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     Vasco Rossi - Gli angeli

Martin Luther King Jr.

“La nascita di una nuova nazione”

Discorso tenuto nella chiesa battista di  Dexter Avenue

7 Aprile 1957
Montgomery, Alabama

Questa mattina voglio pregare per un argomento: “La Nascita di una Nuova Nazione”. E mi piacerebbe adottare come base delle nostre riflessioni una storia che da molto tempo è stata impressa negli schemi mentali delle generazioni a venire. E’ la storia dell’Esodo, la storia della fuga del popolo ebreo dalla schiavitù egizia,  attraverso il deserto, e finalmente alla Terra Promessa. E’ una storia meravigliosa. Ebbi il privilegio l’altra sera di vederla rappresentata in un film a New York City, intitolato “I Dieci Comandamenti”, e la vidi in tutta la sua bellezza – la lotta di Mosè, la lotta dei suoi devoti seguaci mentre cercavano di uscire dall’Egitto. E finalmente mossero verso il deserto e la Terra Promessa. Questa è qualcosa della storia di ogni popolo che combatte per la libertà. E’ la prima storia dell’uomo che esplicitamente rivendica la libertà. E mostra gli stadi che devono essere inevitabilmente attraversati per cercare la libertà.

Prima del 6 marzo 1957, esisteva un paese conosciuto come la Costa D’Oro. Questo paese era una colonia dell’impero britannico. Questo paese era situato nel vasto continente conosciuto come Africa. Sono sicuro che conosciate tutti l’Africa, quel continente con circa duecento milioni di persone che si estende su un territorio molto vasto. Ci sono molti nomi familiari associati all’Africa che probabilmente ricorderete, e ci sono alcuni paesi in Africa che molta gente non conosce. Per esempio, l’Egitto è in Africa. E c’è una vasta area nel nord Africa che comprende, l’Egitto e l’Etiopia, la Tunisia e l’Algeria e il Marocco e la Libia. Quindi potreste muovere verso il Sud Africa e pensare a quel vasto territorio conosciuto come Unione del Sud Africa. Lì c’è la capitale Johannesburg di cui leggete molto durante questi giorni. Poi c’è l’Africa centrale con posti come la Rodesia ed il Congo belga. E poi c’è l’Est Africa con posti come il Kenia e il Tanganica, e posti come l’Uganda ed altri paesi più importanti. E poi potete volgervi verso l’Africa dell’ovest, dove trovereste l’Africa Occidentale Francese e la Nigeria, e la Liberia e la Sierra Leone e posti simili. Ed è in questa parte d’Africa che troviamo la Costa D’Oro, in Africa Occidentale.

Sapete anche che per anni e per secoli, l’Africa è stato uno dei continenti più sfruttati nella storia del mondo. E’ stato il “Continente Nero”. E’ stato il continente che ha sofferto tutte le pene e le afflizioni che potevano essere subite dalle altre nazioni. Ed è quel continente che ha fatto l’esperienza della schiavitù, che ha fatto l’esperienza di tutti i livelli di vita più bassi che si possa pensare, e vi è stato indotto dallo sfruttamento inflittogli da altre nazioni.

E questo paese, la Costa D’Oro, era parte di questo esteso continente conosciuto come l’Africa. E’ un piccolo paese dell’Africa Occidentale con un’area di 91.000 miglia quadrate con una popolazione di circa cinque milioni di abitanti, poco più di quattro milioni e mezzo. Ed è lì con la sua capitale, Accra. Per anni la Costa D’Oro fu sfruttata e dominata e calpestata. I primi colonizzatori europei vi giunsero nel 1444, i portoghesi, ed avviarono un commercio legittimo con la gente della Costa D’Oro. Avviarono transazioni con loro per l’oro, in cambio di armi, munizioni e polvere da sparo e altre cose simili. Bene, ben presto l’America fu scoperta pochi anni dopo nel 1400 e successivamente le Indie Occidentali Britanniche. E tutte queste nuove scoperte portarono al commercio di schiavi. Lo ricordate, comincio in America nel 1619.

E ci fu una grande lotta per il potere in Africa. Fu motivata col crescere del commercio degli schiavi, che avvenne in Africa, nella Costa D’Oro in particolare, non solo ad opera dei Portoghesi ma anche degli Svedesi, dei Danesi, dei Tedeschi e dei Britannici. E tutte queste nazioni si trovarono a competere l’un l’altra per assumere il potere nella Costa D’Oro così da poter sfruttare queste genti per ragioni commerciali e venderle come schiavi.

Finalmente, nel 1850, la Gran Bretagna la spuntò ed assunse il possesso dell’intera espansione territoriale della Costa D’Oro. Dal 1850 al 6 marzo 1957, la Costa D’Oro fu una colonia dell’impero Britannico. E come colonia soffrì tutte le ingiustizie, lo sfruttamento, tutte le umiliazioni derivanti dal colonialismo. Ma come tutte le schiavitù, come tutti gli sfruttamenti, come tutte le umiliazioni, si arrivò al punto che la gente ne fu stufa.

E questa sembra essere una lunga storia. Sembra essere un desiderio palpitante, sembra essere un desiderio intimo di libertà nell’anima di ogni uomo. Ed è così – potrebbe non sembrare un fatto immediato  - che eventualmente la sua irruenza faccia realizzare agli uomini che la libertà è qualcosa di basilare, e che privare un uomo della sua libertà è togliergli le basi essenziali della sua umanità. Togliergli la sua libertà è derubarlo di qualcosa a immagine di Dio. Per parafrasare le parole di Otello in Shakespeare: chi ruba la mia borsa ruba spazzatura; è poco più di niente; era mio, ora è suo, è stato lo schiavo di migliaia; ma chi tira via da me la mia libertà mi deruba di quello che non lo arricchisce e che rende me più povero.

 C’è qualcosa nell’anima che piange per la libertà. C’è qualcosa di profondo giù nell’anima di molti uomini che arrivano a Canaan. Gli uomini non possono essere soddisfatti dell’Egitto. Essi provano ad adattarsi nel durante. Molti uomini hanno avuto interessi in Egitto. Ma la grande maggioranza, le masse, non hanno mai avuto interesse per l’Egitto e non sono mai contenti di esso. E così si sollevano e cominciano a piangere per la terra di Canaan.

 E così questa gente si stanca. Ha una lunga storia. Così a far data dal 1884 gli stessi capi della Costa d’Oro si sollevarono e tutti insieme, si rivoltarono contro l’Impero Britannico e le altre potenze che all’epoca dominavano la Costa d’Oro. Si rivoltarono dicendo che volevano governarsi da soli. Ma queste potenze diedero loro un giro di vite, ed i Britannici dissero che non li avrebbero mai lasciati andare.

Intorno al 12 settembre del 1909 nacque un giovane. La storia non conosce quello che il giovane aveva in mente a quel tempo. Sua madre e suo padre, analfabeti, non erano partecipi del  potere nella vita tribale africana, non erano capi, ma gente umile. E quel ragazzo crebbe. Andò a scuola ad Achimota mentre era in Africa, e terminati gli studi con onore decise di intraprendere la sua strada in America. E approdò in America un giorno con cinquanta dollari in tasca pronto per avere un’educazione. E andò in Pennsylvania, alla Lincoln University. Lì avviò i suoi studi e cominciò leggendo le opere dei filosofi, cominciò leggendo le grandi opere dell’epoca. E quando finì gli studi prese la laurea in teologia e cominciò ad operare intorno a Philadelphia ed altre aree del paese. E tornò all’Università della Pennsylvania e prese un Master in filosofia e sociologia. Per tutti gli anni che ha passato in America fu povero e dovette lavorare sodo. Nella sua biografia racconta di come abbia lavorato negli hotel come fattorino, come lavandaio, e durante l’estate come abbia lavorato da cameriere per pagarsi la scuola. [Interruzione della registrazione]

 “Voglio tornare a casa. Voglio  tornare nell’Africa Occidentale, la terra della mia gente, la mia terra natia. C’è del lavoro che deve essere fatto lì.” Prese la nave, andò a Londra e si fermò per un periodo alla London School of Economy dove prese un’altra laurea. Poi, mentre era a Londra, cominciò a pensare al Pan-Africanismo e a come liberare la sua gente dal colonialismo. Come ebbe a dire, considerò sempre il colonialismo come qualcosa fatto per dominare e sfruttare. Era fatto per tenere oppressi certi gruppi   e sfruttarli economicamente a vantaggio di qualcun altro. Studiò e pensò a tutto questo e un giorno decise di tornare in Africa.

 Raggiunse l’Africa e fu immediatamente eletto segretario esecutivo del United Party della Costa d’Oro. E lavorò duro, e cominciò ad avere un seguito. E la gente di questo partito, gli anziani, la gente che aveva lavorato duramente per tanto tempo, poichè egli spingeva piuttosto in fretta, furono un po gelosi dell’influenza che esercitava e così, alla fine, abbandonò il United Party della Costa d’Oro e nel 1949 organizzò il partito del Convention People. Fu questo partito che cominciò a lavorare per l’indipendenza della Costa d’Oro. Egli partì umilmente, stimolando la sua gente ad unirsi per la libertà e spingendo i rappresentanti dell’Impero Britannico a dar loro la libertà. Questi furono lenti nel rispondere ma le masse furono con lui e con la loro unità divennero il partito più potente ed influente che sia mai stato fondato in quella parte dell’Africa.

Cominciò a scrivere. Ed i suoi compagni con lui, e molti di loro cominciarono a scrivere così tanto che i funzionari del regime temendoli, li tradussero in prigione. E lo stesso Nkrumah fu alla fine imprigionato per molti anni perché ritenuto un sedizioso. Era un agitatore. Fu imprigionato con l’accusa di sedizione, e fu messo li per stare in prigione per molti anni. Ma lui riuscì ad ispirare molte persone fuori della prigione. Questi si misero insieme nei pochi mesi successivi al suo arresto e lo elessero primo ministro mentre era ancora in prigione. Per un po’ gli occupanti britannici provarono a tenerlo lì in prigione ma Gbedemah – uno dei suoi più vicini collaboratori di partito, divenuto ministro delle finanze – stava quasi per dichiarare che quella notte, la gente era pronta ad andare verso la prigione per tirarlo fuori. Ma Gbedemah disse: “Questo non è il modo, non possiamo farlo così. La violenza ci macchierebbe e noi falliremmo il nostro obiettivo.” Ma gli imperialisti britannici videro che essi erano ben decisi a liberarlo. Ed in poche ore Kwame Nkrumah fu fuori dalla prigione, era divenuto il primo ministro della Costa D’Oro. Doveva stare in prigione per quindici anni ma lui ci rimase per sette o otto mesi, ed ora ne veniva fuori come primo ministro della Costa D’Oro.

E questa è stata la lotta che è continuata per quattro anni. Era giunta al punto che questa piccola nazione fosse mossa verso la sua indipendenza. Poi venne l’agitazione continua, la resistenza continua, così che l’Impero Britannico vide che non avrebbe potuto controllare oltre la Costa D’Oro. E si accordarono sulla data del 6 marzo 1957 come giorno in cui avrebbero lasciato quella nazione. Quella nazione non sarebbe stata oltre una colonia dell’Impero Britannico, che quella nazione sarebbe stata una nazione sovrana all’interno del Commonwealth Britannico. E tutto questo fu causato dalla protesta persistente, dalle continue agitazioni promosse dal partito del primo ministro Kwame Nkrumah,  dagli altri esponenti che si erano impegnati a lungo con lui e dalle masse che lo avevano seguito volontariamente.

Così quel giorno alla fine arrivò. Fu un grande giorno. La settimana precedente fu una grande settimana. Si erano preparati per anni a quel giorno ed ora era lì. La gente arrivava da tutto il mondo. Gli arrivi erano cominciati dal 2 marzo. Le rappresentanze di settanta nazioni erano venute lì per dire a questa nuova nazione: “Ti salutiamo e ti diamo il nostro supporto morale. Speriamo che Dio ti guidi mentre ora muoverai nel regno dell’indipendenza.” Dall’America stessa più di cento persone: la stampa, i diplomatici, e gli ospiti del primo ministro. E oh, fu una bella esperienza vedere i capi della scena dei diritti civili in America dire: “Auguri”, mentre questa nazione nasceva. Vedevo alla mia destra Adam Powell, alla mia sinistra Charles Diggs, alla mia destra di nuovo Ralph Bunche. Dall’altra parte il primo ministro giamaicano di sua maestà Manning, l’ambasciatore della Liberia Jones. Tanti altri americani tra cui Mordecai Johnson, Horace Mann Bond tutti venuti per dire: “Vogliamo complimentarci con voi e vogliamo che sappiate di poter contare sul nostro supporto morale nel prosieguo.” Poi guardando fuori si vedeva il vice presidente degli Stati Uniti, si vedeva A. Philip Randolph, si vedevano tutte le persone che negli anni sono stati in prima fila nella battaglia per i diritti civili venire in Africa per dire: “Vi auguriamo buona fortuna.” Questo era un gran giorno non solo per Nkrumah ma per l’intera Costa D’Oro.

Poi venne mercoledì, cinque [marzo], molti eventi lo avevano preceduto. Quella notte andammo nei pressi del parlamento – nei pressi del vecchio parlamento – del vecchio parlamento presieduto dall’Impero Britannico. Il vecchio parlamento che aveva designato il colonialismo e l’imperialismo. Ora quel parlamento è chiuso. Era una grande vista, un grande quadro e una grande scena. Ci siamo seduti lì quella notte, e potemmo entrarci in circa cinquecento. La gente a migliaia, era fuori che aspettava, solo cinquecento dentro, e ci ritenemmo abbastanza fortunati da poter essere seduti lì dentro come ospiti del Primo Ministro. E a quell’ora notammo che il Primo Ministro Nkrumah stava entrando con tutti i suoi ministri, con i suoi giudici della Corte Suprema della Costa D’Oro, e con tutti gli iscritti al partito del Convention People, i capi di quel partito. Nkrumah si alzò per fare il suo discorso alla Costa D’Oro. C’era qualcosa di vecchio che ora cedeva il passo.

La cosa che mi impressionò più di qualsiasi altra quella notte fu il fatto che quando Nkrumah entrò, con gli altri suoi ministri che erano stati in prigione con lui, questi non erano incoronati e non vestivano abiti da re; entrarono col berretto e gli abiti con cui erano vissuti per tutti quei mesi che erano stati in prigione. Nkrumah si alzò e fece il suo attento discorso al Parlamento con quel suo piccolo berretto e gli abiti indossati in prigione per diversi mesi e così anche tutti i suoi ministri intorno a lui. Era un grande momento. Un vecchio parlamento veniva superato.

E poi alle dodici quella notte uscimmo. E mentre andavamo via notammo tutto in torno, sui cumuli di terra, raggruppati circa mezzo milione di persone. Avevano atteso quest’ora e questo momento per anni. Mentre uscivamo dalla porta e vedevamo quella bellissima costruzione, guardammo in cima ad essa dove c’era una piccola bandiera che era sventolata nel cielo per molti anni. Era la Union Jack della Costa D’Oro, la bandiera britannica come sapete. Ma alle dodici in punto, quella notte, vedemmo una piccola bandiera venir giù, ed un’altra andare su. La vecchia Union Jack venne giù, e la nuova bandiera del Ghana fu issata. Quella era una nuova nazione ora, era nata una nuova nazione.

E quando il primo Ministro Nkrumah si alzò di fronte alla sua gente, su un mucchio di terra, disse: “Non siamo più una colonia britannica. Siamo un popolo libero e sovrano” potemmo vedere le lacrime di tutta quella grande folla. E rimasi li a pensare su molte cose. Prima che me ne rendessi conto cominciai a piangere. Stavo piangendo di gioia. Sapevo di tutte le battaglie, tutte le pene, tutte le agonie che quel popolo aveva dovuto attraversare per questo momento.

Dopo quell’ultimo discorso di Nkrumah, si era fatto mezzanotte e trenta. E andammo via. E potevamo ascoltare ragazzi di sei anni e vecchi ottantenni e novantenni che piangevano per le vie di Accra, “Libertà! Libertà!”. Non potevano dirlo nel modo con cui lo diciamo noi – molti di loro non parlano bene l’inglese – ma essi avevano i loro accenti e potevano scampanellarlo “Liii-bertà”. Lo dicevano piangendo, in un modo che non lo avevano mai sentito prima, e potevo ascoltare tra i singhiozzi ancora una volta quel vecchio spiritual Negro:

Libero alla fine! Libero alla fine”

Gran Dio Onnipotente, sono libero alla fine.

Lo stavano vivendo nelle loro anime. E ovunque ci voltassimo potevamo sentirlo ripetere dall’alto delle case. Potevamo sentirlo da ogni angolo, da ogni anfratto della comunità. “Libertà! Libertà!” Era questa la nascita di una nuova nazione. Questa era il distacco dall’Egitto.

Mercoledì mattina si tenne l’apertura ufficiale del Parlamento. Anche in quella occasione riuscimmo ad entrare nell’edificio. Lì Nkrumah fece un suo nuovo discorso. Ed ora il Primo Ministro della Costa D’Oro senza avere altri superiori, con tutti i poteri che ha MacMillan d’Inghilterra, con tutti i poteri che ha Nehru in India – ora una nazione libera – ora Primo ministro di una nazione sovrana. La Duchessa di Kent entrò, la Duchessa di Kent, che rappresentava la Regina d’Inghilterra,  non aveva più poteri. Ora era semplicemente una turista di passaggio. La notte prima, era la leader ufficiale e la portavoce della Regina,  ovvero il potere sul trono della Costo D’Oro. Ma ora è divenuto il Ghana. E’ una nuova nazione ora, e lei è diventata un ospite ufficiale come i signori M. L. King, Ralph Bunche e Coretta King o un altro qualsiasi, perché questa è una nuova nazione. Un nuovo Ghana è divenuto in essere.

Ed ora Nkrumah è il leader di quel grande paese. E quando gira in macchina, la gente che sta per le strade della città dopo che il Parlamento è aperto, grida “Salve Hkrumah!”. Il nome di Nkrumah corona l’intera città, ognuno grida questo nome, perché sanno che lui ha sofferto per loro, lui si è sacrificato per loro, è andato in prigione per loro. Questa è stata la nascita di una nuova nazione. Questa nazione è ora fuori dall’Egitto e ha attraversato il Mar Rosso.

Ora si confronterà col suo deserto. Come ogni distacco dall’Egitto, c’è un deserto davanti. C’è un problema di adattamento. Nkrumah lo sa. C’è sempre questo deserto di fronte a lui. Per esempio è un paese a monocoltura, essenzialmente cacao. Il sessanta per cento dl cacao del mondo viene dalla Costa D’Oro, o dal Ghana. E, per rendere il sistema economico più stabile, sarà necessario industrializzarlo. Il cacao è troppo instabile per basare l’intera economia su di esso, così c’è la necessità di industrializzazione. Nkrumah mi disse che una delle prime cose che avrebbe fatto era quella di lavorare verso l’industrializzazione. E anche che programmava di lavorare sull’intero problema di sviluppo degli standard culturali della comunità. Ancora il novanta percento della popolazione era analfabeta, ed si rendeva necessario sollevare l’intero livello culturale della comunità per rendere possibile il competere nel mondo libero.

Si, c’è un deserto prima, sebbene spero che anche gli americani vadano come immigranti in Africa, proprio nella Costa D’Oro, e portino la loro tecnologia, perché lì ce ne un grande bisogno oltre che delle grandi opportunità. Questo è il momento che i Negri americani possono portare la loro tecnologia per la crescita di una nuova nazione. Ero molto felice di vedere gente che si era mossa per fare del bene. Il figlio dell’ultimo presidente del Bennett College, il dr. Jones, è là, che ha avviato una compagnia di assicurazioni e facendo del bene è balzato in testa. Un dottore di Brooklyn, di New York, era appena arrivato in quella settimana con sua moglie anche lei dentista,  ed ora loro vivono lì, vi erano andati per lavorare e la gente li ama. Ci saranno centinaia e migliaia di persone, sono sicuro, che vi andranno per contribuire alla crescita di questa nuova nazione. E Nkrumah mi ha chiarito che avrebbe dato il benvenuto a ogni persona che vi fosse immigrata per viverci. Ora non credo che solo perché sono cinque milioni, la nazione non possa crescere; quella è una piccola nazione che non si può trascurare. Mai dimenticare il fatto che quando l’America nacque nel 1776, quando ricevette l’indipendenza dall’Impero Britannico, c’erano meno persone, meno di quattro milioni, e oggi sono più di centosessanta milioni. Così non si deve sottostimare un popolo perché ora è piccolo. L’america era più piccola del Ghana quando nacque.

C’è un grande giorno davanti. Il futuro è dalla sua parte. Ora sta attraversando il deserto, ma la Terra Promessa e lì davanti.

E voglio dedicare ancora qualche minuto per dire tre o quattro cose che dobbiamo ricordarci e che questa vicenda ci dice – cose che non dobbiamo mai dimenticare mentre noi stessi ci liberiamo dal malvagio Egitto, provando a muoverci attraverso il deserto verso la Terra Promessa dell’integrazione culturale. Il Ghana ha qualcosa da dirci. Ci dice per primo che l’oppressore non da mai volontariamente la libertà agli oppressi. Dovete lottare molto per essa. E se Nkrumah e la gente della Costa D’Oro non si fossero sollevati, rivoltandosi contro il sistema, essa (la Costa D’Oro n.d.t.) sarebbe ancora una colonia dell’Impero Britannico. La libertà non è mai data a qualcuno, da un oppressore che domina e che pianifica di tenerlo in quella condizione, e non la concederà mai volontariamente. Ed è lì che nasce una forte resistenza. Le classi privilegiate non cedono mai i loro privilegi senza una forte resistenza.

Così non illudetevi molto questa mattina. Non tornate alle vostre case e intorno a Montgomery pensando che la giunta del comune di Montgomery e tutte le forze che controllano il Sud si impegneranno per la causa dei Negri, è una cosa che è in divenire; è una cosa che comincia a girare sulle ruote dell’inevitabilità. Se aspettiamo che ciò avvenga da solo, non succederà mai. La libertà arriva solo con una lotta persistente, con un’agitazione continua, con un sollevamento costante contro il sistema del male. La protesta degli autobus è solo l’inizio. Gli autobus sono integrati in Montgomery (fa riferimento all’integrazione razziale), ma questo è solo l’inizio.  E non sedetevi a fare niente solo perché gli autobus sono integrati, perché, se vi fermate ora, ci ritroveremo nella prigione della segregazione e della discriminazione per altri cento anni, ed i nostri ragazzi ed i ragazzi dei nostri ragazzi soffriranno la schiavitù che noi abbiamo vissuto per centinaia di anni. Non avviene mai volontariamente. Dobbiamo continuare come abbiamo fatto per ottenere la libertà. Non si ottiene mai così. Sarebbe fortunoso se i potenti avessero abbastanza senso per farlo e la concedessero, ma non si comportano mai così. Non è fatto volontariamente, ma concessa sotto la pressione prodotta dalla gente che è oppressa.

Se non ci fosse stato un Gandhi in India con tutti i suoi nobili seguaci, l’India non sarebbe mai stata libera. Se non ci fosse stato un Nkrumah con i suoi seguaci in Ghana, il Ghana sarebbe ancora una colonia britannica. Se non ci fosse stato l’abolizionismo in America, sia i Negri che i bianchi sarebbero ancora prigionieri della schiavitù. E quindi, poiché c’è stato in ogni epoca,  ci saranno sempre delle persone, in ogni periodo della storia umana, che non si preoccuperanno che il loro collo venga tagliato, che non si preoccuperanno di essere perseguitati e discriminati e presi a calci, perché sanno che la libertà non è mai elargita ma arriva solo attraverso la persistente e continua agitazione e rivolta di coloro che sono ingannati dal sistema. Questo ci insegna il Ghana.

Ci dice un’altra cosa. Ci ricorda che una nazione o un popolo possono liberarsi dall’oppressione senza violenza. Nkrumah dice nelle prime due pagine della sua autobiografia, che è stata pubblicata il sei marzo – un grande libro che dovreste leggere – disse che aveva studiato i sistemi sociali di alcuni sociologhi e che ha avviato lo studio della vita di Gandhi e delle sue tecniche. E disse che all’inizio non riusciva a vedere come essi potevano liberarsi dal colonialismo senza una rivolta armata, sollevarsi senza armi e munizioni. Poi continuando i suoi studi di Gandhi e delle sue tecniche disse che era arrivato a comprendere che il solo modo non violento era l’unica azione positiva. E chiamò il suo programma “Azione positiva”. Ed è una cosa meravigliosa. Non è vero? Che qui c’è una nazione ora libera, ed è libera senza l’uso di armi e munizioni. E’ libera grazie a mezzi non violenti. Grazie a questo l’Impero Britannico non nutrirà amarezza per il Ghana così come per la Cina, da parlarne male. Grazie a questo, quando l’Impero Britannico lascia il Ghana, lo lascia con un atteggiamento diverso che non se fosse stato costretto dalle armi. Noi dobbiamo sollevarci in modo che dopo che la lotta sia finita, si possa vivere con la gente come fratelli e sorelle. La nostra mira non deve puntare a sconfiggerli o a umiliarli.

La notte del Ballo di Stato, mentre parlava con qualcuno, Morderai Johnson richiamò la mia attenzione sul fatto che il Primo Ministro Kwame Nkrumah stata danzando con la duchessa di Kent. E dissi, “Non è già qualcosa? Un ex-schiavo, un ex-servo ora balla con una nobile sullo stesso piano.” Ed era possibile perché non c’era amarezza. Queste due nazioni saranno in grado di vivere insieme e lavorare insieme perché la liberazione era avvenuta attraverso la nonviolenza e non con la violenza.

La conseguenza della nonviolenza è la creazione di una comunità pacifica. La conseguenza della nonviolenza è la redenzione. La conseguenza della nonviolenza è la riconciliazione. La conseguenza della violenza comunque, sono la vuotezza e l’amarezza. Questa è la cosa di cui mi preoccupo. Combattiamo appassionatamente e senza cedere per gli obiettivi di giustizia e pace, ma assicuriamoci che le nostre mani in questa lotta siano pulite. Non combattiamo mai con falsità e violenza e odio e malizia, ma combattiamo sempre con amore, così che, venga quel giorno in cui i muri della segregazione vengano abbattuti qui a Montgomery. Saremo in grado di vivere con la gente come loro fratelli e sorelle.

Oh amici miei, non dobbiamo puntare a sconfiggere il sig. Engelhardt, non a sconfiggere il sig. Sellers ed il sig. Gayle o il sig. Parks. Dobbiamo mirare a sconfiggere il male che è in loro. Ma dobbiamo puntare a vincere l’amicizia del sig. Gayle e del sig. Sellers e del sig. Engelhardt. Dobbiamo giungere al punto di vedere che la nostra ultima mira deve essere quella di vivere con tutti gli uomini come fratelli e sorelle sotto Dio e non essere loro nemici o qualche altra cosa di questo tipo di relazione. E questa è una cosa che il Ghana ci insegna: che potete liberarvi dal male attraverso la nonviolenza con l’assenza di amarezza. Nkrumah dice nel suo libro: “ Quando sono uscito di prigione, non nutrivo amarezza verso i Britannici. Sono uscito solo con la determinazione di liberare la mia gente dal colonialismo e dall’imperialismo che era stato loro inflitto dai britannici. Ma non provavo amarezza.” E proprio per questo che il mondo sarà un posto migliore dove vivere.

C’è un’altra cosa che il Ghana ci ricorda. Sto giungendo alla conclusione. Il Ghana ci ricorda che la libertà non giunge mai su un piatto d’argento. Non è mai facile. Il Ghana ci ricorda che ogni volta che si esce dall’Egitto, si è meglio pronti per duri ritorni. Si è meglio pronti per avere qualche casa bombardata. Si è meglio pronti per qualche chiesa bombardata. Si è meglio pronti per un mucchio di brutte cose dette su di voi, perché state uscendo dall’Egitto, e ogni volta che vi liberate dall’Egitto, la risposta iniziale degli egiziani è l’amarezza. Non è mai una cosa facile. Si ottiene solo con una vita dura e costante. Questo ci ricorda il Ghana. Si è meglio pronti per andare in prigione. Quando guardai fuori, vidi il Primo Ministro col suo abito di carcerato quella notte. Mi ricordava di fatto, che la libertà non è una cosa facile. Si ottiene col duro lavoro e con la fatica. Si ottiene con ore di disperazione e delusione.

Và in questo modo. Non c’è corona senza croce. Mi auguro di raggiungere Pasqua senza passare dal Venerdì Santo, ma la storia ci dice che dobbiamo passare prima per il Venerdì Santo per giungere a Pasqua. Questa è la lunga storia della Libertà, non è vero? Prima di raggiungere Canaan, occorre confrontarsi col Mar Rosso. Devi confrontarti col cuore indurito del faraone. Devi confrontarti con le colline del male nel deserto prima. E poi, quando raggiungi la Terra Promessa,  sul posto trovi dei giganti. La cosa bella di questo è che ci sono poche persone su quella terra. Hanno spiato abbastanza per dire: “Anche se ci sono dei giganti possiamo possedere la terra, perché abbiamo abbastanza stoffa per fronteggiare qualsiasi cosa che ci si eriga di fronte.”

La strada per la libertà è difficoltosa. Ci sono sempre dei contrattempi. E coloro che vi dicono oggi che ci sono più tensioni in Montgomery di quante non ve ne siano mai state prima, dicono bene. Ogni volta che andate via dall’Egitto, vi dovete confrontare sempre con una piccola tensione,  dovete sempre confrontarvi con un piccolo contrattempo. Se non vi confrontate non uscirete mai. Dovete ricordare che un periodo senza tensione a cui ci piace pensare fu il periodo in cui i Negri erano compiacentemente adattati alla segregazione, alla discriminazione, agli insulti, e allo sfruttamento. E il periodo di tensione corrisponde con quello in cui il Negro ha deciso di sollevarsi e di distaccarsi da esso. E questa è la pace che stiamo cercando: non una pace vecchia negativa ed odiosa che è semplicemente l’assenza di tensione, ma una pace positiva e durevole, che è la presenza di fratellanza e giustizia. E non è mai raggiunta senza un periodo di tensione temporanea. La strada per la libertà è difficoltosa.

E finalmente il Ghana ci dice che le forze dell’universo sono dalla parte della giustizia. Questo è quanto ci dice, ora. Potete interpretare il Ghana in tutti i modi che volete, ma il Ghana mi dice che le forze dell’universo sono dalla parte della giustizia. Quella notte, quando vidi venir giù la vecchia bandiera e la nuova issarsi, vidi qualcosa d’altro. Quello non era solo un effimero ed evanescente evento che appariva sulla scena della storia, ma era un evento con un significato eterno, perché rappresentava qualcosa. La cosa che rappresentava per me era che un vecchio ordine  passava e un nuovo ordine era in divenire. Un vecchio ordine colonialista, di segregazione, di discriminazione stava andando via ora, e un nuovo ordine di giustizia, libertà  e di buona volontà stava nascendo. Questo è quello che disse: che in qualche modo le forze della giustizia stavano dalla parte dell’universo, e che non si può indefinitamente calpestare i figli di Dio e approfittarsene.

Voglio tornare a Montgomery ora, ma devo fermarmi su Londra per un momento, perché Londra mi ricorda di qualcosa. Non dimenticherò mai il giorno che andammo a Londra. Il giorno dopo cominciammo a girare per questa grande città, la sola città al mondo che è abbastanza grande da poterla paragonare a New York City. Oltre otto milioni di persone a Londra, circa ottomilioni e trecentomila; New York circa otto milioni e cinquecento mila. Londra è più estesa di New York, comunque. Stare a Londra il quadro è affascinante. E non dimenticherò mai l’esperienza vissuta, i pensieri che venivano alla mente.  Andammo a Buckingham Palace, e li vidi tutta la Gran Bretagna e tutta la pompa e l’ambiente della regalità. E pensai a tutti i re e le regine che di lì erano passati. Guardare il bel cambio delle guardie e tutte le guardie con i loro bei cavalli. E’ un bello spettacolo. Da lì andammo verso il parlamento. Entrammo nella Camera dei Lord e nella Casa dei Comuni. Quelli, con tutte le bellezze che c’erano al mondo, erano gli spettacoli più belli.

Poi ricordo, continuammo verso l’abbazia di Westminster. E pensai a diverse cose quando entrammo in quella grande chiesa, in quella grande cattedrale, il centro della Chiesa d’Inghilterra. Girammo tutto in torno e andammo alle tombe dei re e delle regine li seppelliti. Molti re e regine sono proprio seppelliti lì nell’abbazia di Westminster. E girai in torno. Per un verso, mi piaceva ed apprezzavo la grande architettura gotica di quella grande cattedrale. Ero lì timoroso pensando alla grandezza di Dio e alla debolezza degli uomini che cercavano di raggiungere Dio. E pensavo a qualcos’altro - ! Pensavo alla Chieda d’Inghilterra.

La mia mente tornò a Buckingham Palace, e dissi che quello era il simbolo di un sistema moribondo. C’era un giorno in cui regine e re d’Inghilterra potevano vantarsi che il sole non tramontava mai sull’Impero Britannico, il giorno in cui fu occupata gran parte dell’Australia, La maggior parte del Canada. C’era un giorno quando governava la maggior parte della Cina, la maggior parte dell’Africa, e tutta l’India. Cominciai a pensare a quest’impero. Cominciai a pensare al fatto che controllava tutta l’India un giorno. Il Mahatma Gandhi era lì  e in tutti i modi provò ad ottenere la libertà per il suo popolo  che non si piegò mai ad esso. Mai, loro (gli inglesi n.d.t.) decisero che dovevano occuparla e tenere l’india umiliata e come colonia, per molti anni. Ricordo che passammo per il numero dieci di Downing Street. Quello è il posto dove il Primo Ministro Britannico vive. E ricordo che pochi anni fa un uomo dal nome di Winston Churcill vi viveva.  Un giorno si alzò di fronte al mondo e disse: “Non sono diventato il Primo Ministro di sua Maestà per presiedere la liquidazione dell’Impero Britannico”.

E pensai al fatto che lì vivesse da poche settimane un uomo che si chiama Anthony Eden. E al di la della sua conoscenza del Medio Oriente, egli ha deciso di sollevarsi e marciare con le sue armi e con le forze di Israele e Francia contro l’Egitto, e lì si sono confrontati con la loro rovina perché si erano rivolti contro l’opinione pubblica mondiale. L’Egitto. Un piccolo paese, l’Egitto, un paese senza un potere militare. Avrebbero potuto facilmente sconfiggere l’Egitto, ma non hanno capito che stavano combattendo più dell’Egitto. Stavano attaccando l’opinione mondiale; stavano combattendo l’intero blocco Afro-asiatico, il blocco che ora pensa, agisce e determina il corso della storia del mondo.

Pensai a molte cose. Pensai al fatto che l’Impero Britannico sfruttava l’India. Penso a questo! Una nazione con quattrocento milioni di persone e i Britannici che li sfruttavano così tanto che, al di là dei quattrocento milioni, trecentocinquanta milioni realizzavano un reddito di meno di cinquanta dollari l’anno. Venticinque dei quali andavano in tasse ed il resto per vivere. Pensai alla nera Africa, e a come lì la gente pensa che se può realizzare cento dollari l’anno ha un livello di vita molto buono. Due scellini al giorno – uno scellino è pari a quattordici centesimi, due scellini, ventotto centesimi – che è un buon salario. Questo è l’effetto della dominazione dell’Impero Britannico.

Tutte queste cose mi vennero alla mente e quando ero nell’Abbazia di Westminster con tutte le sue bellezze, pensai a tutti gli inni e i canti che la gente andava lì a cantare. E ancora alla Chiesa d’Inghilterra, mai toccata dal contrastare questo sistema. La Chiesa d’Inghilterra lo approvò. La Chiesa d’Inghilterra gli diede statura morale. Tutto lo sfruttamento perpetuato dall’Impero Britannico era sanzionato dalla Chiesa d’Inghilterra.

Ma qualcos’altro mi balzò alla mente: Dio appare nel quadro anche quando la Chiesa non vuole assumere una posizione. Dio ha iniettato un principio in questo universo. Dio ha detto che tutti gli uomini devono rispettare la dignità ed il valore di tutte le personalità umane: “E se non fai questo, te ne farò una colpa”. Stamattina sembra che io possa ascoltare Dio che parla. Posso ascoltarlo mentre parla attraverso l’universo, e dice: “Fermati e sappi che io sono Dio. E se non ti fermi, se non metti le cose a posto, se non smetti di sfruttare la gente, mi solleverò e spezzerò la spina dorsale del tuo potere. E il tuo potere cesserà di esistere!”

E il potere della Gran Bretagna non c’è più. Guardai la Francia. Guardai la Bretagna. E pensai alla Bretagna che poteva dire: “Il sole non sorgerà mai sul nostro grande impero.” E dissi che ora aveva raggiunto il livello in cui il sole difficilmente sorge sull’Impero Britannico – perché è basato sullo sfruttamento, perché è probabile che il Dio dell’universo ha assunto una posizione.

E dico a voi questa mattina, amici miei, sollevatevi a sappiate che, mentre combattete per la giustizia, non combattete da soli, ma Dio combatte con voi. E Lui opera tutti i giorni. In qualche modo sto attento, sto in guardia sull’oceano e sull’universo, e piango, “I miei occhi hanno visto l’arrivo della gloria del Signore. Ha calpestato l’annata dei grappoli dell’odio.” Poi penso che la Sua verità si è avviata e posso cantare un altro coro: “Alleluia, Gloria alleluia, la Sua verità si è messa in marcia.”

Poi posso ascoltare di nuovo Isaia perché ha un profondo significato per me, secondo cui:  “Ogni vallata sarà innalzata, e ogni collina sarà spianata; i posti ricurvi saranno raddrizzati, ed i posti ruvidi resi piani; e la gloria del Signore sarà rivelata, e tutta la carne insieme la vedrà.”

Questo è il bello della cosa: tutta la carne insieme la vedrà. Non qualcuno dall’alto di Park Street ed altri dalle prigioni di aree degradate. Non qualcuno dai pinnacoli dell’Impero Britannico ed altri dal buio dei deserti africani. Non alcuni dall’eccessivo, superfluo benessere ed altri dall’abbietta, fredda povertà. Non qualcuno bianco e qualcuno nero, non qualcuno giallo e non qualcuno marrone, ma tutta la carne insieme la vedrà. La vedranno da Montgomery. La vedranno da New York. La vedranno dal Ghana. La vedranno dalla Cina.

Posso stare attento e vedere una moltitudine, come vide Giovanni, che va verso l’eternità, perchè Dio è presente nel mondo, in quest’ora, in questo istante. E Dio garantisce che saliremo a bordo e partiremo con Dio, perché ordiniamo ora di spezzare la schiavitù ed i muri del colonialismo, lo sfruttamento, e l’imperialismo, per spezzarli al punto che nessun uomo possa calpestare un altro uomo, ma che tutti gli uomini rispettino la dignità ed il valore di tutte le personalità umane. E quindi saremo nella terra libera di Canaan.

Mosè non ha potuto vedere Canaan, ma i suoi figli la vedranno. E’ anche salito sulla cima della montagna abbastanza in alto per vederla e per assicurarsi che fosse vicina. Ma il bello della cosa e che c’è sempre un Gesù che incomincia il suo lavoro ed attira i bambini a se. Ed è lì che aspetta con il suo latte e miele, e con tutta la misericordia che Dio ha in serbo per i Suoi bimbi. Oh che cose meravigliose ha in serbo Dio per noi. Ci assicura che Lo seguiremo per guadagnarcele. [memorizzazione interrotta]

O Dio, nostro grazioso Padre Celeste, aiutaci a vedere i segni che arrivano da questa nuova nazione. Aiutaci a seguire Te e le Tue creazioni di questo mondo, e che in qualche modo noi scopriamo che siamo fatti per vivere insieme come fratelli. E che avverrà in questa generazione: il giorno in cui tutti gli uomini realizzeranno Dio è il padre e l’uomo un fratello. Amen.

 

   

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