Benvenuti a Somma Vesuviana

...benvenuti a Somma Vesuviana - Napoli - "Starza della Regina"


Il palazzo della Starza della Regina

Il palazzo, un tempo isolata costruzione, risale al XIII secolo ed era probabilmente una masseria Anche l’origine del suo nome ha riferimenti con questa funzione: “stazza”, ovvero asta graduata per misurare la capacità delle botti, “stazzo”, dal latino “statio-onis” e quindi in senso lato luogo di soggiorno, dimora, o ancora “starcia”, dallo spagnolo pezzo di terreno seminativo traslato dai napoletani in starza.
Le prime notizie certe risalgono al 1279, quando Carlo, duca di Calabria, ne ordinò la riparazione. Divenuto proprietà della regina Maria d’Ungheria, assunse definitivamente il nome di “Starza della Regina”.
Nel 1343 il palazzo, proprietà come tutto il territorio di Somma della Regina Giovanna duchessa di Calabria, fu sede dell’incontro tra la duchessa Giovanna I e la suocera Elisabetta d’Ungheria in occasione della sua venuta nel Regno di Napoli.
Nel 1436 fu dimora del Re Alfonso I d’Aragona, e qui venne stipulato il matrimonio di sua cugina Eleonora con il Conte di Nola Raimondo Orsino. Fu proprio Alfonso a regalare questa proprietà alla sua prediletta, donna Lucrezia d’Alagno. Successivamente il Re Ferrante ricondusse la proprietà ai governanti di Napoli, anche per la sua importanza strategica.
Nel 1495 vi fu celebrato, con dispensa papale, il matrimonio tra i consanguinei Giovanna, figlia di Giovanna III, e Ferrandino d’Aragona, suo nipote. I festeggiamenti non furono celebrati a Napoli per le difficili condizioni economiche del regno causate della guerra con i Francesi. Ferrandino morì poco dopo il matrimonio, per cause misteriose, anche se la reale causa della morte fu la malaria. In seguito la nobile Giovanna III, sorella del re di Spagna Ferdinando il Cattolico, vi si stabilì stabilmente. Diverse leggende la riguardano: tra queste quella della carrozza d’oro, regalo del re d’Ungheria per il suo matrimonio con Ferrante I d’Aragona. È la stessa carrozza che si racconta giaccia in un profondissimo cunicolo sotto l’edificio. La regina si ritirò definitivamente a Somma negli ultimi anni della sua vita, concedendo ai cittadini la fondazione della chiesa e del convento di S. Maria del Pozzo, il ripristino della fiera annuale e l’istituzione del Mastromercato. Anche la figlia Giovanna, vedova di Ferrandino, abitò nel palazzo facendovi costruire, secondo la leggenda, trappole per i suoi amanti. Dopo la sua morte avvenuta nel 1518 il palazzo perse la sua plurisecolare funzione di residenza reale.
Con l’avvento del Viceregno il palazzo passò per diverse mani fino a quando, nel 1751, venne incamerato dalla Regia Camera con i terreni, i giardini, la casa rustica, e l’abitazione.
Con alterne vicende, si arriva al 1934, quando il palazzo, pur avendo subito alcuni rimaneggiamenti, viene dichiarato monumento nazionale. Oggi risulta in parte abbandonato e fatiscente ed ha perduto del tutto l’antica magnificenza.

Il palazzo della Starza della Regina era un tempo isolato ed immerso nella campagna, distando circa un chilometro dal centro abitato di Somma. Per raggiungerlo bisognava percorrere dei viottoli di campagna, tuttora esistenti, attraverso i rigogliosi frutteti. Attualmente la zona pullula di costruzioni moderne con presenza anche di diverse attività commerciali.
Le caratteristiche architettoniche originarie di questo edificio sono difficilmente ricostruibili, dati gli interventi eseguiti senza alcuna cura delle antiche strutture. Solo la facciata conserva, nonostante i rimaneggiamenti ottocenteschi, tracce del suo antico splendore. Risulta composta da una serie di aperture simili che si affacciano su una balconata chiusa dalla caratteristica balaustra traforata in muratura. Questa balconata si snoda lungo tutto il lato occidentale, sollevandosi in maniera armoniosa sopra il portale principale, decorato con stucchi più recenti ma riproducente nelle forme quelle dell’originario portale durazesco-catalano leggermente arretrato di qualche metro, come si evince dal diverso tipo di muratura presente. Sul portale era collocato lo stemma aragonese retto da due angeli. Questo stemma è stato purtroppo trafugato durante gli ultimi lavori e ne rimane una copia nella vicina chiesa di S. Maria del Pozzo.
Superato il portone si trova un primo cortile in cui è collocato lo scalone d’accesso al piano superiore, esterno e composto da un’unica larga rampa con scalini in piperno. forti sono le influenze catalane, evidenti soprattutto nelle ornie di piperno che decorano le finestre, con vaste scalanature ed esili colonne sui lati di squisita fattura. Le finestre presentavano una divisione interna a croce, perduta o brutalmente trasformata, e le uniche tre non deturpate si presentano sfalsate di circa 30 cm.
Un secondo cortile cui si accede da androne coperto, molto caratteristico e raccolto, è chiuso in alto da una balaustra traforata e vi sia affacciano ambienti di lavoro quali forni, lavatoi,cucine, pozzi e recinti per animali da cortile. Un terzo cortile molto vasto è ubicato nella parte nord-orientale dell’edificio e, data la presenza di un accesso diretto oggi occupato da moderne costruzioni, è probabile ospitasse la lavorazione dei prodotti delle campagne circostanti.
Gran parte dell’edificio, pari a circa un terzo, era occupato dalle immense cantine, e dimostra che, oltre alla funzione residenziale, la Starza era un importante centro di produzione agricola. Delle aperture molto larghe e coronate da ornie in piperno lavorato consentivano di scaricare direttamente nel cortile il raccolto che veniva scaricato su un piano rialzato, sostenuto da una serie di voltine addossate al muro perimetrale. La funzionalità di tutti gli ambienti produttivi, coperti da poderose volte a botte interrotte dalle velette, era garantita dalle finestre che servivano non solo per l’illuminazione ma anche per garantire la ventilazione dei locali adibiti alla conservazione del vino. Terrazzi, stalle e abitazioni di contadini e servi completavano a mezzogiorno il perimetro della costruzione. Questa parte dell’edificio è attualmente deturpata da numerose superfetazioni.
Gli appartamenti al primo piano, un tempo abitati dai reali, erano arricchiti da un alto belvedere. Davanti al palazzo c’era un giardino, oggi ridotto ad una scarna e bassa piazza, sviluppata in senso orizzontale. Sulla parte sinistra si notano dei corpi di fabbrica aggiunti che si elevano molto al di sopra della facciata a formare un torrione belvedere.

Fonte: Progetto "Museo diffuso" della Provincia di Napoli per la catalogazione dei Beni Culturali.


Progetto Multidisciplinare di ricerca sul sito archeologico Romano di Somma Vesuviana

 


realizzazione : Francesco Di Prisco
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