Ai piedi delle
pittoresche colline del Collio, con parte dei suoi borghi adagiati
sul piano e parte inerpicati sulle dolci pendici dei colli coperti
di vigneti e boschi, si estende il paese di Mossa.
Il toponimo, di derivazione longobarda, sembra
riferirsi a "MOOS-AU" piana muscosa.
Prima dell'insediamento in loco dei longobardi
i casolari sparsi esistenti nel territorio comunale facevano
capoluogo di Gorizia.
Certamente il sito era abitato già in epoca
pre-romana, come attestano vari reperti tra i quali asce in pietra
risalenti al neolitico, varie monete di epoca romana ecc.
Probabilmente sulla sommità del colle di Vallisella
a quota 101, esisteva un robusto manufatto romano, ma non si sa se
l'antico fabbricato sia stato distrutto o solo danneggiato nel corso
delle scorrerie di Radagaiso, Alarico, e Attila e in quali
condizioni fosse all'arrivo dei Longobardi.
Nel 1960, durante lavori di sistemazione agricola, a
quota 101 della collina Codelli è stata rinvenuta una necropoli
longobarda piuttosto vasta, con resti di urna e numerosi scheletri
in buono stato di conversazione sistemati a strati e tutti volti,
com'era d'uso, verso oriente.
I Longobardi installarono a Mossa una loro gastaldia
con compiti di difesa. Dopo le terribili invasioni degli Ungari,
dall' 899 al 942, l'antica Mossa scomparve per risorgere solamente
più tardi.
Nel medioevo fece parte del parlamento friulano con
diritto di essere rappresentata e di nominarsi i giudici, mentre il
potere esecutivo, esercitato in nome del Patriarca, era di un
gastaldo. La taglia che Mossa contribuiva all'esercito patriarcale
era di un elmo, cioè tre cavalli, un arciere, un balestriere ed uno
scudiero.
Nel 1263 il territorio fu assegnato in feudo alla
famiglia de Braida e subì le alterne vicende della guerra tra il
patriarcato e in Conti di Gorizia. Nel 1420 passò sotto il dominio
veneziano. Una cinquantina di anni dopo i turchi di Iskander-Beg,
signore della Bosnia, saccheggiarono e distrussero la
"Villa", ma almeno una parte della popolazione riuscì a
salvarsi sulle colline o nascondendosi nella vicina palude del
Preval.
Nel 1480 un grave incendio distrusse il castello,
sede del gastaldo, che forse provvide a costruirsene uno nuovo, ma
più piccolo, chiamato ancor oggi Cjascjelùt.
Nel 1523, dopo la fine della guerra scatenata dalla
lega di Cambrai contro Venezia, passò definitivamente all'arciduca
d'Austria. Furono investiti allora del feudo numerosi nobili fino ai
Conti di Coblenz e, più tardi, i baroni Codelli, i cui
discendenti hanno ancor oggi nel Comune delle proprietà.
Durante la prima guerra mondiale Mossa subì
notevoli danni; in quest'occasione vennero seriamente
danneggiate sia la chiesa che il campanile di Centa, per la
posizione troppo esposta ai tiri dell'artiglieria austriaca.
Finita la guerra con l'occupazione italiana, il
Comune di Mossa perde la sua autonomia e il 1° gennaio 1928 il
comune viene accorpato al Comune unico di Capriva di Cormons assieme
ai Comuni di San Lorenzo di Mossa, Moraro e Capriva. Tale situazione
amministrativa dura fino al 26 agosto 1955 quando a seguito della
pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della Stato del decreto di
costituzione del Comune autonomo, il Prefetto di Gorizia nomina il
Commissario prefettizio del Comune di Mossa il signor Medeot Luigi
fu Lorenzo per la temporanea amministrazione del Comune di Mossa.
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