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Pedagogia

 

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Pedagogia di Lev Nikolaevic Tolstoj

Lev Tolstoj

La figura di Lev Tolstoj pedagogista intende fornire precise risposte sia sul piano teoretico che su quello etico, in un momento in cui, a carico del pensatore russo, prevalevano ancora le posizioni tipiche di un taglio critico di eredità ottocentesca. Questo conferma la peraltro indiscutibile genialità del narratore e nel contempo non esita a rifiutare le drastiche teorie sociali ed artistiche del pensatore. Era fiorita un’intera letteratura di “critica a Tolstoj” tesa a sostenere che le “teorie avevano ucciso in lui l’artista”, dunque a svalutare l’aspetto teoretico del pensiero del grande russo mentre la sua arte non veniva indagata nella ricca complessità, e la narrativa era recepita nella sua pregnanza letteraria in un’ottica scevra da teorizzazioni.

Anche l’aspetto più prettamente pedagogico di Tolstoj venne a lungo sottovalutato a causa della latitanza della attività critica e tuttavia non si riesce a sottrarsi, nel suo studio, ad alcuni limiti legati alla chiave di lettura corrente dell’opera di Tolstoj.

Tuttavia la comprensione di molti aspetti, anche quelli meno noti che si riferiscono alle teorie pedagogiche dello scrittore russo, attestano non solo la necessità di un interesse teoretico per Tolstoj, ma anche di una volontà di partecipazione all’etica di un pensatore dalla cui arte si coglie la grandezza di un’esistenza fortemente vissuta ed articolata lungo una evoluzione drammatica, ma che rimane fedele solo all’amore per la verità e alla ricerca sincera del bene: istanze presenti come costanti nel pensiero e nell’opera di Tolstoj che diventa quindi un preciso punto di riferimento.

Anche qui, infatti si ritrova tutto l’abito etico della pedagogista che emerge, scevro da astrazioni, dalla sua ottica pedagogica: la condizione essenziale per un agire etico è il dominio dei principî  morali e la conoscenza chiara della gerarchia dei valori; a ciò l’individuo perviene attraverso una corretta azione educativa. Essa mirerà, in primo luogo, alla realizzazione dell’autoeducazione come mezzo fondamentale per l’emancipazione dell’individuo, e per un progressivo e volontario miglioramento di sé.

Sull’atteggiamento di Tolstoj in materia di educazione è stato detto che: “Egli, innanzi tutto, ha vedute veramente geniali, e le sue teorie, sbarazzate dalle esagerazioni che le accompagnano di frequente, restano il prodotto di uno spirito profondo e indagatore; ma in qualunque modo, non si potrebbe mai affermare che queste teorie non valgano la pena di essere discusse, quando si sono scritte intere opere sul modo con cui il Tolstoi intende l’arte, e quando studiosi di filosofia  e sacerdoti cattolici non hanno creduto inutile dedicare un po’ di tempo a studiare e criticare le idee religiose di quest’uomo” (E. Santamaria). Come si vede si tratta di un preciso addebito alla critica italiana ed europea, colpevole di avere trascurato un significativo aspetto dell’opera tolstoiana, in quanto Tolstoj è educatore e pedagogista in tutta la sua produzione letteraria; a ciò si aggiunga il disinteresse per gli scritti pedagogici che si riferiscono alla sua esperienza di maestro nella scuola da lui fondata a Jasnaia Poliana.

Le ragioni del silenzio su questo particolare aspetto dell’opera tolstoiana sono diverse: da un lato la non attraente forma delle opere pedagogiche che le rende poco interessanti agli occhi del grande pubblico, rispetto alla pregnante armonia e alla grandezza tipiche dei romanzi. D’altra parte non ci si astrae dal modo di pensare del proprio tempo. Secondo certi studi anche i pochi interessati alla pedagogia non si sarebbero curati della scuola di Jasnaia Poliana, né di ciò che avrebbe proposto “sull’istruzione e sull’educazione un uomo nato e vissuto in Russia, paese che riteniamo molto indietro a noi per civiltà e per progresso”. Si riconosce però un limite evidente nell’interpretare in tale modo il pensiero tolstoiano. Attribuendo all’autore russo una profonda conoscenza dell’animo umano si può rivendicare un suo legittimo diritto ad esporre le proprie teorie pedagogiche perché “chi sa intendere l’uomo interno ha in mano la base dell’educazione”.

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Un’altra ragione dell’assenza di attenzione per Tolstoj pedagogista è da ricercare nella mancanza di proporzione tra la massiccia produzione narrativa e l’esigua presenza di quattro o cinque opere di contenuto educativo. Il pubblico dei lettori ha ritenuto, per questo motivo, di valutare meno rappresentativo questo aspetto dell’ opera tolstoiana sacrificato alla fama globale dello scrittore.

Il messaggio che Tolstoj ha voluto lanciare attraverso l’esperienza di Jasnaia Poliana è legato a un progetto di emancipazione dell’uomo da certi stili di vita da cui non era estranea la corruzione morale, che anche nel suo tempo erano largamente diffusi. Egli amava proporre una naturale ricerca della felicità attraverso il corretto uso delle facoltà fisiche e intellettuali, una ricerca dunque attenta all’interiorità, che però si concretizzava in comportamenti aperti, forti, sani e positivi. Per comunicare questi valori Tolstoj non si limitava a compilare formali manualetti di morale, ma dava vita ad una scuola, e, rinunciando a facili sistemazioni teoretiche, ha operato, muovendo dall’infanzia come condizione, e dalla realtà popolare: parametri in cui egli riconobbe la vera anima dell’uomo.

Così in presenza di un apparente stato di anarchia dominante nella scuola, insito nelle teorie pedagogiche del pensatore, l’autrice individua l’importante principio del difficile rispetto della personalità del fanciullo da parte del maestro, il quale non cede ai capricci individuali ma si impegna a studiare le inclinazioni e le disposizioni dei singoli allievi; occorre sottolineare che tale principio appare di importanza fondamentale in relazione a ogni progetto educativo.

La pedagogista ha il merito di cogliere anche l’aspetto sperimentale della realizzazione tolstoiana, nella sua verifica storica, colta cioè nel seno di una realtà sociale tipica della Russia della seconda metà dell’ Ottocento, e in un contesto contadino. Più complessa sarebbe stata l’operazione tendente a tradurre quel disegno in un ambiente urbano europeo; gli stessi obiettivi indubbiamente positivi avrebbero richiesto mezzi diversi, magari ieri più vicini, a quelle correnti pedagogiche froebeliane o herbartiane, tanto attaccate dallo stesso Tolstoj.

Il tentativo di Jasnaia Poliana, anche se breve, e in parte utopistico, nei suoi soli tre anni di vita, rappresenta comunque un valido esperimento; infatti la didattica viva mantiene il proprio valore, temperate le tesi estreme come quelle relative alla libertà di stampo anarchico, forte dei propri principî teorici; la pedagogia tolstoiana è quindi da valutare come importante ed efficace testimonianza nella pratica dell’educazione moderna. E l’esperienza tolstoiana appare autentica, viva, ricca di stimolanti intuizioni educative, cui è stato di positivo sostegno la radicale istanza antiautoritaria e di promozione di libertà e autonomia dell’infanzia. E’ bene inoltre precisare che essa è stata in qualche modo precorritrice di tanti filoni di pedagogia attivistica e anticonformistica del nostro secolo.

Jasnaia Poliana

 

 

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