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CUPOLA E CAPPELLE
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Da
questa posizione si può iniziare la visita delle decorazioni della
soprastante cupola per passare poi alle cappelle absidali e a quelle
laterali.
La cupola è stata elevata fino al
tamburo da Giuliano da Maiano e voltata nella calotta da Giuliano da
Sangallo (1499-1500).Tra il 1610 e il 1515 fu affrescata da Cristoforo
Roncalli, detto il Pomarancio, conna 'gloria celeste' calata nell'ampio
invaso. Deperiti quegli affreschi e staccate alcune loro porzioni da O.
Ottaviani (1888-1890), la cupola fu nuovamente dipinta da Cesare Maccari.
Questi, dal 1890 al 1895 affrescò la calotta con simboli e figurazioni delle
Litanie Lauretane, e dal 1895 al 1907 dipinse le pareti del tamburo con
grandiose scene della Storia del domma dell'Immacolata, decorando anche i
contigui sottarchi e arcate con episodi devozionali e immagini di santi e di
pontefici. I lavori sono stati finanziati dalle offerte dei fedeli italiani,
sollecitate e raccolte dalla Congregazione Universale della S. Casa, tramite
il suo solerte direttore p. Pietro da Malaga.
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Questo
ciclo pittorico del Maccari è considerato il più grandioso e significativo in
arte sacra di tutta Europa per il periodo a cavallo tra Otto e Novecento.
L'opera resta sostanzialmente fedele alla prima educazione purista del pittore e
si rileva attenta alle sollecitazioni neorinascimentali. È improntata da un lato
a un evidente verismo storico, che traluce soprattutto nelle scene del tamburo,
e dall'altro è animata da un senso vivo per l'allegoria e per il simbolo di
segno iconografico. Vi si nota anche un gusto spiccato per la monumentalità, per
il decorativismo e per la teatralità, che consentono al pittore di cimentarsi su
enormi spazi, con scene assiepate e mosse, condotte con grande maestria tecnica
di affresco e con sicurezza di disegno.
La visita può proseguire nelle cappelle absidali, a cominciare da quella del
Crocifisso sul lato sinistro, presso la porta del corridoio d'ingresso, per
passare a quella Francese, Slava, Americana, Tedesca, Polacca, Sagrestia di S.
Giovanni, Duchi d'Urbino, Spagnola, Svizzera e Sagrestia di S. Marco.
CAPPELLA DEL CROCIFISSO
Nel mezzo si ammira un Crocifisso scolpito su legno da fra Innocenzo da Petralia
nel 1637 e donato al santuario da una confraternita nel secolo XVIII. Gli
affreschi e le decorazioni sono di Biagio Biagetti di Portorecanati che li
eseguì nel 1928-1932, su commissione della Congregazione Universale. Raffigurano
scene della Passione di Gesù.
Questi affreschi sono giudicati dalla critica il capolavoro del Biagetti che
qui, liberatosi ormai da tempo dalla lezione stringente del Seitz, suo maestro,
si muove in clima novecentista e dimostra di aver avvertito l'influsso della
tecnica divisionistica, specie negli esiti luministici, e sembra attento anche
agli orientamenti di un tardo previatismo di specie monumentale.
CAPPELLA FRANCESE O DEL SACRAMENTO
È
stata decorata con le offerte dei cattolici francesi per interessamento
della Congregazione Universale. Charles Lameire dal 1896 al 1903 ha dipinto
a fresco il Trionfo della croce e Santi francesi nella volta e ha
raffigurato scene di Crociati francesi (sinistra) e di S. Luigi IX (destra e
di fronte) a Nazaret su tre tele applicate a muro.
Il ciclo pittorico del Lameire rivela tonalità moderate, dai tocchi
raffinati, e un gusto decorativo quasi da arazzo. Palesa anche una spiccata
capacità dell'artista di unificare in sintesi spazio architettonico e spazio
pittorico. Tutto ciò genera semplicità narrativa e recettività della storia,
con figure linearmente distese, senza spessore. Il Lameire qui si apre anche
al movimento
simbolista, il cui influsso è ravvisabile nel Trionfo della Croce e nelle
due grandi scene delle pareti.
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CAPPELLA SLAVA O DEI SANTI CIRILLO E
METODIO
Fu fatta decorare dalla Congregazione Universale con i contributi dei fedeli
soprattutto croati. Gli affreschi, con scene della vita dei santi fratelli
Cirillo (827-869) e Metodio (825-885), apostoli dei popoli slavi, si devono a
Biagio Biagetti che li eseguì nel 1912-1913. Il Trittico dell'altare è opera di
Stanislao De Witten (1897). A questa immagine della Vergine con il Bambino Leone
XIII diede il titolo di 'Madre nostra'.
In questi affreschi il Biagetti resta legato alla lezione puristica del maestro
Ludovico Seitz mostrando una spiccata predilezione classicistica verso modelli
quattro-cinquecenteschi, devotamente sentiti. Ciò comunque non gli impedisce di
entrare nello spirito degli avvenimenti rappresentati e di esprimere una
personale capacità interpretativa.
SAGRESTIA DI S. LUCA
Vi si accede attraverso una elaborata porta lignea, attribuita a Giuliano da
Maiano, impreziosita da un artistico portale che reca alla sommità una
terracotta raffigurante S. Luca, l'uno e l'altra assegnati a Benedetto da Maiano
(1481). All'interno si ammirano gli Armadi finemente intarsiati da artefici
fiorentini nel 1516-1517.
Più avanti, all'ingresso della Cappella Americana, sulla parete sinistra si
ammira il Monumento al cardinale Bonaccorsi. È stato eseguito verso il 1678 da
Antonio Rao il Vecchio in squisite forme berniniane.
CAPPELLA DELL' ASSUNTA O AMERICANA
Fu decorata con le offerte dei cattolici americani di lingua inglese, per
iniziativa della Congregazione Universale, da Beppe Steffanina negli anni
1953-1970, con scene relative a Maria Regina (volta), alla Proclamazione del
domma dell'Assunta (parete sinistra) e alla Glorificazione della Vergine
Lauretana, patrona universale dell'aviazione (parete destra).
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CAPPELLA DEL CORO O TEDESCA
È stata decorata con le
offerte dei cattolici di lingua tedesca, per iniziativa della Congregazione
Universale nel VI Centenario della traslazione. Gli affreschi si devono a
Ludovico Seitz che li eseguì egli anni 1892-1902. Nelle lunette delle pareti
egli ha dipinto personaggi biblici prefiguranti la Madonna; nella vetrata,
eseguita da Francesco Moretti, ha effigiato l'Immacolata; nella parete
destra, Maria Vergine e Maria Madre di Dio; nella parete sinistra, Maria
compaziente, con scene della Passione, e Maria Mediatrice; nello spicchio
centrale della volta, l'Incoronazione.
Il ciclo pittorico del Seitz è considerato la summa e il vertice della sua
vasta opera. Qui egli manifesta il suo convinto purismo che si alimenta di
modelli quattrocenteschi
italiani (Vivarini, Gentile da Fabriano e i fratelli Salimbeni) e tedeschi (Van
der Croes, e Durer). I modelli però sono ormai filtrati e interpretati da un
sentire nuovo e animati da un costante e amoroso studio del "vero", in
"presa diretta" di persone e ambienti del luogo. Per l'eletto sentimento
religioso, sostanziato da forti contenuti, e per l'alta vocazione e abilità
artistica, il pittore è in grado di ridurre a unità di linguaggio quelle
esperienze, attingendo esiti di originalità e compiendo un capolavoro di
arte sacra.
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CAPPELLA DEL SACRO CUORE O POLACCA
Fu decorata da Arturo Gatti negli anni 1912-1939 per incarico della
Congregazione Universale con le offerte dei cattolici polacchi. Nel catino il
pittore ha raffigurato Maria Regina della Polonia, nella parete destra la
Vittoria di Sobieskí a Vienna contro i turchi (1683) e nella parete sinistra il
Miracolo della Vistola, o battaglia di Varsavia contro i bolscevichi (1920).
Anche il trittico con le immagini del Sacro Cuore e di santi polacchi è opera
del Gatti (1950).
Il Gatti, loretano, devoto discepolo del Maccari, resta fedele in questo ciclo
ai canoni della pittura storico-celebrativa del tempo, con aperture
all'esperienza simbolista da Hodler a Fabry. Vi si avverte uno studio assiduo
dei modelli settecenteschi italiani illustranti episodi di storia e degli autori
polacchi che hanno trattato i suoi stessi temi come, ad esempio, Jan Mateiko.
L'accuratezza del disegno e l'amore per il particolare riconducono l'artista
nell'ambito di una pittura di segno veristico.
Nell'atrio di questa cappella si ammira il Monumento al cardinale Gaetani,
eseguito nel 1580 su disegno di Francesco Volterra. Le statue in marmo della
Fede e della Carità sono di C.B. Della Porta, e il busto in bronzo del cardinale
di A. Calcagni. È un monumento di notevole interesse artistico.
SAGRESTIA DI S. GIOVANNI O DEL SIGNORELLI
Custodisce i pregevoli
affreschi di Luca Signorelli, eseguiti probabilmente tra il 1481 e il 1485,
con otto angeli musicanti nella volta, con i quattro Evangelisti intercalati
con quattro Dottori della Chiesa (registro superiore delle pareti), con
cinque coppie di Apostoli e l'Incredulità di S. Tommaso (registro
inferiore), e con la Conversione di Saulo, sopra la porta. Il Lavabo, sotto
la finestra, è attribuito a Benedetto da Maiano (1481 c), mentre gli Armadi
intarsiati sono ascritti ad artefici fiorentini degli inizi del sec. XVI.
Negli otto Angeli musicanti si intravede lo stile del Botticelli, con il
quale il Signorelli lavorò in quegli anni nella cappella Sistina. Sono
figure di eccezionale eleganza, calibratissimne e calde di colore, seducenti
per levità aerea, per ritmo e per sinuose movenze. Nei sottostanti quattro
Evangelisti (Luca, Marco, Matteo e Giovanni) e nei quattro Dottori della
Chiesa occidentale (Girolamo, Gregorio Magno, Agostino e Ambrogio) traluce
un modulo compositivo che richiama Piero della Francesca per la proclamata
monumentalità, non disgiunta però da un'insistita ricerca del movimento.
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La
Conversione di Saulo (sopra la porta) è il capolavoro di questo ciclo per la
sapienza prospettica che anticipa, negli audaci scorci, qualche figura del
Finimondo (Giudizio Universale, duomo di Orvieto). È una mirabile sintesi dello
staticismo di Piero e del dinamismo del Pollaiolo, sintesi che costituisce per
altro uno degli elementi peculiari dell'arte signorelliana.
CAPPELLA DEI DUCHI DI URBINO
La Cappella fu fatta decorare a proprie spese dai duchi di Urbino Guidobaldo II
e Francesco Maria Il della Rovere negli anni 1571-1584. Gli affreschi delle
pareti con le scene dello Sposalizio e della Visitazione, e quelli della volta
con il Transito, l'Assunzione e l'Incoronazione della Vergine sono opera di
Federico Zuccari (1582-1583). La pala in mosaico con l'Annunciazione è copia di
una tela di Federico Barocci (1582-1584), trafugata dai francesi nel 1797. Gli
stucchi si devono in gran parte a Federico Brandani (1571-1572) e gli intagli su
pietra a Lattanzio Ventura, architetto della cappella.
Questa cappella è una sintesi straordinaria di pittura, scultura e architettura
tardo-cinquecentesca di segno manieristico urbinate. È stata giudicata uno dei
complessi più rappresentativi dell'arte della Contro-riforma nell'ultimo quarto
del sec. XVI. Gli affreschi dello Zuccari tra i più significativi della sua
ricca opera denunciano un ritorno alla classicità di stampo raffaellesco per la
proclamata semplicità e, al tempo stesso, per la solenne scansione degli spazi.
CAPPELLA DI S. GIUSEPPE O SPAGNOLA
È stata decorata negli anni 1886-1890 con le offerte dei cattolici spagnoli. Gli
affreschi delle pareti sono di Modesto Faustini e raffigurano, da sinistra a
destra, la Santa Famiglia, il Sogno di Giuseppe, il Ritorno dall'Egitto e la
Morte di S. Giuseppe. La decorazione della volta con un cielo stellato e il
tendaggio della zoccolatura si devono a Luigi Stella. La Statua di S. Giuseppe
sull'altare è di Eduardo Barròn Conzales de Castilla, mentre le statue in bronzo
sono di Eugenio Maccagnani.
Gli affreschi del Faustini traducono le scene evangeliche con freschezza e
immediatezza. Sono animate di vivo senso religioso e generano un'atmosfera di
mistico stupore. Per la sua formazione preraffaellita l'artista è portato a
guardare i modelli tre-quattrocenteschi, con una speciale predilezione per il
Beato Angelico, il cui spirito sembra rivivere in queste pareti.
CAPPELLA SVIZZERA O DEI SANTI GIOACCHINO
E ANNA
È stata affrescata da Carlo Donati negli anni 1935-1938, su commissione della
Congregazione Universale, con le offerte dei cattolici svizzeri. Il pittore ha
decorato le sezioni superiori delle pareti con figure di santi nati o operanti
in Svizzera e in quelle inferiori, entro quattro grandi quadri, episodi dei Ss.
Gioacchino e Anna e di Maria Bambina.
Il Donati con questi dipinti si distacca dalla tradizione puristica e veristica
dei precedenti cicli pittorici otto-novecenteschi del santuario e si apre a
influssi di un tardo preraffaellismo, alla maniera del De Carolis. Vi si
riscontra un gusto quasi liberty con una propensione per un linearismo
costantemente perseguito nella definizione delle figure e con aperture
simboliste di segno sia 'iconografico" che 'analogico'.
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SAGRESTIA DI S. MARCO O DEL MELOZZO
Custodisce i
pregevolissimi affreschi di Melozzo da Forlì che li eseguì, secondo
l'opinione corrente, tra il 1477 e il 1479. Nella volta ha figurato otto
Angeli recanti simboli della Passione, e, sotto, altrettanti Profeti con una
scritta allusiva a un dato momento della stessa Passione. Nella parete
sottostante, in un riquadro centinato, ha raffigurato l'ingresso di Gesù a
Gerusalemme. Il pittore avrebbe dovuto affrescare anche i restanti sette
riquadri con scene della Passione ma, per ragioni ignote, non attuò il
progetto.
Stupisce in questo cielo l'unità compositiva degli elementi
pittorico-decorativi, con i Profeti che, oltrepassando col capo le linee
delle finestre, si legano alla sezione superiore degli Angeli, i quali si
staccano prospetticamente dal fondo e sembrano deambulare su invisibili
cristalli. Le figure della volta, angeliche e profetiche, un tutt'uno con le
architetture dipinte, in un organismo decorativo unitario e autonomo
rispetto all'architettura della materia, ritmato da mirabili scansioni e
animato da una luce meridiana che esalta i lucenti e densi impasti
cromatici. Quel che più vi si ammira è l'abilità prospettica che fece
scrivere al Vasari: il Melozzo fu 'un grandissimo prospettivo'. Un assoluto
capolavoro di pittura quattrocentesca. |
LE CAPPELLE LATERALI
Nelle due navate laterali della basilica si trovano dodici cappelle, sei per
lato, aperte agli inizi del sec. XVI dal Bramante e ridotte allo stato attuale,
in gran parte, da Andrea Vici nell'ultimo ventennio del sec. XVIII. Sono state
abbellite con pale settecentesche in mosaico e con modesti dipinti del sec. XX.
Ecco l'ordine delle cappelle della navata destra, dalla Sagrestia del Melozzo
verso l'uscita.
Sposalizio della Madonna - Il mosaico è derivato da una tela di Carlo Maratta
(1625-1713). È detta Cappella Messicana perché fu decorata nel 1933 da Giuseppe
Pauri con la storia del Santuario di Guadalupe e del beato martire Agostino Pro
(1891-1927).
Immacolata: anche questo mosaico è copia di un dipinto del Maratta (1625-1713).
La cappella è detta anche della Gioventù Cattolica Femminile perché Tito Ridolfi
nel 1933 vi ha raffigurato le rispettive sante protettrici: Rosa da Viterbo,
Giovanna d'Arco, Maria Bambina, B. Imelda e, nel 1953, S. Maria Goretti.
Ss. Emidio e Carlo Borromeo: La pala d'altare in mosaico è copia di un dipinto
di Antonio von Marron (1731-1808). Nel 1939 Pasquale de Monfort, pellegrino a
Loreto nel 1704.
Francesco di Paola - Il mosaico è desunto da un dipinto di Cavallucci di
Sermoneta (1752-1795). Beppe Steffanina vi ha raffigurato scene della vita
di Luisa Maria Baudin e di Ranfray, fondatrici delle suore orsoline, con S.
Angela Merici, loro patrona
Ss. Domenico e Agostino - Il mosaico è copia di un dipinto di derio De
Angelis (sec. XIX).
Cappella Massilla-Rogati: è artisticamente la più pregevole delle cappelle
laterali di questa navata. I bronzi che la adornano sono stati trasferiti
qui nell'ultimo ventennio del sec. XVIII, ad opera del Vici, dalla cappella
dell'Immacolata.
Delle due cornucopie in bronzo, sui pilastri d'ingresso, l'una si deve a
Girolamo e Ludovico Lombardo (1547) e l’altra al solo Girolamo (1581). La
pala con la Deposizione e il Cristo risorto è di Antonio Calcagni,
coadiuvato da Tiburzio Vergelli, eseguita tra il 1577 e il 1582: espressiva
rappresentazione del mistero pasquale di Cristo, morto e risorto. I quattro
medaglioni ai lati dell'altare sono i ritratti di Ginevra Ginevri e di
Gregorio Massilla (sinistra) e di Antonietta Rogati e Barbara Massilla
(destra); sono stati eseguiti dal Calcagni nel 1585. L'Organo, sopra la
cantoria, è l'opera n. 1126 della rinomata ditta Vincenzo Mascioni di Cuvio.
È stato installato nel 1993-1994 e inaugurato il 26 febbraio 1995 dal
card. Carlo
Maria Martini, arcivescovo di Milano. L'organo è suddiviso in tre corpi: il
primo è situato sopra la porta d'ingresso, il secondo ('positivo corale') è
sistemato nei pressi del presbiterio, sul lato destro, e il terzo
("espressivo corale') è montato sopra la S. Casa. In totale, nei suoi tre
corpi, l'organo conta 5.283 canne e si configura, così, come uno dei più
grandi e potenti d'Italia. |
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I
medaglioni di Luca Signorelli: Volgendo lo sguardo sulla volta della navata
centrale della basilica, si scorgono 23 medaglioni a monocromo con Personaggi
dell'Antico Testamento recanti cartigli allusivi a Cristo, Messia regale e
sofferente. Venti di essi sono di L. Signorefli, coadiuvato da discepoli,
ascrivibili al 1492 circa.
Battistero: è la prima cappella della navata sinistra, dall'ingresso verso
l'interno, ed è la più importante fra tutte le cappelle laterali, un vero
monumento di arte e di teologia sul battesimo, con dipinti del Pomarancio nella
volta, eseguiti tra il 1612-1615, ornamenti a stucco e statue di Francesco Selva
del 1611-1612, e con il battistero in bronzo di Tiburzio Vergelli, lavorato tra
il 1600 e il 1607. Ai lati due statue in stucco eseguite da Francesco Selva:
Battesimo di sangue (destra), Battesimo di desiderio (sinistra).
Ss. Ignazio e Filippo Neri - Il mosaico è desunto da una tela di Cristoforo
Unterberger (1732-1798). La cappella è detta anche dei cattolici indiani e nelle
pareti reca scene della vita di S. Francesco Saverio, apostolo dell'India,
dipinte da Cesare Peruzzi nel 1932, su commissione della Congregazione
Universale.
S. Francesco d'Assisi - La pala in mosaico è copia del noto dipinto dei
Domenichino (1581-1641), custodito nella chiesa della Concezione (cappuccini) di
Roma. L'anconetano Giuseppe Cherubini nel 1937, su commissione della
Congregazione Universale, figurò nelle pareti i santi e i beati cappuccini delle
Marche: S. Serafino da Montegranaro e B. Benedetto da Urbino (sinistra), B.
Bernardo da Offida e S. Veronica Giuliani, pellegrina 'in spirito' a Loreto nel
1714 e nel 1715 (destra).
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S.
Michele arcangelo - La pala d'altare in mosaico è desunta dalla famosa tela
di Guido Reni (1575-1642) esistente nella chiesa della Concezione a Roma.
Nelle pareti si scorgono le figure dei santi passionisti Paolo della Croce,
fondatore della congregazione.
Vincenzo Strambi, vescovo di Macerata, e Gabriele dell'Addolorata, tutti
pellegrini alla S. Casa. Sono opera del pittore Ettore Ballerini (1934),
commissionatagli dalla Congregazione Universale. Il Nome di Gesù - Il
mosaico ovale, raffigurante la Vergine Desolata, deriva da una tela di
Gaspare Landi (1756-1830) e sostituisce un dipinto raffigurante la
Circoncisione, eseguito da Filippo Bellini nel 1592 e ora nel museo
pinacoteca. Il Bellini nel 1592 eseguì gli stucchi e le pitture a olio,
parte su tela e parte su muro, delle volta e delle piccole pareti, su
commissione del canonico Mazza. |
Ultima
cena - Il mosaico è copia della tela di Simon Vouet (1590-1648) eseguita per la
confraternita del Sacramento nel 1627, ora custodita nel museo-pinacoteca. Nel
1933 Cesare Peruzzi, su commissione della Congregazione Universale, dipinse
sulle pareti episodi della vita di S. Teresa del Bambin Gesù, che visitò Loreto
il 13 novembre 1887, ricevendo la comunione in S. Casa, come dimostra il quadro
centrale della parete sinistra. Proseguendo si incontra, o l'angolo, il Portale
della Sagrestia di S. Matteo (adibita a 'Pronto soccorso'), recante alla sommità
una splendida lunetta in terra smaltata e invetriata con la figura di S. Matteo,
l'uno e l'altra attribuiti a Benedetto da Maiano (1481c). Seguendo ancora verso
l'uscita, a lato della Cappella del Crocifisso, ci si immette sulla destra
nell'Atrio della Sagrestia e nella Sala del Tesoro o del Pomarancio.
Si attraversa una porta con artistico Cancello in ferro battuto, eseguito nel
1894 per la cappella slava da Eugenio Mattacotta su disegno del Sacconi e qui
trasferito in epoca successiva. Sulla parete sinistra si vede l'antica
Iconostasi della S. Casa, eseguita su un'idea del Sacconi da Eugenio Maccagnani
nel 1896 e qui trasferita dopo l'incendio del 1921. L'attuale sistemazione
risale al 1994.
(tratto dal sito
http://www.santuarioloreto.it)
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