Svezzamento delicato

di Francesca Gasparini

 

Sono assolutamente convinta della necessità di uno svezzamento delicato. Cosa intendo?

Innanzitutto che lo svezzamento non deve essere un'imposizione esterna subita dalla madre e dal bambino. Lo svezzamento deve iniziare solo quando il bambino è pronto. E ogni bambino ha il suo momento, perché ogni bambino è diverso dall'altro e ha necessità sue proprie. Una madre che non subisce pressioni psicologiche esterne o non ha troppa fretta di veder fare al suo bimbo cose "da grande", sa sempre quand'è il momento adatto. E se non lo sa, può fare delle prove: se il bimbo accetta di buon grado la nuova situazione (è ciò significa che tutti i giorni si pone in modo positivo rispetto al cibo, non facendo urli e non sputando la pappa) si può cautamente proseguire, ma se il bimbo dimostra avversione, inquietudine e rabbia è il caso di fare subito dietro-front, aspettare altri dieci-quindici giorni o anche un mese e riprovare (seguendo le stesse modalità ed essendo disposte ad interrompere e riprovare in tempi successivi).

Iniziare lo svezzamento con un bambino non pronto e maldisposto verso il cibo significa: trovarsi in una situazione già di per sé difficile e complessa, aggravata da tensioni e dispiaceri (quale madre non si sente invasa dall'angoscia se tutti i santi giorni il suo bimbo rifiuta con disgusto la pappa da lei preparata con tanto amore?); preparare il terreno per un rapporto futuro non positivo tra il bimbo e il cibo (il bambino sente il cibo come un'imposizione, lo rifiuta, la madre insiste con caparbietà, il bimbo si agita sempre di più finché non arriva a considerare il cibo come un nemico; un bimbo pronto ai nuovi alimenti è un bimbo che ha fame di cose più solide del latte e con sapori differenti, è perciò curioso, desideroso di sperimentare e, dunque, si caratterizza come un buon mangiatore). Uno svezzamento iniziato al momento giusto è il primo passo per evitare problemi di alimentazione e rifiuto del cibo nei mesi e negli anni successivi.

Il lattante è tale perché vive del latte materno e almeno fino a un anno di età ha bisogno prevalentemente di quello (su questo argomento si vedano gli articoli del dott. Proietti nella sezione Tutto quello che...). Consiglio a tutte le madri di non avere fretta di svezzare i propri bambini e di farlo non perché i pediatri hanno sancito quell'odiosa soglia dei sei mesi. Se il bambino si sente di cominciare a mangiare qualcosa di solido a sette mesi o a otto mesi (e non prima) non c'è nulla che vieti di aspettare: conosco bambini che a sei mesi rifiutavano il cibo violentemente, mentre un mese o due dopo assaggiavano con gioia. I bambini hanno fin da piccolissimi un loro carattere definito che esprimono con comportamenti specifici relativi alle loro attività prevalenti, sonno, alimentazione, gioco. Ogni bambino manifesta propensioni e necessità differenti nei confronti di queste tre attività principali; occorre dunque saper leggere bene il loro comportamento e agire di conseguenza, senza affidarsi a regole rigide o addirittura a preconcetti (consulta, a questo riguardo, la storia dei primi mesi di vita di Arturo: Re Artù cavaliere senza macchia). 

Inoltre, a meno che non ci siano gravi problemi di salute della madre che intralciano l'allattamento, non svezzare mai prima dei sei mesi, perché l'intestino del bambino non è pronto a ricevere altro che il latte della madre; se proprio non è possibile fare diversamente è, comunque bene sostituire il latte materno con latte formulato (magari da agricoltura biologica: il migliore a mio parere è quello della Holle perché a garanzia Demeter -cioè biodinamico- e arricchito con oli vegetali di prima spremitura a freddo non idrogenati e privo di zuccheri raffinati), continuando con almeno due pasti di latte al giorno (o materno o formulato di proseguimento)  o comunque a richiesta del bambino anche dopo il completamento dello svezzamento (fino almeno a un anno di età). Riguardo all'allattamento consulta la sezione L'importanza dell'attamento al seno.

Con svezzamento delicato intendo anche l'estrema cura e attenzione nell'introduzione degli alimenti, che deve essere graduale e scandita secondo precise (anche se non rigide) tempistiche (a questo proposito vedi Tabella di introduzione degli alimenti); infatti l'intestino del neonato, adatto a digerire soltanto il latte materno, deve essere trattato con tutta la delicatezza possibile, sia per evitare problemi immediati (difficoltà digestive, costipazione, stitichezza, eritemi, irritabilità) sia futuri e ben più gravi.

 

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