Il pediatra, in particolare, è tenuto nella sua professione a superare
pregiudizi e a dare ai genitori un'informazione "scientifica" libera
da luoghi comuni e opinioni personali. Con questo obiettivo vorrei riprendere
alcune affermazioni che ritengo non corrispondenti alla realtà che incontro
quotidianamente, da quasi vent'anni, nei confronti dei bambini vegetariani
italiani - come pediatra - e dei miei tre figli, come genitore.
Il vegetarismo è senza dubbio una scelta di tipo filosofico, morale o
religioso: in alcuni casi, soprattutto al giorno d'oggi negli Stati Uniti, è
una scelta igienista, di salute.
Il vegetarismo non è una filosofia di ispirazione "orientale" ma ha
le sue origini proprio nei nostri antenati greci e latini e nel cristianesimo
dei primi secoli. .
La dieta macrobiotica non va confusa con il vegetarismo in quanto contempla
l'uso del pesce seppure in misura limitata, ma sicuramente sufficiente per
quanto riguarda la vitamina B12; inoltre i macrobiotici assumono quotidianamente
cibi inusuali alla nostra cultura, quali le alghe e il tempeh (prodotto
fermentato della soia di origine indonesiana), unici cibi vegetali nei quali è
presente la vitamina B12, seppure meno utilizzabile dalle cellule rispetto a
quella di origine animale.
La vitamina D è assente nei vegetali ma l'esposizione quotidiana al sole e i
latticini sopperiscono ampiamente al fabbisogno.
Le accuse di carenze proteiche, vitaminiche (B12, D) e di sali minerali (calcio,
ferro e zinco) mosse a tali diete da parte di alcuni medici sono dovute a casi
sporadici, segnalati nella letteratura medica, di bambini malnutriti per
ignoranza o per fanatismo ideologico dei genitori. Se ad esempio ad un bambino
alimentato con latta vaccino, cereali raffinati, verdura e frutta si tolgono la
carne ed il pesce, sicuramente comparirà un'anemia di carenza di ferro.
Nel bambino, una dieta assolutamente priva di cibi di origine animale (carne,
pesce, uova, latte e formaggi) non è compatibile con un adeguato accrescimento
ad uno stato di salute buono a meno che almeno metà della quota calorica non
provenga dal latte materno.
E' invece sicuramente ben compensata una dieta vegetariana caratterizzata da un
allattamento al seno prolungato fino ai 6-12 mesi, un'introduzione moderata di
cibi animali indiretti (latticini e/o uova), cereali integrali in chicchi e in
farine, verdure, legumi e mandorle.
Questo tipo di alimentazione anche se si allontana di molto da quello che è
l'attuale regime alimentare, non appare per nulla lontano dalle raccomandazioni
dietetiche espresse da organismi nazionali, quale l'Istituto Nazionale della
Nutrizione, attraverso i LARN (Livelli di assunzione raccomandati dei nutrienti)
e internazionali quali l'Organizzazione Mondiale per la Sanità-OMS, attraverso
il Codice Europeo contro il Cancro. Ci riferiamo in particolare all'opportunità
di una riduzione dell'introduzione di grassi di origine animale, di un
contenimento nell'assunzione di proteine animali e di una corretta assunzione di
oligoelementi, fibre vegetali, polisaccaridi complessi.
L'autorevole American
Dietetic Association ha affermato che una dieta latto-ovo-vegetariana
fornisce tutti i nutrienti richiesti dalle gestanti e dalle donne che allattano
ed è in grado di soddisfare validamente i fabbisogni nutrizionali per la
crescita.
Anche il Committee on Nutrition dell'American Academy of Pediatrics asserisce
che "una dieta centrata sui vegetali e supplementata con latte e uova è
nutrizionalmente simile a diete contenenti carne ed ha intrinseci benefici con
minore frequenza di obesità e livelli sierici di colesterolo più bassi" (Pediatrics
1987, 59:460-4).
(Fonte: www.vegetariani.it)