Picture  Pachino Promontorio Storia
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 Pachino Promontorio Storia  pagina 1  pagina 2  pagina3  Pagina 4  Pagina 5  Pagina 6  Pagina. 7
 

Il sito è in costante aggiornamento. Mi scuso per i diversi errori che si riscontrano. La sua costruzione  avviene direttamente on-line. Quando ho qualche ispirazione e naturalmente un pò di tempo.....che è sempre poco.

BURGIO BONPALAZZO

 

Era già da qualche anno che la trebbia,rossa, sbuffante era finita. Terminata. Non piu’ esistente . Non vi erano più i govoni nell’aria di Bonpalazzo.

.Le montagnole di “pruvulazzu” davano  il senso della produzione e  del lavoro di una volta .Il senso del  tempo e delle stagioni della mietitura .

Ora non più!!!!.Quante fatiche. Quanti sudori.

Quando  vedevo le altre montagnole ne conteggiavo  a occhio la consistenza.

C’è  ne era una all’ingresso del paese. sulla destra, subito appena risalita la seconda curva di Casanova.Quella che ti faceva vedere il profilo di Pachino.

Era la postazione più consistente perchè in essa conferivano gran parte delle proprietà contadine locali.

No. Quello di Bompalazzo era un “monte” a se.

Prodotto dai soli mezzadri che coltivavano i terreni del Cavaliere Cesare  Bruno di Belmonte di Ispica.

La  sua “ amministrazione” era tenuta da un signore di Noto che ho sempre conosciuto con il nome di “Brigadiere”.

Figura mitizzata dalla semplicità della nostra provenienza e da  quella vita allegra e felice che conducevamo  da ragazzi.

La spensieratezza e la gioia di essere liberi in quelle campagne mi conferiva una curiosità spensierata.

Senza condizionamenti apparenti.

La mia maggiore attività era  rappresentava dalla necessità di intraprendere e costruire qualsiasi cosa vi fosse di bisogno nella conduzione della azienda di mio Padre. Ero, il suo maggiore interlocutore su tutto quello che c’era da dare come artigiano. Muratore,falegname.

Arnesi ne avevo pochi e quei poco che avevo me li facevo bastare.

La mia prestazione normale era quella di costruire sempre qualcosa di utile ai nostri giochi e alle esigenze di trovare qualcosa da fare Una volta volli costruire una torre di legno. Alle cui estremità avevo costruito una bandiera segna vento con una ruota di bicicletta. E a lungo sostavo sopra le impalcature per guardare il mare. Guardavo le navi che passavano.

La torre di legno con segnavento per guaradare da Bompalazzo il mare era costruita conquattro pali di castagno Mentre nel periodo di giugno luglio provvedevo a tagliare i tronchi degli agavi.Che poi trascinavo verso le case. Non aspettavo che seccassero per metterli in uso.

In ogni occorrenza costruttiva e nelle discussioni per realizzarla  mettevo a disposizione il mio modesto  ingegno. Mi impegnavo a trovare le soluzioni per per ogni occorenza avesse avuto di bisogno mio Padre.

 La gioia di essere e vivere all’interno di quella situazione mi faceva gioire.

Passavano i giorni e le settimane come un dolce incanto.

Di un latte appena munto.

Era bello quando la mattina osservavi il profilo del mare e le navi ,cargo,mercantili sfilavano gentili nel profilo argenteo dell’orizzonte.

Porto Ulisse e la marina delle Granelle si sfilava davanti allo sguardo ponentino dove gli odori portati dal vento risalivano  miscelati a profumi di ginepro e di gelsomino.

Ridondanti giornate sotto il sole ispiravano al passo della “danza”. Ma .... L’arsura avanza.

Le  trazzere, ancora imponentemente presenziate da enormi agavi ne dettano i percorsi .

Le  trazzere polverose morbide e   penetranti come la cipria nella presiera di una dama sclera si sviluppano sinuose lungo lo svolgersi della campagna .

O  Bompalazzo come ti ricordo e spero in un sostegno sincero a quella visione inedita del Portoulisse che tu ancora oggi mi offri.

Pensieri pieni di colori di grano riempiono la mia mente.

E i profumi del grano si miscelano a quelli freschi dell’uva ancora acerba.

E la parata di colori di maggio inondavano la campagna come una enorme campo di fiori.

Dove i confini si perdono all’orizzonte e i raggi del sole descrivono aliti di fantasmi nell’aria calda del mattino.

Voli di anatre e di uccelli. Passi e tracce di conigli,lepri.

Postazione per le tortore., Raminghi a schiera per le quaglie.

 Mentre furtiva la donnola rientrava nella sua tana.

Olivi e campi di grano,vigna: scenario diffuso. boschi di olivi mistreriosi.

Lontani ma vicini assaporati ma mai attraversati.

 Tentennamenti. Timori.

Scoperta di una realtà assolutamente normale.

Il Pozzo. L’uliveto che dava il senso di perdita dell’orientamento esterno e capace di generare paure e ripensamenti infiniti prima di attraversarlo: il bosco.

La profondità del campo dava il senso della lontananza dagli altri luoghi e della assoluta e magniloquente situazione ambientale.

Circondati completamente da alberi si apriva una area recintata dove all’interno vi era un pozzo. Un pozzo accessibile anche fino ad una certa profondità.

Nello stesso luogo vi erano piantati degli alberi di limone e arance e un vogliosissimo piede di gelsomino. Inoltre al lato desrto si erge un albero di gelsi bianchi di cui ora le chiome sono stacarichi di frutto.

 

La consistenza dell’essere campagna e l’austerità dei fabbricati e la loro antica fattura mi  inducevano a preferire  pensieri di vita vissuta. Ricostruivo mentalmente la vita  che avrebbe potuto svolgersi tra quelle mura.

Facendo rivivere quasi per incanto le dame e i signori del Palazzo.

 La loro consistenza umana cercava di definirsi nella inidonea raffigurazione.

Come i due  visi di quelle dame in gesso all’interno di una delle stanze.

Il Tempo che qui si ferma.

La poca luce conferisce agli interni una strana aurea di mistero recondito nascosto arcano:ma illuminante di una verità: vera..

Lo svolgersi delle stanze ne rappresenta l’importanza costruttivo baronale e le fini rifiniture di stucchi e la  pavamentazione di ceramica di Caltagirone ne definiscono piu’ propriamenente l’appartenenza ad “alte” personalità padronali.Conte,Marchese,Duca.

Girando per l’edificio in nota il susseguirsi di stanze ad infilare che ne testimoniano, anche, la simmetria di costruzione.

Che le hanno conferito l’aspetto conclusivo e scenografico piu’ vero di come è stata realizzata e da come ora degradata ne seguiamo la triste e inesorabile evoluzione

La decadenza avanza inesorabile. Si và verso un punto di non ritorno??

O l’inizio di una nuova rivoluzione della campagna e di questi ameni e lontani luoghi.

Ma ci penso e ci ripenso e mi dico sicuro che una nuova fase stà prendendo piede e che presto questi fabbricati saranno come le nuove stelle.

Ne sono cosi convinto che adoro parlare della campagna del mare e dei sogni alti di un geografo che cerca di dipingere il suo territorio come il piu’ reale che ci sia..

 

 Instancabile, sistematico; senza fretta attivo benessere. In viso alla piena campagna rurale.

 Le sue architetture “semplici” ne testimoniano, comunque, l’eleganza.

Case del Burgio. Già sede del casale e  residuo bizantino:giganti e feudi.Palmenti,trappeti,Masserie.Chiesa,capella,campanella.

 Burgio è  sito a 5 km da Pachino, sulla Provinciale per Ispica.

 Il Bivio che la percorre è la regionale 64.

Congiunge gli assi delle provinciali Ispica-Rosolini. Luogo  strategico.

 Ponderale,simmetrico,aerale.

Burgio è il più grande feudo della zona del Promontorio.

La sua storia è anche storia di Pachino.

 

 

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Consolatevi fratelli e arrivata l’ora della pace.

Aprite i vostri cuori alle parole semplici della verità, e sarete in pace con voi stessi. Ma quale verità ????

Sono le uniche cose che riesco a dire senza sobbalzare.

Pensieri, come mazze di ferraio tessono tumultuosi pensieri.

Soverchiano di fame e di arroganza.

La sera danza nel crepusculo multicolori del tramonto e lunghe figure di uomini ne tratteggiano l’importanza.

Consolatevi. Ora, che abbiamo raggiunto l’indipendenza: che è indice alto e schietto di liberazione.

Liberazione dalla vanagloria della esistenza.

Per immergersi nei ricordi del dinoccolo.

Della pacificazione.Ville a Fregene, torride estati all’avventura noiosa. della corriera che traeva il passo della vita.

 Come una pellicola spezzata che a un tratto ha ritrovato l’altro capo della tela.Pellicola, celluloide..

Strali di luce nell’accecante gioco della sera. Onde abbaglianti di luce rossa e clera.

Luce vita dell’anima pensante amante nora..giovinezza, nefandezza .Concludi le parole con una delizia di colore che non posso fare a meno di ammirare. E’ troppo normale.

k

l

k.

Adulanti e febbrili GIROTONDI ne dettavano il passo nel parco.La sua attrazione era assolutamente normale.

La sua collocazione era di tale significativa evidenza che ne rappresentava l’eleganza ad ogni minima occasione. La Giostra.

Non avevamo mai avuto una giostra. Però avevamo avuto molte altre cose come ragazzi. Il circo,go-cart erano le attrazioni fatali.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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