GLI INTEGRATORI: UTILITA' E RISCHI (articolo a cura dell'
ORDINE DEI FARMACISTI) Gli
integratori stanno avendo grande successo probabilmente perché trasmettono un
messaggio positivo ad un’ampia fascia della popolazione: migliorato benessere
e protezione dal processo di invecchiamento. L’utilizzo
di una gamma assai ampia di tali prodotti pone però il problema della loro
validità scientifica e della loro utilità. In Italia non sembrerebbe
giustificata un’assunzione generalizzata, in mancanza di effettiva carenza di
fattori nutrizionali. Sulla utilità degli integratori, in particolare di
quelli vitaminici e vitaminico-minerali, vi sono comunque opinioni
contrastanti e qualcuno li considera addirittura potenzialmente dannosi.
Secondo la National Academy of Sciences americana non vi è prova che alte
dosi di antiossidanti (vitamine A e C e β-carotene) possano ridurre il
rischio di malattie legate ai fenomeni di ossidazione e invecchiamento. Le
vitamine dovrebbero essere opportunamente assunte con gli alimenti e non con
gli integratori. Rischi da abuso di vitamina A e β-carotene erano già
stati evidenziati anche in altri studi. L’uso
incontrollato di prodotti con attività biologica marcata potrebbe quindi
essere rischioso? “Integratori naturali” a base di cromo e alghe, ginseng,
gingko biloba o iperico sono veramente innocui o sicuri? Nel
1996 la FOFI aveva segnalato la spregiudicatezza di certe campagne di
marketing basate su informazioni e messaggi ingannevoli e ricordato che il
farmacista dovrebbe astenersi dall’allestire vetrine che diano un’immagine
non consona al ruolo primario di presidio sanitario che un esercizio
farmaceutico deve svolgere. Cosa
sono gli integratori? Alimenti, dietetici, parafarmaci, complementi
alimentari, prodotti borderline? Quale linea di confine separa un integratore
vitaminico-minerale da un medicinale che contiene gli stessi principi attivi?
Esiste una normativa specifica? Normativa L’etichettatura
nutrizionale dei prodotti alimentari e di quelli destinati ad una
alimentazione particolare, prevista dal DL 77/93, è facoltativa, ma diventa
obbligatoria quando in etichetta figuri un’informazione nutrizionale. Il
DL 111/92 riguarda i prodotti alimentari destinati ad una alimentazione
particolare, ma una legislazione specifica che regolamenti il settore
dell’integrazione alimentare non esiste, anche se la Circolare n.8/96 del
Ministero della Sanità ("Alimenti addizionati di vitamine e/o minerali e
integratori”) ribadisce che, in attesa di sviluppi normativi che portino ad
un inquadramento autonomo degli integratori alimentari e degli alimenti
arricchiti ricadono nell’art.7 del DL 111/92, che ne disciplina la
commercializzazione, gli alimenti arricchiti con vitamine e/o minerali, gli integratori
di vitamine e minerali che forniscono un loro apporto supplementare
predefinito alla razione alimentare, gli integratori che intendono
supplementare quest’ultima con nutrienti in genere. La
Commissione dell’UE aveva segnalato la necessità di fornire opportune
indicazioni agli operatori comunitari del settore sull’inquadramento
giuridico degli alimenti addizionati di vitamine e/o minerali e degli
integratori di tali nutrienti. I
prodotti del DL 111/92 per la loro particolare composizione o per il particolare
processo di fabbricazione si distinguono dagli alimenti di consumo corrente e
devono rispondere alle esigenze nutrizionali particolari di persone il cui
processo di assimilazione o il cui metabolismo è perturbato o che si trovano
in condizioni fisiologiche particolari, di lattanti o bambini nella prima
infanzia in buona salute. Nel decreto sono precisate le indicazioni che
devono e quelle che non possono comparire in etichetta, in particolare
l’attribuzione di proprietà atte a prevenire, curare o guarire malattie. L’allegato
1 identifica i gruppi di prodotti per i quali sono previste disposizioni
particolari oggetto di specifici decreti ministeriali (Tavola 1). Gli
integratori che ricadono nell’art.7, non compresi nell’allegato, possono
essere messi in commercio con il solo obbligo di trasmettere al ministero il
modello della etichetta, dando eventuale segnalazione dello Stato membro in
cui il prodotto sia stato messo in commercio per la prima volta. La procedura
di notifica basata sul silenzio-assenso è riportata nella circolare 11/00.
L’etichettatura non deve attribuire al prodotto proprietà sostanzialmente
"terapeutiche". Per i prodotti compresi nell’allegato vale l’art.8
per cui produzione e importazione sono soggetti ad autorizzazione da parte
del Ministero della Sanità. Il DPR 131/98 (Regolamento di attuazione del DL
111/92) precisa che l’autorizzazione deve essere richiesta al Ministero della
Sanità per ogni prodotto. Negli
USA gli integratori sono regolamentati dal 1994 dal DSHEA (Dietary Supplements
Health and Education Act), che fornisce come solo limite quantitativo per gli
ingredienti la loro tossicità. In Italia non sono ammessi quantitativi
superiori al 100-300% dei fabbisogni, ma il mercato è invaso da prodotti
esteri con dosaggi di vitamine superiori a quelli consentiti da noi e
sovrapponibili, se non superiori, a quello di specialità medicinali. La
Commissione Europea intende regolamentare il mercato con una direttiva che
fissi una normativa quadro e regole sicure per chi ha effettivamente bisogno
di questi prodotti, con chiare informazioni in etichetta sul consumo
raccomandato, sui rischi per dosi elevate, sulla composizione esatta, dando
così un contributo alla sicurezza alimentare. La direttiva potrebbe entrare
in vigore già nel 2001.
Integratori Integratori a base di fibre Oltre
a quelli che rientrano nell’art.7 del 111, sono spesso considerati
integratori, con obbligo di autorizzazione ministeriale, prodotti che
troviamo nell’allegato 1. Il Decreto 21.02.94 del Ministero della Sanità
stabilisce che i prodotti a base di fibra solubile non sono più collocabili
al punto 4 dell’allegato 1 dove sono inquadrati solo i prodotti sostitutivi
di un pasto o i prodotti a ridotto valore energetico sostituivi dell’intera
razione alimentare giornaliera. La fibra è l’insieme dei componenti vegetali
non digeribili dall’uomo. La frazione insolubile è rappresentata da cellulosa
e lignina (crusca), quella solubile da pectina, galattomannani (carruba e
guar), glucomannani, alginati, carragenine e agar (alghe marine), usati come
additivi alimentari. Gli effetti della fibra sono elencati in tavola 2. In
commercio esiste un’ampia gamma di prodotti a base di fibra indicati come
“Alimenti e integratori alimentari naturali” o “lntegratori dietetici”.
Secondo le Linee Guida dell’Istituto Nazionale della Nutrizione, “per
raggiungere i livelli raccomandati è bene consumare più spesso alimenti
ricchi in fibra (quali frutta, ortaggi, legumi, cereali e loro derivati meno
raffinati) invece di ricorrere a prodotti dietetici concentrati in fibra”. Integratori Lipidici Gli
integratori lipidici comprendono quelli a base di lecitina o fosfolipidi e
quelli a base di EFA, ω-3, ω-6 e γ-linolenici, mentre i
prodotti a base di MCT (trigliceridi a media catena) sono piuttosto
sostitutivi dei lipidi alimentari in situazioni particolari. Poiché la diminuzione
di fosfolipidi organici è fisiologica nell’età senile oltre che in certe
patologie (arteriosclerosi), vengono suggerite supplementazioni con
integratori a base di lecitina spesso associata a vitamine E e B6 e
selenio. La lecitina di soia (fostatidilcolina) nella riduzione delle LDL
sarebbe più efficace dei trigliceridi ricchi di acido linoleico e non
abbasserebbe le HDL. L’azione ipocolesterolemizzante è realizzata tramite il
sistema enzimatico LCAT che trasferisce l’acido linoleico dalla lecitina al
colesterolo libero. Altra funzione della lecitina è il miglioramento delle
trasmissioni colinergiche, essendo donatrice di calma, con miglioramento
dell’efficienza intellettuale e delle capacità mnemoniche. Per
l’allungamento dei due acidi grassi essenziali precursori, linoleico e
alfa-linolenico, negli EPUFA corrispondenti, sono necessarie alcune
desaturasi come la Δ6 che, presente in quantità sufficiente nell’età
giovanile, declina in alcune patologie e nella senescenza. Perciò
nell’anziano può essere utile l’assunzione di EPUFA già preformati. Ciò è
ottenibile attraverso l’alimentazione ricca di pesce che contiene elevati
livelli di acidi ω-3 iperinsaturi. In alternativa sono disponibili
integratori a base di EPA e DHA a dosi elevate. Il
deficit di Δ6-desaturasi ostacola la produzione di acidi
γ-linolenici precursori delle prostaglandine con azione antitrombotica e
vasodilatatrice.
Sono
disponibili quindi integratori a base di olio di semi di Oenothera biennis
che contiene appunto acido γ-linolenico in abbondanza. Un altro olio
ricco di acidi linolenici, alfa e gamma, è quello di semi di Ribes
nigrum. I
sali dietetici iposodici o asodici più che integratori sono sostitutivi del
comune cloruro di sodio. L’eccessiva assunzione di sale comporta rischi di
ipertensione arteriosa, soprattutto nelle persone predisposte, di malattie
cardiocircolatorie e di tumore dello stomaco. Le Linee Guida piuttosto che i
sali iposodici o asodici consigliano misure comportamentali atte a ridurre le
assunzioni di cloruro di sodio e anche l’uso moderato di sale iodato per
prevenire e combattere la carenza di iodio e l’insorgenza del gozzo. Gli
alimenti senza glutine, indicati in particolare per i celiaci (punto 7
dell’allegato 1) possono essere considerati particolari integratori
dell’alimentazione di questo tipo di pazienti. Integratori sportivi
Integratori
a tutti gli effetti sono gli “Alimenti adattati ad un intenso sforzo
muscolare soprattutto per gli sportivi” (punto 8 dell’allegato 1). In attesa
di una direttiva comunitaria specifica, la circolare n.8/99 del Ministero
della Sanità contiene le linee guida su questi prodotti e li classifica come
indicato in Tavola 3. Nell’allegato 1 è riportato il disciplinare aggiornato
su tali prodotti, in linea generale sconsigliati in gravidanza e in età
pediatrica. I
prodotti finalizzati all’integrazione energetica sono a base di carboidrati a
vario grado di polimerizzazione e vanno integrati con vitamine del gruppo B
(B1, B2, B6, PP) e
vitamina C ed eventualmente con altri antiossidanti. Possono contenere lipidi
in quantità significativa e con finalità energetica. In presenza di
poliinsaturi è obbligatoria l’integrazione con vitamina E con un rapporto
tocoferoli/acidi grassi poliinsaturi di 0,4 mg/g. L’apporto energetico deve
corrispondere ad almeno 200 kcal per porzione, salvo prodotti destinati a
situazioni particolari come le razioni di attesa. La durata della prestazione
e l’entità dello sforzo determinano il numero delle porzioni consigliate e
l’apporto di vitamine non deve essere inferiore al 30% dei LARN. I carboidrati più
usati sono il fruttosio e le maltodestrine, oligosaccaridi derivati
dall’idrolisi dell’amido. I
prodotti per reintegrare le perdite idrosaline contengono elettroliti e, con
funzione calorica, carboidrati semplici e/o maltodestrine. Il prodotto pronto
per l’uso deve avere una concentrazione del 2-6%. La presenza del magnesio è
auspicabile, facoltativa l’integrazione con vitamina C ed altri nutrienti. La
circolare definisce la concentrazione degli elettroliti nella forma pronta
per l’uso (tavola 4). L’assunzione è fatta per prevenire la disidratazione e
la perdita idrosalina o per la reintegrazione. L’indice
chimico delle proteine utilizzate negli integratori proteici deve essere pari
almeno all’80% di quello della proteina di riferimento (FAO/OMS) e le calorie
fornite dalla quota proteica devono essere dominanti rispetto a quelle
totali. La vitamina B6 deve essere presente in quantità non
inferiore a 0,02 mg/g di proteine. L’etichetta deve riportare le seguenti
avvertenze:
I
prodotti finalizzati alla integrazione di aminoacidi e derivati sono di tre
tipi:
La
quantità totale dei tre BCAA da non superare giornalmente è di 5 g con un
rapporto tra leucina, isoleucina e valina di 2:1:1. È
consigliata
l’associazione con vitamine B1 e B6 il cui apporto deve
fornire, per dose consigliata, almeno il 300% della RDA (razione
giornaliera raccomandata). L’etichetta deve precisare che per uso prolungato
è necessario il parere del medico e le controindicazioni per patologie
renali, gravidanza ed età inferiore ai 12 anni. I BCAA vengono metabolizzati
a livello muscolare e il loro utilizzo favorisce lo sviluppo della forza e
della massa muscolare, agevola il recupero della fatica, fornisce energia.
Gli
a.a. devono essere presenti in idonee proporzioni e le quantità apportate
consentire un’assunzione giornaliera frazionata tenendo conto delle altre
fonti proteiche della dieta. Le indicazioni in etichetta sono analoghe a
quelle precedentemente indicate.
La
creatina è un derivato aminoacidico con funzione di riserva di fosfati
energetici a livello muscolare sintetizzata dall’organismo a partire da
arginina, glicina e metionina che va vista come un integratore per
particolari esigenze, quali l’aumentato fabbisogno negli allenamenti intensi
o la ridotta sintesi. Viene consigliata una dose pari a 4-6 g/die, ma se il
trattamento supera i trenta giorni essa non deve essere superiore a 3 g/die.
L’etichetta deve indicare che l’uso superiore alle 6-8 settimane richiede il
parere del medico e che il prodotto è controindicato nelle patologie renali,
in gravidanza e sotto i 12 anni. Durante
la contrazione muscolare l’ATP di pronto utilizzo si trasforma in ADP cedendo
il radicale fosforico che rende disponibile l’energia, ma non può essere
accumulato nel muscolo. La sua scorta viene rinnovata di continuo dalla
fosfocreatina che lo risintetizza cedendo fosfato all’ADP. Il muscolo, non in
grado di sintetizzare la creatina, la assume dal sangue. L’apporto
da integratori ha il fine di migliorare le prestazioni accelerando il
recupero tra una gara e l’altra, riducendo la fatica. Il
fabbisogno quotidiano, assicurato dagli alimenti proteici, è calcolato in
circa 2 g ed una supplementazione pari a 2,5-3 (o fino a 5-6 g) per os per un
periodo inferiore a 15 giorni può configurare la creatina come fattore
nutrizionale, mentre si dovrebbe parlare di intervento terapeutico per dosi
superiori a 6 g per os secondo prescrizione medica (OTC o prodotti
medicinali). Effetti negativi possono essere dati da disturbi
gastrointestinali e crampi. I prodotti a base di creatina sono presentati in
capsule, compresse e polveri o gelatine aromatizzate.
Il
Decreto del Ministero della Sanità 21.02.94 ha stabilito che i prodotti
caratterizzati dalla presenza di L-carnitina (e quelli “pro-energetici”
nonché quelli finalizzati all’integrazione vitaminica e i prodotti con
minerali la cui finalità è diversa dalla reintegrazione delle perdite
conseguenti a sudorazione) non presentano requisiti di specificità tali da poter
consentire ulteriormente una loro collocazione nel gruppo 8 dell’allegato 1
del DL 111/92. La carnitina è sintetizzata soprattutto nel fegato partendo
dalla lisina e si trova in particolare nel muscolo scheletrico e nel
miocardio. Nel metabolismo dei grassi è il carrier degli acidi grassi a lunga
catena per attraversare la membrana interna mitocondriale. Viene usata nelle
prestazioni atletiche in cui è importante la resistenza per il suo intervento
nell’utilizzazione degli acidi grassi. Ha anche un ruolo nel metabolismo dei
BCAA. La dieta la fornisce soprattutto con la carne e le dosi consigliate
sono 1-2 g/die. Nel
periodo neonatale il latte è la fonte principale perché la sintesi endogena è
ancora limitata. Se ne raccomanda perciò la supplementazione nei latti
vegetali (soia) o nelle formule parenterali che ne sono normalmente privi. Tra
gli integratori dietetici vi sono alcuni prodotti a base di ubichinone o
coenzima Q10 o ubidecarenone, associato spesso a vitamine o
antiossidanti. Il coenzima Q10 ha attività antiossidante
nei confronti dei radicali liberi, dei fenomeni di perossidazione e di
invecchiamento, migliora la funzionalità cardiaca, riduce il colesterolo plasmatico. Il suo deficit plasmatico si
può avere in alcune patologie, nell’invecchiamento, nell’allenamento fisico
intenso. La sua somministrazione, attenuando la diminuita capacità di
ossidare substrati energetici lipidici, sarebbe utile negli sport anaerobici
(pesi) soprattutto nella fase di recupero post-esercizio. Dosi quotidiane consigliate:
50-100 mg per 30-60 giorni. Malgrado
molti prodotti a base di lievito siano indicati come “Integratori dietetici”
o “Alimenti e integratori alimentari naturali”, il lievito di birra non è un
dietetico ma un prodotto alimentare. Bevande
energizzanti Con
la circolare n. 5/98 il Ministro della Sanità è intervenuto sul problema
degli "energy drinks", bevande caratterizzate da elevati tenori di
caffeina (320 mg/l) e taurina (4 g/l). I primi sono di gran lunga superiori a
quelli massimi consentiti nelle bevande analcoliche (art.15 del DPR 719/1958:
125 mg/l nella coca cola, 89 mg/l nella pepsi cola). Il
Red Bull, che in Austria è un prodotto dietetico e nel resto della UE un
prodotto alimentare, ha come componenti principali taurina, glucuronolattone e
caffeina, ma contiene anche B6 e B12, aromatizzanti, glucosio e
lattosio. Una lattina conterrebbe una quantità di caffeina inferiore a quella
di una tazzina di caffè (circa 125 mg). La
taurina è un aminoacido che deriva, anche nel nostro organismo, dalla
metionina e dalla cisteina e sembra divenire essenziale solo in presenza di
uno sforzo fisico. Ne viene vantato l’effetto disintossicante e rigenerante
dell’apparato muscolare. Alcuni prodotti a base di taurina sono classificati
tra gli integratori dietetici. Il glucuronolattone aiuterebbe a eliminare le
sostanze esogene ed endogene che causano l’effetto cosiddetto intossicante
dell’organismo. In
un primo tempo era stata vietata la commercializzazione nel nostro paese di
queste bevande, ma all’Italia è stato contestato il mancato rispetto
dell’art. 30 del Trattato di Roma (Cassis de Dijon). Il Consiglio Superiore
di Sanità ha espresso il parere che le bevande in questione non offrano, allo
stato attuale della conoscenza, motivi fondati di preoccupazione per la
salute pubblica. Però l’etichetta deve segnalare l’elevato contenuto in
caffeina e suggerire il consumo moderato da parte di possibili soggetti a
rischio (bambini, gestanti, nutrici, persone particolarmente sensibili) in
relazione a eventuali assunzioni contemporanee di caffeina da altre fonti.
Non deve affermare effetti vantaggiosi e deve consigliare di evitare la
simultanea esposizione ad alcol e tabacco. Nel
caso di una eventuale integrazione con vitamine o altre sostanze si applica
per l’immissione in commercio la procedura di notifica dell’art.7 dei DL
111/92, come ribadito dalla circolare n. 8/96 del Ministero della Sanità. Integratori
o medicinali? Il
mercato degli integratori, come si è detto, ha registrato negli ultimi anni
un notevole incremento sia in farmacia che in altri canali di distribuzione. Il
Dipartimento Alimenti e Nutrizione del Ministero della Sanità ha innalzato i
dosaggi giornalieri ammessi per β-carotene (15 mg), vitamina E (30 mg) e
vitamina C (180 mg), portandoli a valori più elevati di quelli dei LARN e
delle RDA. Inoltre è stata accettata una serie di sostanze in parte nuove:
L-carnitina, glutatione ridotto, coenzima Q10 o ubichinone 50,
creatina, L-glutammina, bioflavonoidi e fermenti lattici. Questi ultimi, in
associazione alle vitamine del gruppo B, costituiscono gli integratori
biologico-vitaminici. Alcuni
integratori contengono sostanze presenti anche in specialità medicinali a
dosaggi simili o superiori a quelli di queste ultime. Glutammina,
EPA e DHA, fluoro, rutina, fermenti lattici di volta in volta si presentano
come nutrienti in prodotti destinati ad una alimentazione particolare oppure
come principi farmacologici in medicinali. Integratori
a base di glutammina sono commercializzati con dosaggio massimo giornaliero
di 1 g, mentre vi sono specialità medicinali con dosaggio giornaliero di 50
mg. Per EPA e DHA vi sono farmaci che consigliano una posologia giornaliera
di 1 g e integratori per turbe del metabolismo lipidico con dose giornaliera
pari ad 1 g e oltre. Rutina e suoi derivati si trovano in farmaci con
posologia di 135 mg/die mentre integratori dietetici prevedono anche più di
200 mg. Per il fluoro il dosaggio consigliato nei farmaci è 0,25-1 mg al
giorno, negli integratori 1,5-4 mg. Il
DL 178/91 recita che è da intendersi come medicinale qualsiasi sostanza o
composizione presentata come avente proprietà curativa o profilattiche delle
malattie umane o animali. Ma la profilassi delle malattie non è appannaggio
solo dei farmaci. Svolgono un ruolo importantissimo l’abolizione del fumo,
uno stile di vita corretto, in particolare sotto il profilo alimentare e
della corretta attività fisica. Un confine netto tra medicinale, integratore
e prodotto erboristico va tracciato in base alla modalità di presentazione
oppure in base al dosaggio e quindi alla reale attività farmacologica dei
componenti? Un
prodotto con finalità specifiche verso precisi stati fisiologici e azione
farmacologica rientra nell’ambito dei medicinali, ma se ha finalità generiche
e i suoi componenti favoriscono genericamente le funzioni fisiologiche
dell’organismo rientra tra i prodotti alimentari di uso corrente oppure tra
quelli destinati ad una alimentazione particolare, qualora ci si trovi in
presenza di indicazioni nutrizionali particolari? E
possibile, per la libera circolazione delle merci, trovare prodotti che
presentino dosaggi vitaminici superiori a quelli delle nostre specialità
medicinali? E i prodotti del DL 111/92 non hanno veramente alcun fine o
valore preventivo? Prodotti
erboristici e nutraceutici I
prodotti erboristici naturali”, in attesa della nuova legge, seguono quella
degli alimenti e la normativa del 1932 sulle piante medicinali. Il
settore è particolarmente confuso e alcuni prodotti contengono estratti
vegetali spesso presenti anche in specialità medicinali. Essi non rientrano
nella normativa dei prodotti destinati ad una alimentazione particolare, ma
si rifanno a quella dei prodotti alimentari (DL 109/92 e successive
modifiche) per cui non è prevista l’indicazione del dosaggio degli
ingredienti, ma solo la loro elencazione in ordine decrescente di peso. E
possibile quindi raggiungere dosaggi di estratti sovrapponibili a quelli
presenti in medicinali. Il confine tra prodotto erboristico e farmaco deve
essere meglio definito e i rischi non mancano. Emblematico
è il caso delle preparazioni a base di Hypericum perforatum: con i Decreti
del 18 aprile 2000 il Ministro della Sanità ha disposto la modifica degli
stampati di specialità contenenti contraccettivi orali, ciclosporina,
digossina, teofillina, warfarin per il rischio di interazioni con
preparazioni a base di iperico e, rispettivamente, di quelli di specialità
medicinali a base di iperico e sue preparazioni per il rischio di interazioni
con altri medicinali. L’uso concomitante di iperico e antidepressivi
inibitori della ricaptazione della serotonina è sconsigliato. Il panorama dei
fitoterapici “naturali” che non richiedono autorizzazione ministeriale è sconfinato
e sono sul mercato migliaia di prodotti sotto varie voci; bevande
erboristiche alimentari (infusi, tisane, sciroppi), elisir, fitoterapici
(droghe erboristiche e derivati), aromi ed essenze naturali, prodotti
erboristici vari, succhi vegetali, alimenti e integratori alimentari naturali. I
costituenti di un alimento si possono presentare in forma non alimentare e
assumere a dosi superiori a quelle della dieta con funzioni non solo
nutritive. Così Science ha definito i nutraceutici. La
cipolla liofilizzata aumenterebbe la componente minerale ossea dei ratti con
effetto superiore a quello di calcitonina. Negli USA il Cholestin, in regola
con la DSHEA, ha come principio attivo la lovastatina isolata da brodi di
coltura di Aspergillus terreus e Monascus ruber, un fungo e un
microrganismo correlato al lievito rosso del riso. Quindi un integratore
alimentare indicato per controllare la colesterolemia contiene lo stesso
farmaco della Merck. Se
è vero che non tutti sono veri e propri farmaci, sembra evidente che i
nutraceutici dovrebbero essere però regolamentati in modo diverso dagli
alimenti. Per la DSHEA non c’è l’approvazione premercato dei farmaci, ma la
sorveglianza post-mercato, per cui è rapida la commercializzazione di questi
prodotti non sempre sufficientemente controllati. I “Functional Foods” sono
alimenti di uso comune integrati o arricchiti con nutrienti. L’integrazione o
arricchimento di alimenti comuni con vitamine è pratica comune in alcuni
paesi, non condivisa però dal Ministero della Sanità. Si
possono ripristinare i nutrienti perduti in seguito a trattamenti tecnologici
(vitamine liposolubili nel latte scremato, vitamine B nelle farine
abburattate), o aggiungerli ex-novo (lipovitamine alla margarina), o fare un
arricchimento (prodotti a base di pomodoro con maggior contenuto in licopene
e β-carotene). Vi sono anche alimenti sottoposti a trattamenti
particolari (latte delattosato, burro decolesterolizzato) o arricchiti di
microrganismi probiotici e, se ne parla già apertamente, di composti
biologicamente attivi verso alcune patologie (ipercolesterolemia,
ipertensione, intolleranze e allergie!). L’arricchimento
potrebbe indurre ad attribuire connotati dietetici particolari a un alimento
senza che ve ne sia reale necessità. La copertura del fabbisogno di tutti i
nutrienti necessari si può infatti ottenere con i comuni alimenti purché la
dieta sia equilibrata e variata. Solo
in certi casi si può pensare a un arricchimento effettivamente utile se non
necessario: l’aggiunta di fluoro all’acqua potabile, oppure di ioduri e
iodati al comune sale da cucina. Ma nella maggior parte dei casi l’aggiunta
non è necessaria né particolarmente utile. |