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GRUPPO DELLA SCHIARA - Dolomiti Bellunesi
Itinerari (parte 2)
Testo di
Giovanni Randi e
Stefano Reolon "Teto"
C.A.I. Sezione di Belluno
6) Dal «Rifugio 7° Alpini» a Faè (Val Piave) attraverso il Piàn de Caiàda. Segnavia C.A.I. n 505.
È una delle escursioni più interessanti e panoramiche, in quanto, dopo aver attraversato in quota i fianchi meridionali del monte Pelf, percorre in tutta la sua lunghezza la magnifica foresta di Caiàda, vero gioiello delle Dolomiti Bellunesi.
Panoramica sulla foresta di «Caiàda»
Panoramica sulla foresta di «Caiàda», risalendo
la «conca di Palughét» (foto di Stefano Reolon)


Dal rifugio si segue un sentierino verso èst che passa sotto un dirupo isolato, usato come «palestra alpinistica». Si attraversa ora tutto il vallone che scende dalla forcella del Màrmol, fra la Schiara ed il monte Pelf, e si arriva fin quasi sotto le belle pareti della Croda del 7°. Il sentiero si inerpica fra ghiaia e rocce fino ad una piccola forcella, per poi scendere sulle pale erbose che conducono a forcella Pis Pilón (m 1733 - ore 0,45 circa dal rifugio), dove è facile trovare tracce di neve anche nella stagione estiva. Scavalcata la forcella il sentiero continua ora in quota, proprio sotto il monte Pelf, attraversando tratti erbosi (da destra giunge il sentiero della casèra Medassa - vedi itinerario n.10) e si dirige verso la cima rocciosa del Sass de Mèl. La traccia, sempre ben evidente, passa proprio sotto il torrione ed arriva, con lieve salita finale, alla stretta forcella di Càneva (m 1840 - ore 1,30 dal Rifugio 7° Alpini). La gola che scende dalla forcella è molto ripida e ghiaiosa: fare attenzione! Al termine della gola, sempre sotto il Sass de Mèl, si prosegue su terreno aperto fino ad incontrare il sentiero che porta alla vicina forcella Tanzón.
Panoramica sulla foresta di «Caiàda»
Panoramica sulla foresta di «Caiàda» dalla cima del
monte Zervói: in primo piano la «conca di Palughét»
(foto di Stefano Reolon)


Il percorso continua ora nel bosco, sotto le crode di Càneva, fino a giungere su un dosso dove si trovano i resti della vecchia casèra di Càneva (m 1509). Il sentiero, dopo breve discesa, diventa una comoda mulattiera, sempre ben tracciata nella foresta di Caiàda. Si incontra infine un altro bivio, dove giunge l'altra mulattiera dalla conca di Palughét. Il percorso diviene ora una comoda rotabile a fondo naturale che prosegue nella foresta fino alla vasta radura di Caiàda, dove sorgono le omonime casère (m 1157 - ore 2,00 da forcella Càneva - ore 3,30 dal Rifugio 7° Alpini). Qui, al limitare del bosco, giunge una strada asfaltata di circa 4 km, che termina nella frazione di Faè (m 450 - comune di Longarone) sulla strada statale n.51 di Alemagna. La stradina (vero sfregio alla montagna!) è ben tracciata, ma si raccomanda prudenza se percorsa in auto, poiché è spesso fiancheggiata da precipizi. Ore 5,00 totali dal Rifugio 7° Alpini, percorrendo a piedi la stradina fino alla statale n.51.


7) Dal «Rifugio Bianchet», per forcella La Varetta, alla casèra Vescovà con discesa per la Val Vachèra.
Percorso molto interessante, con base al Rif. Bianchet, che permette di conoscere le vecchie malghe nella parte nord del gruppo della Schiara; la zona un tempo brulicava di bestiame e greggi al pascolo, mentre oggi è silenziosa e l'unica testimonianza delle attività di un tempo rimangono i ruderi delle vecchie casere.
Vecchio sentiero alle pendici sud del monte Talvena
Un vecchio sentiero alle pendici sud del monte Talvéna,
fra la «Casèra La Varetta» e le «Casère del Vescovà»
(foto di Stefano Reolon)


Dal rifugio ci si innalza verso nord-est per sentiero ben tracciato fino ad incontrare lo sbocco del Valon de la S'ciara, attraversato il quale si risale per bosco verso la testata della Val Vescovà, dominata da pale assai ripide. Si prosegue poi su zona aperta, dove occorre fare attenzione alla traccia che è sovente nascosta dall'erba alta. Superata la Val de Nerville, si incomincia a salire sotto la cresta delle Cime de la Scala, fino ad incontrare il bivio per il Casonét de Nerville e la forcella del Màrmol (m 1553 - ore 1,00 dal rifugio). Si prende il sentiero a sinistra, che prosegue fuori dal bosco sempre in salita, fino ad arrivare poco sotto la linea di cresta delle Cime de la Scala. La traccia, sempre ben evidente, è scavata nella roccia e corre in quota sopra erti pendii. Questo tratto consente uno splendido panorama sul versante nord della Schiara e sulla Val Vescovà. Dopo un breve tratto si giunge in vista della conca di La Varetta, che il sentiero costeggia sul lato est, fino all'omonima forcella (m 1704 - ore 1,30 c. dal rifugio). Da questa si scende, per un pendio prativo, fino al fondo di un valloncello ghiaioso; si risale ancora per zone prative, puntando verso il gruppo di costruzioni di casèra La Varetta (m 1709), ancora in discreto stato. Lasciandoci alle spalle la casèra, si risale il pendio erboso puntando verso ovest su tracce di sentiero; alla sinistra c'è il fondo di un piccolo valloncello quasi sempre asciutto e alla destra delle caratteristiche stratificazioni rocciose, alla base rossastre e sopra bianche. Ci si dirige fin verso la testata della piccola valle e quindi si mira alla insellatura prativa sulla sinistra (m 1796), sotto il Col dei Gai. Dalla piccola forcella si piega ora a destra, sempre per prati e con dirupi sovrastanti, fino a raggiungere una zona semipianeggiante abbastanza ampia e caratterizzata da buon pascolo (Pian de i Grèi - m 1923). Ora si scende un poco, sempre per tracce di sentiero, e poi, tenendosi in quota, si aggira la testata di Val Vachèra, fino a giungere al bel gruppo di costruzioni denominate Casère del Vescovà (m 1862 - ore 1 dalla forcella La Varetta - ore 2,30 dal rifugio Bianchet). Dalle casère si segue in discesa una buona mulattiera (qualche tratto nascosto dall'erba poco sotto la casèra) che con alcune svolte si dirige verso il fondo della gola rocciosa dove scorre il piccolo rio di Val Vachèra. Superata la soglia del vallone, si scende alla sinistra di caratteristici roccioni; il sentiero, che è a tratti rinforzato con muretti a secco, prosegue poi con parecchi tornanti e con tratti scavati su roccia
Via normale al monte Talvéna
La via normale di salita al monte
Talvéna, lungo la cresta ovest.
(foto di Giovanni Randi)


stratificata. Si aggira quindi nuovamente il fondo del vallone e ci si porta in fuori, alti sopra la Val Vescovà, in zona boscosa. Ora, sempre in discesa nel bosco di faggi, con qualche tratto franato od ostruito da piante cadute con le numerose slavine invernali, si arriva fin presso il ponte della strada che porta al «Rifugio Bianchét». Da qui, in circa 20 min. si ritorna al rifugio (itinerario 2). Tempo totale: ore 4-4,30 circa.


8) Monte Talvéna (m 2542): ascensione alla vetta per la via normale.

Il monte Talvena è la seconda cima, per altezza, dell'intero gruppo. È un eccellente belvedere non solo sulla Schiara, ma anche su tutti i gruppi limitrofi.
La via normale di salita inizia alla forzela de i Erbandoi (m 2325), raggiungibile in circa 15 minuti, per ghiaioni, dal sentiero dell'Alta Via n. 1 (vedi itinerario n. 3). Dalla forcella ci si dirige verso l'ampio circo ghiaioso a nord della Talvena; lo si percorre in tutta la sua lunghezza, puntando verso l'anticima ovest (m 2513). Si risale ancora, per sfasciumi e ghiaioni, sotto l'anticima e si punta ad un marcato avvallamento della cresta. Superate alcune roccette (fare attenzione alla caduta di sassi) si raggiunge la piccola forcella e quindi, seguendo il filo di cresta in maggioranza erboso, si perviene in vetta (ore 1,30 dal sentiero dell'Alta Via). Discesa lungo la via di salita. Attenzione in caso di scarsa visibilità.
È anche possibile salire direttamente in cima lungo la cresta nord, per roccette e ghiaie: I grado con qualche passaggio di II su roccia friabile.


Camosci sulle pendici nord del monte Talvena
Camosci sulle pendici nord del monte Talvena
(foto di Stefano Reolon)


9) Pala Alta (m 1933): ascensione alla vetta per la via normale.
In questa raccolta di itinerari abbiamo inserito questa salita, poiché consente di raggiungere senza eccessive difficoltà la cima della Pala Alta, montagna assai dirupata e selvaggia da cui si gode uno stupendo panorama su tutta la parte occidentale del gruppo della Schiara. La salita è piuttosto lunga e, nel tratto finale, presenta qualche difficoltà tecnica (I grado). Il sentiero è tutto segnalato con punti rossi - segnavia C.A.I. n 510 fino a forcella S.Giorgio.
Da Tisói (m 572 - frazione raggiungibile da Belluno: km 6) sale una rotabile stretta e ripida, verso ovest, sulla sinistra idrografica della Val Gresàl; essa è percorribile con automezzi fino a Casèra Zóppa (m 820). Da Casèra Zóppa si segue verso nord-ovest la buona mulattiera che in breve conduce al Pian de Regnàc (m 1000 circa) e al fondo valle, dove si incrocia un altro sentiero. Si prosegue a destra salendo per un buon sentiero e, dopo vari tornanti, si raggiunge la forcella S.Giorgio (m 1302). Ore 2 da Tisói. Ore 1,30 da casèra Zóppa. Qui, lasciato a sinistra il sentiero per la chiesetta di S.Giorgio, si volge a destra in salita tra i pini mughi, tenendosi presso la cresta sud-ovest della Pala Alta. Si entra ora in un vallone a destra della cresta, e, sempre seguendo le tracce di sentiero, lo si risale per superare poi la pala erbosa molto ripida ad essa sovrastante. Si esce verso sinistra sulla cresta e si aggira la base di un torrione denominato Baréta del Prete. Si giunge poi alla sommità di un canale, al fondo del quale si deve ora scendere (corda metallica, I grado; attenzione in caso di neve o ghiaccio) per poi risalire dalla parte opposta per roccette e ghiaie (I grado). Infine, per tracce di sentiero, in vetta (seguire con attenzione i segnavia). Bel panorama sulla val Cordévole, sui Monti del Sole e sulle zone occidendati del Gruppo della Schiara. La discesa si effettua per l'itinerario di salita. Prestare molta attenzione a seguire accuratamente i segni e a non lasciarsi tentare da tracce o sentieri diversi da quello di salita.
Un consiglio: evitare i periodi più caldi dell'anno e della giornata; la salita è esposta a sud e non ci sono zone boscose.


10) Dalla località Mariano nella Valle dell'Ardo, al «Rifugio 7° Alpini» in località Pis Pilón, passando per la casèra della Medassa. Segnavia C.A.I. n 511.
Questo itinerario è una solitaria e piacevole variante al percorso classico che porta al «Rifugio 7° Alpini» attraverso la Valle dell'Ardo. Nonostante il maggior dislivello percorso, si è ripagati, nella parte alta, dalle ampie visioni sui monti circostanti e sulla Val Belluna.
Fino alla località Mariano (m 681) si segue il sentiero per il «Rifugio 7° Alpini» (vedi itinerario n 1). Dal ponticello in cemento salire ancora per il medesimo sentiero fino ai ruderi di una casèra (circa 10 min. dal ponte); qui prendere il sentiero sulla destra, seminascosto da ortiche e cespugli, lasciando sulla sinistra quello più battuto, che si inoltra nella Valle dell'Ardo (si può anche prendere un'altra traccia più bassa, in corrispondenza al terzo tornante, salendo dal ponte). Il sentiero, sempre ben tracciato, attraversa alcuni impluvi franosi, mentre sotto si scorge il Rui Frét.
La «Casèra Palàza» con il monte Serva
La «Casèra Palàza», nella valle del «Rui Frét»,
con il monte Serva (foto di Stefano Reolon)


Dopo un bel tratto nel bosco, si attraversa la parte terminale del Rio Medassa, sotto a caratteristici massi, e dopo poco si raggiunge un bivio (tabella): il sentiero di destra (segnavia C.A.I. n 507) porta, passando per Casèra Palàza, alla Forcella Tanzón e quindi scende verso il Piàn de Caiàda, incontrando il sentiero dell'itinerario n.6; si prende, invece, la traccia più ripida e marcata sulla sinistra. Il sentiero, sempre molto largo e ben tracciato, sale ripidamente nel bosco con alcune svolte; attraversato ancora un piccolo impluvio, si esce dal bosco in una radura ormai invasa dalla vegetazione, dove si nota un grande noce isolato: qui sorgeva la Casèra Maiolèra (m 985 - 1 ora dal ponte di Mariano). Seguire la traccia, spesso invasa dall'erba alta, tenendosi sulla sinistra della radura, fin quando il sentiero rientra nel bosco ed appare ancora ben tracciato ed evidente. Si sale ancora con tratti abbastanza ripidi e numerosi tornanti, sempre nel sottobosco. Quando questi comincia a farsi più rado, si sbuca nel marcato impluvio della Val Medassa, dove appaiono evidenti tracce di piante schiantate dalle slavine invernali: sopra si ergono gli strapiombi giallastri della parete delle Piaie. Dopo essere rientrati nel bosco, si giunge ad una buona sorgente, dove è opportuno far provvista d'acqua, in quanto non se ne trova nei pressi della casèra. Usciti dal bosco, il sentiero prosegue lungo un costone prativo con piantagione di larici. Bella visione sulla sottostante valle del Rui Frét e sul monte Serva. Ancora pochi minuti, attraversando ripidi pendii erbosi, e si giunge sotto il caratteristico strapiombo dove sorge la ricostruita Casèra della Medassa (m 1340 - ore 2,00 da Mariano - ore 2,40 dalle Case Bortòt). Lasciata alle spalle la casèra, si attraversa un marcato impluvio con grossi macigni e si risale il pendio erboso sovrastante (traccia meno evidente). Si continua ora a risalire il lato sinistro del Valón de la Medassa, dirigendosi verso una fascia di rocce; il sentiero è sempre evidente ma può essere nascosto se l'erba è alta. In corrispondenza di un masso isolato si trova un bivio: seguire il sentiero di destra, su terreno erboso, fin quasi a fiancheggiare le rocce che costituiscono le Pale de la Mòla. La traccia è ora più ripida e, sempre in alto rispetto alla Val Medassa, arriva a congiungersi con il sentiero che collega forcella Pis Pilón con forcella Càneva (itinerario n.6). Raggiunta la vicina forcella Pis Pilón (m 1733 - ore 1,30 dalla Casèra Medassa) si scende al «Rifugio 7° Alpini» (m 1460), seguendo in senso inverso il percorso dell'itinerario n.6 (ore 3,30 da Mariano - ore 4,10 complessive da Case Bortòt).


© testo and foto by Stefano Reolon and Giovanni Randi

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