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I Menestrelli, antichi
cantautori protetti da Carlo Magno re di Francia, ci hanno tramandato le
storie di questo re e dei suoi cavalieri, i Paladini.
In particolare di Orlando che la leggenda vuole sia morto a Roncisvalle nel
778, quando la retroguardia dell’esercito francese fu distrutta dai Baschi
in una imboscata . |
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Queste gesta sono riportate
nella “Chanson de Roland” una tra le più famose Chanson de geste. A Santo
Domingo De La Calzada i protagonisti di una bella e simpatica leggenda sono: un
pellegrino, una forca ed un gallo. Si tratta infatti
della storia di un giovane che andava a Santiago coi suoi genitori.
Qui a Santo Domingo una locandiera, invaghitasi di lui lo voleva
trattenere; lo tentò in vari modi ma per il giovane fu più forte il desiderio di
concludere il suo pellegrinaggio. La donna respinta mise
per vendetta una coppa d’argento nel sacco del giovane e corse a denunciarlo per
furto così che egli fu condannato all’impiccagione. I
genitori ripresero tristemente il viaggio verso Santiago ed al ritorno
ripassaro-no da Santo Domingo trovando il figlio che, sorretto da San Giacomo,
pendeva dalla forca ancora vivo. Corsero subito a dirlo
al governatore che non prestò loro fede e additando i polli arrosto che si
trovava in tavola disse: ”Vostro figlio è vivo come i galli che sto mangiando!
Non aveva però ancora finito di parlare che i galletti spennati
e ben cotti si rivestirono delle loro bianche penne e si misero a cantare
saltellando nel piatto. Il giovane fu immediatamente
liberato, il gallo e la gallina trovarono squisita accoglienza in cattedrale e
da allora fu il detto “Santo Domingo de la Calzada, donde cantaron el gallo y la
gallina despùes de asados”.
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Il gallo è anche un
simbolo perché col suo canto indica lo spuntare del sole. Un gallo avvisò
Pietro del suo tradimento la sera del giovedì santo.
Nel Medioevo il gallo era simbolo della vigilanza ed è per questo che svetta
su torri e cattedrali. Una credenza medioevale poi diceva che il giorno del
giudizio tutti i galli avrebbero unito il loro canto per svegliare i vivi ed
i morti. |
Al Cebreiro si giunge con
una faticosa salita. Il luogo è molto affascinante e pieno leggende e miracoli.
Le ”Pallonzas”, case circolari in pietra col tetto di paglia, ricordano i Celti
e la bella chiesa il Sacro Graal. Una mattina d’inverno,
tra l’infuriare di una tormenta di neve, un pellegrino con tanta fatica giunse
per la Santa Messa. Il rito era iniziato e il sacerdote
che si preparava per la consacrazione vedendolo tanto conciato e in ritardo lo
trattò con disprezzo. L’ostia si trasformò allora in
carne, il vino in sangue e l’immagine della Vergine s’inchinò al prodigio,
ricordato ancora oggi da un’ampolla di cristallo. Questo luogo da allora fu
chiamato Cebreiro del santo Graal (calice), simbolo reso famoso
dalla leggenda di Re Artù. In questa leggenda infatti il sacro Graal sarà
oggetto della ricerca perigliosa dei cavalieri della Tavola Rotonda e sarà
ritrovato dal più puro dei cavalieri che era anche il più giovane: Parsifal.
Assieme a quello carolingio, sempre nel XI secolo, prese
infatti vita il ciclo dell’epopea cavalleresca brètone con Artù ed i “Cavalieri
della Tavola Rotonda”.
Sono storie poetiche ed
avventurose iniziate col mandato del Mago Merlino, affidato ad Artù come
compito sacro: “...Spetta a voi ed ai vostri cavalieri un’impresa nobile
santa ...In qualche luogo del mondo si nasconde la coppa in cui Giuseppe d’Arimatea
raccolse il sangue di Cristo. Si chiama Santo Graal ed alla sua ricerca
dovrete dedicare la vita. Riunirete per far ciò i più
valorosi ed istituirete un ordine cavalleresco che prenderà il nome di
Tavola Rotonda perché sarete fratelli e tutti uguali davanti alla missione
da compiere. Sederete attorno ad una tavola rotonda perché nessuno abbia un
posto privilegiato. |
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La notte di Natale re Artù
riunì i più valorosi nobili che giurarono di consacrare la loro vita alla
ricerca del Sacro Graal. Un seggio dei centocinquanta restò comunque vuoto
in attesa del “Cavaliere eletto”, Parsifal, che ultimo tentò la prova ed ebbe
successo.
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