“Gate Hanging Falls”

 

AL DI LA’ DELLO SPECCHIO

 

Di Roberto Forconi

 

 

 

            -“…Ci sono occhi dappertutto. Mi guardano e vedono ciò che faccio; spiano i miei movimenti.

Gli occhi! Oh Dio, proprio loro! Li sento Addosso!!!

Stanno succhiando la mia anima…!

Provo a chiudere i miei: ora. Sento che ne compaiono altri. Nuovi e terrificanti e allo stesso tempo infantili… Ma fradici di sudiciume e…

Non voglio. Scompariteeee!!! Maledetti, andatevene!!!

Vorrei infilzarli tutti con degli stuzzicadenti roventi…

Fissano. E poi, fissano ancora. Se mi muovo, si muovono con me e se parlo, ascoltano.

E intanto sto morendo lentamente, senza che nessuno se ne accorga… tranne loro!

…piano… …debolmente… …pietosamente…

All’ombra e nell’ombra crescono e si nutrono. Lo dovevo intuire… Lo so?! Lo sapevo…!

L’ho sempre saputo. E voi? Luride amebe piene d’intelligenza pacata? Cosa state aspettando? E solo perché avete addosso lunghi camici bianchi, vi fate chiamare dottori…!

Non sono normale! Avete capitooo?

Preferisco di gran lunga la pazzia. Sono P-A-Z-Z-O! Sono pazzo.

…ah, ah, ah… Sono un pazzo!

Vedo che mi state annusando… Beh, questo è l’odore degli psicotici… La mia fobia siete voi!!!

 

-“ Stai zitto Orbison! “-

 

Questo volete da me? Il silenzio fa paura. Il silenzio è di gran lunga superiore alla morte… I silenzi sono pause, dalle quali anche il buio si spaventa… e il buio a me fa compagnia!

Mi guardo intorno. Ahh, bella questa!

Mi guardo… …ah, ah… Mi guardo e vedo quattro bianche e ripiene mura, contornate di escrementi e vomito e ancora l’oscurità che copre piccoli roditori notturni…

Ci sono momenti difficili da superare se ti trovi in certe situazioni… Un attimo, diventa secoli…

William Orbison, consulente professionale, 35 anni.

Di cosa sarà fatta la salvezza non lo so. Salvato ma non in fin di vita.

Che sia così… … mi dà la voglia di continuare a pensare!

 

E’ cominciato tutto una settimana fa, quando riportai a casa lo specchio…

Da circa un mese ero tormentato dall’idea che avrei dovuto far qualcosa per salvare il matrimonio con Lauren, ma le prospettive non erano proprio allettanti!

Cercavo di stare il più possibile lontano da lei e dalle sue manie di persecuzione. Quello che una volta mi piaceva di lei, oggi era diventato il mio incubo.

Lasciavo la casa tutte le mattine prestissimo, prima che si alzasse, e tornavo la sera tardi, dopo che aveva cenato.

Credevo che evitare mi sarebbe servito a qualcosa, ma solo tanto tempo dopo riesco a capire che quella situazione che mi ero venuto a cercare, mi trasportava sempre più lontano dalla realtà che avevo davanti.

Se solo avessi avuto una sfera di cristallo dove leggere il futuro, avrei cambiato tutto il mio modo d’agire. Ma la vita del resto è una fregatura dopo l’altra, e per rimanere in vita, devi convivere con le fregature e cercare di precederle un passo avanti per arrivare primo al traguardo.

Stavo uscendo dal lavoro alle sei del pomeriggio, come tutti i giorni d'altronde, e voltando l’angolo di Madison St., notai un piccolo negozietto. Mi sembrava di non averlo mai visto, ma al momento mi suscitò un leggero interesse, e lasciai andare le conclusioni.

Era un piccolo negozio d’antiquariato, stretto e polveroso ma di quelli in cui la roba è talmente ammucchiata e ce n’è davvero tanta.

Entrai. Attratto e basta. Tutti oggetti che fino a quel momento ne avevo ignorato l’esistenza. Da grossi candelabri a piccoli scrigni intarsiati, poi la polvere e ancora casse panche e dietro un angolo della parete ovest, uno specchio ovale a grandezza d’una persona ricoperto ai bordi da una cornice zigzagata d’argento.

Lo specchio ed io. Io e il nulla. Provai a specchiarmi semplicemente, ma ipnotizzato dalla maestosità dello specchio rimasi zitto e non percepii alcun rumore per qualche secondo.

 

-“ Non trova anche lei che sembra voglia dirvi di oltrepassarlo? “- disse un piccolo uomo dalla pelle olivastra apparso da qualche scaffale più in là.

-“ Cosa…?!”- rispose Orbison rimanendo un attimo sospeso tra l’incanto e l’indecisione.

-“ Le stavo solo dicendo se anche lei trova incantevole lo specchio “- ripeté cambiando frase l’uomo dalla pelle olivastra.

Era alto poco più di un metro e sessanta e vestiva con un completo in giacca scuro, ma ben curato nei dettagli, come il fermacravatte d’oro o quel che sia, il fazzolettino che gli spuntava dal taschino… insomma, non è che in quel posto ci dicesse più di tanto, tra mezzo l’antico e la polvere.

-“ Mi scusi, ma ero…”-

-“ … Affascinato direi io!”- concluse la frase il piccolo uomo a posto di Orbison.

-“ Beh, si ha ragione. E’ stato un piacere conoscerla ora la devo lasciare”- Orbison fece alcuni passi verso la porta quando l’uomo dalla pelle olivastra gli chiese: - “ Lo specchio è suo. L’ho capito dal primo momento che è entrato qui dentro. Non ha mai scelto nessuno con la velocità che l’ha fatto con lei!”-.

-“ Che vuole dire? “- disse Orbison

-“ Lei deve sapere che tutti gli specchi hanno un’anima e non siamo noi a scegliere quale far entrare a casa nostra, ma è lo specchio stesso a farlo”- disse il piccolo uomo.

-“ Si lo devo ammettere, quando sono entrato qui dentro è stato come una specie di richiamo, ma preferisco pensare che sia stato io a fermarmi davanti ad esso, e non che mi abbia, come dire… ipnotizzato?!”- disse tra il sarcasmo e la pignoleria Orbison.

-“ Mi piacerebbe che lei Orbison, si portasse a casa lo specchio”- disse il piccolo uomo.

Orbison si fermò sotto l’uscio della porta ed ebbe come una specie di visione nel vedere quella meravigliosa opera dentro la camera da letto. Non che si piacesse guardare allo specchio, ma quando lo aveva visto dentro il negozio e si era visto riflesso, si sentì più bello, un po’ più affascinante. Dentro di sé aveva già portato a casa lo specchio. Ma Lauren? Cosa avrebbe detto?

-“ Fanculo Lauren…! “- Orbison si lasciò scappare dalla bocca quello che pensava.

Ma l’uomo dalla pelle olivastra non ebbe alcun fremito e fece come finta di non sentir quello che Orbison aveva esclamato e continuò: -“ Ok da ora è suo. Lo tratti con cura. E’ molto prezioso. E si ricordi, delle volte bisogna guardare al di là delle cose per percepire la realtà che ci circonda…! “-.

 

Preferisco pensare a vecchie canzoni. Avete in mente il rock anni cinquanta e primi sessanta? Dio se mi manca!

Preferisco pensare che se da Dio avrò, e quale Dio se veramente esiste, il dono del passaggio della vita, chiederei di riportarmi indietro, in quei favolosi anni…

… Ma dalla parete dietro di Orbison qualcosa cresceva senza che lui se ne accorgesse…

 

Era sera in paese. Cape Crowes, appena tremilacinquecento anime. Ad est River Moof che collega Cape Crowes a Gate Hanging Falls, cinque miglia di distanza.

E nel cielo quella sera passò una cometa. Sulla coda della cometa era seduto uno strano uomo, sembrava avesse la falce nelle mani…

Si dice che quando passi una cometa succeda sempre qualcosa di spiacevole. Nessuno ci crede veramente finché non succede. E’ come una specie di presagio. La cometa è un messaggero che ci avverte.

In casa, Orbison era in camera ed aveva trovato appoggio per lo specchio. Poteva vederlo la mattina appena s’alzava, dato che l’aveva piazzato ai piedi del suo letto… e quello di Lauren.

Nella camera c’era un comodino al lato destro e sinistro del letto, una grossa cassapanca appena dietro la porta e una mensola piena di personali di Lauren e l’armadio invecchiato che si addiceva con lo specchio. Ma era proprio lo specchio a non dire con il resto dell’arredamento. S’imponeva per la maestosità e quell’aria sinistra che emanava.

L’odore della camera era molto buono e si capiva che Lauren sapeva il fatto suo in profumi e cremette varie….

 

-“ Orbison! Orbison! “-

Sempre e sempre le stesse voci. Girano nell’ambiente e penetrano nei vicoli del mio cervello. Non dormo da giorni. Ma in compenso penso di non far dormire neanche gli altri con le mie urla.

Queste sono le conseguenze.

Se vi capita che qualcuno vi voglia a tutti i costi regalare uno specchio, rifiutate e basta!

 

Lauren tornò a casa proprio nel momento in cui lo specchio iniziava a familiarizzare con l’ambiente.

-“ William quante volte ti ho detto che il cancello lo devi chiudere! “- disse ad alta voce Lauren appena aprì la porta della cucina.

Ma Orbison, che era in camera, non rispose.

-“ William sto dicendo a te! Non fare sempre finta di niente! “- continuò con la voce lagnosa Lauren.

Neanche una risposta da parte del marito. Nemmeno un rumore.

La cena in casa Orbison non era priorità di nessuno, e chi arrivava si cucinava e mangiava quel che c’era. Era da tempo che i due coniugi non sedevano allo stesso tavolo.

Lauren aprì il frigorifero e tirò fuori da una grande ciotola di vetro, dell’insalata russa e la posò in tavola.

Si sedette comodamente al tavolo in procinto di degustare quel favoloso piatto di insalata russa che chissà da quanti giorni sostava nel frigorifero. Dal piano superiore un botto.

Sembrava che l’intero piano fosse sprofondato. Lauren balzò in piedi dalla sedia e per prima cosa l’istinto gli disse di guardare il lampadario per vedere se era il terremoto. Ma tutto era fermo, e quel che era sembrato davvero un terremoto era invece qualcosa che era accaduto in camera.

 

-“ William, perché non vieni a trovarmi? “- -“ Forza che aspetti ad entrare!”-

Ma che diavolo avrò in testa, perché queste voci. Quello che m’ha venduto lo specchio mi ha rimbecillito. Si, è chi lo crede ad uno come quello!

Lo specchio scricchiolò. William si girò e si pose davanti ad esso a fissarsi.

La sua immagine si deformò, portando allo spasimo i suoi connotati. Il viso che prima era velato di una barba non più vecchia di tre giorni, sembrò gonfiarsi e le vene sottocutanee si portarono in superficie colme di sangue, pronte ad esplodere in ogni momento.

William urlò e si toccò la faccia disperato. Era impossibile ciò che gli stava capitando.

Poi la vena che aveva sul lato destro della fronte scoppiò, schizzando il sangue nello specchio.

All’impatto, lo specchio emanò una luce fortissima e acuti striduli che portarono William in ginocchio ad esso con le mani sulle orecchie.

Come coltelli che giocano tra loro, come lamiere che si toccano, quei lunghi e profondi striduli aumentarono finché tutto cessò di colpo e tutto sembrò come prima.

William si alzò da terra e specchiandosi vide che il volto era quello di sempre e che tutto stava al suo posto. Cosa succedeva? Forse stava diventando pazzo? Che cos’erano stato di tutto quel caos di prima?

Poi lo specchio richiamò ancora l’attenzione di Orbison.

William tornò ancora a guardarsi riflesso. Il vetro iniziò a muoversi. Dapprima avanti e indietro poi in movimenti come se fosse formato d’acqua.

La prima cosa che William Orbison fece è di portare una mano avanti, ma esitante la ritrasse un paio di volte prima che essa affondò nello specchio.

Poi tutto il corpo. E la stanza tremò violentemente per un attimo.

 

-“ William cosa diavolo sta succedendo? “- -“ Ho paura!!!”- disse Lauren spaventata ma mascherata nella voce da un po’ d’ira.

-“ Guarda che chiamo i vicini, chiamo la polizia, chiamo… insomma ci sei?”-

Ma le risposte non venivano e Lauren prese in mano delle grandi forbici dalla cucina e salì le scale.

Arrivò davanti la porta della camera e dopo aver chiamato il marito entrò e vide solo un’enorme specchio ovale con ai piedi dei vestiti del marito.

-“ E questo da dove viene?”- disse sorpresa Lauren.

Si avvicinò ancora. Lo specchio tornò a vivere e iniziò a deformarsi ancora, ma a posto di sembrare acqua, scoppiò in milioni di pezzi andando a colpire ripetutamente Lauren.

Le schegge gli si conficcarono in tutto il corpo, dalla gola, agli occhi, fino ai piedi. Lauren sembrava una bambolina voodoo piena di grossi spilloni.

Rimase in piedi, finché tanti rivoli di liquido rossastro gli coprirono il corpo, ed ella cadde a terra davanti lo specchio rotto.

 

Gli specchi rotti non sono un buon segno. Si dice che chi li rompe riceva in cambio sette anni di sfiga. Ma in realtà nessuno sa che dentro gli specchi ci stanno imprigionate le anime dei diavoli dell’inferno. Demoni che fuoriescono se lo specchio viene rotto.

Anime perdute che poi vanno ad infestare il luogo dove sono.

Gli specchi sono come occhi. Ci spiano e ci giudicano.

Lo sceriffo Bill MacFarlane scoppiò in una risata e poggiò il libro che stava leggendo sopra la scrivania proprio mentre squillava il telefono. Non era un bel giorno, da telefono riceveva notizie riguardanti certe sparizioni e il delitto di una mamma ad opera del figlio.

 

-“ Questa è la storia d’un povero diavolo! Visto dove Cazzo mi hanno messo? Io William Orbison marito non proprio modello, ma accusato ingiustamente dell’omicidio della moglie! “-

 

Al di là dello specchio. L’illusione. Altri specchi sorretti da altri specchi ancora. Riflessi. Immagini di essere catapultato chissà dove. Invece… Incominci a sentire caldo e ti agiti. Il sudore inizia a colarti copiosamente dalla fronte e tu sembra ti stia sciogliendo.

Le braccia sembrano paralizzate e senti il sangue che circola a velocità della luce dalle tue vene. Il respiro si fa sempre più affannoso. Credi che la morte stia giungendo. Ma quando sei sul punto di cedere, il tuo corpo vibra, in preda ad attacchi epilettici. Poi tutto ricomincia da capo.

Specchi e specchi. Buio e luce. Ombre che volano. E tu sei lì con loro.

Al di là dello specchio al di là da ogni immaginazione. Le braccia poi si liberano e vanno ad asciugare le lacrime di sudore dalla fronte. Ma ti accorgi che come ti tocchi, ti stai appicicando e quello che prima sembrava sudore sembra sia trasformato in colla.

Togli le mani con violenza e provi dolore. Lembi di carne rimangono attaccati alle tue mani. E urli. Ma non senti. Urla disperse ed assorbite da specchi.

Il caldo è insopportabile. Tutto cessa di nuovo e senti che qualcosa esce dal tuo corpo. Sei tu, il tuo doppio che ti guarda fa l’occhiolino e sorride.

Cadi per ore che sembrano secoli. E alla fine caschi sopra un infinito manto d’acqua affogando. Ma tu non saprai mai che in realtà si tratta di un enorme specchio.

 

William Orbison fu sputato dallo specchio e rimase svenuto, accanto al corpo della moglie oramai morta.

Quando si riprese, ma per poco, era circondato da uomini in camice bianco e lui era disteso in un lettino con delle flebo attaccate.

 

Accusato di omicidio di primo grado. L’arma del delitto è stata identificata da taglio, ma ancora da ritrovare.

Lauren Marshall, trovata morta con ottantaquattro ferite da taglio.

 

-“ Lo capisco solo ora che da qui non uscirò mai! Diventerò pazzo e spero che lo diventi presto! “-

-“ Lui è qui con me. E’ là fuori al mio posto. “-

 

Ovunque. Si ovunque!.