IL DOLORE E LA SOFFERENZA IN RELAZIONE AL KARMA

Affronteremo oggi un tema particolarmente importante e delicato, quello del dolore e della sofferenza, sulla base di quanto ci perviene dalla conoscenza delle leggi che regolano il karma e le successive incarnazioni terrene. Molti di noi hanno sentito storie riguardanti persone che, dopo aver attraversato un'esperienza particolarmente dura o dolorosa, dovuta ad esempio a un grave incidente, una grave malattia o una grave perdita, hanno dichiarato di aver trovato una serenità, una consapevolezza, una forza interiore prima di allora sconosciute, di essere in un certo senso diventate persone migliori, più forti e mature, più aperte e disponibili. Senza voler generalizzare troppo e ammettendo eventuali eccezioni, vediamo quali possono essere i retroscena karmici dietro a storie di questo tipo, che sono davvero assai frequenti.

Quando in una vita terrena una persona fa del male a qualcuno o commette gravi errori, nel successivo periodo del Kamaloka dopo la morte sperimenta su di sè gli effetti delle proprie azioni, e quindi anche di quelle malvage o sbagliate. La coscienza che abbiamo dopo la morte è diversa da quella terrena, è una coscienza più ampia e omnicomprensiva, che abbraccia più vite terrene, e che quando si rende conto di aver in un certo senso peggiorato il suo grado di perfezione a causa di azioni ingiuste o sbagliate, cerca di rimediarvi programmando qualcosa per l'incarnazione successiva, un qualcosa in conseguenza del quale potrà riacquistare ciò che ha perduto. Spesso è proprio attraverso eventi traumatici nell'incarnazione successiva che la nostra coscienza più ampia,che agisce nel periodo di vita spirituale tra due incarnazioni, sceglie di vivere quelle esperienze che le permetteranno di progredire ed elevarsi ulteriormente. Naturalmente nell'incarnazione successiva la coscienza ordinaria non ricorderà nulla di quella scelta e delle motivazioni che ne stanno alla base, ma tutto ciò sarà presente nell'inconscio e spingerà il soggetto letteralmente a cercarsi, ovviamente senza rendersene minimamente conto, quell'evento traumatico che lui stesso aveva precedentemente scelto di vivere ai fini del proprio progresso spirituale.

Bisogna tenere conto del fatto che c'è una notevole differenza tra lo stato di coscienza terreno e quello post-mortem, e che pertanto la coscienza spirituale fa le sue scelte sulla base di criteri che possono essere del tutto diversi da quelli meramente utilitaristici dell'ordinaria coscienza terrena, che cerca il piacere e vuole evitare il dolore. Dietro alle storie di cui si è detto ci possono sicuramente essere retroscena di questo tipo, dei retroscena che devono farci riflettere sul reale significato del dolore e della sofferenza sul quale filosofi, teologi e scienziati si arrovellano senza peraltro riuscire a dare una risposta.