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L’edificazione delle prime grandi basiliche in Terrasanta fu promossa da San’Elena, madre dell’imperatore Costantino, che aveva anche curato i lavori per il ritrovamento della croce di Cristo. La storia della ”Invenzione della Santa Croce” la cui memoria liturgica si celebra il 14 di settembre, giorno antecedente la festa della Madonna addolorata (o del pianto o pietà) è molto ben descritta dagli affreschi di Piero della Francesca ad Arezzo e da quelli di Santa Croce in Firenze. Qui viene magistralmente raffigurato il fatto del rinvenimento delle croci sotto il Calvario ed i grandi miracoli delle guarigioni di malati e della risurrezione di un morto operata da una di queste croci pronta-mente riconosciuta e proclamata “Croce di Cristo”.
In quest’epoca lo stile più
frequente è il romanico e dal quarto secolo a tutto il Medioevo è confluita in
tutte queste costruzioni una ricca simbologia. Nulla in queste opere è lasciato
al caso ma tutto è comunicazione e messaggio simbolico. Quasi sempre nelle
grandi basiliche il battistero era esterno alla chie-sa e comunque rigorosamente
ottagonale e con tre gradini che porta-vano alla vasca contenente l’acqua. Il
battesimo si faceva per immersione, anche perché i catecumeni era-no quasi
sempre adulti e spesso venivano battezzate intere famiglie. Gli aspiranti al
battesimo (catecumeni) nella diocesi di Milano con Sant’ambrogio ma anche in
altre dovevano imparare bene i fonda-menti della fede cattolica e quindi
partecipare alle lezioni previste (a Milano curate direttamente da Sant’Ambrogio)
ed infine superare un serio esame. Si trattava infatti di cambiare il modo di
vivere e di abbandonare antiche
abitudini e consuetudini pagane.
Superato l’esame venivano ammessi dal vescovo al conferimento del battesimo che avveniva, dopo un’adeguata preparazione quaresimale, nel corso della veglia pasquale. Essi, dopo la liturgia della Parola della grande Veglia Pasquale, in processione raggiungevano il battistero dove venivano battezzati e cresimati. ivestiti quindi della veste bianca risalivano tra canti di gioia e di ringraziamento la cattedrale portandosi all’altare per partecipare alla liturgia eucaristica ed alla comunione sacramentale. Finita l’ottava di Pasqua la veste bianca veniva riportata in chiesa e deposta ai piedi del vescovo (domenica in “Albis depositis”). Il significato dei tre gradini da scendere nel battistero è quello del triduo pasquale in quanto i battezzandi scendono a morire con Cristo per poi con il battesimo uscire risorti a vita nuova con Lui.
Le tre navate sono divise da una serie di sei archi retti da colonne a significare i sei giorni della creazione e quindi lo spazio profano. Il settimo arco è più alto e più grande. Qui vi è l’altare in quanto è lo spazio del sacro, normalmente diviso anche con gradini. Dietro l’altare, nell’abside, viene raffigurato l’agnello dell’Apocalisse con la croce imbandierata, segno di vittoria e simbolo del sacrificio del Cristo morto e risorto. Altre volte in una mandorla è raffigurato il Cristo Pantocrator in trono, Signore della storia e del mondo, che regge sulle ginocchia un libro aperto con la scritta ben leggibile: “Ego sum lux mundi, via, veritas et vita”. L’abside infatti è lo spazio ottavo, il giorno ultimo e definitivo di Cristo Signore.
Il rosone posto sopra la porta principale di ingresso alla chiesa fa filtrare invece la luce del vespero al tramonto, intorno alle cinque del pomeriggio. Questa è infatti l’ora della preghiera vespertina. A volte in alcune chiese ci sono poi statue o bassorilievi in marmo illuminati in pieno dai raggi del sole solo nei giorni dell’equinozio e quindi solo due volte l’anno. Questi sono i simboli più importanti e la loro interpretazione più corrente, ce ne sono anche altri ma è bene fermarsi qui. |
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