Piazza della fontana (Settignano)

 

Saranno trascorsi almeno un paio di anni da quando dissetandomi alla fontana di piazza Tommaseo mi accorsi che la pavimentazione contigua al basamento della fontana di ghisa presentava delle vistose sconnessioni. Quei pesanti blocchi di pietra serena così disordinatamente disposti rimandavano più a un degrado di periferia che non all'armoniosa atmosfera di un paesino di collina.

Pensai che un luogo del genere meritasse una piazza migliore.

L'inaugurazione della nuova piazza è avvenuta in un piovoso pomeriggio di fine luglio. C’erano tre clown tra le gioiose grida dei bambini che scorrazzavano attorno alla fontana in pietra del Caprina; poi un gruppetto di uomini in abito blu prese la scena e tagliando il nastro consegnarono la piazza ai settignanesi, che tra un panino e un piatto di panzanella si convinsero anche di avere una bella piazza.

Questo luogo ha sempre costituito per Settignano un insostituibile polo di concentrazione della vita sociale e commerciale. Anticamente era il centro di affluenza delle strade dal contado, il punto d’incontro della gente disseminata per le campagne, il luogo di fiera e di mercato, di intese, di contrattazioni, di interessi sentimentali, la zona di svago semplice e contemplativo per le ore di ozio e di riposo. Adesso piazza Tommaseo appare completamente trasformata se confrontata con le note vedute di Telemaco Signorini dipinte alla fine dell’Ottocento. Soltanto la fontana in pietra e i due edifici religiosi sono rimasti a testimoniare una fisionomia che nel corso di un secolo e mezzo ha parzialmente dimenticato le proprie origini. Un’ampia striscia chiara su di una pavimentazione ancora in terrabattuta, segnalava il confine tra la zona di transito per i veicoli e quella pedonale. Al termine della striscia, la statua di un imperatore romano sottolineava tutta l’amorevole ingenuità di un popolo che sognava un fondatore illustre per il proprio paese. Due trattorie ospitate in bassi edifici riempivano i lati commerciali della piazza, uno dei quali arretrandosi offriva l’appropriato ricovero dal transito per i tavoli esterni.

Col passare degli anni quella splendida striscia chiara per terra è stata sostituita da alberi che con le loro eccessive chiome hanno inopportunamente trasformato la percezione di uno spazio la cui destinazione vorrebbe esteso. Col passare degli anni è scomparsa una statua decapitata che raccontava di quando un cacciatore assonnato "padellò" le chiappe di un gruppo  di fiesolani venuti ad oltraggiare la dignità di un luogo.

Sono tanti gli elementi di dissonanza in un immaginario gioco da settimana enigmistica tra l’immagine della piazza dipinta dal Signorini e una foto dello stato attuale. Tante differenze che raccontano a bassa voce la vita di un luogo; la sua storia, le sue origini, e forse anche quelle aspettative civili che l’udito e la pazienza di un architetto dovrebbero riuscire ad ascoltare.

La nuova sistemazione della piazza non scalfisce il significato di un luogo che in tanti secoli di storia ha saputo costruirsi con estrema solidità e durevolezza. Una lunga seduta in pietra interrotta in due punti per consentire la circolazione pedonale costituisce il contenimento delle tre aiuole che accolgono la vegetazione preesistente. La separazione tra la circolazione dei veicoli e l’area pedonale rimane affidata all’ingombrante presenza di tre alberi che inappropriati per dimensioni continuano a far diventare sempre più piccolo lo spazio che li accoglie. Il continuo roteare degli autobus attorno alla fontana nel tentativo di raggiungere il capolinea genera un’intensa linea curva arancione che conclude i restanti lati della piazza.

Mi capita spesso di guardare la statua di Niccolò Tommaseo adiacente alla chiesa. La polvere e lo smog alterano i rapporti cromatici di una figura chiara che sembra come illuminata dal basso.

Niccolò guarda la piazza; guarda la sua piazza e la sua gente, e continua a farlo anche nell’ignoranza di chi gli sta ai piedi e sopratutto di chi si è dimenticato di scrivere su quelle sedute in pietra..."voltatevi".

da Notiziario della Misericordia di Settignano, anno XXIX n°3, p.15