1348, ovvero il tentativo di trasporre in musica la tremenda epidemia di peste che in quell’ anno colpì il nostro Paese. Ispiratisi all’opera che porta il loro nome, e che descrive appunto gli orrrori dell’epidemia del 1348, i lombardi Speculum Mortis registrano questo loro primo album all’insegna del black metal più classico, senza però tralasciare passaggi più melodici. Certamente la scelta di narrare una storia in musica è mirabile, ma anche rischiosa, perché richiede sia uno sforzo notevole da parte di chi crea, sia un eguale sforzo di comprensione da parte dell’ascoltatore, che deve rimanere costantemente concentrato sull’evoluzione del racconto per non perdere il filo e poter apprezzare il lavoro che sta dietro all’opera. E di lavoro dietro l’opera degli Speculum Mortis ce n’è davvero parecchio, come dimostra la puntigliosa cura che mettono nella spiegazione concettuale di ogni brano, in modo tale da gettare luce sul significato di ogni canzone e sulla concatenazione logica di questa con le altre. E’chiaro che dietro la scelta dell’evento narrato non c’è solamente un semplice interesse, ma uno studio puntuale e approfondito. Il problema sorge quando si deve dare un giudizio a 1348 sul piano strettamente musicale. Si tratta infatti di un album di nove tracce della durata media di cinque minuti ciascuna, forse troppo per un genere così immediato come dovrebbe essere il black metal. L’intro strumentale di quasi cinque minuti appare eccessivamente lunga, così come molti altri brani, che alla lunga finiscono col disperdere l’attenzione e confondersi in una nenia senza fine, nonostante l’ottimo apporto della voce macabra e tagliente di Lord Of Pestilence (che però in alcuni punti andrebbe controllata per evitare lo spiacevole “effetto urlatore”) e l’utilizzo di alcuni passaggi melodici indovinati. Brani degni di nota sono certamente “Speculum Mortis”, incisiva, macabra e ritmata in modo accattivante, e il canto medievale “Vado Mori” (da evitare se odiate sonetti e madrigali), che insieme costituiscono il cuore pulsante dell’opera. Il mio consiglio sarebbe dunque di proseguire sulla falsa riga di queste ultime due tracce, e cercare di differenziare un po’ di più gli altri brani, perché l’idea di fondo c’è, la volontà anche, e sono certa che questo quintetto genuinamente italiano ha tutte le caratteristiche necessarie per andare avanti con successo. Vi terremo d’occhio!!! recensione di Tiziana Ferro Voto 6,5