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Capitolo 14                                       
 

Filosofia di Gandhi

“Il Vangelo dell'Amore”

 

     Simon and Garfunkel - Scarborough Fair Canticle

Contenuto del Capitolo

Il Vangelo dell'Amore - Tutta la vita è una cosa sola - Nazionalismo contro Internazionalismo - Guerra e Pace

La bomba atomica - La strada per la Pace - Il mondo di domani

 

 

 

“Il Vangelo dell'Amore”

La forza coesiva

La forza dell’amore è la stessa forza dell’anima o verità. Abbiamo evidenza del suo operato ad ogni istante. L’universo sparirebbe senza l’esistenza di quella forza. … A migliaia, a decine di migliaia dipendono dall’opera attiva di questa forza. Qualche litigio, nella vita quotidiana di milioni di famiglie, sparisce prima dell’esercizio di questa forza. Centinaia di nazioni vivono in pace. La storia non può annotare questo fatto. La storia è realmente la memoria delle interruzioni del continuo lavorio della forza dell’amore o dell’anima. Due fratelli litigano, uno di loro si pente e risveglia l’amore che giaceva sopito in lui; i due cominciano di nuovo a vivere in pace; nessuno prende nota di questo.  Ma se i due fratelli, attraverso l’intervento di mediatori o per qualche altra ragione, imbracciano le armi o ricorrono alle vie legali – che costituisce un’altra forma della forza bruta -  questo loro fare sarebbe immediatamente ripreso dalla stampa, di loro parlerebbero i vicini e probabilmente passerebbero alla storia.

E quello che è vero per famiglie e comunità è vero per le nazioni. Non c’è ragione di credere che esista una legge per le famiglie ed un’altra per le nazioni. La storia, quindi, è la memoria di una interruzione del corso della natura. La forza dell’anima, essendo naturale, non è annotata dalla storia.

Gli scienziati ci dicono che senza la presenza della forza di coesione fra gli atomi che compongono questo nostro globo, questi crollerebbe a pezzi e noi cesseremmo di esistere; e così come c’è una forza di coesione che avvolge la materia inanimata,  allo stesso modo deve esserci per le cose vive ed il nome per questa forza di coesione fra gli esseri animati è amore. Noi l’avvertiamo tra padre e figlio, fra fratello e sorella, fra amici. Ma dobbiamo imparare ad usare questa forza fra tutti quelli che vivono ed nel suo uso consta la nostra conoscenza di Dio. Dove c’è amore c’è vita; l’odio porta alla distruzione.

Credo che la somma totale dell'energia dell'umanità non debba portarci giù ma tirarci su e questo è il risultato dell’opera predefinita, se inconscia, della legge dell’amore.  Il fatto che l'umanità continui ad esistere mostra che la forza coesiva è più grande della forza disgregativa, la forza centripeta più grande della centrifuga.

 

La legge del nostro essere

La forza bruta è stata l’elemento che ha regolato il mondo per migliaia di anni e l'umanità sta mietendo da allora il suo amaro raccolto, come chi gestisce può intendere.  C’è poca speranza che possa venircene qualche cosa di buono in avvenire.  Chi sa se la luce potrà uscirne in futuro.  Se la luce potrà uscire dall’oscurità, solo allora l’amore potrà emergere dall’odio.

Ho trovato che la vita continua ad esistere in mezzo alla distruzione e, pertanto, ci deve essere una più alta legge che non quella della distruzione.  Soltanto secondo quella legge una società bene ordinata sarebbe comprensibile e la vita degna di essere vissuta.  E se quella è la legge della vita, dobbiamo esercitarla nella vita quotidiana.  Dovunque ci siano stonature, dovunque vi confrontiate con un avversario, conquistatelo con l’amore.  In questo modo grossolano, mi sono comportato nella mia vita.  Questo non significa che tutte le mie difficoltà si siano risolte.  Ho trovato soltanto che questa legge d’amore ha risposto come la legge della distruzione non ha mai fatto.

Se l'amore o la non-violenza non sono la legge del nostro essere ... non c’è scampo da una recrudescenza periodica della guerra, ciascuno cerca di superare l’altro in ferocità. ... Tutti gli insegnanti che sono vissuti non hanno mai predicato quella legge con più o meno vigore.  Se l'amore non fosse legge di vita, la vita non sarebbe sopravvissuta alla morte.  La vita è un trionfo perpetuo sulla morte.  Se c’è una distinzione fondamentale fra l'uomo e la bestia, è il riconoscimento progressivo della precedenza della legge e della sua applicazione in pratica, alla propria vita personale.  Tutti i santi del mondo, antico e moderno, erano, ciascuno secondo la propria immagine e capacità, un'evidenza vivente di quella legge suprema del nostro essere.  Che l'animale che è in noi sembra avere così spesso un facile trionfo è abbastanza vero.  Questo, tuttavia, non confuta la legge.  Mostra la difficoltà a metterla in pratica.  Come sarebbe al contrario con una legge che è alta quanto la verità in se?  Quando la pratica della legge diventerà universale, Dio regnerà sulla terra come fa in cielo.  Non ho bisogno di ricordare che la terra ed il cielo sono in noi.  Conosciamo la terra, ma siamo estranei al cielo che è in noi.  Se si concede questo per qualcuno, la pratica dell’amore è possibile; è arrogante non concedere anche la possibilità di praticarla a tutti gli altri.  Nostri antenati non molto remoti erano dediti al cannibalismo e a molte altre pratiche che oggi definiremmo ripugnanti.  Non c'è dubbio che in quei giorni, se ci fosse stato Dick Sheppard, sarebbe stato deriso e probabilmente messo alla berlina se avesse predicato (loro) la dottrina sconosciuta di rifiutare il cannibalismo.

La storia è un'annotazione di guerre perpetue, ma stiamo provando a fare la nuova storia e dico questo come rappresentante del pensiero nazionale per quanto interessato alla non-violenza.  Ho riflettuto sulla dottrina della spada, ho valutato le sue possibilità e sono giunto alla conclusione che il destino degli uomini deve sostituire la legge della giungla con la legge dell’amore cosciente.

Dove c’è l’amore c’è anche Dio.

L’amore non chiede mai. Dà sempre. L’amore soffre sempre, non si risente mai, non chiede rivincita a se stesso.

 

Regola per servire

La regola più sicura di comportamento è quella di esigere disponibilità quando desideriamo prestare un servizio e di non insistere sulla disponibilità quando vogliamo far valere un diritto.  Infatti, ho applicato questa regola di vita, che definisco la regola d’oro di comportamento, anche per i rapporti tra le province dell’India. … Non conosco un altro metodo per mantenere buoni rapporti nelle relazioni umane e sono confortato nelle mie conclusioni da una lunga esperienza pluriennale secondo cui, là dove ci sia stata un'interruzione del rispetto di questa regola d’oro, ci sono stati litigi e perfino qualche testa rotta. ...

 

Parità di trattamento

[ Il mio scopo principale ] è la parità di trattamento per tutta l’umanità e questa parità di trattamento significa un’uguaglianza di servizio.

Benché [ gli uomini ] non abbiano tutti la stessa età, la stessa altezza, la stessa pelle e lo stesso intelletto, queste disuguaglianze sono provvisorie e superficiali, l'anima che è nascosta sotto questa crosta terrena è una e la stessa per tutti gli uomini e le donne di tutte le latitudini. … C’è un'unità reale e sostanziale in tutta la diversità che ci circonda.  La parola disuguaglianza ha insita cattiveria e asprezza d’animo ed ha condotto ad arroganza e ad inumanità, sia nell'est che nell'ovest.  Quello che è vero per gli uomini è anche vero per le nazioni, che sono  gruppi di uomini.  La dottrina falsa e rigida della disuguaglianza ha condotto allo sfruttamento insolente delle nazioni dell'Asia e dell'Africa.  Chi sa che l’attuale capacità dell'ovest a depredare l'est non sia un segno di superiorità dell’Occidente  ed una inferiorità dell’Oriente?

Le forme sono molte, ma lo spirito d'informazione è uno.  Come può esserci posto per le distinzioni tra massimo e minimo là dove ci sia questa unità fondamentale di base che abbraccia tutta la diversità esteriore?  Per questo è un fatto incontrarsi ad ogni passo nella vita quotidiana.  L'obiettivo finale di tutta la religione è quello di realizzare questa unicità essenziale?

Credo nella universalità della legge dell’amore che non fa distinzioni.

Non ho conosciuto distinzioni fra parenti ed estranei, connazionali e stranieri, bianchi e di colore, Indù ed indiani di altre fedi, siano essi Musulmani, Pari, Cristiani o Ebrei.  Posso dire che il mio cuore è stato incapace di fare qualsiasi distinzione.  Non posso dichiarare questo come una speciale virtù, perché parte della mia stessa natura, quanto piuttosto il risultato di un qualche sforzo da parte mia, come nel caso dell’AHIMSA (non-violenza), della BRAHMACHARYA (celibato), dell’APARIGRAHA (non-possesso) e di altre virtù cardinali, del cui continuo tentativo di coltivarne la cultura sono pienamente cosciente.

Dobbiamo allargare il cerchio del nostro amore finché non abbracci l’intero villaggio;  il villaggio a sua volta deve comprendere il distretto, il distretto la provincia e così via finché la portata del nostro amore si trasformi in un solo capolinea con il mondo.

Stiamo vivendo periodi in cui i valori stanno subendo dei rapidi cambiamenti.  Non siamo soddisfatti di risultati lenti.  Non siamo soddisfatti soltanto del benessere dei nostri propri compagni di casta, e neppure del nostro proprio paese.  Riteniamo o desideriamo ritenerlo per tutta l’umanità.  Tutto questo è un grande aumento della ricerca dell'umanità verso il suo obiettivo.

Il mio appello a voi … è quello di purificare i vostri cuori ed avere carità.  Rendete i vostri cuori vasti quanto l'oceano. ... Non giudicate gli altri affinché non siate giudicati.  C’è quel Giudice Supremo che può giustiziarvi, ma Egli vi lascia vivere.  Ci sono così tanti nemici in voi ed intorno a voi, ma Lui vi protegge e vi considera con un occhio di riguardo.

Mutua tolleranza

Una regola doro di comportamento ... è la tolleranza reciproca, considerando che non penseremo mai tutti allo stesso modo e vedremo sempre la verità frammentata e da differenti punti di vista.  La coscienza non è la stessa cosa per tutti.  Mentre, quindi, è una buona guida per il comportamento individuale, l'imposizione di quel comportamento su tutti sarà un'interferenza insofferente con la libertà di coscienza di ognuno. ... Anche fra le persone più coscienziose, ci sarà sufficiente posto per oneste divergenze di opinione.  L'unica regola possibile di comportamento in tutta la società civilizzata è, quindi, la tolleranza reciproca.

Il perdono è una qualità dell'anima e quindi, una qualità positiva.  Non è negativa.  “Domina la rabbia”, dice il Signore Buddha, “con la calma”.  Ma che cos’è la “calma”?  È una qualità positiva e significa virtù suprema di carità o d'amore. 

Dovete essere pronti a questa virtù suprema che deve esprimersi nel vostro andare incontro verso l’uomo arrabbiato; accertate con lui la causa della sua rabbia, fate ammenda se avete dato o causato offesa, altrimenti familiarizzate con lui per il suo errore  e convincetelo che è sbagliato provocare questa consapevolezza della qualità dell'anima e consigliategli di esercitarsi.  Elevate non soltanto l'uomo ma l'atmosfera circostante.  Naturalmente, soltanto chi ha quell'amore lo eserciterà.  Questo amore può certamente essere coltivato con uno sforzo incessante.

Quello che è vero per gli individui è vero per le nazioni.  Si può non perdonare troppo.  Il debole non perdona mai troppo.  Il debole non perdona mai.  Il perdono è l'attributo del forte.

 

La Verità

Rifiuto di ritenere sospetta la natura umana.  La sua volontà è limitata per rispondere a tutte le azioni nobili ed amichevoli.

Non c’è in me alcuna diffidenza verso gli uomini e l'umanità. Essi risponderanno prima a Dio, per cui perchè dovrei preoccuparmi?  Là dove la mia missione è indirizzata, il mio pensiero è attivo e provo a desiderare tutto il bene nonostante i dubbi e la sfiducia.  Soffrirò l'agonia se questo deve essere il mio destino.  Ma non posso bloccarmi mentre posso lottare contro la malvagità.

La fiducia reciproca e l'amore reciproco sono ne fiducia ne amore.  L'amore reale è amare chi vi odia, amare il vostro prossimo anche se diffidate di lui.  Ho sani motivi per diffidare del mondo ufficiale inglese.  Se il mio amore è sincero, devo amare l'inglese nonostante la mia diffidenza.  Di che profitto sarà il mio amore, se è soltanto a condizione che mi fidi del mio amico?  Anche i ladri fanno così.  Diventano nemici solo dopo che è andata la fiducia.

 

Dalla bocca dei bimbi

Credetemi, dalla mia esperienza di centinaia, stavo per dire migliaia, di bambini, so che essi hanno forse un senso più fine dell’onore di quanto lo si abbia voi ed io.  La lezione più grande di vita, se ci chinassimo e fossimo umili, la impareremmo non dagli uomini cresciuti e colti, ma dai cosiddetti bambini ignoranti.  Gesù non pronunciò mai una verità più alta di quando ha detto che la saggezza viene fuori dalla bocca dei bambini.  Lo credo.  Ne ho avuto un’esperienza diretta: se ci avvicinassimo ai bambini con umiltà ed innocenza, impareremmo la saggezza da loro.

 

Un mondo di pace

Ho imparato questa lezione: quello che è impossibile all’uomo è giocare con Dio come bambini e se avessimo fede in quella divinità che presiede sul destino dei più meschini della sua creazione, non avrei dubbio che tutte le cose possano realizzarsi;  e in questa speranza finale, vivo e passo il mio tempo nel tentativo di obbedire alla Sua volontà. … Se dobbiamo raggiungere la pace reale in questo mondo e se dobbiamo continuare una lotta reale contro la guerra, dovremo cominciare dai bambini;  se cresceranno nella loro innocenza naturale, non dovremo lottare, noi non dovremo passare inutili e oziose risoluzioni, ma andremo da amore ad amore e da pace a pace, finché alla fine tutti gli angoli del mondo siano ricoperti di quella pace e di quell’amore per cui, coscientemente o inconsciamente, il mondo intero sta bramando.

 

La forza dell’anima

Ogni momento della mia vita mi rendo conto che Dio mi mette alla prova.

Se potessi diffondere l'uso della forza dell’anima, che è un altro nome per la forza dell’amore, al posto della forza bruta, so che potrei presentarla all’India che potrebbe sfidare il mondo intero per farlo suo alla peggio.  Durante la stagione e fuori dalla stagione, quindi, mi prenderò cura di esprimere nella mia vita questa legge eterna di sofferenza e la presenterò perché sia accettata a coloro che se ne preoccupano; e se parteciperò a qualunque altra attività, sarà solo per mostrare la superiorità incomparabile di questa legge.

Avendo lasciato da parte la spada, non c’è niente tranne una tazza d’amore che io possa offrire ai miei oppositori.  Ed è offrendo quella tazza che cerco di renderli più vicini a me.  Non posso pensare ad una inimicizia permanente fra gli uomini e credere, come faccio, nella teoria della reincarnazione; io vivo nella speranza che, se non in questa vita, in un’altra, potrò stringere tutta l'umanità in un amichevole abbraccio.

Una missione d’amore

È perfettamente vero, devo ammetterlo in tutta umiltà, che per quanto indifferente possa essere, io tento di rappresentare l'amore con ogni fibra del mio essere.  Sono impaziente di realizzare la presenza del mio Creatore, che per me rappresenta la Verità e, nella mia vita trascorsa, ho scoperto che, se avessi dovuto realizzare la Verità, avrei dovuto obbedire, anche a costo della vita, alla legge dell’amore.  Ed essendo stato benedetto con i bambini, ho scoperto che la legge dell’amore potrebbe essere meglio capita ed imparata prendendo ad esempio i bambini piccoli.  Se non fosse stato per noi, loro genitori poveri ed ignoranti, i nostri bambini sarebbero perfettamente innocenti. 

Credo implicitamente che i bambini non siano birichini nel senso cattivo del termine.  Se i genitori si comportassero bene mentre il bambino si sviluppa, prima e dopo la nascita, come è ben noto, il bambino obbedirebbe istintivamente alla legge della verità e dell’amore.  E quando nella mia vita ho capito questa lezione, ho cominciato un cambiamento graduale ma ben definito della stessa.  Non vi propongo la descrizione delle diverse fasi attraverso cui questa mia tempestosa vita è passata;  ma posso soltanto, in verità ed umiltà perfetti, testimoniarvi il fatto che fino al punto in cui ho rappresentato l'amore nella mia vita, in pensieri, parole e azioni, ho realizzato che “la Pace va capita”. Ho confuso molti dei miei amici quando hanno notato in me la pace che invidiavano e mi hanno chiesto la causa di quella condizione impagabile.  Non sono riuscito a spiegarne la causa ma ho solo detto loro che, se i miei amici trovavano quella pace in me, era dovuto al tentativo di obbedire a quella legge più grande del nostro essere.

Ogni momento della mia vita provo a farmi guidare dall’Ahimsa, dall’amore. Sono essenzialmente un amante della pace. Non voglio creare dissensi. Ed assicuro i miei oppositori che non farò una singola cosa che io reputo possa essere contraria alla verità ed all’amore.

Non ho armi che l’amore per esercitare la mia autorità su chiunque.

Il mio obiettivo è l’amicizia con il mondo e posso unirmi alla più grande opposizione al male.

Ho una fede implicita nella mia missione che, se ha successo, come voglio che ne abbia, sarà ricordata dalla storia come un movimento finalizzato ad unire insieme tutta la gente del mondo, non l’un l’altro ostili, ma come parte di un unico insieme.

 

 

Tutta la vita è una cosa sola

 

 

Unità con tutti

La mia etica non solo mi permette di dichiararlo ma mi chiede di unirmi non semplicemente con la scimmia ma anche col cavallo, la pecora , il leone ed il leopardo, il serpente e lo scorpione. Non è necessario che questi siano apparentati fra di loro. La dura etica che regola la mia vita e che io ritengo debba regolare ogni uomo o donna, ci impone questo obbligo unilaterale. E ci è imposto perché solo l’uomo è fatto ad immagine di Dio. Che qualcuno di noi non riconosca questo nostro stato non fa differenza, eccetto che poi non godiamo il beneficio dello stato, così come un leone allevato da una pecora, possa non riconoscere il suo proprio stato e quindi non riceverne i relativi benefici; ma esso gli appartiene comunque, e nel momento in cui sarà realizzato il leone comincerà ad esercitare il suo dominio sulla pecora. Ma nessuna pecora mascherata da leone potrà mai ottenere uno stato leonino. E, per provare la proposizione per cui l’uomo è fatto ad immagine di Dio, non è sicuramente necessario mostrare che tutti gli uomini bisogna che riconoscano di esibire quell’immagine nella loro persona. È sufficiente mostrare che almeno un uomo lo faccia. E si vuole negare che il più grande insegnate religioso del genere umano abbia esibito l’immagine di Dio con la propria persona?

Credo di essere saturo di Ahimsa – la non-violenza. L’Ahimsa e la Verità sono come i miei due polmoni. Non posso vivere senza di loro. Ma ogni momento vedo con più e più chiarezza l’immensa forza dell’Ahimsa e la piccolezza dell’uomo.

 

La non-violenza imperfetta

Neppure l'abitante della foresta può essere completamente esente dalla violenza, nonostante la sua pietà illimitata.  Con ogni respiro commette una certa quantità di violenza.  Il corpo in se è un  macello e, quindi, Moksha e l’Eterna Estasi sono perfettamente liberi dal corpo e, pertanto, tutto il piacere, fatta eccezione per la gioia di Moksha, è evanescente, imperfetta.  In questo caso, dobbiamo bere molta dell’amara violenza nella vita di tutti i giorni.

Tutta la vita nella carne esiste per qualche HIMSA (si può considerarla come una necessaria violenza portata agli altri esseri per garantire la propria sopravvivenza fisica n.d.t.).  Quindi, la più alta religione è stata definita con una parola negativa;  AHIMSA (che a questo punto potremmo tradurre in “assenza della HIMSA” cioè assenza di violenza o alla Gandhi “legge dell’amore” n.d.t.).  Il mondo è legato da una catena di distruzioni.  In altre parole la HIMSA è una necessità inerente la vita nel corpo.  Ecco perchè un votato dell’AHIMSA prega sempre per l'ultima liberazione dalla schiavitù della carne.

Sono fin troppo conscio del fatto che il mio desiderio di continuare la vita nel corpo mi costringe ad una HIMSA costante.  Ecco perchè sto diventando sempre più indifferente a questo mio corpo fisico.  Per esempio, so che durante la respirazione, distruggo innumerevoli germi invisibili che galleggiano nell'aria.  Ma non smetto di respirare.  Il consumo di verdure coinvolge la HIMSA, ma trovo che non posso rinunciarvi.  Di nuovo, c’è la HIMSA nell'uso degli antisettici, tuttavia non si può fare a meno dell'uso dei disinfettanti come il cherosene, ecc., per sbarazzarsi di parassiti come la zanzara e simili.  Soffro nel dover uccidere i serpenti nel Ashram quando è impossibile acchiapparli e metterli in condizione di non nuocere.  Tollero persino l'uso del bastone nel guidare le mucche nell’ Ashram.  Quindi, non c’è fine della HIMSA che io commetta direttamente. ... Se, come conseguenza di questa mia umile confessione, gli amici scegliessero di rinunciare a me, sarei spiacente, ma niente mi indurrebbe a provare a celare le mie imperfezioni nella pratica dell’AHIMSA.  Quello che posso dire per me è che sto incessantemente provando a capire le implicazioni dei grandi ideali come l’AHIMSA e a praticarli nel pensiero, nella parola e nell’azione, come penso, con un  certo successo.  Ma so che ho ancora una lunga distanza da coprire in questa direzione.

 

Vivisezione

Non mi sono opposto al progresso della scienza in quanto tale.  Al contrario, lo spirito scientifico dell’Occidente chiede la mia ammirazione e, se questa ammirazione è condizionata, è perché lo scienziato occidentale non prende nota della creazione più piccola di Dio.  Aborro la vivisezione con tutta la mia anima.  Detesto il macello imperdonabile di vite non colpevoli in nome della scienza e della cosiddetta umanità e di tutte le scoperte scientifiche macchiate con sangue innocente e considerabili di nessuna utilità.  Se la teoria della circolazione del sangue non potesse essere scoperta senza la vivisezione, il genere umano avrebbe potuto farne a meno.  E vedo chiaramente albeggiare il giorno in cui lo scienziato onesto dell’Occidente metterà limiti agli attuali metodi di ricerca della conoscenza.

L’ordine più basso

Le misure future prenderanno nota non soltanto della famiglia umana ma di tutti quelli che vivono e così come stiamo lentamente ma certamente scoprendo che è un errore supporre che l’Indù possa prosperare sulla degradazione di un quinto di se stesso e che la gente dell'Ovest possa crescere o vivere sullo sfruttamento e sulla degradazione delle nazioni orientali ed africane, allo stesso modo realizzeremo, nella pienezza del tempo, che il nostro dominio sopra l'ordine più basso della creazione non è finalizzato al loro macello, ma al loro beneficio ed al nostro.  Sono sicuro che siano dotati di un’anima quanto lo sia io.

L’ulteriore procedere della civilizzazione sembra impiegare una  crescente dominazione dell'uomo sulla bestia, insieme ad un crescente metodo umano di usarli.  Ci sono tre scuole di umanitari.  La prima crede nella sostituzione della forza animale con l'uso di una qualsiasi altra forza.  Un’altra crede di trattare gli animali come esseri simili e farne l’uso consentito dallo  spirito di fratellanza.  La terza non userà gli animali per gli scopi egoisti dell'uomo, ma ne impiegherà la forza e quella degli altri esseri simili fino al punto in cui questi ultimi si prestino volontariamente ed intelligentemente.  Appartengo alla terza scuola.

 

Alla mercè delle uccisioni

Non posso sopportare di vedere un cane, o per questo ogni altro essere vivente, soffrire impotente le torture di una morte lenta. Non uccido un essere umano nelle stesse circostanze perché ho più speranza di rimediare. Ucciderei un cane nella stessa situazione perché nel suo caso non ho rimedi. Se mio figlio dovesse essere attaccato dalla rabbia e non ci fossero rimedi per alleggerire la sua agonia, dovrei considerare mio dovere togliergli la vita. Il fatalismo ha i suoi limiti. Lasciamo le cose al fato dopo aver esaurito tutti i tentativi. Uno dei rimedi e l’ultimo per alleviare l’agonia di un bambino torturato è quello di togliergli la vita.

Non dovrei uccidere un essere umano per proteggere una mucca come non ucciderò una mucca per salvare una vita umana per quanto sia sempre preziosa.

Nella mia mente la vita di un agnello non è meno preziosa di quella di un essere umano.  Non voglio uccidere un agnello per amore di un corpo umano.  Ritengo che la creatura più indifesa, sia quella che ha più diritto ad essere protetta dall'uomo contro la crudeltà dell'uomo.

 

Il problema delle bestie velenose

Non voglio vivere a costo della vita anche di un serpente. Dovrei lasciarmi mordere a morte piuttosto che ucciderlo, ma è probabile che, se Dio mi pone in questa prova crudele e permette al serpente di assalirmi, non posso avere il coraggio di morire, ma la bestia che è in me può farsi valere ed io posso uccidere il serpente per difendere questo corpo deperibile. Ammetto che il mio credo non sia così radicato in me per garantire questa mia enfatica posizione secondo cui non ho paura dei serpenti in quanto  vorrei vederli amici nella stessa misura in cui sono capace di renderli tali. È mia implicita fede ritenere che serpenti, tigri, ecc. siano la risposta di Dio alla velenosità, alla malvagità ed ai cattivi pensieri che nutriamo. … Credo che tutta la vita sia una cosa sola. I pensieri prendono una forma definita. Tigri e serpenti hanno una parentela con noi. Ci avvertono di evitare di nutrire il male, la malvagità, i lascivi pensieri. Se volessi liberare la terra dalle bestie velenose e dai rettili, dovrei liberarmi dei pensieri velenosi. Non farò così se, nella mia impaziente ignoranza e nel mio desiderio di prolungare l’esistenza del corpo, cercherò di uccidere le così dette bestie velenose ed i rettili. Se non cercherò di difendere me stesso contro tali animali nocivi morirò e dovrei rinascere come uomo migliore e più degno. Con questa fede che è in me come potrei uccidere l’essere-amico che è nel serpente?

... Stiamo vivendo nel mezzo della morte, cercando di aggrapparci alla Verità.  Forse è probabile che siamo assaliti pericolosamente ad ogni istante della nostra vita, e nonostante la nostra conoscenza del pericolo e della nostra esistenza rischiosa, l’indifferenza che mostriamo per la fonte di tutta la vita eccelle soltanto la nostra arroganza stupefacente. ...  Il mio intelletto si ribella contro la distruzione di tutta la vita in qualunque forma si manifesti.  Ma il mio cuore non è abbastanza forte da mostrarsi  amico a queste creature che, come l’esperienza ha indicato, sono distruttive.  Il linguaggio della riservatezza convincente, che viene dall’esperienza reale, mi fa sbagliare e continuerà a fare così, a condizione che sia abbastanza vigliacco da temere i serpenti, le tigri e simili.

Veramente credo che l'abitudine dell'uomo ad uccidere l’uomo al minimo pretesto abbia oscurato la sua ragione ed egli si assume le libertà con le altre vite che dovrebbe rabbrividire nell’uccidere se realmente credesse che Dio sia un Dio di Amore e di Misericordia.  Comunque, per timore della morte, posso uccidere le tigri, i serpenti, le pulci, le zanzare e simili, ma prego sempre per essere illuminato affinché mi liberi del timore della morte e rifiuti di uccidere; conosco un modo migliore: con la pietà che mi è stata educata insegnerò ad aver pietà di loro.

 

L’ideale più alto

La mia non-violenza non è soltanto bontà per tutte le creature viventi.  Come si potrà comprendere ho posto l'enfasi sulla sacralità della vita delle altre specie viventi nel Jainismo.  Ma quello che  non può mai significare è che si deve essere buoni verso questa vita preferendola alla vita umana.  Mentre scrivo sulla sacralità della vita, ritengo che la sacralità della vita umana sia stata assunta per assodata.  A quest’ultima è stata data troppa enfasi.  E mettendola in pratica, l'idea ha subito una distorsione.  Per esempio, ci sono molti che possono provare soddisfazione nel nutrire le formiche.  Sembrerebbe che la teoria si sia trasformata in un dogma di legno e senza vita.  L'ipocrisia e la distorsione sono passati correntemente con lo pseudonimo di religione.  L’AHIMSA è il più alto ideale.  È significativo per il coraggioso, mai per il codardo.  Ottenere benefici dall'uccisione di altri ed illudersi credendo che si sia stati molto religiosi e non-violenti, sono un puro auto-inganno.

 

La dottrina del non uccidere

La mia AHIMSA è proprio mia.  Non posso accettare nella sua interezza la dottrina della non-uccisione degli animali.  Non mi sento di salvare la vita di questi animali che divorano o che feriscono l'uomo.  Considero sbagliato incoraggiare l'aumento della loro progenie.  Di conseguenza, non darò da mangiare alle formiche, alle scimmie o ai cani.  Non sacrificherò mai la vita dell'uomo per conservare la loro.  Pensando con queste linee guida, sono giunto alla conclusione che eliminare le scimmie, che sono diventate una minaccia al benessere dell'uomo, sia perdonabile.  Questa uccisione si trasforma in un dovere.  La questione può porsi quanto a perchè questa regola non dovrebbe anche applicarsi agli esseri umani.  Non può perché comunque sbagliata, essi non sono come noi.  Diversamente dall'animale, Dio ha dato all’uomo la facoltà della ragione. 

La vera AHIMSA richiede che, se dobbiamo conservare tanto la società quanto noi stessi dal danno delle scimmie e simili, dobbiamo ucciderle.  La regola generale è che dobbiamo evitare la violenza nella massima misura possibile.  La Non-violenza verso la società è necessariamente differente da quella verso l'individuo.  Una vita separata dalla società può resistere a tutte le precauzioni, non così la società in quanto tale.

Nessuna cultura dell’isolamento per me

Non voglio che la mia casa sia fortificata su tutti i lati e che le mie finestre siano blindate.  Voglio che le culture di tutte le terre saltino liberamente nella mia casa così come possibile.  Ma rifiuto di essere scalzato da qualcuno.  Rifiuto di vivere nelle case della gente come un intruso, un mendicante o uno schiavo.

Niente può essere più lontano dal mio pensiero del fatto che dovremmo diventare esclusivi o che dovremmo erigere delle barriere.  Ma sostengo rispettosamente che un apprezzamento di altre culture può essere opportunamente seguito, ma mai precedendo un apprezzamento ed un'assimilazione della nostra.  È mia ferma opinione che nessuna cultura abbia così ricchi tesori come la nostra.  Non l’abbiamo conosciuta, siamo stati costantemente incitati a disapprovarne lo studio e a svalutarne il valore.  Abbiamo quasi smesso di viverla.  Una sua comprensione accademica senza pratica è come un corpo imbalsamato, forse bello da guardare, ma niente che ispiri o nobiliti.  La mia religione mi proibisce di sminuire o ignorare altre culture, poichè insiste sotto pena del suicidio civile nell’assorbirla e viverla come mia.

 

La cultura indiana: una sintesi

È una sintesi delle differenti culture che sono venute a stare in India, che hanno influenzato la vita indiana e che, a loro volta, sono state esse stesse influenzate dallo spirito di questa terra.  Questa sintesi sarà naturalmente lo Swadeshi, in cui ad ogni cultura è assicurato il suo posto legittimo. …

La [ civiltà indiana ] è una mescolanza di culture rappresentate dalle diverse fedi ed influenzate dagli ambienti geografici con cui tali culture sono venute a contatto.  Così la cultura islamica non è la stessa in Arabia, Turchia, Egitto ed India, ma è influenzata dalle condizioni dei rispettivi paesi.  La cultura indiana è quindi indiana.  Non è ne indù, ne islamica, ne interamente qualsiasi altra.  È una fusione di tutte ed essenzialmente è orientale.  E tutti coloro che si reputino indiani sono costretti ad apprezzare molto quella cultura, ad esserne il loro amministratore e a resistere a tutti gli attacchi portati ad essa.

La cultura indiana dei nostri tempi è nel fare.  Molti di noi si stanno impegnando a produrre una miscela di tutte le culture che sembrano oggi essere in disaccordo tra loro.  Nessuna cultura può vivere se tenta di essere esclusiva.  Non c’è oggi in India qualcosa come la cultura della pura razza Ariana.  Che gli Ariani siano indigeni dell’India o intrusi non benvenuti non mi interessa molto.  Quello che mi interessa è il fatto che i  miei antenati remoti si sono mescolati tra loro con la massima libertà e la generazione attuale é il risultato di quella fusione.  Solo il futuro mostrerà se stiamo facendo qualcosa di buono per il paese della nostra nascita e per il piccolo globo che ci sostiene o se costituiamo una difficoltà.

Tutte le genti di fedi differenti che hanno vissuto insieme in amicizia hanno prodotto una meravigliosa miscela di culture di cui o ci sforzeremo di perpetuare e rinforzare sempre più la figura, o di cui perderemo traccia nel giorno in cui ci sarà soltanto una religione rappresentativa degli Indù e ripercorreremo i nostri passi verso quella cultura esclusiva.  Ed è anche possibile che noi non si sia capaci di trovare una qualche data storica e se ci riusciamo e ripercorriamo i nostri passi, noi getteremo la nostra cultura di nuovo a quel brutto periodo e giustamente meriteremo l’esecrazione dell'universo.

 

La cultura occidentale

Di me stesso, mentre ho liberamente riconosciuto il mio debito alla cultura dell’Occidente, posso dire che qualsiasi servizio io sia in grado di dare alla nazione, è dovuto interamente alla mia acquisizione della cultura Orientale fino al punto che è stato possibile.

La civiltà Europea è senza dubbio adatta agli Europei ma significherà la rovina dell’India se tenteremo di copiarla. Questo non vuol dire che noi non si possa adottare o assimilare quanto ci sia di buono e sia assimilabile da noi di essa, come non significa che perfino gli Europei non dovranno separarsene  anche se il male si è furtivamente introdotto in essa. La ricerca incessante di comodità materiali ed il loro moltiplicarsi è come un male; e dico a grandi lettere che gli stessi Europei devono rimodellare la loro prospettiva se non vogliono perire sotto il peso delle comodità di cui sono diventati schiavi. Può essere che la mia interpretazione sia sbagliata, ma so che per l’India agire così dopo il Golden Fleece (letteralmente: “Vello d’Oro”; il testo originario non riporta una spiegazione del termine ma è probabile che qui si faccia riferimento al bottino inglese derivante dalla sua dominazione dell’India  n.d.t.) sarebbe come corteggiare la morte. Incidiamo sui nostri cuori il motto di un filosofo occidentale: “pianifica vivendo e pensa alla grande”. Oggi è certo che a milioni (si riferisce ai milioni di poveri dell’India) non possano avere una vita dignitosa e quei pochi di noi che professano di voler fare il pensiero delle masse, nella vana ricerca di una vita migliore, corrono il rischio di pensare ad una missione di più alto respiro.

 

La dominazione culturale dell’Occidente

Credo che nessun altro possa proteggere la nostra cultura per noi. Dobbiamo proteggerla noi stessi e non distruggerla con la nostra follia.

Benché siamo politicamente liberi, siamo a mala pena esenti dalla sottile dominazione dell'Occidente.  Non ho niente da dire a quella scuola di politici che ritengono che la conoscenza possa venire soltanto dall'Occidente.  Ne ritengo di dover credere che niente di buono sia uscito dall'Occidente.  Temo, tuttavia, che non siamo ancora in grado di venire ad una decisione corretta in materia.  C’è da sperare che non vi siano contese e che, pur sembrando essere politicamente liberi dalla dominazione straniera, il semplice fatto ci renda liberi dalla più sottile influenza della lingua e del pensiero stranieri.

 

L’Asia per gli asiatici

Io così non sottoscrivo la dottrina “dell'Asia per gli Asiatici”, se significa una combinazione anti-Europea.  Come possiamo avere l’Asia per gli Asiatici senza essere contenti di lasciare che l'Asia rimanga una rana nel pozzo?  Ma l'Asia non può permettersi di rimanere una rana nel pozzo.  Ha un messaggio per la vita del mondo intero e solo questo messaggio vivrà fino alla fine del mondo.  C’è l’impronta dell’influenza Buddista sull’intera Asia che include l'India, la Cina, il Giappone, la Birmania, e gli stati di Ceylon e Malesia.  Ho detto al Birmanese ed al Ceylonese che erano buddisti di nome, l’India è buddista in realtà.  Direi la stessa cosa in Cina e in Giappone.  Ma affinché l'Asia sia non per l'Asia ma per il mondo intero, deve reimparare il messaggio del Buddha e portarlo al mondo.  Oggi é negato dappertutto.  Io ... non ho un messaggio da darvi se non questo che dovete essere fedeli alla vostra eredità del passato.  Il messaggio ha 2.500 anni, ma ancora non è stato vissuto veramente.  Ma che cosa sono 2.500 anni?  Sono ma un infinitesimo nel ciclo del tempo.  Il fiore pieno della non-violenza che sembra appassire deve ancora fiorire pienamente.

Spero che tutti i rappresentanti... dei differenti paesi asiatici si sforzino ai loro massimi livelli per avere un mondo unico.  Dovranno pensare ai mezzi ed ai modi per realizzare questo obiettivo.  Se lavoreremo con una forte determinazione, senza dubbio, nella nostra stessa generazione, realizzeremo certamente questo sogno. ... Non vorrò vivere in questo mondo se non sarà unico.  Certamente, vorrei vedere questo sogno realizzato nel corso della mia vita.  Tutti gli occhi sono puntati su di lei, l'India, in particolare su quelle dell'Asia e dell'Africa ...  L'India ha riportato una vittoria morale sulla Gran Bretagna perché ha combattuto con la non-violenza ed ecco perchè i paesi asiatici sperano in una sua guida appropriata.  È dovere di ogni indiano non credere alle loro speranze.  Se l'Asia e l'Africa avranno il giusto capo dato loro dall'India, questi cambierà la faccia del mondo.

Un solo mondo

Dio ha ordinato questo mondo in modo che nessuno possa tenere esclusivamente per se la sua bontà o la sua cattiveria.  Il mondo intero è come il corpo umano con le sue varie membra.  Il dolore in una delle sue membra è risentito dall’intero corpo.  La cancrena di una parte avvelena inevitabilmente l’intero sistema.

L'uomo dovrebbe volere sinceramente il benessere di tutta la creazione di Dio e pregare perchè abbia la forza di fare così.  Nel volere il benessere di tutti si trova il proprio benessere;  chi vuole soltanto il suo  benessere o quello della sua comunità è un egoista e non può mai esserci bene con lui.

(Un mondo unico n.d.t.) È aperto a entrambi i nuovi stati [ l'India ed il Pakistan ] ... una famiglia di stati indipendenti del mondo che necessariamente non hanno più bisogno degli eserciti interni.  Non posso immaginare un'India che si lasci andare ad una politica poliziesca là dove diventi una minaccia per la pace del mondo. ... Se fosse realizzata, con lo sforzo dell'India, una federazione degli stati liberi ed indipendenti del mondo, la speranza del regno di Dio, altrimenti denominato Ramarajya, potrebbe essere nutrita legittimamente.

 

L’UNESCO

Sono profondamente interessato agli sforzi dell' UNESCO (United Nations Economic Social and Cultural Organization) per assicurare la pace tramite le attività educative e culturali.  Apprezzo pienamente il fatto che la sicurezza reale e la pace duratura non possano essere assicurate se alla lunga persistono disuguaglianze estreme nella formazione e nella coltura come ci sono fra le nazioni del mondo.  La luce deve essere trasportata anche alle sedi più remote dei paesi meno fortunati che sono in una relativa oscurità e penso che, a tale scopo, le nazioni che hanno sistemi economici ed educativi più avanzati abbiano anche una speciale responsabilità.

 

 

Nazionalismo contro internazionalismo

 

 

Il nazionalismo indiano

Voglio la libertà per il mio paese in modo che altri paesi possano imparare qualcosa dal mio paese libero e in modo che le risorse del mio paese, possano essere utilizzate a favore dell'umanità.  Comunque, poichè il culto del patriottismo ci insegna che oggi l'individuo deve morire per la famiglia, quest’ultima deve morire per il villaggio, il villaggio per il distretto, il distretto per la provincia e la provincia per il paese; nondimeno il paese deve essere libero affinché possa morire, se necessario, a beneficio del mondo.  Il mio amore, quindi, per il nazionalismo o per la mia idea di nazionalismo è per il mio paese affinché possa diventare libero e se necessario, possa morire per garantire la vita della razza umana.  Qui non c’è posto per l’odio razziale.  Lasciate che il nostro nazionalismo possa essere così.

Il nostro nazionalismo non può essere un pericolo per altre nazioni poiché non vogliamo sfruttarle, e non permetteremo a nessuno di sfruttarci.  Con lo Swaraj serviremo il mondo intero.

Per me il patriottismo è lo stesso che l’umanità.  Sono patriottico perché sono umano ed umanitario.  Se non è egoistico, non danneggerò l'Inghilterra o la Germania per servire l'India.  L'imperialismo non ha posto nel mio schema di vita.  La legge di un patriota non è differente da quella del patriarca.  Ed un patriota non viene meno a se stesso anche se è un tiepido filantropo.  Non c’è conflitto fra legge privata e politica.

È impossibile essere internazionalista senza essere un nazionalista.  L’internazionalismo è possibile soltanto quando il nazionalismo si trasforma in un fatto, cioè, quando la gente che appartiene a paesi differenti si è organizzata e sono in grado di agire come un solo uomo.  Non c’è nazionalismo che sia un male; la meschinità, l’egoismo e l’esclusività, che costituiscono la rovina delle nazioni moderne, sono un male.  Ciascuna desidera profittare e crescere a scapito dell'altra.  Il nazionalismo indiano ha scoperto un percorso differente.  Desidera organizzarsi o trovare una completa auto-espressione per il beneficio ed il servizio dell’umanità intera. ... Dio ha disposto il mio destino fra la gente dell'India, suonerei falso al mio Creatore se non riuscissi a servirla.  Se non sapessi come servirla non saprei mai servire l'umanità.  E nell’atto di servire il mio paese non posso pensare di fare danno ad altre nazioni.

 

L’India abbraccia l’umanità

Desidero pensare in termini di mondo intero.  Il mio patriottismo include il buono dell'umanità in generale.  Di conseguenza, il mio servizio all'India include il servizio all’umanità. ... L’intero schema per la liberazione dell'India è basato sullo sviluppo della forza interna.  È un programma di auto-purificazione.  La gente dell'Occidente, quindi, può aiutare meglio il movimento indiano dedicando diversi esperti che studino l’India dall’interno.  Lascino che gli esperti vengano in India con una mente aperta ed uno spirito umile come deve essere un ricercatore della verità. … Credo nella forza del pensiero più che nella forza della parola che sia scritta o parlata.  E se il movimento che cerco di rappresentare avrà la vitalità e la benedizione divina su di esso, pervaderà il mondo intero senza la mia presenza fisica nelle sue diverse parti. ... Se posso dire così senza arroganza e con la dovuta umiltà, il mio messaggio ed i miei metodi sono, effettivamente, per il mondo intero e mi dà una grande soddisfazione sapere che hanno già ricevuto una risposta meravigliosa nei cuori di un grande e sempre più crescente numero di uomini e donne dell'Occidente.

Con tutti i miei limiti di cui sono penosamente cosciente, sento che in qualche modo, il mio esperimento deve limitarsi ad un piccolo frammento.  Quello che può essere vero per un  frammento è probabile che sia vero per tutto l’insieme. ... Sto spingendo per l'aiuto del mondo intero.  Lo vedo venire....  Ma so che dovremo meritarlo prima che venga su di noi come una potente inondazione, una inondazione che pulisce e corrobora.

 

Obiettivo della fratellanza

La mia missione non è soltanto la fratellanza dell’umanità indiana.  La mia missione non è soltanto la libertà dell'India, benché oggi esso occupi senza dubbio praticamente tutta la mia vita e tutto il mio tempo.  Ma con la realizzazione della libertà dell'India spero di realizzare e continuare la missione della fratellanza dell'uomo.  Il mio patriottismo non è una cosa esclusiva.  Abbraccia tutto e dovrei rifiutare quel patriottismo che ha cercato di cavalcare le difficoltà o lo sfruttamento di altre nazioni.  La concezione del mio patriottismo è niente se non è sempre, in ogni caso e senza eccezione, coerente con la più grande bontà dell’umanità nel suo insieme.  E non solo questo; la mia religione ed il mio patriottismo derivato dalla mia religione abbracciano tutta la vita.  Desidero realizzare la fratellanza o l'identità non soltanto con gli esseri umani, ma con tutta la vita, anche con quelle cose che strisciano sulla terra, io voglio, se non vi creo scandalo, esigere la discesa dello stesso Dio su quegli esseri così che tutta la vita, in qualsiasi forma compaia, sia essenzialmente una cosa sola.

Sono un umile servo dell'India e, nel provare a servire l'India, servo l'umanità nel suo insieme.  Ho scoperto in giorni precedenti che servire l'India non è in contraddizione con il servizio all’umanità.  Così con gli anni sono diventato più vecchio e, spero, più saggio, ho visto che la scoperta era ben fatta e, dopo quasi 50 anni di vita pubblica, oggi posso dire che la mia fede nella dottrina del servizio alla propria nazione non è in contraddizione con il servizio al mondo e si è sviluppato.  È una buona dottrina.  La sua sola accettazione faciliterà la situazione nel mondo ed arresterà le gelosie reciproche fra le nazioni che abitano questo nostro globo.

Indipendenza contro interdipendenza

L'indipendenza isolata non è l'obiettivo degli stati del mondo.  È l’interdipendenza volontaria.

La migliore tendenza di pensiero del mondo vuole che oggi gli stati non siano assolutamente indipendenti ed in opposizione l’uno contro l’altro, ma una federazione di stati interdipendenti ed in rapporti di collaborazione.  La realizzazione di quest'evento può essere ancora lontano.  Non desidero fare un grande proclamo per il nostro paese.  Ma non vedo niente di grande o impossibile nell’esprimere la nostra prontezza per l’interdipendenza universale piuttosto che l’indipendenza. ...  Vorrei che fossimo completamente indipendenti senza asserire l'indipendenza.  Lo schema che prenderei come riferimento, mentre la Gran Bretagna dichiara il suo obiettivo di rendere l'India completamente paritetica all'interno dell'impero, sarebbe quello dell'alleanza e non dell’indipendenza senza alleanza.

 

Interrelazioni sociali

L'interdipendenza è e deve essere tanto l’ideale dell'uomo quanto motivo di autosufficienza.  L'uomo è un essere sociale.  Senza interrelazione con la società, non può esprimere la sua univocità nell'universo o sopprimere il suo egoismo.  La sua interdipendenza sociale gli permette di verificare la sua fede e di sentirsi vivo a contatto con la realtà.  Se l'uomo fosse disposto o potesse disporsi ad essere assolutamente dipendente dagli altri esseri, diventerebbe così fiero ed arrogante fino a costituire veramente un problema e un fastidio per il mondo.  La dipendenza dalla società gli insegna una lezione di umanità.  Che un uomo debba potere soddisfare autonomamente la maggior parte dei suoi bisogni essenziali è evidente;  ma non è meno evidente anche quando l’autosufficienza la consideriamo rispetto a tutte le varie operazioni dal crescere del cotone alla sua tessitura.  Ad un certo momento deve ricorrere all’aiuto dei membri della sua famiglia.  E se deve chiedere aiuto alla propria famiglia, perchè non chiederlo ai suoi vicini? Altrimenti, qual’è l'importanza del grande detto, “il mondo è la mia famiglia “?

... Non ci dimentichiamo che è la natura sociale dell'uomo a distinguerlo dalla creazione animale.  Se è un suo privilegio essere indipendente, è ugualmente  suo dovere essere interdipendente.  Soltanto un uomo arrogante sosterrà di essere indipendente da ogni altro e di essere autonomo.

 

L’individuo

La libertà individuale e l'interdipendenza sono entrambe essenziali per vita nella società.  Soltanto un Robinson Crusoe può permettersi di essere del tutto autosufficiente.  Quando un uomo ha fatto tutto quello che può per soddisfare i suoi bisogni essenziali, cercherà la cooperazione dei suoi vicini per il resto.  Quella sarà la vera cooperazione.

La ricerca dell’auto-nobilitazione, ricercata negli altri, degrada.  [ Noi ] dovremmo imparare l'arte e la virtù della vita comune in cui il sempre più crescente cerchio della cooperazione, alla fine,  circonda tutta la razza umana.

Non c’è una singola virtù che punti o preveda  il benessere del solo individuo.  Per contro, non c’è una singola offesa che, direttamente o indirettamente, interessi molti altri oltre l'offensore reale.  Quindi, che l'individuo sia buono o cattivo non è soltanto una sua preoccupazione, ma è realmente una preoccupazione della comunità, se non, del mondo intero.

L'umanità è una, considerando che tutti sono ugualmente soggetti alla legge morale.  Tutti gli uomini sono uguali agli occhi di Dio.  Ci sono, naturalmente, differenze di razza, di stato e simili, e più alto è lo stato di un uomo, più grande è la sua responsabilità.

Non credo... che un individuo possa guadagnare spiritualmente mentre coloro che lo circondano soffrano.  Credo nell’ADVAITA, credo nell'unità essenziale dell'uomo e, per questo, di tutte le vite.  Di conseguenza, ritengo che se un uomo guadagni spiritualmente, il mondo intero guadagni con lui e, se un uomo sbaglia, il mondo intero sbaglia nella stessa misura.

La conclusione logica dell’auto-sacrificio è che l'individuo si sacrifica per il comune, il comune si sacrifica per il distretto, il distretto per la provincia, la provincia per la nazione e la nazione per il mondo.  Una goccia strappata dall'oceano perisce senza fare niente di buono.  Se rimane parte dell'oceano, divide la gloria di tenere sul suo petto un la flotta di potenti navi.

 

Razzismo

Un uomo non può far bene in un ambito di vita se fa male in un altro. La vita è un intero indivisibile.

Il mio schema di vita, se mi indirizza a non fare distinzioni in India fra differenti religioni, mi indirizza anche a non fare distinzioni tra razze. Per me “l’uomo è un uomo in quanto tale”.

 

Polizia dei bianchi

Non vederla [ la polizia degli uomini bianchi del Sud Africa ] costituisce il seme di una guerra mondiale.

La reale superiorità [ dei bianchi ] richiede il sostegno politico esterno e quello della legge del linciaggio?

È il nome del valore civile a richiedere, per la sua esistenza, il dubbio sostegno della legislazione razziale e del linciaggio?

Nemesi

Un giorno le razze nere si solleveranno come Attila il vendicatore contro i loro oppressori bianchi, a meno che questi non presentino loro l'arma della Satyagraha.

...  Sarà una macchia scura sulla storia della civiltà dei bianchi se sarà permesso alla legge del linciaggio di avere il suo corso in Sud Africa.  Spero che il governo sudafricano e la coscienza civile dell'umanità non lo permettano.

Questa nuova casta [ il sistema ] è peggio dell'antica ma morente istituzione dell'India che ha alcune caratteristiche di redenzione persino mentre sta morendo.  Ma la nuova edizione civilizzata non ne ha.  Afferma senza vergogna, che la civiltà dei bianchi richiede di innalzare barriere legali per proteggersi dagli Asiatici e dagli Africani.

 

L’oppressione dell’uomo bianco

La reale “oppressione dell’uomo bianco” non deve insolentemente dominare la gente nera o di colore con una apparente protezione, deve desistere dall'ipocrisia che li sta divorando.  È tempo che gli uomini bianchi imparino a trattare ogni essere umano come un loro pari.  Non è un mistero che abbiano la pelle bianca.  È stato dimostrato ripetutamente che un uomo, data una pari opportunità,  a prescindere dal colore della sua pelle o dal paese, è del tutto simile a qualsiasi altro.  ... “Fate agli altri così come vorreste sia fatto a voi”.  Forse loro [ i bianchi ] non tengono in considerazione il nome di Colui che detto questo?  Hanno bandito dai loro cuori il grande uomo di colore asiatico che ha dato al mondo il suddetto messaggio?  Hanno dimenticano che i più grandi insegnanti dell'umanità erano tutti asiatici e non possedevano una faccia bianca?  Se questi ridiscendessero sulla terra ed andassero in Sud Africa, dovrebbero vivere tutti in segregazione ed essere classificati, come gli Asiatici e la gente di colore, diversi  dai bianchi per legge.

 

Rimozione del razzismo

Coloro che concordano di dover rimuovere la disuguaglianza razziale ma non fanno niente per combattere la malvagità sono impotenti.  Non posso avere qualche cosa dire a questa gente.  Dopo tutto, i diseredati dovranno guadagnarsi la loro salvezza ... La soluzione è in gran parte nelle mani dell'India.  Se ogni cosa in India fosse tutto giusto, sarebbe come se si giocasse una parte efficace nel raddrizzare ogni cosa. ... Se l’ONU non riesce a occuparsi giustamente della disputa indiana - sudafricana, l’ONU perderà il suo prestigio.  Non ho dubbi che l ’ONU possa prosperare soltanto se opererà con giustizia.

 

 

 

Guerra e pace

 

 

La mia partecipazione alla guerra

Anche dopo l’introspezione di tutti questi anni, ritengo che, nelle circostanze in cui mi sono trovato, sono stato costretto a seguire il corso degli eventi sia durante la guerra di Boeri e della grande guerra europea sia la cosiddetta “ribellione” Zulu di Natal nel 1906.  La vita è governata da un gran numero di forze.  Sarebbe una navigazione tranquilla se si potesse determinare il corso delle proprie azioni soltanto in funzione di un principio generale la cui applicazione, ad un dato momento, sarebbe troppo evidente per avere bisogno persino della riflessione del momento.  Ma non riesco a ricordare un singolo atto che potrebbe essere determinato così facilmente.  Essendo un oppositore conclamato della guerra, non mi sono mai dato all'addestramento nell'uso delle armi nonostante le occasioni avute per tale addestramento.  È stato forse così che ho fuggito la distruzione diretta della vita umana.  E benché vivessi sotto un sistema di governo basato sulla forza e partecipassi volontariamente alle molte facilitazioni e privilegi messi a mia disposizione, sono stato costretto ad aiutare quel governo con tutte le mie capacità quando questi si è impegnato in una guerra, a meno che non avessi cooperato con quel governo e avessi rinunciato con tutte le mie forze ai privilegi che mi aveva offerto.  Lasciatemi spiegare.  Sono un membro di un'istituzione che detiene alcuni acri di terra i cui i raccolti sono in imminente pericolo a causa delle scimmie.  Credo nella sacralità di tutta la vita e quindi prendermela con le scimmie, la considero una frattura dell’AHIMSA.  Ma non esito ad istigare e dirigere un attacco alle scimmie per conservare i raccolti.  Vorrei evitare questa malvagità.  Ma potrei evitarlo lasciando o sciogliendo l'istituzione di cui faccio parte.  Non faccio così perché non penso di poter trovare una società in cui non ci sai l'agricoltura e quindi, che non ci sia il sacrificio di qualche vita.  Con timore e tremito, con umiltà e penitenza, ho quindi partecipato ad infliggere ferite alle scimmie, sperando qualche giorno di trovare una via d'uscita. ...  Nondimeno ho partecipato alle tre guerre.  Non potrei, sarebbe una pazzia per me recidere il legame con la società cui appartengo.  Ed in quelle tre occasioni, non ho pensato di non cooperare con il governo britannico.  La mia posizione riguardo quel governo è oggi completamente differente e quindi non dovrei partecipare volontariamente alle sue guerre ma dovrei rischiare la prigione e perfino la forca se fossi costretto ad imbracciare le armi o a partecipare alle sue operazioni militari.

 

La milizia nazionale

...  Se ci fosse un governo nazionale, se per un verso non dovrei assumere una parte diretta in alcuna guerra, potrei tuttavia concepire quelle occasioni in cui sarebbe un mio dovere suffragare per l'addestramento militare di coloro che desiderano farlo.  So che tutti i suoi membri non crederebbero nella non-violenza nella mia stessa misura.  Non è possibile rendere una persona o una società non-violenta con la costrizione.

Sono diventato un insegnante della non-violenza per forza delle circostanze.  Dichiaro di applicare i miei insegnamenti nella mia propria vita con il massimo delle mie capacità e ritengo di avere dentro di me la forza per resistere alla guerra.  Sosterrei la formazione di una milizia nazionale controllata dallo Swaraj, se soltanto mi rendessi conto che la gente non può essere resa non-violenta con la costrizione.  Oggi, sto insegnando alla gente come gestire una crisi nazionale con mezzi non-violenti.

L’effetto della non-violenza

la Non-violenza opera nel modo più misterioso.  Spesso, le azioni dell'uomo non seguono l'analisi in termini di non-violenza;  altrettanto spesso, le sue azioni possono essere violente all'apparenza,  quando sono assolutamente non-violente nell'più alto senso del termine, salvo poi verificarsi effettivamente tali.  Tutto quello che posso sostenere per il mio comportamento è che era, nei casi citati, attuato negli interessi della non-violenza.  Non c’era alcun pensiero di corruzione nazionale o di qualunque altro interesse sacrificato al posto di un altro interesse. ... Per me la non-violenza non è un semplice principio filosofico.  È la regola e l'alito della mia vita.  So di sbagliare spesso a volte coscientemente, più spesso inconsciamente.  È un aspetto non dell’intelletto ma del cuore.  La vera guida viene dall'attesa costante di Dio, dal massimo dell’umiltà, dall’auto-abnegazione, dall’essere sempre pronto a sacrificare se stessi.  La sua pratica richiede la prontezza ed il coraggio di più alto ordine.  Sono penosamente conscio dei miei sbagli. 

Ma la luce in me è costante e chiara.  Non possono sbagliare coloro che si salvano con la verità e la non-violenza.  So che la guerra è sbagliata, è un male non mitigato.  So ugualmente che deve finire.  Credo saldamente che la libertà acquisita col massacro o la frode non sia libertà. ... Non la violenza, non la falsità, ma la non-violenza e la verità sono le leggi del nostro essere.

Un uomo non-violento preferirà istintivamente la partecipazione diretta anziché indiretta ad un sistema basato sulla violenza ed al quale deve appartenere senza alcuna sua possibilità di scelta. ...  Appartengo ad un mondo che è basato in parte sulla violenza.  Se avessi una sola scelta fra pagare un esercito di soldati per uccidere il mio prossimo o essere un soldato io stesso, io vorrei, come devo, secondo la mia dottrina religiosa, arruolarmi come soldato nella speranza di controllare le forze della violenza e perfino di convertire i miei camerati.

 

Il servizio militare

Il semplice rifiuto del servizio militare non è sufficiente.  Rifiutare di fare il servizio militare quando arriva il momento particolare è come fare la cosa dopo che tutto il tempo per combattere il male è praticamente trascorso.  Il servizio militare è soltanto un sintomo di una malattia più profonda.  Vi invito a riflettere su coloro che pur non iscritti nel registro di leva, partecipano ugualmente al crimine sostenendo al contrario lo stato.  Coloro che sostengono tanto direttamente quanto indirettamente uno stato che si è organizzato in senso militare, partecipano al peccato.  Ogni uomo, vecchio o giovane, partecipa al peccato contribuendo al mantenimento dello stato pagandogli le tasse.  Ecco perchè mi sono detto durante la guerra che, per quanto abbia mangiato il frumento fornito dall'esercito, mentre contro voglia facevo il soldato, è stata la cosa migliore per me arruolarmi nell'esercito ed essere colpito;  altrimenti mi sarei dovuto ritirare in montagna e mangiare il cibo che cresce in natura.  Di conseguenza, per tutti coloro che voglio fermare, il servizio militare è molto più superficiale della non-cooperazione con l’intero sistema che sostiene lo stato. Ma poi la sua opposizione avviene così rapida e così vigorosa che si corre il rischio non soltanto di andare in prigione ma di essere messo sulla strada.

 

Opporsi alla guerra

Quando due nazioni si combattono, il dovere di un votato all’AHIMSA è quello di fermare la guerra. Chi non corrisponde a questo dovere, chi non ha il potere di opporsi alla guerra, chi non è qualificato per opporsi alla guerra, può prendere parte alla guerra e da persona consapevole provare a liberare dalla guerra se stesso, la sua nazione ed il mondo intero.

È ... [ una questione ] di profonda convinzione [ come per me ] che la guerra sia un misto di malvagità.  Non cederei a nessuno circa il mio detestare la guerra.  Ma la convinzione è una cosa, la pratica corretta è un altra.  La cosa stessa che un oppositore della guerra può fare nell'interesse della sua missione è respingere un altro oppositore della guerra a che può fare l'esatto contrario ma entrambi possono avere le stesse vedute sulla guerra.  Questa contraddizione si presenta a causa della complessità sbalorditiva della natura umana.  Allora posso solo supplicare per la tolleranza reciproca anche fra professori della stessa dottrina religiosa.

Tutte le attività di opposizione alla guerra devono provare la loro efficacia nella stessa misura in cui le cause della guerra restano incomprese e trattate radicalmente. Non è forse la prima causa delle guerre moderne il tentativo inumano di soggiogare le così dette razze deboli della terra?

Se la guerra non avesse in se elementi di redenzione, coraggio ed eroismo, sarebbe una cosa deprecabile e non ci sarebbe bisogno di discorsi per distruggerla, ma quello che vorrei dirvi è infinitamente più articolato che la guerra in tutti i suoi aspetti, compresa l'organizzazione della Croce Rossa.  Credetemi, ci sono molti milioni di prigionieri/schiavi delle loro passioni e dei loro modi di vivere e credetemi, sono milioni i feriti dalla loro propria follia e milioni di catapecchie sulla faccia della terra.  Le società di pace del domani, quindi, dovrebbero avere abbastanza lavoro tagliato per loro quando si faranno carico di rendere servizio al mondo...

Quello che oggi sta accadendo è l’indifferenza verso la legge della non-violenza e l’incoronazione della violenza come se fosse una legge eterna. ... Vediamo oggi una razza ansiosa di sorpassare un altro in materia di armamenti.  E se quando verrà il disaccordo, prima o poi un giorno accadrà, le democrazie vinceranno, sarà soltanto perché avranno il sostegno della loro gente che immagineranno di avere voce nei loro governi. ...

 

La seconda guerra mondiale

Personalmente, penso che il fine di questa guerra gigantesca sarà lo stesso che accadde nella favola della guerra di Mahabharata.  Il MAHABHARATA è stato propriamente descritto da un Travancorean come la Storia Permanente dell'Uomo.  Quanto descritto in quella grande epica sta accadendo oggi d’avanti ai nostri occhi stessi.  Le nazioni che fanno la guerra stanno distruggendosi con tale furia e ferocità che si ritroveranno reciprocamente esauste.  Il vincitore dividerà il destino che arrise la sopravvivenza di Pandavas.  Il potente guerriero Arjuna fu derubato in pieno giorno da un piccolo ladro.  Ed il risultato di questo olocausto deve essere un nuovo ordine per cui lo sfruttamento di milioni di lavoratori devono continuare ad avere sete.  Le preghiere degli amanti della pace non possono essere vane.  La Satyagraha in se è una preghiera muta inequivocabile di un'anima agonizzante.

L'odio, [ qualcuno sostiene ] non può essere trasformato in amore.  Coloro che hanno creduto nella violenza la useranno naturalmente dicendo: “uccidete il vostro nemico, fate del male a lui ed alla sua proprietà ovunque possiate, apertamente o segretamente come la necessità richiede.” Il risultato sarà un odio più profondo; odio reciproco e vendetta lasciati andare da entrambi i lati.  La guerra recente, di cui i fautori sono morti da poco, afferma fortemente il fallimento di questo uso dell’odio.  E rimane da vedere se i cosiddetti vincitori hanno vinto o se non si siano fiaccati cercando di fiaccare i loro nemici.

 

 

La bomba atomica

 

Nel mondo ci sono stati cambiamenti epocali.  Sono ancora legato alla mia fede nella verità e nella non-violenza?  La bomba atomica ha fatto esplodere questa fede?  Non solo ha fatto così, ma mi ha dimostrato chiaramente che entrambe le cose costituiscono la forza più potente del mondo.  Di fronte ad esse la bomba atomica è di nessun effetto.  Le due forze opponenti sono di tipo pienamente differente, l’una morale e spirituale, l'altra fisica e materiale.  La prima è infinitamente superiore all'altra che per sua natura ha una fine.  La forza dello spirito è sempre progressiva ed infinita.  La sua espressione completa la rende inconquistabile nel mondo.  Nel dire questo so che non ho detto niente di nuovo.  Do soltanto testimonianza di un fatto.  Quello che è di più è che la forza risiede in ognuno, uomo, donna e bambino, indipendentemente dal colore della pelle.  Solo che in molti si trova sopita.  Ma è capace di risvegliarsi a seguito di un addestramento giudizioso.  Si deve inoltre osservare che, senza il riconoscimento di questi verità e del dovuto sforzo per realizzarla, non c’è scampo dall’autodistruzione, il rimedio è insito nell’abituarsi all’auto-espressione in ogni ambito della vita, indipendentemente dalla risposta del prossimo.

La bomba atomica ha dimostrato la futilità di tutta la violenza?

Ahimsa la risposta

È stato suggerito dagli amici Americani che la bomba atomica porterà all’Ahimsa (non-violenza) come nient’altro.  Questo avverrà se significa che la sua potenza distruttrice disgusterà a tal punto il mondo che lo allontanerà per questa volta dalla violenza.  È come un uomo che inghiotte delicatezze fino alla nausea e che smette solo per ricominciare, con intensificato zelo, dopo che l'effetto della nausea sia finito.  Proprio nello stesso modo, il mondo ritornerà alla violenza con zelo rinnovato dopo che l'effetto di repulsione sarà passato.  Spesso a fare del bene si provoca il male.  Ma questa è una questione da lasciare a Dio non all'uomo.  L'uomo sa che soltanto il male può generare il male, come il bene genera il bene.  Quell'energia atomica, sfruttata dagli scienziati americani e dai soldati a scopi distruttivi e comunque utilizzabile da altri scienziati per scopi umanitari, è indubbiamente alla portata di tutti. 

Ma questo non era nelle intenzioni dei miei amici americani.  Non erano così sempliciotti da porre una questione in termini di una verità evidente.  Un incendiario usa il fuoco per scopi distruttivi e infami, la casalinga ne fa un uso quotidiano per preparare il cibo dell'umanità.  Per quanto possa vedere, la bomba atomica ha sminuito i sentimenti più fini che hanno sostenuto l'umanità in tante epoche.  Erano usi alle cosiddette leggi della guerra che l’hanno resa tollerabile.  Ora conosciamo la nuda verità.  La guerra non conosce leggi tranne quella della forza.  La bomba atomica ha portato una vittoria vuota agli eserciti alleati, ed ha provocato per il momento la distruzione dell'anima del Giappone.  Quello che è accaduto all'anima della nazione distrutta è ancora troppo presto per dirlo.  Le forze della natura si comportano in modo misterioso.  Ma possiamo risolvere il mistero deducendone le conseguenze da risultati di eventi simili conosciuti.  Un padrone non può tenere uno schiavo senza mettere se stesso o un suo delegato nella gabbia che tiene lo schiavo. Che nessuno pensi all’idea che desidero assumere la difesa dei misfatti giapponesi derivanti dalle indegne ambizioni del Giappone.  La differenza era soltanto una.  Ritengo che l’ingordigia del Giappone fosse più indegna.  Ma la più grande indegnità non conferì nessun diritto alla minore indegnità di distruggere senza pietà uomini, donne e bambini di una particolare zona del Giappone.  La morale che legittimamente si può trarre dalla grande tragedia della bomba è che non sarà distrutta dalla risposta alla bomba, così come la violenza non può esserlo rispondendo alla violenza.  L'umanità deve uscire della violenza soltanto con la non-violenza.  L'odio può essere superato soltanto dall’amore, la risposta all’odio aumenta sia la superficie che la profondità dell’odio.  Sono conscio che sto ripetendo quello che ho dichiarato già molte volte ed esercitato secondo le mie migliori attitudini e capacità.  Quello che ho prima dichiarato non era niente di nuovo.  È vecchio quanto le montagne.  Soltanto, non ho recitato copie di massime da libri, ma ho annunciato definitivamente quello che credo con ogni fibra del mio essere.  Sessant’anni di pratica in vari ambiti di vita hanno solo arricchito un  credo che l'esperienza con gli amici ha fortificato.  È con la verità centrale che si può trarre fermezza senza tirarsi indietro.  Credo in quello che Max Muller ha detto anni fa e cioè, che la verità necessita di essere ripetuta finché ci saranno uomini che non gli daranno credito.

“Non sarà la stessa paura della bomba atomica a spingere il mondo verso la non-violenza?  Se tutte le nazioni fossero munite della bomba atomica, si asterrebbero dall’usarla in quanto costituirebbe la distruzione assoluta di tutti  gli interessati?"  Sono dell'opinione che non sarà così.  L'occhio dell'uomo violento si illuminerà di più con la prospettiva di maggior distruzione e morte che potrebbe ora causare.

 

L’antidoto alla bomba

Considero che l'impiego della bomba atomica possa essere uno strumento di distruzione di massa degli uomini, delle donne e dei bambini alla stessa stregua dell'uso più diabolico della scienza.  “Qual’è l'antidoto?  La non-violenza è antiquata?”  No.  Al contrario, la non-violenza è l'unica cosa che ora emerge in campo.  È l'unica cosa che la bomba atomica non può distruggere.  Non ho mosso un muscolo quando ho sentito che la bomba atomica aveva eliminato Hiroshima.  Al contrario, ho detto a me stesso: “a meno che ora il mondo non adotti la non-violenza, questo significherà un suicidio certo per l'umanità”.

Non ho dubbi a riguardo: a meno che le grandi nazioni non si liberino del loro desiderio di sfruttamento e dello spirito di violenza di cui la guerra è l'espressione e che la bomba atomica ne sia la conseguenza inevitabile, non c’è speranza di pace nel mondo.  Ho provato a parlarne durante la guerra ed ho scritto lettere aperte ai Britannici, a Hitler ed al Giappone e fui soprannominato l’articolista del mio dolore.

 

Gli uomini saggi di Oriente

Il primo di questi uomini saggi è stato Zoroastro.  È appartenuto all'Oriente.  È stato seguito dal Budda che è appartenuto all’India orientale.  Chi è seguito a Budda?  Gesù, che è venuto dall'est.  Prima di Gesù c’è stato Mosè che era palestinese  benché fosse nato  in Egitto.  Dopo Gesù è venuto Maometto.  Ometto i riferimenti a Krishna e a Rama e ad altri fari.  Non li considero fari minori, ma sono meno conosciuti al mondo letterario.  Tutto sommato, non conosco una singola persona al mondo che possa paragonare a questi uomini dell'Asia.  Ed allora che cos’è accaduto?  La Cristianità è stata stravolta quando è andata in Occidente.  Mi spiace doverlo dire.  Non ne parlerò oltre. …

 

Il messaggio dell’Asia

Quello che voglio capiate è il messaggio dell'Asia.  Non deve essere studiato con le lenti occidentali o imitando la bomba atomica.  Se desiderate dare un messaggio all'ovest, deve essere un messaggio d’amore ed un messaggio di verità. ... In questa età della democrazia, in questa età di risveglio dei più poveri dei poveri, potete riconsegnare questo messaggio con una maggiore enfasi.  Completereste la conquista dell'Occidente non con la vendetta perché siete stati sfruttati, ma con reale comprensione.  Sarei ottimista se tutti voi metteste i vostri cuori insieme – e  non soltanto le teste - per capire il segreto del messaggio che questi uomini saggi dell'est ci hanno lasciato; se realmente diventassimo degni di quel grande messaggio, la conquista dell'ovest sarebbe completata.  Questa conquista sarebbe amata dall'Occidente stesso.  L'ovest di oggi è colpevole di saggezza.  Dispera del moltiplicarsi delle bombe atomiche, perché la bomba atomica significa la totale distruzione non soltanto dell'Occidente ma del mondo intero, come se la profezia della Bibbia si stesse compiendo e ci debba essere un diluvio universale.  Spetta a voi dire al mondo della sua cattiveria e del suo peccato e questa  è l'eredità che i vostri ed i miei insegnanti hanno lasciato all'Asia.

L’arma della violenza, anche se fosse la bomba atomica, diverrebbe inutile se usata contro la vera non-violenza.

 

 

La strada per la pace

 

A - Il disarmo

Penso che la dottrina [ della non-violenza ] sia da ritenersi buona anche nell’applicazione tra Stato e Stato.  So che sto percorrendo un terreno delicato riferendomi all’ultimo conflitto.  Ma temo di doverlo fare per rendere chiara la mia posizione.  È stata la guerra peggiore come si è capito, per entrambe le parti.  È stata una guerra per la divisione del bottino derivante dallo sfruttamento della razza più debole altrimenti denominata eufemisticamente l’inizio del mondo. ... Si troverebbe che, prima che il disarmo generale in Europa cominci, come deve avvenire un certo giorno a meno che l’Europa non decida il suicidio, una certa nazione deve osare il disarmo assumendosene la grande responsabilità. 

Il livello di non-violenza in quella nazione, se questo avvenisse felicemente, aumenterebbe naturalmente così come il rispetto dell’ordine universale.  I suoi giudizi sarebbero infallibili, le sue decisioni ferme, la sua capacità di eroico auto-sacrificio grande e desidererà vivere tanto per altre nazioni quanto per se stessa.

Come la produzione dell'oppio, la fabbricazione mondiale di spade deve essere limitata.  La spada è probabilmente più responsabile della miseria nel mondo di quanto lo sia l'oppio.

 

Il dovere degli stati neutrali

“Poiché il disarmo dipende principalmente dalle Grandi Potenze perchè alla Svizzera, che è una nazione piccola e neutrale, sarebbe richiesto il disarmo?”.  È dalla terra neutrale del vostro paese che sto parlando a tutte le altre potenze e non soltanto alla Svizzera.  Se non porterete questo messaggio alle altre parti d’Europa, non avrò alcuna colpa.  E vedendo che la Svizzera è un territorio neutrale ed una nazione non-aggressiva, ci sono tutte le ragioni per cui la Svizzera non debba avere bisogno di un esercito.  Secondariamente, è per la vostra ospitalità ed a ragione della vostra vantaggiosa occupazione geografica che avete l’immigrazione di altri cittadini.  Per voi dovrebbe essere possibile dare al mondo una lezione di disarmo ed indicare che siete abbastanza coraggiosi da poter fare a meno di un esercito.

“Come un paese neutro e disarmato potrebbe permettere che altre nazioni siano distrutte?  Dovremmo essere ridotti in rovina per il nostro esercito che aspettava pronto alle nostre frontiere durante l'ultima guerra”. A rischio di essere considerato un visionario o uno sciocco devo rispondere a questo problema nell'unico modo che conosco.  Sarebbe codardo per un paese neutrale permettere che un esercito devasti un paese limitrofo.  Ma ci sono due strade in comune fra i soldati della guerra ed i soldati della non-violenza e se fossi stato un cittadino svizzero e Presidente dello Stato Federale, quello che avrei fatto sarebbe stato rifiutare il passaggio all'esercito d'invasione rifiutandone tutti i rifornimenti.  Secondariamente, rivivendo le Termopili in Svizzera (si ricordi Leonida ed i suoi 300 spartani n.d.t.), avreste presentato un muro vivente di uomini, donne e  bambini, invitando gli invasori a camminare sui vostri corpi.  Potete dire che una tal cosa va ben oltre l’esperienza e la resistenza umane.  Dico che non è così.  È abbastanza realistico.  L'anno scorso nel Goudjerate, le donne opposero resistenza il LATHI accusò la risolutezza ed a Peshawar, a migliaia resistettero alla grandine di pallottole senza ricorrere alla violenza.  Immaginate questi uomini e queste donne che rimangono davanti ad un esercito che chiede di passare sicuro in un altro paese.  Voi potreste dire che un tale esercito sarebbe abbastanza brutale se camminasse su di loro.  Allora vi direi che avrete fatto il vostro dovere permettendo di essere annichiliti.  Un esercito che osasse passare sopra i corpi di uomini e donne non colpevoli non potrebbe ripetere quell'esperimento.  Potete, se volete, rifiutare di credere in un tale coraggio da parte di masse di uomini e donne, ma, poi, dovreste ammettere che la non-violenza è fatta di sostanza rigorosa.  Non è mai stata concepita come arma di dei cuori deboli ma per i cuori più coraggiosi.

 

Grandi potenze e disarmo

È ... facoltà delle grandi potenze assumerla [ la non-violenza ] tutti i giorni, coprirsi di gloria e guadagnarsi l’eterno ringraziamento dei posteri.  Se loro o qualcuno di loro potesse liberarsi dal timore della distruzione, se si disarmassero, aiuterebbero automaticamente tutti gli altri a riguadagnare la loro integrità.  Ma, allora, queste Grandi Potenze devono rinunciare alle ambizioni imperialistiche ed allo sfruttamento delle cosiddetto nazioni incivili o semi-civilizzate della terra e modificare il loro modo di vivere.  Significa una rivoluzione completa.  Dalle grandi nazioni ci si può aspettare, nel corso ordinario delle cose, uno spostamento spontaneo in senso inverso a quello che hanno seguito fino ad ora, secondo i loro valori, di vittoria in vittoria.  Ma i miracoli sono avvenuti prima e possono verificarsi anche in questa età molto prosaica.  Chi può sfidare il limite della potenza di Dio nel disfare i torti?  Una cosa è certa.  Se la pazza corsa agli armamenti continua, c’è da aspettarsi che provocherà un macello come non si è mai visto nella storia.  Se alla fine ci sarà un vincitore, la vittoria stessa sarà una morte vivente per la nazione che emergerà vittoriosa.  Non c’è scampo dalla imminente rovina da cui si può essere risparmiati solo con una grossa ed incondizionata accettazione del metodo non-violento e di tutte le sue gloriose implicazioni.

 

 

B – Gangsterismo contro non-violenza

“Cosa fare con le nazioni “gangster”, se posso usare l'espressione?  C’era un gangsterismo specifico in America.  È stato stroncato da forti misure di polizia sia locali che nazionali.  Non potremmo fare qualche cosa di simile per il gangsterismo fra le nazioni, come ad esempio in Manchuria per il nefando uso dell'oppio velenoso, in Abissinia, in Spagna, nel improvviso attacco dell'Austria e quindi, nel caso della Cecoslovacchia?”.  Se le menti migliori del mondo non avessero assorbito lo spirito della non-violenza, verrebbero a contatto col gangsterismo in senso ortodosso.  Ma questo indicherebbe soltanto che non siamo andati oltre la legge della giungla, che ancora non abbiamo imparato ad apprezzare l'eredità che Dio ci ha dato, che, nonostante l'insegnamento della Cristianità che ha 1900 anni e quello dell’Induismo e del Buddismo che sono più vecchi e perfino dell’Islam (se lo ho letto bene), non abbiamo fatto molti progressi come esseri umani.  E, comunque, pur capendo l'uso della forza da parte di coloro che non possiedono uno spirito non-violento metterei il loro stesso peso nel dimostrare che persino il gangsterismo deve essere affrontato con la non-violenza.  Ed, infine, la forza, comunque giustificatamene usata, li condurrebbe nella stessa palude di Hitler e di Mussolini.  Ci sarà giusto una piccola differenza.  Voi ed io che crediamo nella non-violenza dobbiamo usarla nel momento critico.  Non possiamo disperare di toccare i cuori anche dei gangster, anche se, per il momento, può sembrarci di battere la testa contro un muro cieco.

L’alternativa non violenta

Quando la posizione è esaminata in termini di non-violenza, devo dire che è sconveniente per una grande nazione di 400 milioni di persone, una nazione così acculturata come la Cina, respingere l'aggressione giapponese ricorrendo agli stessi metodi del Giappone.  Se il cinese possedesse la non-violenza che io la concepisco, non si sarebbe lasciato fare alcun uso dell'ultima macchina distruttrice posseduta dal Giappone. 

La Cina avrebbe detto al Giappone, “portate tutte le vostre macchine, noi vi risponderemo con la metà della nostra popolazione.  Ma i restanti 200 milioni non piegheranno il loro ginocchio di fronte a voi”.  Se la Cina facesse questo, il Giappone si trasformerebbe in un suo schiavo.

... Ci sarebbe voluta quasi la non-violenza perché i Polacchi si levassero valorosamente contro le orde tedesche, notevolmente superiori in numero, apparati militari e forza.  Non dovrei preoccuparmi di ripetere ancora questa dichiarazione.  Dovete dare un valore pieno alla parola “quasi”.  Ma qui siamo 400 milioni.  Se dovessimo organizzare un esercito grande e prepararci per combattere l'aggressione straniera, come potremmo immaginare di definirci quasi non-violenti, e tanto meno non-violenti?  I Polacchi non erano preparati al modo con cui il nemico li ha invasi.  Quando parliamo di preparazione alle armi, intendiamo la preparazione a contrastare qualsiasi combinazione violenta con una nostra maggiore violenza.  Se l'India si preparasse mai a questa strada, costituirebbe la minaccia più grande alla pace nel mondo.  Se prendessimo questa strada, inoltre, dovremo scegliere un percorso di sfruttamento come hanno fatto le nazioni europee.

 

C – La pace attraverso l’amore

Può essere molto prima che la legge dell’amore sia riconosciuta negli affari internazionali.  Le macchine governative si frappongono e nascondono i cuori della gente l’un l’altro.  Tuttavia ... possiamo vedere come il mondo si stia muovendo costantemente per rendersi conto che fra nazione e nazione, fra uomo e uomo, la forza non è riuscita a risolvere i problemi, ma che la sanzione economica della non-cooperazione è molto più potente e conclusiva degli eserciti e delle flotte.

Finché una nuova energia sarà sfruttata ed applicata alle ruote, i gestori delle energie più vecchie tratteranno l'innovazione come teorica, poco pratica, idealistica e così via.  Potrebbe richiedere molto tempo per legare i fili dell’amore internazionale, ma la sanzione della non-cooperazione internazionale è preferibile alla costrizione fisica continua ... è un distinto progresso verso una definitiva e reale soluzione.

 

Una pace duratura

Non credere nella possibilità di una pace permanente è non credere alle origini divine della natura umana.  I metodi eretici adottati sono venuti a mancare perché la veridicità delle fondamenta rocciose di coloro che si sono sforzati sta scricchiolando.  Non che abbiano capito questa mancanza.  La pace è irraggiungibile con prestazioni di parte delle circostanze, proprio come una combinazione chimica è impossibile senza il contributo completo delle condizioni finalizzate alla sua realizzazione.  La pace permanente potrebbe essere ottenuta se i capi riconosciuti dell'umanità che hanno il controllo delle macchine di distruzione, dovessero rinunciare completamente al loro uso comprendendone appieno le relative implicazioni.  Ciò è chiaramente impossibile senza che le grandi potenze della terra rinuncino al loro disegno imperialistico.  E questo, ancora, sembra impossibile senza che le grandi nazioni cessino di credere nella competizione distruttrice di anime e desiderino il moltiplicarsi delle voglie e, quindi, aumentino i loro possedimenti materiali.  È mia convinzione che la radice del male di una fede vivente in un Dio vivente stia nella bramosia.  È una immane tragedia che la gente della terra, pur sostenendo di credere veramente nel messaggio di Gesù, che è descritto come il principe della pace, mostri di non credere a sufficienza nella pratica reale.  È penoso vedere che cristiani sinceri predichino limiti della portata del messaggio di Gesù per selezionare gli individui.  Ho imparato sin dalla mia infanzia ed ho verificato la verità con l’esperienza, che le virtù primarie dell'umanità possono essere coltivate anche dall’essere più perfido della specie umana.  È questa indubbia possibilità universale che distingue gli esseri umani dal resto della creazione di Dio.  Se anche una sola nazione dovesse effettuare l'atto supremo di rinuncia, molti di noi vedrebbero nel corso della propria vita, una pace reale stabilita sulla terra.  (messaggio al Cosmopolitan di New York)

La pace non sarà mai realizzata finché le Grandi Potenze non decideranno coraggiosamente di disarmarsi.  Mi sembra che gli eventi recenti forzino queste Grandi Potenze a crederlo.  Ho una fede implicita, una fede che oggi risplende più brillantemente che mai, dopo un’esperienza di più di cinquant’anni nella pratica ininterrotta della non-violenza, questa umanità può essere salvata soltanto con la non-violenza che è l'insegnamento centrale della Bibbia e così come io ho inteso la Bibbia.

 

Nessun “appagamento”

Non ho ammesso mai alcun parzialità per “l’appagamento” che si è trasformato in un termine di rimprovero nella lingua inglese.  Voglio la pace per tutta l'umanità, ma non desidero la pace ad ogni costo e certamente non placando l’aggressore a costo dell’onore.  Quindi, chiunque pensi che sia colpevole di qualche vizio farà un grande danno agli obiettivi più immediati.

La mia esperienza, che cresce quotidianamente più forte e più ricca, mi dice che non ci sia pace per gli individui o per le nazioni senza l’esercizio della Verità e della Non-violenza fino al massimo limite possibile dell'uomo.  La politica della rappresaglia non ha mai avuto successo.

 

Una società non violenta

È diventata la moda di questi giorni sostenere che la società non può essere organizzata o basata su linee guida non-violente.  Pongo un problema su questo punto.  In una famiglia, quando un padre schiaffeggia suo figlio delinquente, quest’ultimo non pensa a vendicarsi.  Obbedisce a suo padre non a causa dell'effetto deterrente dello schiaffo, ma a causa dell'amore offeso che percepisce dietro di esso.  Questo, a mio parere, è un esempio del modo con cui la società è o dovrebbe essere governata.  Quello che è vero per la famiglia deve essere vero per la società che è una famiglia più grande.

La fine della guerra

Voglio ribadire la mia convinzione secondo cui non ci sarà pace per gli Alleati o per il mondo a meno che essi non abbandonino la convinzione circa l’efficacia della guerra e dei relativi inganni e frodi terribili che l’accompagnano e non siano determinati a stabilire una pace reale basata sulla libertà e sull'uguaglianza di tutte le razze e le nazioni.  Lo sfruttamento e la dominazione di una nazione sulle altre non può avere posto in un mondo che si sforza di porre fine a tutte le guerre.  Solo in un mondo così fatto le nazioni militarmente più deboli non avranno paura dell'intimidazione o dello sfruttamento.

L'unico modo civile di continuare nel mondo è quello di non rispondere con la violenza alla violenza ma di neutralizzarla prendendola per mano e, allo stesso tempo, rifiutando di sottomettersi alle pretese [ dell’aggressore ] [ sostenute con la forza ].  Qualunque altra via può condurre soltanto ad una corsa agli armamenti, costellata da periodi di pace che sono necessari e determinati dallo sfinimento, quando i preparativi per la violenza continueranno per un motivo di ordine superiore.  La pace ottenuta con una maggiore violenza conduce inevitabilmente alla bomba atomica ed esiste solo per questo motivo.  È la completa negazione della non-violenza e della democrazia che non è possibile senza la prima.

Posso dire con fiducia che se il mondo deve vivere in pace, l’unico modo per raggiungerla è solo la non-violenza.

 

Pacifismo e pacifisti

Un pacifista vero è un satyagrahi vero.  Quest’ultimo agisce per fede e, pertanto, non è interessato al risultato, in quanto sa che è sicuro quando l'azione è vera. ... I pacifisti devono dimostrare la loro fede risoluta rifiutando di fare qualche cosa con la guerra, sia di difesa che d'offesa.

... I pacifisti devono vivere le loro vite in stretto rapporto con la Parabola delle Beatitudini (nei paesi anglofobi è conosciuto come il Sermone della Montagna n.d.t.) e troveranno immediatamente che c’è molto a cui rinunciare e molto da ritoccare.  La cosa più grande a cui devono negare loro stessi è il risultato dell'imperialismo. ...

 

 

Il mondo di domani

 

 

Forse mai prima d’oggi c’è stata una così grande speculazione circa il futuro.  Il nostro sarà sempre un mondo di violenza?  Ci sarà sempre povertà, fame e miseria?  Crediamo con costanza e più in larga misura nella religione, o il mondo sarà senza Dio?  Se ci deve essere un grande cambiamento nella società, che modello sarà seguito?  Di guerra, o di rivoluzione?  O seguirà il pacifismo?  Uomini diversi danno risposte differenti a queste domande; ogni uomo disegna il programma del mondo di domani come egli spera e desidera che sia.  Rispondo non soltanto per credenza ma anche per convinzione.  Il mondo di domani sarà, dovrà essere, una società basata sulla non-violenza.  Questa è la prima legge;  da essa deriveranno tutte le altre benedizioni.  Può sembrare un obiettivo distante, un'utopia poco pratica.  Ma non è alla fine impossibile da perseguire, poiché si può già cominciare a lavorare per esso qui ed ora.  Un individuo può adottare sin da ora il modo di vivere non-violento del futuro senza dovere aspettare altri per fare così.  E se un individuo può farlo, non possono altrettanto i gruppi di individui?  Nazioni intere?  Gli uomini esitano spesso ad iniziare perché ritengono che l'obiettivo non possa essere raggiunto appieno.  Questo atteggiamento mentale è proprio l’ostacolo più grande al nostro progresso, un ostacolo che ogni uomo può rimuovere solo con la sua volontà.

 

Una equa distribuzione

Una equa distribuzione – che io vedo essere la seconda grande legge del mondo di domani - accresce la non-violenza.  Implica che le risorse del mondo non siano ripartite arbitrariamente, ma che ogni uomo abbia i mezzi per appagare i suoi bisogni naturali, non di più.  Come esempio grossolano, se un uomo richiede un quarto di libbra di farina a settimana ed un altro necessita di cinque libbre, a ciascuno non si dovrebbe dare arbitrariamente una quarto di libbra, o cinque libbre;  ognuno dovrebbe poter soddisfare il suo bisogno.  E qui veniamo forse alla domanda più vitale relativa al modello del mondo di domani.  Come si fa a determinare questa equa distribuzione?  il ricco deve essere spogliato di tutti i suoi averi?  La Non-violenza risponde no.  Niente che sia violento può essere un beneficio durevole per l’umanità.  L’esproprio con la forza priverebbe la società di molte grandi opportunità;  l'uomo ricco sa generare e costruire, le sue capacità non devono essere perse.  Invece, deve essere lasciato in possesso della sua ricchezza in modo che possa usarla tanto per quello che ragionevolmente richiede per le sue esigenze ed affari personali quanto come amministratore del resto, da impiegare a favore della società.  Ci sono stati e ci sono tali uomini.  Nella mia mente, non appena un uomo considera se stesso come un servo della società, guadagna nel proprio interesse, spende nel proprio interesse, ed allora i suoi guadagni sono buoni,  la sua impresa è costruttiva.

 

Il cambiamento della natura umana

Ma questa idea della non-violenza non implica un cambiamento della natura umana?  E la storia mai registra un tal cambiamento?  Lo fa con enfasi.  Un individuo è molto condizionato dal principale, personale, ambizioso punto di vista di qualcuno che vede la società come un insieme unico e lavora a suo beneficio.  Se c’è stato un tal cambiamento in un uomo, ci può essere, lo stesso cambiamento in molti.

Il futuro

Non vedo povertà nel mondo di domani, nessuna guerra, nessuna rivoluzione, nessun massacro.  Ed in questo mondo ci sarà più profondamente che mai, una fede in Dio più grande che in passato.  L'esistenza stessa del mondo, in senso lato, dipende dalla religione.  Tutti i tentativi di sradicarla falliranno.

La struttura di una federazione mondiale può essere sviluppata soltanto su fondamenta basate sulla non-violenza e la violenza dovrà essere completamente avulsa dagli affari del mondo.

 

 

 

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