IMMIGRAZIONE

DI MARGHERITA MELARA

 

Una scritta: Nord Veneto. L’immagine di una fabbrica vista dal di fuori tra il prato e gli alberi di un bosco. E’ estate e anche se c’è ancora luce è praticamente ora di cena.

La camera scorre sull’insegna: COSTRUZIONI TAVOLI:.

Nella  fabbrica una donna, capelli biondi tirati indietro e tenuti da una cipolla, sul corpo un completo di tailleur blu; sta apparecchiando una tavola rotonda di cui al centro sono disegnati il mondo e l’universo. Il cibo è di svariati generi: indiano, cinese, italiano, africano, rumeno, albanese, ucraino, filippino…francese..

Bussano all’enorme porta. La donna manager dallo spioncino intravede un africano: decide di non aprire. L’uomo, che lavora con lei, osserva altrettanto dallo spioncino, la guarda fisso  e apre la porta.

Entra l’uomo dell’Africa portando con sé un telo arrotolato contenente duplicati di cd. Si salutano scambiando gesti di confidenza. La donna è ancora diffidente, ritratta in se stessa, guarda soltanto. Lo straniero avanza verso il tavolo e nel suo percorso incontra un grosso secchio dell’immondizia, dove, decidendo di rischiare, getta il telo e i cd.

Bussano di nuovo alla porta. Dallo spioncino la donna vede ancora, altri due stranieri un cinese e un indiano. La sua espressione sembra dire : “No, non è possibile, ancora!”. Di nuovo l’uomo, suo collega, riconosce due stranieri e prima di decidere di aprirgli, come se nel dubbio non sapesse cosa fare, si rivolge alla donna e: “ guarda dietro di te” indicandole la stanza del lavoro dove c’è anche il tavolo con sopra i tanti cibi differenti  e lo straniero dell’Africa seduto“ è vuoto, non c’è più nessuno. Se non lavoreranno loro con noi, chi lo farà oramai?”. 

L’uomo apre la porta.

 La donna cinese porta con sé il suo mestiere: una scatola da appendere al collo contenente accendini, mini-torce, piccole calcolatrici e gingilli vari del lavoro ambulante.  L’uomo indiano tiene in mano il famoso mazzo di rose che spesso lo contraddistingue.

  Tutti gli oggetti  vengono gettati in un sacco nero della spazzatura. 

I due manager aziendali guardano, dopo aver chiuso la porta, da una piccola finestra.  E’ quasi buio. Fuori c’è una fila incredibile di persone che non aspettano altro che di lavorare.

Di nuovo qualcuno bussa, questa volta ad aprire ci pensa la donna.

Sul volto del prossimo uomo indiano, un sorriso di gratitudine e un abbraccio per la donna quasi scettica di se stessa.