Tra le molte tematiche trattate in ambito black certamente la peste medievale è tra le più ambite, viene quindi spontaneo pensare che ci troviamo di fronte ad un concept album, del tutto dedito a quella catastrofe ecatombale che sconvolse l Europa medievale. Il feeling con il quale viene affrontato il tema ricorda in un certo senso l'approccio dei Bathory, black metal vecchia maniera, con pochi inframezzi tastieristici e più che evidenti richiami alla realtà nostrana Mortuary Drape. La velocità del disco è assai variabile, prediligendo le parti sparate tipiche del genere, senza mai sfociare nell'olocausto sonoro più morboso e adagiandosi su ritmi più meditati e strutture melodicheggianti che tuttavia non fanno perdere l'agressività di fondo; il groove chitarristico è abbastanza compatto, più thrashy che zanzaroso, in "Livor Mortis" sembra infatti di sentire gli Impaled Nazarene di Ugra Karma, sebbene una doppia cassa più "ricca" avrebbe prodotto un risultato migliore. La voce di Lord of Pestilence purtroppo rappresenta a mio parere il tasto dolente di tutto il disco, strillante e fastidiosa come non mai, ben poco si adegua al martellamento sonoro di fondo, sopratutto nelle parti più acute sembra di sentire Dani Filth nei primi periodi, o magari qualcosina di Sabathan degli Enthroned; troppo poco aggressiva, alterna momenti convincenti come "Speculum verae penitentia" ad altri ben poco salvabili, mi riferisco sopratutto a "Pogrom", un pezzo che altrimenti non sarebbe male, sopratutto per l'ottimo lavoro chitarristico carico di pathos. Le buone idee abbondano e la qualità sonora è molto più che decente, forse la sezione ritmica un po penalizzata e sottotono, ma abbastanza variegata. Quel che vien da pensare ascoltando pezzi molto articolati come la buona "Speculum Mortis", è che l'opera non sia stata forse curata adeguatamente nei particolari, risultando dunque un po aprossimativa e di grana grossa, sebbene il disco presenti una notevole pulizia sonora ed elasticità compositiva; il tutto viene sorretto dal feeling arcaico-antico del concept, riletto in chiave del tutto personale ed efficacemente dipanato tramite sonorità ambientali ed atmosferiche; mirabile esempio ne è la strumentale recitativa "Vado Mori", interpretata in latino e dal sapore fortemente celtico ed arcano. Certamente per essere un lavoro d'esordio è nettamente una spanna sopra di moltissimi altri, presentando ottimi spunti e una meritevolissima dote compositiva, il voto dunque non vuol essere un affossamente, bensì un incoraggiamento al fine di forgiare un lavoro più convincente ed efficace. VOTO: 5