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La mia passione per la scrittura nasce intorno all'età di 16 anni, piccole cose che se da un lato incuriosiscono, dall'altro, mi spingono a scoprire nuovi autori e nuove strade." Il tuo modo di scrivere è Kafkiano" Questa frase mi fu detta in un autobus da turismo dalla prima persona che lesse i miei scritti. Ne è trascorso di tempo da allora.

Ho avuto modo di apprezzare Kafka, Ionesco, Becket ed il teatro dell'assurdo, di scoprire fantastici sogni letterari e fantastici sogni musicali, ma se questo è stato l'inizio, devo però molto al pittore Maurizio Follin se ho iniziato a riscoprire dopo oltre un ventennio di silenzio dallo scrivere, ma non dal provare sensazioni, quello che vi era dentro di me.

 "ESPLORA IL DIO CHE HAI DENTRO".

SI, Ognuno di noi, ha delle potenzialità inesplorate, delle potenzialità, che neanche egli conosce, ognuno di noi, è il mistero di se stesso, e solo cercando il Dio, cioè il meglio che è in noi, che possiamo liberare il mostro che  abbiamo dentro, colui che ti rode, le tue infelicità, le tue  frustrazioni, le tue incomprensioni, i tuoi desideri repressi.

Cosa è uno scritto, se non uno studio introspettivo di se stessi?  Uno studio, che traendo spunto da sensazioni, ti porta a descrivere malesseri o desideri?

E' da quando Maurizio mi disse: "Tu hai tante potenzialità, perchè non le metti per iscritto", che come una tigre repressa da anni, sono spuntati scritti corposi, dedicati solitamente ad amici.

 

The Fall:

(2003) Dedicato a Maurizio e Gabri, coloro che io reputo gli amici per eccellenza, coloro di cui invidio tutto, dalla bellezza del loro rapporto, alla bellezza della loro creatività artistica. E' da Maurizio, che ho appreso l'arte dell'osservare l'arte, ed è sempre da lui, che ho appreso l'entrare nell'io dell'artista;

Io Kris e Spenta Armaiti:

(2004) Questo scritto dedicato come il successivo a Kris Nails, rappresenta, cio' che io intendo come ricerca dello stato di grazia, ricerca dell’IO free o dell'IO freak, la ricerca della pace.

Il protagonista insoddisfatto, trova la sua pace interiore in una comunità Hare Khrishna, trova l'amore, il dolore, la libertà di fuggire, di essere se stesso, tutt'uno con la fantasia e la musica di Zappa sino al divenire lo stesso autore verso la fine del racconto, personaggio attivo all'interno dello stesso;

Sprazzi di Dolvi:

(2004/05) E' la continuazione in un certo senso del racconto sopra citato, rappresenta il crollo delle speranze, la relatività della vita.

"OGNI MOMENTO BELLO E' DESTINATO A FINIRE E TU SEI SOLO...SEMPRE SOLO CON TE STESSO ED IL TUO DOLORE. NULLA E' ETERNO, TANTO MENO LA FELICITA' "

Dolvi, ha rappresentato per me il massimo del malessere che io possa provare, la massima rappresentazione del sentirsi indifesi davanti ad un evento superiore.

Una amica giustamente, una volta lo ha definito allucinato.

SI, forse è la parola giusta. Ma...l'apice del dolore, non è forse una allucinazione? Una cosa che contemporaneamente al dolore, ti fa sognare la via di scampo? La stessa sofferenza, porta con se una speranza.

Che esista una fine, che il dolore termini e che tornino momenti migliori;

 

O.U.N.I.(Oggetti umani non identificati-2005 Lavoro in corso)

L'ispiratrice di questo racconto non è più Kris Nails, ma un'altra persona. Il racconto è solo all'inizio. Ha una prefazione e un suo inizio, poco per dargli un termine, ma abbastanza per l'idea che intendo seguire per il suo svolgimento. Esso è un racconto che forse segna una svolta, un traguardo.

Al momento è come un bimbo in gestazione. Le idee si rincorrono, spesso vengono appuntate su fogli, come piccoli flash, che come bombe ad orologeria, possono esplodere in qualsiasi momento e riaprire sensazioni.

Lo scritto, è per me una foto attiva, un qualcosa che ogni volta, sa farmi provare tutto ciò che di bello vi è nella PAROLA. Non ho affatto la presunzione di dare dei valori letterari ai miei scritti, per me, indubbiamente lo hanno, ma io...scrivo per me e per chi vuole usare la cortesia di leggerli, essi non sono nulla, solo... un insieme di sensazioni, che servono ad aprire la gabbia che imprigiona il mostro, per renderlo più simile a noi: "IO E TE..FRATELLI".

E' migliorando il mostro che è in noi, che possiamo poi permetterci maggiormente di innalzarci e reputarci esseri umani, esseri forniti di una umanità e non solo sterili esseri viventi.

Credo molto nello scrivere e nella forma diario, che credo rappresenti meglio nello scritto, tutto ciò che è l'istintività e la creatività.

Buona lettura...dimenticavo, Blaise Pascal è il mio anagramma.