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Filosofia di Lev Nikolaevic Tolstoj
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Leggendo le opere di Lev Tolstoj si rimane colpiti dalla
profondità e dalla originalità di alcuni suoi pensieri, massime, sentenze.
Spesso i personaggi delle sue novelle e dei suoi romanzi sembrano
personificazioni di principi e banditori delle dottrine più simpatiche
all'autore. Anche i vari volumi che il grande scrittore ha divulgato
sull'arte, sugli evangeli, sull'istruzione, sulla morale, sull'
antimilitarismo hanno dato materia a comporre saggi intorno alla filosofia
di Tolstoj.
Lo scrittore ha goduto, tra la fine dell'ottocento e l'inizio del novecento,
di un prestigio enorme. A porlo al centro del dibattito internazionale non è
stata però l'opera letteraria che, per molti anni, non ebbe una grande
diffusione fuori della Russia. Anche dopo l'uscita dei principali romanzi,
l'attenzione alla poetica tolstoiana continuò ad essere poco visibile.
L'incremento delle traduzioni e la moltiplicazione dei commenti si verificò
solo dopo che, allontanatosi dalla narrativa e rinunciato alla gloria
letteraria, l'intellettuale russo cominciò a pubblicare saggi di contenuto
etico, politico e sociale. Agli occhi dei contemporanei, il Tolstoj
riformatore religioso, moralista radicale, anarchico cristiano, teorico
della non violenza e dell'antimilitarismo diventò molto più importante del
romanziere. |
A partire dall'analisi dei più
celebri scritti tolstoiani, si configura la dottrina della "non resistenza" così
come si presentò nella propaganda pacifista ed antimilitarista europea della
fine del diciannovesimo e dell'inizio del ventesimo secolo.
Al realismo soggettivo e viscerale del "plebeo" Dostoevskij (1821-1881), fa da
sponda il realismo universale dell'aristocratico Lev Tolstoj. Una posizione di
maggiore distacco rispetto al vissuto, a favore di un filtro letterario più
obiettivo, proveniva a Tolstoj dalla classe sociale a cui apparteneva, e sembra
permettergli un approccio espressivo più disincantato sulla realtà. Ciò lo
avvicina a una rappresentazione letteraria "corale", che dall'attenzione sul
dettaglio arriva a comporre un affresco dal respiro epico. Letterato di
vastissima cultura europea, critico come Kierkegaard nei confronti della civiltà
moderna, a favore di modelli di comportamento propri di un cristianesimo
originario, Tolstoj rappresenta quasi globalmente la realtà assai complessa del
suo paese, mentre Dostoevskij interiorizza o vive in prima persona le capillari
contraddizioni di quella stessa realtà.
Egli, che come romanziere era apparso analizzatore inesorabile, per queste
stesse facoltà di critica estrema venne definito anima di un buddista. Dal
pessimismo scese all'ascetismo, dal nichilismo al razionalismo mistico. Tutto
questo si riassume con le sue stesse parole che in fondo avrebbe detto ogni
contadino che si fosse saputo esprimere:
"Io perdei di buon ora la fede. Un tempo, come tutti, son vissuto delle vanità
della vita; ho fatto della letteratura, insegnando, come gli altri, ciò che non
sapevo. Poi la Sfinge, ogni giorno più crudele, si è messa a perseguitarmi: - o
mi speghi o ti divoro. - La scienza umana non mi ha spiegato nulla: alla mia
perpetua domanda, la sola importante: - Perché vivo? - La scienza scienza
rispondeva insegnandomi cose a me inutili. Con essa non restava che unirsi al
coro dei Saggi, Salomone, Socrate, Sakia, Muni, Schopenhauer, e ripetere dopo
loro: - La vita è un male assurdo. - Volevo uccidermi. Alla fine mi venne in
mente di veder vivere l'immensa maggioranza degli uomini, degli uomini che non
si abbandonano come noi, sedicenti classi superiori, alle speculazioni del
pensiero, ma lavorano e soffrono, pur tranquilli e rassegnati allo scopo della
vita: compresi che bisognava vivere come questa moltitudine, rientrar nella sua
semplice fede. Ma la ragione non poteva adagiarsi sul corrotto insegnamento che
la Chiesa divulga ai semplici: e cominciai così a studiare più da vicino questo
insegnamento, a distinguere la superstizione dalla verità, .... Io mi ravvicinai
allora ai credenti sorti dal popolo, alla gente incolta, agli eremiti, ai
sismatici, ai campagnoli e mi persuasi sempre più che la vera fede era in essi,
in armonia con la loro vita che così si spiegava." ...[omissis]... "Io li amavo,
e come meglio conoscevo la loro vita piena di pacifica devozione, meno sentivo
il peso della mia ... Avvenne in me un cambiamento: la vita degli uomini del mio
grado, della gente ricca, dei sapienti, mi parve intollerabile; mi sembrò un
passatempo la nostra scienza, le azioni, le ricerche, tutto".
Quindi rinnegò la società e concluse, come tutti gli appartenenti a sette, che
il problema della vita umana consiste nella salvezza dell'anima e però bisogna
rinunciare a tutte le gioie del mondo, lavorare come semplice operaio, essere
umile, paziente, caritatevole.
Da allora si vide sulla casa dell'autore di Anna Karenina
l'insegna a grandi lettere: Tolstoj calzolaio.
Pare che il governo facesse chiudere la ditta, che per la novità del caso,
per l'autorità del nome e la curiosità petulante attirava clienti e
discepoli. Tolstoj si ritirò a Tula, nei suoi vasti possedimenti, per
cambiare mestiere e diventare contadino. Ma durante questo periodo
s'incontrò con Sutajev, che gli fece profonda impressione e lo riaffermò
nella sua scelta con la sua dottrina che può riassumersi così:
Vivi in pace con tutti e non permetterti di considerare il prossimo tuo più
cattivo di te. Tutti gli uomini sono fratelli, e non devono per alcun
pretesto violare la pace fra loro. Non vi vendicate; non rendete male per
male, non fate torto ad alcuno. Non resistete al male, non giudicate, non
uccidete; questo non produce niente di bene e accresce il male. E'
necessario abolire i tribunali, gli eserciti, le prigioni. La legge del
mondo è la lotta per l'esistenza. la legge di Cristo e il sacrificio
dell'esistenza per il prossimo. Non c'è dunque nessuna necessità di guerra o
tribunali. Né i Turchi, né i Tedeschi, né altri popoli ci attaccheranno, se
ci limitiamo a far loro del bene: i ladri, i briganti e i delinquenti
scompariranno da sé, se li nutriamo, diamo loro del lavoro, insegnamo la
verità. |
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La felicità e la purezza sono
possibili solo nell'amor fraterno, nell'unione di tutti gli uomini, nel ritorno
alla semplice vita comunista. Bisogna lasciare le città sbarazzare il popolo
dallo sfruttamento delle fabbriche, tornare alle campagne e lavorarle con le
proprie mani: l'ideale di ogni uomo è di provvedere da sé stesso ai propri
bisogni. Bisogna liberarsi dalla servitù del denaro. Basta che l'uomo non compri
nulla, non dispregi alcun lavoro; basta che soddisfaccia le sue cure da sé e che
dia agli altri il superfluo. Solo così la pace, l'accordo, la felicità possono
regnare sulla terra.
Questa morale e questa sociologia hanno le fonti nei dukoborj, negli scialaputi,
negli stundisti, e nei sutajevcij; ma una fonte ancor maggiore fu un libricino
manoscritto, opera di un vecchio contadino, Timoteo Bendarev, che la censura
imperiale aveva proibito e che il Conte Tolstoj conobbe nel 1885.
Tutto l'assunto tolstojano si basa sulla propria interpretazione dell'Evangelo e
della Bibbia. Egli crede, e i seguaci con lui, che praticando quella dottrina,
l'uomo possa raggiungere la felicità sulla terra. fuori della terra non vi è
altra vita; l'immortalità, la resurrezione dei morti sono dogmi barbari e
grossolani. Di qui le conseguenze politiche circa l'abolizione degli eserciti,
dei tribunali, delle frontiere e le conseguenze sociali circa la soppressione
della proprietà e la proclamazione del comunismo.
Il nemico più terribile della società è la Chiesa
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Aforismi
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La vecchiaia è la più inattesa
tra tutte le cose che possono capitare ad un uomo.
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Il tempo e la pazienza sono gli
attributi più grandi di tutti i guerrieri.
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Ognuno, se sapesse quel che i
medici fanno, gli cederebbe volentieri la metà dei propri beni, a patto che non
si accostassero mai troppo.
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La vendetta della storia è più
terribile della vendetta del segretario generale più potente.
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Noi moriamo soltanto quando non
riusciamo a mettere radice in altri.
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L'amore è Dio e morire implica
che io, una particella d'amore, ritornerò alla fonte comune ed eterna.
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Un alleato deve essere
sorvegliato proprio come un nemico.
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In una battaglia vince colui
che ha fermamente deciso di vincere.
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La rivoluzione è una grande
distruttrice di uomini e di caratteri. Consuma i valorosi e annienta i meno
forti.
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Tutti pensano a cambiare il
mondo, ma nessuno pensa a cambiar se stesso.
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