Città coclea temporale

 

La città è un'enorme vite senza fine, esternamente un cilindro di 4,5 km di diametro, che ruota lentamente compiendo un giro ogni anno. Simile ad un'astronave la città avanza nella litosfera alla velocità angolare di 2'28"/sec.; la velocità perimetrale è 3584 mm/h. La sua estremità inferiore, rivolta verso il centro della terra, è costituita da un apparato escavatore, una specie di turbina a lame che ruotando sgretola la roccia avviando i materiali verso il centro del cilindro da dove attraverso un condotto vengono fatti salire all'esterno. Al di sopra della turbina sono gli apparati propulsori, la centrale atomica con un'autonomia di 10.000 anni, gli impianti automatici che servono la città e gli elaboratori elettronici che la governano. La sua estremità superiore si accresce gradualmente in modo da restare costantemente al livello del suolo esterno; l'accrescimento è realizzato mediante la costruzione continua di nuovi settori della città tramite un cantiere automatico posto come un ponte tra il centro ed il perimetro; in esso vengono utilizzati come materiale da costruzione detriti litoidi che provengono dallo scavo sul fondo. La città è composta di cellule abitative disposte in cerchi concentrici in doppia fila; la parete di ogni cellula rivolta verso il centro del cilindro misura 280 cm; anche la profondità di ogni cellula è di 280 cm; tra due cerchi contigui di cellule corre una via di 280 cm di larghezza; una serie di 1440 strade radiali larghe al minimo 14 spanne collega tra loro le strade circolari. Ogni cella ha una sola apertura, una porta che dà verso la strada circolare contigua, le altre tre pareti, confinanti con altre celle, sono totalmente opache ed afone. Il dislivello fra 2 piani sulla stessa verticale è di 330 cm.

Il pavimento delle cellule è soffice, tutti gli impianti necessari a soddisfare le necessità vitali dell'individuo sono occultati nel soffitto e manovrabili a telecomando. Tutta la città è climatizzata costantemente a 25 gradi centigradi e 60 % di umidità. Ogni cellula è costantemente illuminata con un'intensità di 150 lux, le strade sono illuminate con un'intensità di 500 lux; la luce contiene tutta la gamma d'onda dello spettro visibile, quella delle strade contiene anche emissioni ultraviolette in piccola quantità. La luce viene irradiata uniformemente da tutta la superficie dei soffitti delle cellule e delle strade e quindi non si producono zone d'ombra o penombra. Le celle non hanno alcun sistema di chiusura o schermatura delle porte. Gli abitanti della città vivono uno per ogni cellula, non possiedono né indumenti né altri oggetti poiché la città provvede completamente ad ogni loro bisogno. Sono completamente liberi di agire ed organizzare la loro vita sia singola che comunitaria, isolarsi, riunirsi, darsi leggi o regole; unica restrizione, non possono uscire all'esterno perché il termine superiore delle strade circolari (che in realtà sono strade a spirale che vanno dal fondo alla superficie) è chiuso dal cantiere automatico che costruisce la città. Tra gli impianti di cui è dotata ogni cellula è un `ostetrico automatico' che entra in funzione a comando ed applicatosi all'addome della partoriente estrae il feto in modo del tutto indolore. Il piccolo viene trasportato attraverso condotti in una cellula del settore appena costruito dove viene nutrito ed accudito automaticamente. Solo in questa fase la porta della cellula è chiusa da un pannello di acciaio che non può essere aperto né dall'interno né dall'esterno; per quattro anni il bambino resta chiuso nella sua cellula ed in questo periodo apprende l'etica ed il funzionamento della propria città. Allo scadere del quarto giro dalla costruzione della cellula la porta metallica scorre di fianco fino a scomparire nella parete. I materiali di cui è fatta la città possono resistere inalterati per un secolo senza manutenzione, poi cominciano lentamente a degradarsi, ciò vale anche per gli impianti e le attrezzature; fanno naturalmente eccezione le strutture portanti e gli impianti generali. Gli abitanti della città passano molto tempo nelle strade attorno alla propria cellula; spesso, in gruppi od isolati, risalgono le strade a spirale fino alla zona dei bambini ed oltre, nei quattro ultimi giri deserti e silenziosi dove vivono i neonati; spesso, appoggiando le mani e le orecchie alla parete metallica, calda e vibrante, del cantiere cercano di penetrare il mistero del mondo esterno; ma assai raramente qualcuno discende la strada oltre le zone dell'estrema vecchiaia, nei giri del disfacimento e della putrefazione delle cose e degli uomini e più oltre nella luce incerta e nel calore, nei giri ingombri di detriti, polvere, ossa, fino alle zone oscure, soffocanti e vibranti che si avvolgono su se stesse verso indefinite profondità.

 

Superstudio, le dodici città ideali, 1971