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     Vasco Rossi - Sally

Martin Luther King Jr.

Perchè Gesù diede del pazzo ad un uomo

 

Tenuto nella Chiesa Missionaria Battista di  Mount Pisgah,

a Chicago nell’Illinois, il 27 agosto 1967.

 

Al mio caro amico dr. Wells, ai funzionari e ai membri della Chiesa Missionaria Battista di  Mount Pisgah, ai miei fratelli ed alle mie sorelle cristiani, posso assicurarvi che la bellissima ed eloquente introduzione appena fatta da questo stimabile membro della vostra congregazione, mi accompagnerà per il resto dei miei giorni. Mi fa sentire molto umile. E tali incoraggianti parole mi danno un rinnovato coraggio e vigore per continuare nella lotta per la libertà e la dignità umana. Sono profondamente grato a vostro stimabile pastore per avermi esteso l’invito ad essere con voi. E gli sono grato  per il supporto che mi ha dato nei miei umili sforzi. Sapete ho imparato molto tempo fa che non si può fare da soli in questo mondo. Si ha bisogno di amici; si ha bisogno di qualcuno che ci accarezzi le spalle; si ha bisogno di qualcuno che ci consoli nei momenti bui. E sono grato a tutti gli amici della città di Chicago ed ai tanti ministri del clero che mi hanno dato questo tipo di supporto e di incoraggiamento.

Come sapete siamo impegnati in una lotta difficile. Fu circa centoquattro anni fa che Abraham Lincoln  firmò la Proclamazione dell’Emancipazione liberando il Negro dai confini della schiavitù. E siamo ancora qui centoquattro anni dopo ed il Negro non è ancora libero. Centoquattro anni dopo abbiamo stati come l’Alabama ed il Mississippi dove i Negri sono linciati per capriccio ed uccisi a volontà. Centoquattro anni dopo, dobbiamo affrontare il tragico fatto che la grande maggioranza dei Negri nel nostro paese si trovano a morire nella solitaria isola della povertà nel mezzo del grande oceano della prosperità materiale. Centoquattro anni dopo, il cinquanta per cento delle famiglie Negre del nostro paese sono indotte a vivere in condizioni abitative inadeguate, la maggior parte delle quali non hanno una pavimentazione di moquette; molte di loro sono indotte a vivere su una moquette di topi e scarafaggi. Centoquattro anni dopo, ci troviamo nella situazione in cui anche se viviamo in una nazione fondata sul principio che tutti gli uomini sono creati uguali, gli uomini stanno ancora arguendo se il colore della pelle determina il loro carattere. Ora tutto questo ci dice che abbiamo ancora una lunga, lunga strada da percorrere.

Ed ho ancora bisogno della vostra preghiera, e ho ancora bisogno del vostro supporto. Perché il periodo che abbiamo di fronte ora è più difficile di quelli che abbiamo affrontato in passato. Ma questa mattina non sono venuto a Mount Pisgah per tenere un discorso sui diritti civili; sono un predicatore del vangelo. Questa è stata la mia prima chiamata ed ancora rimane il mio impegno più importante. Sapete, tutto quello che faccio attualmente per i diritti civili, lo faccio perché lo considero parte del mio ministero. Non vado certo in giro per un qualche incarico politico. Non pianifico di fare qualche cosa ma rimango un pastore.

E quello che voglio fare in questa lotta, insieme a tanti altri, cresce al di là del mio sentire che il prete deve preoccuparsi dell’uomo per intero. Non semplicemente per la sua anima, ma anche per il suo corpo. È giusto parlare del paradiso. Io ne parlo perché credo fermamente nell’immortalità. Ma dovete anche parlare del terreno. È giusto parlare delle bianche e lunghe vesti dell’aldilà, ma voglio anche qualche abito e scarpa per vestire qui giù. È giusto parlare di strade del paradiso dove scorre latte e miele, ma voglio del cibo da mangiare qui giù. È anche del tutto giusto parlare della nuova Gerusalemme. Ma un giorno bisogna che cominciamo a parlare della nuova Chicago, della nuova Atlanta, della nuova New York e della nuova America.

Ed ogni religione che professa di impegnarsi dell’anima degli uomini (bene) e non si preoccupa delle catapecchie che incrinano l’anima – le condizioni economiche che stagnano l’anima, ed i governi cittadini che possono danneggiare l’anima – è una religione secca, morta e nullafacente (Si, Amen) verso il bisogno di nuovo sangue. E così questa mattina sono a voi per parlarvi dei grandi insegnamenti delle scritture in generale e dal Nuovo Testamento in particolare. Voglio usare un soggetto per questa predica. “Perché Gesù diede del pazzo ad un uomo.” (Si) “Perché Gesù diede del pazzo ad un uomo.” (Si)

Voglio condividere con voi una storia drammatica riportata dal vangelo di San Luca. È la storia di un uomo che da tutti gli standard di misura (Si, Parli, Doc, Parli) sarebbe considerato  un uomo di grande successo. (Si) E comunque Gesù lo definì un pazzo. (Si) Se leggerete quella parabola, scoprirete che il carattere centrale del dramma è un certo uomo molto ricco. (Si) Quest’uomo era così ricco che il suo campo produsse un tremendo raccolto. (Si) Infatti, i raccolti erano così grandi che non sapeva cosa fare. Si trovò di fronte ad una sola alternativa: quella di costruire dei nuovi granai più grandi così che potesse conservare tutti i suoi raccolti. (Si) E quindi come pensò a questo disse: “Poi farò qualche altra cosa dopo aver costruito i miei granai più grandi.” E disse: “Immagazzinerò i miei beni e conserverò lì i miei frutti e poi dirò alla mia anima ‘Anima, hai molti beni, messi da parte per molti anni. Prendi la vita comoda, mangia, bevi e sii felice.’” (Si) Quel fratello pensò di essere alla fine della vita. (Giusto)

Ma la parabola non finisce con i propositi di quell’uomo. (Mio Signore) Termina raccontando che Dio disse a lui: (Si) “Pazzo. (Si) Non l’anno prossimo, non la settimana prossima, non domani, ma questa notte, (Si) ti sarà richiesta l’anima.” (Si)

E così accadde che morì nel momento di maggiore prosperità. Guardiamo a questa parabola. (Si) Pensiamo ad essa. (Si) Pensiamo a quest’uomo: se fosse vissuto oggi a Chicago, sarebbe considerato “un pezzo grosso”. (Signore mio) E abbonderebbe di prestigio sociale e di tutta l’influenza sulla comunità che potrebbe permettersi. (Si) La maggior parte della gente guarderebbe a lui perché avrebbe quel qualcosa chiamato denaro. (Si) E però un contadino Galileano ha avuto l’audacia di definirlo un pazzo. (Si)

Ora Gesù non definì quell’uomo un pazzo perchè aveva fatto i suoi soldi in un modo disonesto. Non c’è nulla nella parabola che indichi che quest’uomo fosse disonesto e che avesse fatto i soldi con metodi di connivenza e di sfruttamento. Infatti, sembra che avesse un minimo di umanità e che fosse un uomo industrioso. Era un uomo parsimonioso, apparentemente un duro lavoratore orgoglioso. Così Gesù non lo definì pazzo a causa del fatto che si era arricchito con mezzi disonesti.

E non c’è niente qui che indichi che Gesù definì quell’uomo pazzo perché era ricco. Gesù non ha mai fatto un’accusa contro la ricchezza. È vero che un giorno un giovane e ricco sovrano venne da lui sollevando alcune questioni circa la vita eterna e Gesù gli disse: “Vendi tutto.” Ma in questo caso Gesù stava prescrivendo un intervento individuale e non anticipava una diagnosi universale. Sapete, Gesù disse un’altra parabola circa un uomo che era molto ricco che si chiamava Dives (l’allusione è alla parabola di Lazzaro e del ricco epulone; nel testo italiano non c’è un riferimento ad un nome preciso per cui abbiamo lasciato il nome Inglese n.d.t.) e Dives finì con l’andare all’inferno. Lì non c’è nulla che indichi che Dives andò all’inferno perché era ricco. Infatti, quando Dives andò all’inferno, ebbe una conversazione con un uomo che era in paradiso; e dall’altra parte di quella lunga distanza che c’era tra inferno e paradiso vi era Abramo. Ora se torniamo indietro al Vecchio Testamento, scoprirete che Abramo era veramente ricco. Non era un milionario all’inferno che parlava con un povero in paradiso. Era un piccolo milionario all’inferno che parlava con un multimilionario in paradiso. Per cui Gesù non definì quell’uomo pazzo perché era ricco.

Mi piacerebbe che guardaste con me a questa parabola e provassimo a decifrare la vera ragione per cui Gesù definì quell’uomo pazzo. Numero uno, Gesù chiamò quell’uomo pazzo perché questi permise ai mezzi con cui viveva di allontanare i fini per cui viveva. (Si) Vedete, ognuno di noi vive in due regni: all’interno e all’esterno. (Si) Ora l’interno della nostra vita è quel regno di fini spirituali espressi nell’arte, nella letteratura, nella religione e nella moralità. L’esterno è quel complesso di dispositivi, di meccanismi e di strumentazioni per mezzo dei quali noi viviamo. La casa in cui abitiamo – è uno dei mezzi con cui viviamo. L’auto che guidiamo, gli abiti che indossiamo, i soldi che riusciamo ad accumulare – in breve, le cose materiali che ci sono necessarie per esistere. (Signore Mio)

Ora il problema è che dobbiamo sempre tenere una linea di demarcazione tra i due. (Signore Mio) Quest’uomo era pazzo perché non lo fece. (Si)

L’altro giorno ad Atlanta, la moglie di un signore ebbe un incidente automobilistico. Lui ricevette una chiamata secondo cui l’incidente era avvenuto sull’autostrada che attraversava la città. La prima domanda che fece quando ricevette la telefonata fu: “Quali danni ha riportato la mia Cadillac?” Non chiese mai cosa sua moglie stesse facendo. Ora quell’uomo era un pazzo perché aveva permesso ad un’automobile di diventare più importante di una persona. Egli non era pazzo perché possedeva una Cadillac, era un pazzo perché idolizzava la sua Cadillac. Permise alla sua automobile di diventare più importante di Dio.

In qualche modo dobbiamo sapere che nella vita dobbiamo cercare prima il regno di Dio e poi tutte le altre cose – vestiti, case, automobili – ci saranno date in più. Ma il problema è che troppe persone sbagliano a mettere per prima le cose. Non tengono una netta linea di demarcazione tra le cose della vita e i fini della vita.

E così quest’uomo era un pazzo perché permise ai mezzi con cui viveva di allontanare i fini per cui viveva. Era un pazzo perché massimizzò il minimo e minimizzò il massimo. Quest’uomo era un pazzo perché permise alla tecnologia di allontanare la teologia. Quest’uomo era un pazzo perché permise alla sua mentalità di oltrepassare la sua moralità. In qualche modo divenne così legato ai mezzi con cui viveva che non avrebbe potuto seguire la strada per le questioni eterne.

Può aver avuto grandi libri nella sua libreria, ma non li ha mai letti. Può aver avuto dischi di grande musica del periodo ma non li aveva mai ascoltati. Probabilmente diede a sua moglie una pelliccia di visone, un’auto decappottabile, ma non gli diede quello di cui aveva più bisogno, amore e affetto. (Si) Probabilmente diede del pane ai suoi bambini ma non diede loro alcuna attenzione e nessun vero amore. In qualche modo guardò la bellezza delle stelle ma non ne rimase colpito. Aveva ascoltato belle notizie di filosofia e di poesia ma non le lesse veramente o non le comprese o non volle comprenderle. E così quell’uomo meritò giustamente il suo destino. Era un eterno pazzo. (Si) Permise ai mezzi con cui viveva di allontanare i fini per cui viveva. (Si)

Ora numero due, quest’uomo era un pazzo perché sbagliò a realizzare la sua dipendenza dagli altri. (Si) Ora se leggete quella parabola dal libro di Luca, scoprirete che quest’uomo pronuncia circa sessanta parole. E sapete, in sessanta parole dice “Io” e “mio” più di quindici volte? (Signore Mio) Quest’uomo era un pazzo perché aveva detto tante volte “Io” e “mio” che aveva perso la capacità di dire “noi” e “nostro”. (Si) Egli non capì che non avrebbe potuto far niente da solo. Quest’uomo parlava come se avesse potuto costruire granai da solo, come se potesse coltivare il terreno da solo. E non capì che la ricchezza è sempre il risultato della ricchezza comune.

Può essere che non ci abbiate mai pensato a questo ma non potete lasciare la casa al mattino senza dipendere dalla maggior parte del mondo. Vi alzate la mattina e andate nel bagno, cercate di prendere una spugna e quella spesso vi è fornita da un isolano del Pacifico. Cercate di prendere un asciugamano e quello vi è fornito da un Turco. Vi chinate per prendere il sapone e quello vi è dato da un Francese. Poi dopo esservi vestiti vi precipitate  in cucina e quella mattina decidete di voler bere del caffè; quello è versato nella vostra tazza da un Sudamericano. Può essere che quella mattina desideriate del tè; quello vi è versato nella tazza da un Cinese. Può accadere che vogliate del cacao quella mattina; quello vi è versato nella tazza da un Africano Occidentale. Poi vi preparate un toast e quello vi è dato dalle mani di un contadino anglofone, senza parlare del fornaio. Prima che finiate di fare colazione al mattino voi dipendete da più di metà del mondo.

E oh amici miei, non voglio che lo dimentichiate. Non importa dove siete oggi, qualcuno vi ha aiutato ad essere là. (Si) Può essere stata una persona normale  che fa un lavoro normale in un modo straordinario. Solo pochi sono in grado di avere un’educazione; Voi non l’avete avuta da soli. Non dimenticate coloro che vi hanno aiutato a fare in modo che l’aveste.

C’è una magnifica signora con tutto il fascino della sua nerezza e della sua cultura nera che si chiama Marian Anderson di cui avete sentito e letto e che alcuni di voi hanno visto. Esordì come una ragazzina cantando nel coro dell’Unione delle Chiese Battiste a Philadelphia in Pennsylvania. E poi venne quel bel giorno. Era al Carnegie Hall con l’orchestra filarmonica della New York nera che cantava con una soavità mai incontrata. Poi giunse alla fine del concerto cantando “Ave Maria” come nessuno può mai cantarla. E la acclamarono ancora e ancora e ancora e di nuovo ancora e lei finalmente concluse cantando “Nessuno conosce le difficoltà che ho visto”. E sua madre era seduta tra il pubblico e cominciò a piangere; le lacrime fluivano giù per le sue guance. E la persona vicina a lei disse: “Sig.ra Anderson perché sta piangendo? Sua figlia si sta facendo notare questa sera. I critici domani verseranno fiumi d’inchiostro su di lei. Perché piange?”

E la Sig.ra Anderson guardando oltre con le lacrime che ancora scendevano disse: “Non sto piangendo perché sono triste, sto piangendo dalla gioia.” Continuò dicendo: “Lei non può ricordare, lei non sa. Ma ricordo quando Marian cresceva ed io stavo lavorando in cucina con le mani del tutto secche e le sopracciglia del tutto scottate. Facevo quello perché fosse possibile che mia figlia ricevesse un’educazione. E ricordo che un giorno Marian venne da me e mi disse: “Mamma, non voglio vederti lavorare così in questo modo”. Ed io guardando all’ingiù dissi: “Amore, non mi preoccupo per questo. Lo faccio per te e mi aspetto grandi cose da te.”

E finalmente un giorno qualcuno chiese a Marian Anderson negli anni successivi: “Sig.na Anderson, qual è stato il momento più felice della sua vita? È stato il momento in cui ha debuttato al Carniere Hall di New York?” Lei rispose: “No, non è stato quello.” “Fu nell’occasione dell’incontro coi re e le regine d’Europa?” “No, non fu allora.” “Bene, sig.na Anderson, è stato il momento in cui Sibelius di Fillandia (Johan Julius Christian Sibelius; Hämeenlinna, 8 dicembre 1865 – Järvenpää, 20 settembre 1957 è stato un compositore e violinista finlandese di lingua svedese. Fonte Wikipedia)  ha dichiarato che il suo tetto era troppo basso per una tale voce?” “No, non fu quello.” “Sig.na Anderson, fu nel momento in cui Toscanini disse che una voce come la sua si scopre una volta ogni cento anni?” “No, non fu quello.” Allora, sig.na Anderson, in quale momento?” Lei guardò in alto e disse con calma: “Il momento più felice della mia vita l’ho vissuto quando ho potuto dire ‘Mamma, ora puoi smettere di lavorare.’” Marian Anderson capì che aveva raggiunto quei traguardi perchè qualcuno l’aveva aiutata a raggiungerli.

In un senso allargato dobbiamo vedere questo nel mondo d’oggi. I nostri fratelli bianchi devono vedere questo; non lo hanno visto finora. Il grande problema di fronte alla nostra nazione oggi, in ambito razziale, è che è l’uomo nero che produce la maggior parte della ricchezza di questa nazione. (Va bene) E la nazione non ha abbastanza sensibilità per dividere la sua ricchezza ed il suo potere con la maggior parte della gente che lo produce. (Va bene) E so quello di cui sto parlando questa mattina. (Si, signore) L’uomo nero ha reso l’America ricca. (Si, signore)

Siamo stati qui – è questo il motivo per cui ora vi dico che non andrò da qualche altra parte. Alcuni gruppi  possono parlare, alcuni possono parlare di uno stato separato o di tornare in Africa. Amo l’Africa, è la nostra casa ancestrale. Ma non so voi. Mio nonno ed il mio bisnonno hanno fatto tanto per costruire questa nazione per me perché io parli di andare via. [applauso] Prima che i Padri Pellegrini sbarcassero a Plymouth nel 1620, noi eravamo qui. (Oh si) Prima che Jefferson  tingesse ad acquaforte le pagine della storia con le maestose parole della Dichiarazione d’Indipendenza, noi eravamo qui. (Va bene) Prima che fossero scritte le bellissime parole di “Star Spangled Banner”, noi eravamo qui. (Si) Per più di due secoli i nostri antenati hanno lavorato qui senza salario. Resero re il cotone. Con le loro mani, le loro schiene e con il loro lavoro, costruirono grandi porti, solide industrie e case signorili del Sud. (Signore mio)

Ora questa nazione ci dice che non possiamo costruire. I Negri sono assolutamente esclusi dal fare mestieri. È il giglio bianco. Perché? Perché questi lavori pagano sei, sette, otto, nove e dieci dollari l’ora e non vogliono che li facciano i Negri. [applauso] E sento che se qualcosa non accade presto, e qualcosa a livello di massa, la stessa accusa sarà rivolta all’America – “Sei pazza!”

Quell’uomo disse che non sapeva cosa fare con quei beni, ne aveva molti. Oh, penso che avrei avuto dei buoni consigli per lui. (Signore mio) In tutti i posti dove andare c’erano molte cose che potevano essere fatte. C’erano stomachi affamati che avevano bisogno di essere riempiti; c’erano tasche vuote che avevano bisogno di soldi. L’America oggi, amici miei, è anche ricca di beni. (Signore mio) Abbiamo i nostri granai ed ogni giorno la nostra ricca nazione costruisce granai nuovi, più larghi e più grandi. Sapete, spendiamo milioni di dollari al giorno per immagazzinare il cibo sovrabbondante. Ma voglio dire all’America: “So dove puoi immagazzinare quel cibo gratuitamente: (Si) Nei rugosi stomachi di milioni di figli di Dio in Asia, Africa, Sud America e nella nostra stessa nazione per coloro che stasera andranno a letto affamati.” (Si)

Ci sono tanti pazzi attorno. (Signore aiutalo) Perché non capiscono la loro dipendenza dagli altri.

Alla fine, quest’uomo era pazzo perché sbagliò a capire la sua dipendenza da Dio. (Si) Sapete che quell’uomo parlava come se potesse agire sulle stagioni?  Quell’uomo parlava come se potesse far piovere per rendere più fertile il terreno. (Si) Quell’uomo parlava come se producesse rugiada. Era un pazzo perché finì col comportarsi come se fosse il Creatore (Si) invece di una creatura. (Amen)

E questo pazzesco uomo egocentrico è ancora vivo oggi. Infatti si è arrivati al punto che qualcuno sostiene che Dio è morto. La cosa che mi infastidisce è che non mi danno tutte le informazioni, perché almeno avrei potuto partecipare al funerale di Dio. E oggi vorrei chiedere: chi è il giudice che ha sentenziato la sua morte? Voglio sollevare una questione, per quanto tempo è stato malato? Voglio sapere se ha avuto un attacco di cuore o è morto per un cancro. Queste domande non hanno avuto per me una risposta e quindi sono indotto a credere e a sapere che Dio è ancora vivo. Vedete quanto amore c’è intorno, Dio è vivo. Quanta giustizia c’è intorno, Dio è vivo. Ci sono certe concezioni di Dio che sarebbe necessario morissero, ma non Dio. Vedete, Dio è il sostantivo supremo della vita; non è un aggettivo. Egli è il supremo soggetto della vita; non un verbo. Egli è la suprema proposizione principale; non è una proposizione secondaria. Ogni altro dipende da Lui ma Egli non dipende da niente.

Un giorno Mosè era alle prese con Lui e Dio lo scelse e lo inviò per dire al popolo : “Io ti ho mandato.” E Mosè era meravigliato di questo, e disse: “Bene, cosa devo dire alla folla?” Egli disse: “Continua solo a dire loro che Io ti ho mandato. E poi se hai bisogno di maggiori informazioni, fa sapere loro che il mio cognome è uguale al mio nome, ‘Io sono quello che sono.’” E Dio è il solo essere nell’universo che può dire “Io sono” e fermarsi lì. Se io dico: “Io sono” devo dire “Io sono a causa di” a causa dei miei genitori, a causa del mio ambiente, a causa delle circostanze ereditarie. E ognuno di voi deve dire che è a causa di qualcosa. Ma Dio è la vita suprema. Ora Dio, il potere che tiene l’universo sul palmo della sua mano, è il solo essere che può dire: “Io sono” e mettere un punto e non tornare indietro. E non siate tanto pazzi da dimenticarlo.

Sapete, molta gente sta dimenticando Dio. Non lo hanno fatto teoricamente come altri hanno detto con le loro teorie – postulato con la teologia del Dio-è-morto – ma semplicemente si sono preoccupati d’altro. (Si) E così molta gente si preoccupa dei loro grandi conti in banca e delle loro auto lussuose dimenticando Dio. Molte persone si preoccupano di guardare alla luce fatta dall’uomo nelle città così che si dimentica di quella grande luce cosmica che si alza presto al mattino a oriente e si muove, con l’andamento  sinfonico di una regina reale che passeggia in una casa signorile, dipingendo i suoi colori mentre si muove nel blu – una luce che l’uomo non potrà mai fare. Alcune persone sono tanto preoccupate di guardare i grattacieli delle città che dimenticano di pensare alle gigantesche montagne, che baciano i cieli, come se lavassero i loro picchi nell’alto del blu – qualcosa che l’uomo non farà mai. Così molte persone hanno cominciato a preoccuparsi di televisioni e radar che hanno dimenticato di pensare a quelle stelle meravigliose che scintillano come punte di spilli argentei in un puntaspilli blu – qualcosa che l’uomo non farà mai. Così molte persone hanno cominciato a sentire di poter costruire un nuovo mondo con le loro sole forze, ma hanno dimenticato di pensare al fatto che la terra è del Signore e piena di Lui. E così finiscono con l’andare e andare ancora senza Dio.

Ma dico a voi questa mattina, amici miei, che non c’è modo di liberarsi di Lui. E tutte le nostre nuove conoscenze non diminuiscono di un briciolo l’essenza di Dio. Ne il microcosmo dei confini dell’atomo ne gli spazi interstellari possono rendere Dio irrilevante per vivere nell’universo, dove le distanze stellari devono essere misurate in anni luce, dove le stelle sono a cinquecento milioni di milioni di miglia dalla terra, dove i corpi celesti viaggiano a velocità incredibili. L’uomo moderno deve ancora gridare col Salmista: “Quando guardo i cieli, è tutto quello che hai creato col lavoro delle mani; cos’è l’uomo, che tua è la sua memoria? E il figlio dell’uomo, che tu gli hai ricordato?”

Dio è ancora qui intorno. Un giorno ne avrete bisogno. (Signore mio) I problemi della vita cominceranno a sopraffarvi; I dispiaceri cominceranno a battere sulla porta della vostra vita come l’alta marea. (Si) E se non avrete una fede profonda e paziente, (Bene) non sarete in grado di superarli. (Signore mio) Questo lo so per mia stessa esperienza. (Si) i miei primi venticinque anni sono stati molto comodi, anni molto felici; non dovevo preoccuparmi di niente. Ho una madre e d un padre meravigliosi. Andarono in strada per procurare ogni cosa per i loro figli, le prime necessità. Sono andato bene a scuola, non ho mai interrotto per lavorare o altro. E sapete, stavo per concludere che la vita mi aveva protetto in una scatola di Cristianità.

Ora naturalmente sono religioso; sono cresciuto in chiesa. Sono il figlio di un pastore, sono il pronipote di un pastore, ed un pro-pro-nipote di un pastore. Mio padre è un pastore, mio nonno era un pastore, il mio bisnonno era un pastore, il mio unico fratello è un pastore, mio zio è un pastore. Così non ho avuto molta scelta, mi auguro. [risate] Ma sono cresciuto in chiesa, e la chiesa riveste un vero significato per me, è stata una religione ereditata e non ho mai fatto un’esperienza con Dio (Signore mio) nel modo che voi dovete fare se dovrete camminare lungo i sentieri solitari di questa vita. (Si) Ogni cosa è stata fatta, e se ho avuto un problema potevo sempre chiamare Papà, il mio padre terreno, così che le cose si risolvessero.

Ma un giorno, dopo aver finito la scuola, sono stato chiamato in una piccolo chiesa giù a Montgomery in Alabama, ed ho cominciato a predicare lì. Le cose andavano bene in quella chiesa; è stata un’esperienza meravigliosa. Ma un giorno, dell’anno successivo, una signora di nome Rosa Parks decise di non avere più pazienza. Si sedette su un autobus, non potete ricordarlo perché (Io si) sono passati molti anni, ma fu l’inizio di un movimento dove cinquantamila donne e uomini neri rifiutarono assolutamente di usare gli autobus della città. E procedemmo insieme per 381 giorni. (Si signore) e questo è quanto abbiamo imparato a Nord: i Negri hanno imparato a stare insieme. Siamo restati insieme. [applauso] Mandammo a chiamare tutti e nessuno usò gli autobus. È stata la cosa più affascinante che abbia mai visto in vita mia. E la gente di Montgomery mi chiese di servire come portavoce e come presidente di una nuova organizzazione – La Montgomery Improvement Association che nacque per dirigere il boicottaggio – a cui non potetti dire di no. E quindi avviammo la nostra battaglia insieme. (Si)

Le cose sono andate bene per i primi cinque giorni ma dopo circa dieci o quindici giorni più tardi, la gente bianca di Montgomery capì che facevamo sul serio, e cominciò a fare delle cose cattive. (Si) Cominciarono a minacciare per telefono, e si arrivò al punto che in alcuni giorni arrivarono più di quaranta chiamate che riguardavano la mia vita, la vita della mia famiglia e la vita dei miei figli. L’ho trattata in maniera decisa.

E non ho mai dimenticato una notte che era molto tardi. Era intorno a mezzanotte. Sapete, potete avere delle strane esperienze a mezzanotte. (Si signore) Per tutta la notte sono stato impegnato in un incontro di coordinamento. E tornai a casa; mia moglie era a letto, mi infilai immediatamente a letto per dormire quel poco che restava e svegliarmi presto al mattino per continuare a tenere vive le cose. Il telefono cominciò immediatamente a squillare e tirai su la cornetta. Dall’altra parte una brutta voce. Quella voce mi diceva in sostanza: “Negro ora siamo stanchi di te e del tuo disordine. E se non lasci questa città entro tre giorni, faremo saltare le vostre teste e le vostre case. “ (Signore Gesù)

Avevo già sentito quelle cose prima, ma per qualche ragione quelle parole mi colpirono. Misi giù e provai a ritornare a letto per dormire, ma non potevo dormire. (Si) Ero frustrato, confuso. E così mi alzai, tornai in cucina e comincia a scaldarmi del caffè pensado che mi desse un po di sollievo. Cominciai a pensare a molte cose. Ripensai alla teologia e alla filosofia che avevo già studiato nelle università, provando a dare spiegazioni teologiche e filosofiche sull’esistenza e la realtà del peccato e dl male, ma la risposta non veniva da lì. Mi sedetti e pensai ad una meravigliosa bambina che era nata un mese prima. Ora abbiamo quattro figli, ma ne avevamo solo uno allora. Era il tesoro della mia vita. Sarei tornato notte dopo notte a rivedere quel dolce sorriso. E sedetti al tavolo pensando a quella piccola bambina e al fatto che potevano portarmela via in ogni istante. (Va avanti) E cominciai a pensare ad una dedicata, devota e leale moglie che dormiva lì vicino. (Si) e che poteva portarmela via o che io potevo essere portato via da lei. Ed arrivai al punto che non avrei potuto sopportare più a lungo; ero fragile. (Si)

Qualcosa mi disse, non puoi chiamare Papà adesso, lui è su ad Atlanta lontano centosettantacinque miglia. (Si) Non puoi chiamare neanche Mamma ora. (Signore mio) Devi chiamare quel qualcosa nella persona di cui tuo padre ti aveva parlato. (Si) Quel potere che può fare una strada dove non c’è. (Si) E scoprii che la religione diventava per me una realtà e che dovevo conoscere Dio per conto mio. (Si, signore) Mandai giù tutta quella tazza di caffè – non lo dimenticherò mai. (Si, signore) E oh si, dissi una preghiera e pregai forte quella notte. (Si) Dissi: “Signore, sono qua giù a tentare di fare quello che è giusto. (Si) Penso di essere nel giusto. Penso che la causa che rappresento sia giusta. (Si) Ma Signore, devo confessare che ora sono fragile; sto vacillando; sto perdendo il mio coraggio. (Si) E non posso lasciare che la gente mi veda così perché se mi vedranno fragile e senza coraggio, cominceranno ad essere deboli.” (Si) Volli che l’indomani mattina fossi in grado di andare al comitato esecutivo col un sorriso sul mio viso.

E in quel momento sembrò che potessi ascoltare una voce interna che mi diceva: (Si) “Martin Luther, (Si) stai su per la rettitudine, (Si) stai su per la giustizia, (Si) stai su per la verità. (Si) Ed ora sarò con voi, (Si) anche fino alla fine del mondo.”

E vi dico che ho visto il lampo di luce. Ho ascoltato il rombo del tuono. Ho sentito il peccato infrangersi provando a conquistare la mia anima. Ma sento la voce di Gesù che dice ancora di combattere. Egli ha promesso di non lasciarmi mai, di non lasciarmi mai da solo. No, mai da solo. No mai da solo. Ha promesso di non lasciarmi mai, (Mai) mai di lasciarmi solo.

E continuerò a credere in Lui. (Si) Lo vorreste conoscere meglio, e conoscere il Suo nome, e sapere come invocare il Suo nome. (Si) Potete non conoscere la filosofia. Potete non essere capaci di dire con Alfred North Whitehead che egli è il Principio della Creazione. Potete non essere capaci di dire con Hegel e Spinosa che egli è l’Intero Assoluto. Potete non essere capaci a dire con Platone che egli è il Buon Architetto. Potete non essere capaci di dire con Aristotele che egli è il Proponente Non proposto.

Ma qualche volta potreste trovarlo poetico se lo conosceste. Voi cominciate col sapere che i nostri lontani fratelli e le nostre sorelle di quei giorni era giusti. Perché non lo conoscevano come una roccia in una terra faticosa, come un rifugio nei momenti di fame, come acqua quando si ha sete, come pane in terra di affamati. E poi potete anche dire che qualche volta dovete dire: “Egli è per me ogni cosa. Lui è mia sorella e mio fratello. È mia madre e mio padre.” Se lo crederete e lo conoscerete non avrete mai bisogno di camminare al buio.

Non siate dei pazzi. Riconoscete la vostra dipendenza da Dio. (Si, signore) Quando i giorni diventano bui e tutte le notti diventano tetre, sappiate che c’è un Dio che regola la su.

E così non sono preoccupato di domani. Sono stanco ora e lo sarò dopo. Il futuro sembra difficile e vago, ma alla fine non mi preoccupa perché ho fede in Dio. Secoli fa Geremia sollevò una questione: “Non c’è pomata in Galaad? Non ci sono medici?” La sollevò perché vide della buona gente soffrire spesso e la gente cattiva che prosperava. (Si, signore) Secoli dopo i nostri primi parenti vennero schiavi. (Si, signore) e videro che c’era troppa ingiustizia nella vita e non avevano nulla a cui guardare giorno dopo giorno se non la nuda frustra del capo squadra, lunghe file di cotone nel calore sfrigolante. Ma fecero una cosa sorprendente. Guardarono indietro nei secoli e cambiarono il punto interrogativo di Geremia raddrizzandolo in un punto esclamativo. E potettero cantare: “C’è una pomata in Galaad per guarire tutte le ferite. (Si) C’è una pomata in Galaad per guarire la malattia del peccato dell’anima.” E c’è un’altra poesia che mi piace molto: “Qualche volta (Si) mi sento scoraggiato.” (Si)

E non devo dimenticare di dirvi stamattina che qualche volta mi sento scoraggiato. (Va bene) Sento dello scoramento in Chicago. Come mi muove attraverso il Mississippi, la Georgia e l’Alabama, sento che non c’è coraggio. (Si, signore) Vivendo ogni giorno sotto la minaccia della morte, sento che qualche volta sono scoraggiato. Vivendo ogni giorno sotto le critiche insistenti, anche dei Negri, sento che qualche volta sono scoraggiato. [applauso] Si qualche volta sento di essere scoraggiato e che il mio lavoro è vano. Ma poi lo Spirito Santo fa rivivere di nuovo la mia anima. “C’è una pomata in Galaad per guarire tutte le ferite. C’è una pomata in Galaad per guarire la malattia del peccato dell’anima.” Dio vi benedica. [applauso]

 

Tenuto nella Chiesa Missionaria Battista di  Mount Pisgah,

Chicago, Illinois, 27 agosto 1967.

 

 

   

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