiamento nella natura umana.  Tali cambiamenti sono certamente avvenuti negli individui.  Forse non si possono individuare in una società intera.  Ma questo significa soltanto che fino ad ora non è stato mai condotto un esperimento su vasta scala della non-violenza.

Applicabilità dell’ahimsa

Per qualche ragione o altra credenza errata abbiamo concepito preminentemente l’ahimsa come un'arma per gli individui ed il cui uso dovrebbe, quindi, essere limitata a quella sfera.  In pratica questo non è il caso.  L’ahimsa è definitivamente un attributo della società.  Convincere la gente di questa verità è al contempo un mio sforzo ed un mio esperimento.  In questa età delle meraviglie nessuno dirà che una cosa o un'idea è senza valore perché è nuova.  Dirlo è impossibile perché è difficile ed ancora non è in consono allo spirito dell'epoca. 

Si vedono quotidianamente nuove concezioni, l'impossibile è omai diventato possibile.  Siamo stati costantemente stupiti questi giorni dalle sorprendenti scoperte nel campo della violenza.  Ma penso che ancora molto di  più le nuove concezioni e le scoperte apparentemente impossibili saranno fatte nel campo della non-violenza.  La storia della religione è piena di tali esempi ... Se, tuttavia, nonostante il massimo sforzo, i ricchi non diventeranno guardiani dei poveri nel senso vero del termine e questi ultimi saranno sempre più schiacciati e moriranno di fame, che cosa dovrà essere fatto?  Nel provare a scoprire la soluzione di questo indovinello, sono stato illuminato dalla non-cooperazione non-violenta e dalla disobbedienza civile quali mezzi giusti ed infallibili.  I ricchi non possono accumulare ricchezza senza la cooperazione dei poveri della società.  L'uomo è stato uso alla violenza dall'inizio, poiché ha ereditato questa capacità dall'animale che è nella sua natura.  E soltanto quando è cresciuta la sua condizione da quadrupede (animale) a bipede (uomo) che la conoscenza della forza dell’ahimsa è fiorita nella sua anima.  Questa conoscenza si è sviluppata in lui lentamente ma con certezza.  Se questa conoscenza penetrasse e si spargesse fra i poveri, diventerebbero forti ed imparerebbero come liberarsi, per mezzo della non-violenza, dalle disuguaglianze schiaccianti che li hanno spinti verso i bordi dell’inedia.

 

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