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FILIPPO GAROFALO

RAGUSA TIPOGRAFIA PICITTO E ANTOCI 1877

 PACHINO E SUOI DINTORNI  Calafarina  Dintorni  Territorio  Note  link
 

Dal rinomato promontorio fu dato nome al Comune di Pachino sito su un poggio, presso a poco a due chilometri all’interno, allto metri 63 e centimetri 5 dal livello del mare. Appena da un secolo e mezzo fondato dalla cospicua patrizia famiglia Starrabba, conta sei mila circa abitanti; industri, operosi, svelti, di cuore fervido. 7) Forma Mandamento con Porto Palo e Marzamemi, sede di Pretura sotto la giurisdizione del Tribunale Civile e Correzionale di Siracusa e Corte d’Appello di Catania. Per l’elezione del Rappresentante al Parlamento del Regno d’Italia è aggregato al collegio di Noto ed a quella Diocesi per l’ecclesiastico.Un consiglio Municipale di 20 cittadini, capo il Sindaco, nella giurisdizione della Prefettura di Siracusa, amministra l’azienda comunale; ed a spese del Comune, oltre gli’impiegati addetti a vari servizi pubblici, sono una carrozza periodica per Noto col servizio postale, l’illuminazione notturna, l’ufficio telegrafico, le scuole elementari maschili e femminili. Buoni fabbricati che sorgono e si accerscono di anno in anno; strade larghe, dritte e piane; nel centro innanzi la chiesa, spaziosa piazza quadrangolare, recentemente, ben livellata, adorna di alberi e fiori, delizioso passeggio e convegno pel popolo, assicurano il progrediente miglioramento del Comune. Orizzonte vaso e maestoso la ogni intorno. Da nord la vetta dell’Etna che sovrasta i colli di Siracusa, Avola,Noto, la giogaja delle montagne di Palazzolo Acreide, le quali in semicerchio terminano ad ovest in Spaccaforno. Alle falde di questi monti per ben venti chilometri, lunga e larga pianura sino al mare, traversata dall’eloro, con verdeggianti prati, vigneti ,scvariati alberi. Da est a sud il mare risplendente sempre e di colore gajo, i cui azzurri e crespi flutti sembrano confinare con il cielo. Oh Pachino! sublime panorama ti sorride d’ogni lato cola naturale ed impareggiabile bellezza: di giorno effluvio di splendida luce; di notte vivido corruscare della miriade di stelle o chiarissimo argenteo lume di luna nell’azzurro profondo della volta celeste commuovono il cuore ed innalzano l’animo all’ammirazione del Creatore. L’ aere dolce e temperato rende l’inverno una primavera: l’estate non soffoca con gli eccessinvi calori temprati dalle brezze periodiche dell’aurette di grecale spiranti dal mare, ma qualche volta i venti di levante e di ponente divengono impetuosi, e molesti quelli di scirocco. Le campagne sono amene e feraci: pascoli naturali di trfoglio, avena, lattughella, sanofieno, palma selvatica o giummarra alimentano gli armenti e fan ricca la pastorizia. Prospera il grano ed ogni sorta di cereali: il cotone, la soda, il pacifico ulivo, l’ombroso carrubbo, il mandorlo, il pesco, il nespolo, il fico, i cui frutti sono in preferenza squisiti. La vite sembra poi omogenia, per cui estesi campi di vigneti in rigogliosa vegetazione e copioso prodotto. Ristretto il territorio, sono indotti i Pachinesi esercitare la loro industria agricola nelle terre del limitrofo territorio di Noto, e consolitatasi ora in essi la propietà dei terreni che da più anni occupano e coltivano, si spera, ed è giustizia, che co la Legge della nuova circoscrizione territoriale, ne avesse all’argamento proporzionato. E’ rimarchevole intanto che, senza coercizione di legge, sono state divise in piccole frazioni vaste proprietà in grazia all’industria per la vigna.Tranne il  Marchese di Rudin che ,da pochi anni, ampliò estesamente i vigneti ed introdusse la piantaggione degli agrumi e del sommacco, in maggiore quantità dei vigneti anzicchè di grossi proprietari è l’opera dei lavoranti di campagna. Costoro che, oltre le braccia per lavorare e la zappa null’altro possiedono, tolgono ad anfiteusi o in locazione per lungo periodo di anni, da un ettare a due di terreno incolto per ognuno, che il proprietario di buona voglia, cede fissandovi un discreto canone di fitto. Nei giorni che l’agricoltore non ha lavoro e nei giorni festivi, va a dissodare parte della terra acqiustata sgombrandola dalla palma sevatica o giummarra e dalla gramigna, ed a tempo debito poi vi pianta da due a tre mille magliuli assistito dalla moglie e figli. Il rimanente terreno s’industria seminarlo in orzo o frumento la cui poco semente toglie in imprevisto o la compra esibendo pel prezzo il suo lavoro,e nel raccolto paga il primo canone o fitto nella stabilia annuale scadenza. Al susseguente anno pianta altre due a quattro mille magliuoli, che, bene coltivandoli, già sbucciano in rigogliose viti, e fra quattro anni si ha la vigna bella e formata, il cui primo impianto col fruttato sodisfa il canone o fitto, e di seguito, accescendolo il prodotto, compensa generosamente i di lui sforzi e lavori. Questo fatto imitato da un gran numero di gente di campagna, ch’è il nerbo della polpolazione Pachinese, forma la immensità dei vigneti che si ammirano. Ecco inevidente attuazione la teorica di Economia civile; tempo, e lavoro costituire il maggiore capitale del mondo.

 

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Il porto Odisseo o di Ulisse visto da Casa Nova  anno 2002 foto Spinello


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Altura della Cuba  vista da Burgio anno 1987 foto Spinello


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Marzamemi di Notte  anno 1980   foto Spinello

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Pachino Pormontorio visto da Eloro anno 1983 foto Spinello

 
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