Fine???

 di Vincenzo Padovano

Il giorno dopo.

<<Mio Dio!>>,strillò Maria Rossi e promise che , se si trattava di uno scherzo per farla inorridire, allora, quella volta, Matteo non se la sarebbe cavata a buon mercato come quando , a carnevale dell’anno prima , le aveva fatto trovare una serpe di gomma nel lavabo, in cucina.

Passi, infatti, il serpente , ma quel coso era un’esagerazione…un’esagerazione da colpo apoplettico e suo figlio la doveva smettere di fare il bambino.

Quella sera.

<<Cazzo è morta?!>>,chiese , o forse constatò , Matteo con un filo di voce e il suo amico Marco , protendendo per la prima ipotesi(ossia per la domanda) gli ripose:

<<Cazzo si, è proprio morta!Morta peggio di uno zombie>>.

Ai loro piedi, riversa sul pavimento del salone della villetta di Matteo, i vestiti strappati , c’era una ragazza di circa vent’anni, loro coetanea, di nome Giusi che avevano appena violentato e , a quanto pareva , anche ammazzato a forza di calci in testa.

<<E ora che facciamo?>>, domandò Matteo , denotando una preoccupante prossimità al pianto<<Tra poco tornano i miei e , se la trovano qui, si incazzano di brutto>>.

<<Vero!>>,si disse d’accordo Marco , poi, girandosi verso Elisabetta , la sua ragazza, chiese:

<<Tu che dici? Che possiamo fare?>>.

La ragazza inspirò profondamente , sbuffò, quindi ripose:<<Cazzi vostri>> e , sdraiata su un divano, continuò a farsi volteggiare le mani dinanzi agli occhi come un prestigiatore prima di un numero di magia.Alla festa appena conclusa, aveva sniffato alla grande e adesso chissà che cazzo di effetto le faceva vedere le sue mani muoversi.<<L’avete voluta prendere con la forza e va bene>>, proseguì dopo un attimo di silenzio<<D’altra parte siete strafatti pure voi…ma che motivo c’era di prenderla a calci e ucciderla?>>.

Matteo gemette e , stizzito , fece un passo verso Elisabetta.

<<Cristo , c’eri anche tu!>>, le fece notare con la voce stridula e malferma del bambino che è in procinto di mettersi a frignare<<Non hai sentito cosa ha detto? Ha detto che avrebbe chiamato la polizia; che ci avrebbe denunciati, che…>>.

<<OK, basta!>>, intervenne Marco gridando e , chiusi gli occhi , cominciò a massaggiarsi le tempie:Elisabetta , la sua ragazza, era fuori uso e Matteo , il suo amico , si sarebbe pisciato addosso da un momento all’altro, quindi spettava a lui pensare; spettava a lui far uscire tutti loro, perfettamente profumati, dalla merda nella quale si erano tuffati.

Cellule grigie , pensò Marco e , se per quel tizio ex polizia belga, valevano per scoprire gli assassini , allora , forse , per gli assassini potevano funzionare al contrario, ossia potevano servire per farla franca.

Marco si guardò l’orologio.

Erano le tre di mattina e verso le dieci sarebbero tornati i genitori di Matteo.

Il signor e la signora Rossi , entrambi cardiologi , erano partiti il giorno prima per un convegno medico e il loro unigenito , promesso cardiologo anch’egli, aveva avuto la brillante idea di organizzare un party nella villetta di famiglia.

Era stato invitato solo un ristretto gruppo di amici fidati della facoltà di medicina , ma, come sempre accade in questi casi , il villino si era riempito di ragazzi perlopiù sconosciuti e Giusi era fra questi.

Alla festa , un po’ tutti avevano abusato di cose di cui è illegale anche solo l’uso , ma tutto era stato previsto; come previsto era stato il fatto che , a baldoria conclusa , la casa avrebbe avuto l’aspetto di un bordello evacuato da poco.

Ciò che non era stato possibile neanche immaginare era un cadavere al centro del salone, in mezzo al buffet(ormai saccheggiato) e ai divani; il cadavere di una ragazza la cui unica colpa era stata quella di rimanere a casa Rossi dopo che tutti se n’erano andati, per farsi venire a prendere con l’auto da sua sorella.

Cellule grigie, si ripeté Marco e , mentre Elisabetta continuava a farsi sfarfallare le mani dinanzi agli occhi sognanti tipici di chi è fatto e Matteo, stralunato, si cibava avidamente delle sue unghia, lui prese mentalmente nota del fatto che , oltre ai genitori del suo amico che sarebbero tornati fra circa sei ore, doveva considerare pure la sorella di Giusi che sarebbe arrivata molto prima.

 

<<In quanto lo faccio questo?>>, chiese , mezz’ora dopo , Matteo a Marco , alzandosi la maschera da saldatore che portava in quel momento e brandendo il braccio destro di Giusi.<<Lo faccio in due o in tre?>>.

Marco , jeans e maglione scuro da bravo ragazzo, sulla porta del salone per evitare gli schizzi , roteò gli occhi nelle orbite in un gesto di impazienza e ripeté al suo amico , per l’ennesima volta, che le braccia andavano fatte in due, mentre le gambe in tre.

<<Cazzo , non sei capace a far nulla>>, lo rimproverò subito dopo in un accesso d’ira.<<Ho pensato a tutto io e tu non sei capace nemmeno di eseguire.Ti vuoi mettere in testa che dobbiamo contingentare i tempi: la puttana deve entrare in quei due borsoni prima che arrivi sua sorella>>.

A sfuriata finita , Matteo sospirò, si riabbassò  la maschera da saldatore, quindi rimise in funzione la moto-sega che suo padre , una volta , aveva vinto alla pesca di una fiera e segò in due il braccio di Giusi.

Marco aveva ragione a sgridarlo , ma lui , pur molto più tranquillo da quando il suo amico aveva preso in mano la situazione, non credeva che il piano avrebbe funzionato.

Sezionare Giusi, metterla in due borsoni di cui nessuno avrebbe sentito la mancanza,quindi seppellire il tutto in un campo dietro casa, non sarebbe servito a niente; come a niente sarebbe servito dire alla sorella della ragazza , quando fosse arrivata, che tutti erano andati via da più di un’ora.

Qualcosa sarebbe andata storta: era una delle regole.

 

<<Oops!>>, esclamò a un certo punto Matteo , rialzandosi la maschera e Marco , allarmato , fece capolino in quel mattatoio che era diventato il salone.

<<Che succede ora?>>.

<<Oh niente>>, minimizzò Matteo facendo spallucce<<Le ho solo tagliato un dito per errore, precisò subito dopo e per evitare un’altra sviolinata dell’amico si rimise immediatamente al lavoro.

 

Quando anche l’ultimo pezzo di Giusi entrò nei borsoni , Marco ordinò ad Elisabetta:<<Pulisci questa merda>> e si riferiva allo stagno di sangue sul pavimento del salone.Prima che Matteo cominciasse a squartare , avevano coperto poltrone e mobili con vecchi lenzuoli riesumati dalla cantina e , per fortuna , nulla(né sangue né frammenti ossei)era schizzato sulle pareti.

<<Quanto a te>>, riprese Marco rivolto a Matteo( che,moto-sega in mano e maschera da saldatore in testa , per l’occasione aveva indossato pure una vecchia tuta da lavoro ripescata anch’essa in cantina),<<togliti quel completino che mi sembri il serial-killer di una di quelle stronzate tipo Halloween o Venerdì 13; poi ripulisci maschera e sega e metti i lenzuoli , i vestiti e la borsetta della ragazza in una busta nera per l’immondizia ché poi interriamo tutto>>.

 

Un’ora e mezza dopo che la festa era finita e che una ragazza di nome Giusi aveva chiesto a Matteo di poter rimanere un altro po’ in casa ché sua sorella  sarebbe presto passata a prenderla con la macchina, il mondo sembrava essere tornato in ordine: i borsoni con dentro Giusi erano stati seppelliti in un campo aperto dietro la villetta; Elisabetta aveva ripulito il salone e ora stava rigovernando la casa; Marco e Matteo esausti erano seduti al tavolo della cucina in attesa , con una Desperados ghiacciata fra le mani.

<<Io non credo che la passeremo liscia>>, farfugliò Matteo di nuovo  con la voce stentorea di chi sta per scoppiare a piangere<<Anzi ne sono arci-sicuro: il delitto perfetto non esiste e noi… e tu non hai avuto il tempo di architettare un piano anche solo vagamente quasi perfetto.Credo , anzi , che non volessimo neanche ucciderla quella puttana!>>.

Marco fece una smorfia come di dolore e tracannò metà della sua birra, ma  quando staccò le labbra dalla bottiglia non disse nulla , limitandosi a ruttare silenziosamente.

<<Sai quanti imprevisti ci sono nei racconti dell’orrore>>, continuò Matteo, gli occhi a fissare il vuoto<<Sono la regola.Può accedere che il morto torni in vita per vendicarsi, oppure, anche escludendo l’elemento paranormale, succede sempre che gli assassini commettano un errore di cui qualcuno si accorge costringendoli ad uccidere nuovamente… e poi viene fuori qualcos’altro e via altri omicidi in una spirale infinita.

<<Storie di questo tipo, credimi , non finiscono mai veramente, rimangono sospese in eterno. Certo il racconto alla fine si interrompe , ma solo perché ad un certo punto continuare farebbe scadere l’orrore nel grottesco e il successivo passo,dal grottesco al comico, è maledettamente breve.Solo per questo si concludono>>.

Marco bevve ancora e ruttò di nuovo , ma continuò a tacere: loro non erano i personaggi di un racconto come Sam Neill ne” IL SEME DELLA FOLLIA”, quindi , quando fosse arrivata la sorella di Giusi, le avrebbero detto ciò che , nei giorni a venire , avrebbero raccontato a molte altre persone , ossia che , finito il party , erano andati via tutti e loro proprio non sapevano dove cazzo potesse essere finita la ragazza che , invece, avevano fatto a pezzi.

Tutto perfetto.Tutto pulito. Niente imprevisti.Niente errori.

 

Quando il campanello suonò , Matteo si alzò di scatto rovesciando la birra sul tavolo e la sedia sul pavimento.

Marco rimettendo in piedi bottiglia e sedia, diede una pacca sulla spalla dell’amico per fargli coraggio, quindi vide Matteo varcare la soglia della cucina , lo sentì percorrere il corridoio e aprire la porta d’entrata.

Poi lo sentì pure urlare come,in vita sua, non aveva sentito fare mai a nessuno.

 

Elisabetta dal secondo piano , Marco dalla cucina, si precipitarono all’ingresso e sbiancarono in volto contemporaneamente: Matteo era seduto per terra e ripeteva<<E’ tornata! E’ tornata!>>, mentre sulla porta, gli occhi sbarrati, c’era Giusi.

<<Cosa…chi sei tu?>>, chiese Marco al fantasma , cercando di non impazzire completamente , ma lo spettro,rispose di essere Susi la sorella gemella di Giusi.

<<Sono venuta a prenderla. La macchina è in strada>>, aggiunse la ragazza spaventata dal comportamento di Matteo<<Mi ha chiamato al telefonino e mi ha dato questo indirizzo. Lo so che è tardissimo , ma questa notte ho fatto un po’ di casino anch’io>>.

Mai quanto noi, pensò Marco e , tirando un sospiro di sollievo, fece entrare in casa lo zombie.

 

<<E’ un po’ brillo: non so per quale motivo si sia messo a gridare in quel modo>>, spiegò Elisabetta a Susi  un minuto dopo quando lei , lo pseudo-fantasma e Matteo (completamente assente) si ritrovarono seduti al tavolo della cucina.<<Quanto a tua sorella>>,continuò Elisabetta<<è andata via con tutti gli altri…possibile che non ti abbia richiamato?>>.

Susi guardò il ragazzo di nome Matteo che le stava seduto accanto e l’aveva accolta con un urlo straziante e si domandò di cosa si fosse fatto; poi rispose che no, sua sorella non l’aveva richiamata e questo la preoccupava.

Nascostosi nel corridoio con la scusa di dovere andare in bagno , il badile con cui avevano seppellito i borsoni in mano, Marco ascoltava i discorsi che venivano fatti in cucina pronto ad intervenire solo se Susi avesse sentito puzza di bruciato: come confermava il fatto che Giusi era ancora morta , loro non erano i personaggi di un racconto o di un film , quindi la situazione non doveva necessariamente degenerare come aveva previsto Matteo.

 

La situazione degenerò quando Susi , sempre in cucina , col suo telefonino chiamò sua sorella.

Un paio di secondi dopo che la ragazza ebbe inoltrato la chiamata , quando un beep annunciò che il numero chiamato era stato raggiunto , il jingle dei Simpsons  cominciò a risuonare ovunque nella villetta provenendo dalla busta nera della spazzatura che Marco e Matteo avevano lasciato in cucina dimenticando di seppellire e che conteneva , oltre ai lenzuoli con cui erano stati coperti i divani , anche i vestiti , la borsetta e di conseguenza il telefonino di Giusi.

Il tema d’apertura dei Simpsons tacque solo quando Marco , fatta irruzione in cucina , sfondò il cranio di Susi con una badilata.

 

<<Mi devi portare altri due borsoni>>, disse Marco a Matteo dopo avergli tirato uno schiaffone per farlo uscire dallo stato di shock in cui era caduto dopo aver visto Susi<<Questa volta ci penso io a sezionare , ma tu mi devi trovare qualcos’altro in cui mettere i pezzi>>.

Matteo continuò a fissare stolido il vuoto dinanzi a sé e Marco fu costretto a mollargli un altro ceffone.

<<Svegliati , Cristo!>>, lo spronò cominciando pure a scuoterlo violentemente <<Dobbiamo nascondere solo altri sessanta chili di carne e saremo al sicuro: i colpi di scena ormai sono finiti. Capito?…Finiti!>>.

Fu allora che il campanello della villetta risuonò del tutto inaspettatamente e fu così che Matteo si “risvegliò” dicendo che , a quanto pareva , non era finito un cazzo.

Fu Elisabetta ad andare ad aprire e senza nemmeno chiedere chi fosse , spalancò la porta, pronta a uno strillo peggiore di quello di Matteo nel caso si fosse trovata dinanzi ad un altro clone di Giusi , o di Susi(considerato che , alla fin fine era la stessa cosa).

Oltre la soglia , però , c’era solo un ragazzo belloccio , robusto e con i capelli inzuppati di gelatina.

<<Ehm, sono Luca il ragazzo di Susi>>, dichiarò quello rivelandosi un tantino impacciato<<Ero qui in strada con l’auto…siamo venuti a prendere Giusi , ma a quanto pare la festa non è ancora finita>>.Ridacchiò nervosamente<<Volgio dire: è un quarto d’ora che Susi è entrata…è molto tardi e domani lavoro…>>.

Elisabetta sorrise tentando , senza successo , di dissimulare il proprio nervosismo.

<<Credevamo che Susi fosse venuta da sola a prendere sua sorella>>, si lasciò scappare e con un gesto del capo invitò il ragazzo ingelatinato ad entrare.

<<Entra , prego .Entra pure. Susi è di là , la prima porta a sinistra>>, continuò Elisabetta ad alta voce cosicché Marco , in cucina, potesse prepararsi anticipatamente a ricevere il nuovo ospite col badile; poi , quando il giovane si incamminò lungo il corridoio come un Dead Man che va ad essere giustiziato , sottovoce aggiunse:<<E speriamo che la festa finisca qui>>.

Un attimo dopo , Marco aveva da squartare due fidanzati col capo fracassato.

 

Il giorno dopo  

 

<<Mio Dio!>>, strillò di nuovo Maria Rossi dopo che –preso in mano l’anulare con tanto di anello trovato sotto il divano del salone di casa sua- ebbe constatato che esso non era affatto di gomma.

Se qualcuno non mi dà subito una spiegazione, pensò in quel momento la cardiologa , sperimenterò di persona cosa vuol dire avere un infarto e tutto questo per aver voluto fare un po’ di polvere.

<<Mio Dio!>>, strillò  ancora la donna quando si rese conto di tenere il dito ancora in mano; poi istintivamente , pur sapendo che non era in casa , chiamò Giuseppe , suo marito.

Sulla porta del salone , comparve , invece , suo figlio Matteo, lo studente di medicina che, l’anno prima, le aveva fatto venire un colpo con un serpente giocattolo.

<<Non ti preoccupare>>, la rassicurò il ragazzo , lo stesso sguardo spento con cui li aveva accolti(lei e suo marito) quella mattina sul tardi , quando erano tornati da un convegno.

<<Glielo ho tagliato per errore>>, continuò suo figlio la voce piatta , indicando il dito che lei aveva fatto ricadere a terra<<E’ stata una distrazione , come una distrazione è  stato il fatto che quel coso non si trovi nei borsoni. Non so proprio come abbia fatto a finire là.Deve essere stata la concitazione di far sparire tutto>>.

<<Che cazzo dici,Matteo?>>, gridò lei, disperata , la realtà tutt’intorno che cominciava a vacillare paurosamente.<<Che cazzo dici , bambino mio?>>.

<<Imprevisti , errori , distrazioni>> farneticò Matteo e addentrandosi nel salone, raggiunse la rastrelliera accanto al camino per armarsi di attizzatoio.<<Sono la regola nei racconti>>, seguitò esaminando la punta dell’attizzatoio come un professionista del biliardo con la punta della sua stecca<<Sono la causa del fatto che non finiscono mai veramente.Sono la causa della spirale infinita>>.

Maria Rossi cominciò a piangere , essendo state spazzate in pochi attimi tutte le certezze della sua vita.

<<Lo so che ancora non capisci , mamma>>, disse Matteo con quella sua voce innaturalmente atona, fendendo l’aria con l’attizzatoio come uno spadaccino che si prepara ad un duello<<Ma se ti avvicini un po’  , ti spiego tutto>>

Fine???