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Bertrand Russell - Il tema della Pace

Ad una convention

Le istituzioni politiche e sociali devono essere giudicate in funzione del bene e del danno che fanno agli individui. Incoraggiano la creatività piuttosto che la possessività? Esprimono o promuovono il rispetto tra gli esseri umani? Conservano l’auto-rispetto? In tutti questi casi le istituzioni sotto cui viviamo sono infatti molto lontane da quello che dovrebbero essere.

Le istituzioni e specialmente i sistemi economici hanno una profonda influenza nel forgiare il carattere degli uomini e delle donne. Possono incoraggiare lo spirito di avventura e la speranza o la timidezza o la ricerca della sicurezza. Possono aprire le menti degli uomini a grandi possibilità  o proteggerli contro qualsiasi rischio di oscura sfortuna. Possono rendere l’uomo felice in funzione di quello che da in generale al mondo o di quello che può assicurarsi in termini di beni  non condivisibili con altri. Il capitalismo moderno forza a brutte decisioni su queste alternative specie coloro che non sono eroi o eccezionalmente fortunati.

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Poche persone sembrano realizzare che i mali di cui soffriamo non sono affatto necessari e che questi potrebbero essere aboliti da sforzi congiunti in pochi anni. Se la maggioranza di tutti i paesi civilizzati lo volesse, potremmo, nel giro di vent’anni, abolire tutte le indegne povertà e quasi la metà delle malattie del mondo, l’intera schiavitù economica che lega i nove decimi della nostra popolazione, potremmo riempire il mondo di bellezza e gioia, ed assicurare che la pace regni sovrana. È solo perché gli uomini sono apatici che tutto questo non viene perseguito, solo perché l’immaginazione è spenta e come sempre è accaduto sono le cose che devono sempre essere fatte. Con buona volontà, generosità, intelligenza, queste cose potrebbero essere realizzate.

Ma la guerra è solo la fioritura finale dell’albero del male. Anche in tempo di pace la maggior parte delle vite degli uomini consta di lavoro monotono, la maggior parte delle donne sono condannate all’alienazione che per lo più uccide le possibilità di una felicità prima che la gioventù passi, alla maggior parte dei bambini è permesso di crescere nell’ignoranza di tutto quello che il mondo offre per allargare i loro pensieri o stimolare la loro immaginazione. I pochi che sono più fortunati sono resi illiberali dai loro ingiusti privilegi e oppressi dalla paura del risveglio indignato delle masse. Dal più grande al più piccolo degli uomini la maggior parte di loro sono presi dalla lotta economica: la lotta per acquisire quello che è loro dovuto o che ritengono che non sia loro dovuto. I beni materiali, nei fatti o per desiderio, dominano la nostra prospettiva solitamente fino alla esclusione di tutti gli impulai di generosità e creatività. La possessività – la passione di avere o detenere – è il motivo ultimo dell’insorgere della guerra, è il fondamento di tutti i mali di cui il mondo politico soffre. Solo diminuendo la forza di questa passione e del suo opprimere le nostre vite quotidiane che nuove istituzioni porterebbero a benefici permanenti per il genere umano.

 

I sindacalisti francesi sono stati i primi a sostenere il sistema dell’autonomia del mercato come la soluzione migliore rispetto allo stato socialista. Ma nella loro visione i mercati erano indipendenti come la maggior parte degli stati sovrani attuali. Un tal sistema non promuove la pace non più di quanto accada nelle attuali relazioni internazionali. In tutte le cose degli uomini, possiamo  in generale distinguere le questioni di politica interna e quelle di politica estera. Ogni gruppo, sufficientemente ben marcato per costituire un’entità politica, dovrebbe essere autonomo in funzione di questioni interne e non in funzione di quello che afferisce il mondo esterno. Se due gruppi sono entrambi interamente liberi di avere relazioni con ogni altro, non c’è modo di prevenire il pericolo di un’aperta o coperta richiesta di forza. Le relazioni di un gruppo di uomini verso il mondo esterno dovrebbero, dove possibile, essere controllate da un’autorità neutrale. È qui che lo stato deve necessariamente rettificare le relazioni tra i diversi mercati. Gli uomini che fanno un qualche prodotto dovrebbero essere interamente liberi di far riferimento al nostro lavoro, alla distribuzione di tutti i proventi della vendita, ed a tutte le questioni di gestione degli affari. Ma essi non dovrebbero essere liberi di definire il prezzo di quello che producono in quanto il prezzo è una questione che riguarda le loro relazioni con il resto della comunità. Se ci fosse libertà nominale nel definire il prezzo ci sarebbe il pericolo di un costante tiro alla fune in cui quei settori che fossero più immediatamente necessari all’esistenza della comunità, potrebbero sempre ottenere un ingiusto vantaggio. La forza non è più un fatto ammirabile nella sfera economica di quanto non lo sia nei rapporti tra gli stati. Per assicurare il massimo della libertà con il minimo sforzo il principio da seguire è: “Autonomia all’interno di ogni gruppo politico importante e un’autorità neutrale per decidere le questioni che investono le relazioni tra i gruppi”. L’autorità neutrale dovrebbe, naturalmente, poggiarsi su una base democratica e dovrebbe, se possibile, rappresentare una costituente più larga di quella dei gruppi coinvolti. Negli affari internazionali la sola autorità adeguata dovrebbe essere una rappresentanza di tutte le nazioni civilizzate.

 
(Da “POLITICAL IDEALS”)
 

Il rispetto della libertà degli altri non è un impulso naturale per molti uomini: l’invidia e l’amore per il potere portano l’ordinaria natura umana a trovare piacere nell’interferire con le vite degli altri. Se tutte le azioni degli uomini fossero incontrollate da autorità esterne, non otterremmo un mondo in cui tutti gli uomini sarebbero liberi. Il forte opprimerebbe il debole, o la maggioranza opprimerebbe la minoranza, o gli amanti della violenza opprimerebbero la gente più pacifica. Temo che non possa essere detto che questi impulsi siano INTERAMENTE attribuibili a cattivi sistemi sociali, sebbene debba essere concesso che l’attuale organizzazione competitiva della società fa un grande affare ad incoraggiare i cattivi elementi della natura umana. L’amore per il potere è un impulso che, sebbene innato in molti uomini ambiziosi, è soprattutto promosso come una regola dall’attuale esperienza di potere. In un mondo in cui nessuno può acquisire molto potere, il desiderio di dominare sarebbe molto meno forte di quanto non lo sia attualmente. Ciò nonostante, non posso pensare che sarebbe del tutto assente, e quelli in cui esistesse sarebbero spesso uomini di inusuale energia e capacità di fare. Molti uomini se non fossero costretti da una volontà organizzata della comunità, possono sia aver successo nel diventare dispotici, o, in ogni caso, fare un tale vigoroso tentativo da poter essere destituiti solo dopo un periodo prolungato di disordini. E a parte il potere politico o l’amore per i potere, c’è l’amore per il potere sopra gli individui.

All'assegnazione del premio Nobel

 

Se le minacce ed il terrorismo non fossero prevenuti dalla legge, sarebbe veramente duro dubitare che la crudeltà sarebbe abbondante nelle relazioni di uomini e donne, e di genitori e figli. È vero che i costumi di una comunità possano commettere qualche rara crudeltà, ma tali costumi, temo, debbano essere solo prodotti attraverso il regno prolungato della legge. L’esperienza di comunità forestali, campi minerari e di altri posti, sembrano mostrare che in altre condizioni nuove gli uomini tornino facilmente ad attitudini e pratiche più barbare. Sembrerebbe, quindi, che, mentre la natura umana rimanga com’è, c’è più libertà per tutti in una comunità dove alcuni atti di tirannia individuali siano proibiti che in una comunità in cui la legge lascia ogni individuo libero di seguire ogni suo impulso. Ma sebbene la necessità di qualche forma di governo e legge debba essere al presente concessa, è importante ricordare che tutte le leggi e le forme di governo stessi sono in una qualche misura dei mali giustificabili solo quando ne prevengono altri o di più grandi. Tutti gli usi del potere dello Stato  necessita quindi di essere molto controllato da vicino ed ogni possibilità di diminuire il suo potere deve essere il benvenuto provvedendo a che non porti ad una tirannia.

Lo Stato, al contrario di quanto raccomandano gli anarchici, sembra una istituzione necessaria per certi obiettivi. La pace e la guerra, le tariffe, il controllo delle condizioni sanitarie e la vendita di droghe nocive, la conservazione di un minimo di sistema di distribuzione: questi, tra gli altri, sono le funzioni che potrebbero essere pienamente svolte in una comunità in cui non ci fosse un governo centrale.

 

(Da Proposed Roads To Freedom By Bertrand Russell PART II - PROBLEMS OF THE FUTURE CHAPTER V - GOVERNMENT AND LAW)

Durante una lezione

Si possono considerare due gli obiettivi principali a cui dovrebbero tendere le relazioni internazionali: il primo, l’evitare la guerra, e, il secondo, prevenire l’oppressione delle nazioni deboli da parte di quelle forti. Questi due obiettivi non portano necessariamente in ogni caso nella stessa direzione, poiché uno dei modi più semplici per assicurare la pace nel mondo sarebbe una coalizione degli Stati più potenti per sfruttare ed opprimere i restanti. Questo metodo comunque, non incontra il favore di chi ama la libertà. Dobbiamo tenere conto di entrambe le possibilità e non accontentarci di una sola di esse.

L’origine dei miti viene espresso in questo modo, e molto di quanto si crede attualmente negli affari internazionali non è meglio di un mito. Sebbene nella società moderna il capitalismo  permetta il canale da cui l’istinto di combattimento possa trovare il suo sfogo, c’è motivo di temere che, se questo canale fosse chiuso, se ne troverebbero degli altri, a meno che l’educazione e l’ambiente fossero così cambiati da diminuire enormemente la forza dell’istinto alla competizione. Se una organizzazione economica potesse realizzare questo fornirebbe una reale barriera contro la guerra, al contrario, bisognerebbe temere che la speranza di una pace universale possa dimostrarsi vana.

 (Da Proposed Roads To Freedom By Bertrand Russell PART II - PROBLEMS OF THE FUTURE CHAPTER VI - INTERNATIONAL RELATIONS)

 

Nel giudicare una comunità dobbiamo considerare non solo quanto bene o male ci sia al suo interno, ma anche quali effetti abbia nel promuovere il bene o il male in altre comunità e quanto delle cose buone che gode dipendano da mali altrui. Anche rispetto a questo la Cina è migliore di noi. La nostra prosperità e la maggior parte degli sforzi che facciamo per assicurarcela, può solo essere ottenuta opprimendo e sfruttando diffusamente nazioni più deboli, mentre i cinesi, non sono abbastanza forti da nuocere ad altri paesi e possiamo essere sicuri che godono solo dei loro meriti e dei loro sforzi.

 

Solo considerazioni politiche, comunque, non sono sufficienti per spiegare cosa stia succedendo nelle relazioni con la Cina, le questioni economiche sono di gran lunga più importanti. La Cina è ancora un paese appena industrializzato ed è certamente la più importante area del mondo lasciata sottosviluppata. Se le risorse della Cina debbano essere sviluppate dalla Cina, dal Giappone o dalle razze bianche, è una questione di enorme importanza, che ha effetto non solo sull’intero sviluppo della civiltà cinese, ma anche sull’equilibrio di potere nel mondo, le prospettive di pace, il destino della Russia e le possibilità di sviluppo verso un’economia migliore nelle nazioni avanzate.

Queste considerazioni etiche generali sono senza dubbio irrilevanti considerando i problemi pratici della Cina. La nostra civiltà dell’industria e del commercio è stata sia l’effetto che la causa di certe credenze più o meno inconsce per quanto queste possano valere; in Cina si diventa consci di queste credenze attraverso lo spettacolo di una società che li sfida a costruirla, come inconsciamente, su diversi standard di valori. Il progresso e l’efficienza, per esempio, non hanno presa sui cinesi, eccetto per coloro che risentono dell’influenza occidentale. Dando valore al progresso e all’efficienza ci siamo assicurati potere e ricchezza, ignorando i cinesi, portando loro disordini, rassicurandoli con una piena esistenza pacifica ed una vita piena di gioia. È difficile comparare questi successi opposti a meno che non abbiamo in mente degli standard  di valori; e a meno che sia uno standard più o meno conscio, svaluteremo la civiltà meno a noi familiare perché i mali a cui non siamo abituati fanno sempre un’impressione più forte di quello che abbiamo imparato a considerare un fatto naturale.

 

(Da THE PROBLEM OF CHINA BY BERTRAND RUSSELL CHAPTER I – QUESTIONS)

 

Ad una manifestazione

   

 

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