Da "Il Gazzettino-cronache di Rovigo" del 22 Aprile 2003: <<SUBSIDENZA. Compromesso sull'emendamento Saglia. Estrazioni in Alto Adriatico Eni escluso della commissione. Zanellato chiede a Galan di convocare i parlamentari>>
Un piccolo passo avanti, non ancora determinante, ma sicuramente migliorativo per quanto concerne il rischio di ripresa del progetto Eni di coltivazione degli idrocarburi in Alto Adriatico.

Si è, infatti, giunti a un compromesso nella vicenda delle perforazioni a largo del Golfo di Venezia che avevano creato una certa maretta nei rapporti tra la Lega e i colleghi della maggioranza. L'accordo con i veneti, ha riferito il relatore del ddl sull'energia, Stefano Saglia, autore di un emendamento sulla materia, si è concluso prevedendo una nuova composizione per la Commissione che avrà il compito di accertare l'esistenza di rischi di subsidenza delle coste venete nei casi di esplorazioni di giacimenti di idrocarburi. In particolare, il nuovo organo sarà costituito solo da rappresentanti del governo e della Regione Veneto. Mentre esce definitivamente di scena l'ipotesi di farvi entrare anche le Società concessionari di titoli minerari, come l'Eni.

L'emendamento Saglia, comunque, resta molto pericoloso per il Delta del Po in quanto è stata la chiave attraverso la quale l'Eni intende scardinare il disposto della legge vigente che vieta ogni attività di coltivazione dei giacimenti in Alto Adriatico e specificatamente davanti alle coste del Delta e di Chioggia e Venezia. Infatti, è l'attuazione dell'ordine del giorno Tabacci-Armani che al momento della votazione della legge sul divieto totale, riaprì la strada alla possibilità di ammettere concessioni "qualora si fosse verificata l'inesistenza di rischi di subsidenza ". Saglia (deputato di An) aveva proposto che della commissione di valutazione dei rischi facessero parte oltre a Governo e Regione Veneto anche i concessionari, in modo tale che il controllato divenisse di fatto il controllore.

A tale proposito, il consigliere regionale della Margherita Angelo Zanellato, ha inviato una lettera al presidente della giunta regionale Giancarlo Galan, il quale aveva più volte dichiarato la sua totale contrarietà a qualsiasi attività estrattiva davanti alle coste venete per il gravissimo rischio della subsidenza . Riecheggiando la lettera inviata a Galan dal deputato dell'Ulivo Sdi Franco Grotto, Zanellato scrive: «ho appreso dai giornali le Sue dichiarazioni in merito alla mai sopita e definitivamente decisa possibilità di estrazione di idrocarburi dal golfo di Venezia. Mi sono apparse chiare e senza incertezze. Debbo però rilevare che il clima di allerta generato dai continui tentativi posti in essere a livello nazionale di modificare il testo del decreto legge di riordino del settore energetico ci impone di non abbassare la guardia».

«Non possiamo lasciare alla "lobby della trivella" - scrive Zanellato a Galan - di fare adepti e per questo ritengo necessario andare al di là delle dichiarazioni rilasciate ai giornali. Le chiedo, pertanto, di convocare i Parlamentari veneti per chiedere a loro l'impegno responsabile a vigilare affinché, senza pericolosi ed equivoci compromessi normativi, sia rispettata la decisione unanime del Consiglio regionale Veneto contenuta nella mozione n. 22 "No alla sperimentazione di coltivazioni di metano in alto Adriatico: evitare qualsiasi rischio di subsidenza per Venezia, Chioggia e il Polesine" del 15 novembre 2000».