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 Pachino Promontorio Storia  pagina 1  pagina 2  pagina3  Pagina 4  Pagina 5  Pagina 6  Pagina. 7
 

Avevo capito: da subito!!!!!!!!!!!!!!Quella di Carubella Barco non  era una vacanza tutta particolare: era unica.

E lo stare in quei luoghi mi conferiva un benessere profondo nell’animo.

Ora, a rivivere il contatto mentale, ma vivo e presente come se fosse oro, mi dà sensazioni  surreali e fantasiose. La Poesia. mi armonizza l’animo e trascende da sostanziali atti di sapere:  questi “ricordi”ora;  si trasformano in parole agro- mielose. Ma quello che più conta è la voglia mai sopita e attiva ,strugente ma allegra  di poterle rileggere.

Ora come nella mente acuta e lucida e di un pittore che cerca di trovare le proporzioni adatte alla sua pittura.

Guardo lontano: e vedo solo navi all’orizzonte!!!!!

Lente, pensierose, sbuffanti, percorrevano quiete il  profondo orizzonte :le posso seguire per un lungo tratto di mare: molto ampio.

Era  l’unica presenza attiva,in movimento: allo svolgersi lento, pacifico, cadenzato  della giornata.

Dove i soli rumori erano quelle portate dal vento: della campana della capo squadra delle vacche e dei vitelli che popolavano il luogo.

Poi, anche, quello fitto delle cicale che attaccavano fin dal primo mattino.

I muri a secco dettavano le “chiuse” come recinti: le mandre pascevano misteriose al passo. Brucavano.

Misteriose, maestose, enormi: vacche.

L’annata era stata particolarmente piovosa.

Il paesaggio e tutta la natura era formata da enormi alberi di Carubbo.. Enormi, medi, piccoli. Ogni esigenza era esaudita da quei mansueti e forti alberi da frutto secco.

Nel sottobosco dei Carubbi si radunavano infiniti colori e il volo delle farfalle ne decideva la proporzione. Muri a secco. Attraversati da tranquille lucertole che prendono il sole. Dove i chiaroscuri delle pietre disegnano immaginifici intrecci di pensieri che si ricollocano alla pietra capofila di un discorso finito. Dove la razionalità della operazione era interpretata come giusta e sacrosanta rispetto della tradizione culturale.

Una sacralità ridondava nella campagna e la personalità degli zii ne dettava la conseguenziale referenza. Eravamo ospiti.

Ospiti della masseria della Nonna e del Nonno Spinello Sebastiano che aveva acquisito attraverso il matrimonio di “Mallia” Nonna Mallia.

Mallia : Malta città maltese.Ma anche città cretese  La probabile origine della nonna....Mallia Corradina.

Nonno Saro sposa Antonina Grech.Mia Nonna

Nonna Grech: Probabile origine Maltese? O greco??

Dunque le nostre origini sono da considerare essenzialmente provenienti da Malta e più probabilmente dalla Grecia e da Creta.

Barco era ed è un posto stupendo,arcaico la cui

 identica di paragonare, per la estrema bellezza e suggestione, a quello quella che visse il “Bambino”.di Nazaret.in Palestina

Asparagi,lentisco,finocchio selvatico,ed altre infiniti e tumultuosi odori inondavano le mie narici e il paesaggio mi si svolge con la stessa operante e coivolgente stato di allora.

 E i ricordi si accavallano alla realtà traendo da essa alimento per l’avvenire.

Era lungo il sentiero che era marcato nella campagna. Come  una linea sicura: portava al mare.

 Un mare azzurro e cristallino ci attendeva. La spiaggia era grande.

Poco prima di arrivare, sulla riva, due antichi abbeveratoi. Uno per le mucche:nuovo.

Uno  pluriuso:antico.L’acqua quante impresioni antiche in quella parola acqua. Era preziosa a Barco l’acqua.

Eravamo ragazzi e questi discorsi affioravano come ruscelli di acqua dopo la pioggia.

Come quando si inseguivano le lingue di acqua che cercavano con perizia arginare in dighe.

Dighe di contenuti semantici affioranti alla collocazione edonistica e astrale e della sua effimera consistenza odierna.

Vana gloria millantata delle impietose e candide sere di Arlecchino.

 Poeti, attori,p rofessori. Ne professano il mito.!!!!!!!!!!!!

 Noi dormivamo. Dormivamo nei letti a castello lasciati dagli americani.

 Letti grandi. Enormi. Accoglienti.

La postazione inferiore dava il senso profondo dell’alcova.

La luce della sera confortava i sogni: e se guardavi fuori ti accompagnavano un milione di stelle che ti salutavano augurandoti la buona sera.

 Atmosfere. Luci. Fari.

Albori,vacui della città che ne confermano l’ esistenza.

E la cui massima attrazione era quello di sentire, cosa rarissima, la campana di Portopalo di C.P.

Il ponente è potente: infinito. Presente.

 Sovrastante e allegro ne detta adulante traccia. Suadente. Di invito a rimanere, come sempre.

 Adamantina e soave ripercorri strenua le sue tracce.

L’alba già era presente e la stella del mattino ti dava il benvenuto in quel ricordo di luce .

Soavi e caldi ricordi aspiravano alla verità. Mai sopiti. Sempre desiderati.

 Era inutile.

Non poteva esserci altra soluzione.

 Avrebbe dovuto accettare la situazione cosi come si prospettava.

Tanto valeva prendere subito in considerazione l’idea di farlo

. Erano annii che non lo facevo.

Il pensiero comincia a frullarmi allora come un vorticoso mulino a pale che nonostante fosse cessato il vento continua imperterrito a girare.

 Gira di inerzia .Gira di immaginazione

Gira di volontà vera di sapere come essere senza essere.

Di essere di dire la sua senza nessuna velleità .

 Solo per essere.sono

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CARRUBELLA

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TIRLO TARLO

 

 TIRLO.......... Un nome strano sintomatico dell’assoluta singolarità del soggetto.

Tirlo uomo di multicolori parole, che quando parla, lo segui come in un sogno. E  mentre senti la sua voce parlare riesci a immergerti veramente nei tuoi  emozionati pensieri.

Senza  tradire il senso del racconto.

Era in paese considerato il cosidetto scemo del villaggio.

 E chiunque avesse da fargli una qualsiasi attenzione era pronto a riceverla.

Un fatto singolare.Inedito.

 Il fatto singolare era dato che il soggetto in questione fosse stato per tutto il tempo completamente muto.

E tutto cio che aveva ottenuto lo aveva fatto conunicando solo con lo sguardo.

 Non una parola era uscita dalla sua bocca.

 Tuttavia lo sguardo ipnotico del personaggio aveva fatto si che molti intelocutori avessere accettato di fare affari con lui.

Occhi bellissimi mai visti. Intensità cosi elevate che lasciano immediatamente pensare a solchi di delfini nel profondo oceano completamente azzurre.

 Mentre le sfumature piu’ scure tendono al blu notte.

Scrittura d’ oro per l’occasione.

Tirlo era ancora seduto su una panchina della vecchia piazza del paese.

E per le strade deserte regnava un vago profumo di gelsomino che si miscelava alle folate calde del vento di ponente.

La traettoria variante sulla scelta della scala induceva alle volte(succedeva di rado) a numerosi zig zag fra i quartieri.

Quando il vento, alle volte, superava ogni remora. E si abbatteva sulla città con tutta la sua naturale violenza.

Pronto a intraprendere le strade piu’ impensate. Che  pigiava possente e veloce per le strade.

Alzando le carte con veloci folate che formano nell’aria  arabeschi ghirigori che  fanno pensare a  capricci sensuali e sollevare lievi carezze di venticello, fuddittu,  sul viso.

La via è completamente costellata da una moltitudine di carte lasciate dalla fiera.

 Una quantità enorme che piano piano veniva raccolta  in mucchi per   poi essere caricata è data come rifiuto

 Via Mazzini, anni 60: sede della fiera ufficiale.

Dove i mercanti  erano per la maggior parte rivenditori dei paesi vicini, di vestiti usati, di provenienza sopratutto  americana.

 I vestiti venivano dal mercato di  Napoli. Era roba che veniva dagli Stati Uniti, ma anche della base americana di gaeta e Napoli e sigonella. Forse anche da New York.

. Vestiti di varia fattura.Natura. Taglio. Moda.

Vestivamo da piccoli  militari.

Cappellino da marinaio, camicia da marines, cintura militare.

Prigionieri di un gioco di vestiti  ci siamo ritrovati nel racconto antico in  una realtà che non ha mai dato segno di significativo clamore  ne durevole  cedimento affettivo.

Tirlo era tutti loro.

 

 

 

 
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