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Perché è scoppiato il "problema
Kossovo"? Perché in Kossovo
la grande maggioranza della popolazione (quasi il 90%) è di origine albanese e
il governo di Belgrado ha ripetutamente violato i diritti umani della gente del
Kossovo che chiedeva una maggiore autonomia e soprattutto maggiore libertà. Ai
tempi di Tito il Kossovo godeva di una certa autonomia, grazie alla Costituzione
del 1974. "A metà degli anni ’80 a
Belgrado viene lanciata una campagna in ‘difesa dei serbi minacciati del
Kossovo’. In quel periodo Slobodan Milosevic approfitta dell’occasione e fa ai
serbi locali una celebre promessa: ‘nessuno ha il diritto di farvi del male’"
(Fonte: Vreme [quotidiano jugoslavo] 9/1/98, Milos Vasic). L’autonomia del
Kossovo è stata abolita dal governo di Milosevic il 23 marzo 1989 con un
emendamento alla Costituzione che attribuiva alla Serbia il totale potere di
controllo della polizia e della magistratura operanti nel territorio.
Qual è il legame della popolazione
serba col territorio del Kossovo? I serbi
considerano il Kossovo la culla della loro civiltà: in Kossovo fu fondato il
primo stato serbo della storia. Nel 1389 la Serbia perde la battaglia di Kosovo
Polje (piana dei merli) contro gli ottomani. Il Kossovo viene riannesso alla
serbia soltanto nel 1912.
Kossovo -- Le cifre
dell'esodo Il 23 maggio
'99 l'Alto Commissariato dell'Onu per i
rifugiati ha diffuso la cifra di
La Nato ha fatto
tutto quanto era in suo potere per favorire l’aiuto ai profughi?
Il 14 aprile, durante una visita nella
sede della Nato a Bruxelles, la signora
Ogata [Sadako Ogata è l’Alto
commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, NdR]
aveva discusso con Solana [Javier Solana è il segretario generale della
Nato, NdR] la situazione dei rifugiati e
dei profughi. ‘I militari della Nato stanno studiando la possibilità’ di andare
in aiuto a quelle persone, ma ‘sarà molto difficile, dato che non sappiamo dove
si trovano’, aveva dichiarato allora il segretario generale dell’Alleanza.
Tuttavia il 21 aprile la signora Ogata criticava il rifiuto della Nato di
trasmetterle informazioni sui profughi: ‘Ho chiesto alla Nato di comunicarmi le
informazioni sulle popolazioni allo sbando raccolte con la sorveglianza aerea,
ma finora si sono rifiutati di farlo’". (Fonte: Marie Jego, "Sept sémaines
de déportations au Kosovo", Le Monde 12/5/1999)
La Nato
sapeva che ci sarebbe stata una ondata massiccia di profughi? "Oggi dicono che la scelta di cominciare la guerra era legata all'imminenza dell'operazione ‘a ferro di cavallo’. E un'ammissione che lascia interdetti e disgustati. La Nato sapeva e noti ha fatto niente. Alle frontiere dell'Albania e della Macedonia non era stato preparato nulla. Mancava tutto: presidi medici, tende, risorse alimentari, persino qualche bottiglia di acqua minerale. La principale giustificazione della guerra ritorna come un boomerang insanguinato verso chi l'ha decisa".(Fonte: Vittorio Giacopini, "La guerra ‘giusta’ contro la morale", in "Lo straniero" n.7)
Quali
violazioni dei diritti umani sono avvenute con Milosevic? "Nel periodo da gennaio a settembre 1994 sono state convocate dalla polizia ‘per dialoghi informativi’ 2464 persone; sono state compiute 3216 irruzioni nelle famiglie; sono state maltrattate 1721 persone, 87 imprigionate per motivi politici o per la loro attività nell'insegnamento o in campo umanitario; torturati 10 giovani tra i dodici e i sedici anni e 12 donne: tre sono morti; 10 persone sono state uccise arbitrariamente. Quando i poliziotti irrompono nelle case, con i più futili pretesti, buttano tutto sottosopra e rubano quello che trovano. Non di rado percuotono gli abitanti, senza riguardo per gli anziani. ‘Quando si è trattenuti dalla polizia, essere picchiati, bastonati, flagellati e torturati è cosa normale’. Tali persecuzioni sono confermate da documenti di Amnesty International e della Commissione per i Diritti Umani delle Nazioni Unite. Si calcola che dal 1988 a oggi ogni albanese adulto sia passato tra le mani della polizia, in 584.000 processi ‘ufficiali’. Una ventina di albanesi muoiono ogni anno a causa di maltrattamenti o attentati, in cella o nelle strade; circa 400 prigionieri politici giacciono in carcere". (Fonte: G.e V.Salvoldi, L.Gjergji, "Kosovo, un popolo che perdona", Emi, 1997). La situazione è notevolmente peggiorata nel 1998 con gli scontri fra Uck e truppe serbe. "Le vittime kosovare delle battaglie dello scorso anno (almeno 1500, secondo le stime) erano in massima parte civili" (Panorama 18/2/99).
Qual è
stata l’entità delle azioni di pulizia etnica ai danni degli albanesi del
Kossovo? "Diverse Ong si sono occupate recentemente di raccogliere minuziosamente i racconti dei rifugiati e di incrociarne i dati. Ce n’è abbastanza per far tacere tutti quelli che, a Belgrado o altrove, negano che ci sia mai stata una pulizia etnica. (…) Médecins sans frontières, Human Rights Watch, ma anche l’OSCE e la Fidh [Fédération internationale des ligues des droits de l’Homme, NdR] (insieme a Médecins du monde) hanno presentato dei rapporti. Questi rapporti – e in particolare quello della Fidh, che si preoccupa di dare una definizione giuridica ai crimini – saranno trasmessi al Tribunale penale internazionale per la ex Jugoslavia. Secondo la Fidh, questi omicidi, deportazioni e persecuzioni, ‘preparati, meditati e attuati in maniera metodica e sistematica’, rientrano nella ‘qualifica di crimini contro l’umanità, così come sono previsti dall’articolo 5 degli statuti del Tpi. (Fonte: Marie Jego, "Sept sémaines de déportations au Kosovo", Le Monde 12/5/1999)
I
bombardamenti hanno favorito o rallentato la pulizia etnica ai danni della
popolazione albanese del Kossovo? "Secondo una stima pubblicata lunedì 10 maggio dall’Alto commissariato per i rifugiati dell’Onu (Acnur), 900mila albanesi del Kosovo hanno lasciato la provincia dopo gli scontri del marzo 1998, di cui 716mila dopo l’inizio dei bombardamenti aerei della Nato, il 24 marzo. (…) In sette settimane i paramilitari e le unità dell’esercito e della polizia del presidente serbo Slobodan Milosevic sono riusciti a fare su vasta scala quello che avevano appena abbozzato durante il conflitto in Bosnia Erzegovina: cacciare, per mezzo di una politica di terrore e di deportazioni sistematiche, i due terzi della popolazione di etnia albanese che costituiva il 90 per cento degli abitanti del Kosovo". (Fonte: Marie
Jego, "Sept sémaines de déportations au Kosovo", Le Monde 12/5/1999) I testi sono stati tratti da "Dossier Kossovo tutto quello che non ci ha detto la TV - domande e risposte per le scuole, le associazioni, i cittadini" – A cura dell’Associazione Peacelink – Volontariato dell’informazione http://www.peacelink.it |
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