L'Ombra

di Badmax

 

Non riesco a distogliere lo sguardo dalla mia ombra, quella è sempre lì, non mi molla, non vuole sparire, è legata per sempre a me e alla mia vita, è un’assassina. 

Maledettissima ombra…lei salta fuori quando vuole, o meglio, quando mi arrabbio, praticamente spesso. È una cosa che non sono mai riuscito a capire, lei mi è sempre stata appresso, ha ucciso tutti quelli che odiavo, e penso provi  gusto nell’uccidere le cose. Lo so perché io provo quello che prova lei; perciò si può anche dire che sono sadico, mi piace uccidere la gente, sentire il loro sangue nella bocca, vedere l’ultima scintilla di vita nei loro occhi mezzi morti. Adoro sapere che io sono l’ultima cosa che vedranno nella loro stupida vita.

Chiamatemi pure sadico, assassino, pazzo…non mi importa più di niente. Ormai sono incastrato in quella spirale di tenebra che è la situazione in cui mi trovo ora.

Tenebra…è questa la mia vita. Sono legato a quest’essere, e niente cambierà la situazione. Ho solo ucciso, non ho mai rapinato, stuprato o seviziato, ho sempre e solo ucciso. Se si può dire ucciso…

Per la verità, l’ombra, sbrana, non uccide con una misera pugnalata, o con un colpo di pistola, quella uccide strappando carni e lacerando mentre la vittima vive.

Adesso si sta agitando, credo abbia voglia di prendere forma, è stanca di essere semplicemente l’ombra del mio corpo. Ha voglia di uscire, e non sarebbe una bella cosa visto che sono in pieno centro di Roma, di sera.

Sarebbe un macello se uscisse adesso, in mezzo alla gente, di sera. L’intera piazza diventerebbe un mattatoio.

Continuo ad osservarla, e quella si calma un poco, i suoi contorni diventano i miei. Col tempo ho imparato a controllarla, e in certi casi, anche ad usarla per difendermi, oppure per vendetta.

Ecco, ora è tornata la mia solita ombra. Spero nessuno abbia visto niente.

Mi rilasso sulla sedia del bar dove sono. Sono all’aperto, mi piace stare a respirare l’aria della sera, di quel particolare momento dove la sera sta per lasciare il posto alla notte. Mi rilassa e mi eccita allo stesso tempo.

Mi accorgo che l’ombra del mio braccio poggiato sul tavolo e troppo grossa, e i contorni sembrano quelli di un’animale peloso. Non riesco mai a sottomettere completamente quell’essere, col tempo diventa anche lei sempre più forte. Distolgo lo sguardo dal mio braccio e guardo la tazzina del caffè poggiata sul tavolo. Ho un tuffo al cuore vedendo due occhi rossi con la pupilla verticale che mi fissano. Sono impiantati nell’ombra della mia testa. Ora gli occhi si muovono, e l’ombra si sposta lentamente anche se io rimango immobile.

Merda, l’ombra si sta muovendo da sola, ora si sta mettendo di lato, apre la bocca, e mi mostra volutamente i suoi canini lunghi oltre il mento. Quella bastarda mi prende in giro. Osservo i suoi tratti felini, e non riesco a fare a meno ad essere attratto dalla forma di quel muso. Sembra quasi una tigre dai denti a sciabola, i tratti sono gli stessi,  ma a differenza di quell’animale, l’ombra è più massiccia, e ha una specie di criniera.

La criniera…ora la vedo, e non è un buon segno, vuol dire che sta emergendo. No c’è tempo da perdere, devo scappare, nemmeno i carabinieri riuscirebbero mai a uccidere quella cosa, i proiettili sono inutili, ci ho già provato io. Devo scappare, scappare lontano, dove non c’è gente.

Mi alzo, e corro via senza nemmeno pagare il caffè. Corro come un pazzo verso la macchina parcheggiata nel posto per gli handicappati, salto dentro e accendo il motore. Faccio la retro e quasi investo un ragazzo con la sua fidanzata: quelli mi urlano dietro.

“Stai tranquilla, ti prego, non uscire proprio ora…” quella nemmeno mi ascolta, e si agita ancora più di prima. Sta quasi per uscire, ormai manca pochissimo.

“…non ora…non ora! Smettila!” le dico io. Niente da fare, stasera non riesce a trattenersi, vuole scatenarsi.

Vuole scatenarsi? E che si scateni pure!

“…sentimi bene, vuoi scatenarti vero? Non ti consiglio di farlo ora, sto guidando…non…sarebbe una buona idea…se mi schianto, tu muori con me…”. L’ombra si calma. Quando vuole sa ragionare. Ma è un breva momento, tra poco si rimetterà a muoversi. Devo decidere in fretta cosa devo fare per tenerla tranquilla.

Ho un’idea.

“Ascolta, sull’autostrada ci sono un sacco di belle donne, molto attraenti, sono facili da avvicinare, se stai calma, te ne faccio vedere qualcuna.”

L’ombra si arresta improvvisamente. Sento i suoi pensieri: è d’accordo con me.

Tiro un sospiro di sollievo e continuo a viaggiare verso l’autostrada.

I miei fari illuminano diverse prostitute, ma voglio un posto dove ci sia la campagna intorno.

Alla fine lo trovo: autostrada e campagna tutt’intorno. Perfetto.

Ci sono diverse prostitute sul ciglio della strada. Ne vedo due abbastanza isolate. Sono giovani, avranno diciassette anni, e dall’aspetto sembrano Albanesi.

Due prostitute in meno non farà differenza a nessuno. Mi avvicino con la macchina, la bestia è fremente, e anche io. Mi ha contagiato con la sua fretta di sangue.

Quelle due si avvicinano ignare del pericolo, pensano sia un altro di quei porci di clienti che ha voglia di farsi una scopata con qualche ragazzina. Hanno sbagliato tutto.

Ora la bestia è all’apice della sua forza, non riesco più a trattenerla, è come quando devi pisciare urgentemente e sei davanti al water e non riesci più a trattenerti, nemmeno io riesco più a trattenerla. Apro la portiera e mi butto a terra mentre la mia ombra si stacca, prende forma e si mostra in tutta la sua furia.

È meravigliosa, io la vedo da dietro, vedo le sue zampe robuste e muscolose, vedo la sua schiena arcuata e le sue lunghe orecchie. Le due non si accorgono nemmeno in tempo di quello che sta succedendo, si girano soltanto in cerca di fuga, ma l’ombra non ha mai fallito.

Salta sulla schiena di una, e solleva la testa per poi abbassarla infilzandole il collo con le lunghissime zanne. Il sangue schizza ovunque. L’altra sta già correndo, ma l’ombra la insegue e l’afferra al collo con gli artigli. La testa cade di netto, e rotola all’indietro. Nessun rumore, solo un grido soffocato di una delle due ragazze. La notte torna calma. Io, intanto, sono qui per terra, e osservo pieno di eccitazione il macello che ha fatto la mia compagna di vita.

L’ombra mi si avvicina, abbassa la testa e mi fissa col suo viso a pochi centimetri dal mio. Vedo il sangue che cola dalle sue sottili labbra, dai suoi incisivi, dai due lunghissimi canini. Guardo il muso di quella bestia, ammiro il nero della sua pelliccia macchiata di sangue fresco. Quella apre la bocca e mi ruggisce in faccia. Sento il suo alito fetido, fetido come un cadavere. So cosa vuole dirmi: “diventa come me”.

La guardo calmo e poi le ruggisco sul muso anch’io.

E perché no? Anch’io potrei…

Mi lascio trasportare dal suo magnetismo, accetto il suo essere, divento un tutt’uno con lei.  Ora sento la sua esistenza scorrere nelle mie vene, io sono lui, e lui è me. Ci muoviamo silenziosi, scivoliamo tra gli alberi e le siepi, ombra nelle ombre.

Ad un certo punto ci fermiamo: qualcosa, davanti a noi, si muove. Ha due gambe lunghe, una pelliccia addosso, e ha l’odore nauseabondo e odioso di tanti orgasmi. Il nostro odio cresce a dismisura, ha ormai superato ogni limite consentito dalla natura. Ora capisco cosa prova la bestia quando s’arrabbia: odio, odio per l’umanità e tutto il suo schifo.

Ci acquattiamo sotto il ciglio della strada, nell’oscurità. Lei ci passa sopra, non ci vede nemmeno. Sentiamo ancora più forte di prima il suo fetore, il puzzo di molti uomini, l’odore della pelliccia falsa…un rivolo di bava mischiato al sangue fresco ci scende sul mento. Si sente un plop sull’asfalto. La puttana si gira di scatto, noi siamo a due metri di distanza, ma lei non ci vede, noi siamo ombra nelle ombre. Apre la bocca per chiedere chi c’è, e il suo alito pestilenziale ci pervade le narici del puzzo di altri orgasmi. A quel punto non ci vediamo più, la nostra furia è al culmine. Ci rendiamo visibili, e saltiamo addosso alla donna. Lei alza le mai, urla, poi strilla quando sente i nostri artigli affondargli nelle cosce sode e puzzolenti. La tratteniamo così per alcuni secondi, assaporando il suo terrore e la sua disperazione. Spalanchiamo le fauci e le affondiamo i lunghi canini nel ventre. Quella strilla, ma non c’è nessuno che possa aiutarla. Sentiamo il calore delle interiora, il pulsare del sangue, le contrazioni nervose…un fiotto di sangue le esce dalla bocca. Per morire di una ferita come quella, ci vogliono almeno dieci lunghi ed interminabili minuti, e noi lo sappiamo bene. Teniamo salda la presa alle cosce e al ventre. Quella non si muove nemmeno dal dolore che le trapana il cervello. Il suo sangue ci riempie la bocca a fiotti.

Assaporiamo questi momenti, e io ne approfitto per pensare ai tempi passati, alle prime apparizioni dell’ombra.

Mentre penso a tutto questo, la donna comincia a morire lentamente. Ha smesso di lamentarsi o di muoversi, respirava soltanto.

Dopo un poco ci annoiamo, e decidiamo di liberare quell’infelice. Con uno strattone del collo, tiriamo su la testa, e sventriamo la prostituta. Le viscere escono come serpenti viscidi.

Con un balzo ci ributtiamo nell’ombra, e andiamo a cercare la prossima vittima: la furia di sangue non è finita.

Dopo un poco, troviamo la prossima vittima. Siamo stanchi di prostitute, voliamo un altro tipo di feccia da uccidere. Arriviamo in un paesino vicino a Roma, le strade sono deserte, tranne che per un uomo il cui puzzo può definirsi peggiore di quello di una prostituta. È uno straniero, e si porta dietro ogni odore immaginabile. Odora di sporco, di alcool, di sudore, di muffa e di uno strano odore, forse eroina o qualche altra schifata. Ci mettiamo a correre al galoppo.

Lo attacchiamo di fronte, in pieno viso, e quello fa solo in tempo a buttarsi a terra dallo spavento. Saltiamo, e gli atterriamo sulla testa, fracassandogli il cranio contro l’asfalto con il nostro peso. Assaporiamo il rumore della sua testa che si spacca. Il cervello comincia a uscire dalla testa, e noi saltelliamo ancora un poco sul cadavere, martoriandolo. Ogni tanto ruggiamo, e questo attira un vecchio. Quello esce dal cortile della sua casa con in mano un fucile, e quando ci vede, si mette a sparare. Non ci fa niente, e  uccidiamo anche lui sbranandolo e staccandogli il collo. Ora è silenzio completo.

Ora la nostra furia è finita, siamo sazi. Lasciamo i cadaveri martoriati distesi nelle strada, e torniamo indietro, alla macchina.

Quella di essermi fuso con l’ombra, è una sensazione incredibile, non è possibile paragonarla a nient’altro. Lo rifarò sicuramente.

Arriviamo davanti alla mia macchina, e l’ombra si stacca da me. Mi sento benissimo, pieno di vita, e soprattutto invincibile. Non sarà più l’ombra a volere uscire, sarò io che la chiamerò, abbiamo raggiunto un silenzioso accordo. Io sarò per sempre lei, e lei sarà per sempre me.

Ma ora vorrei già tornare ad essere l’ombra…

“Fermo stronzo! Mani sulla macchina, dammi le chiavi o ti faccio saltare le cervella! Sbrigati!” mi dice un uomo dietro di me. È un rapinatore.

Che fortuna! Un rapinatore!

“…hai sbagliato tutto mio caro, stupido ingenuo rapinatore…” dico io. Chiamo l’ombra, e quella arriva con un’esplosione di rabbia e fame. Sento che arriva, e avverto già la sua presenza che mi avvolge. Il tipo mi guarda torvo.

Il mio viso, ormai è quello di una tigre dai denti a sciabola.

“…povero…stupido…rapinatore”, e, mentre quello tenta di urlare, spalanchiamo di scatto le fauci liberando la nostra infinita furia.