ANALISI
 
IL NOVOCOMUM
“Questa casa, che desta oggi tanti scandali e proteste, tanti allarmi e tante meraviglie, passerà poco tempo e non sarà l’eccezione segnata a dito,l’anomalia. Sarà, e per tutti, la <<casa>>, la <<casa di domani>>.”
Giuseppe Pagano, I benefici dell’architettura moderna. A proposito di una nuova costruzione a Como, “La casa bella”, n. 27, marzo 1930.
Nel 1927 Ezio Paduzzi, amministratore delegato di una società immobiliare, commissiona a Terragni la costruzione di un edificio per abitazioni, il “Novocomum”.
Il progetto del Novocomum nasce all’interno del Gruppo 7 (Castagnoli, Figini, Frette, Larco, Pollini, Rava e Terragni) che si preoccupava di cercare un avvicinamento verso le linee tracciate da Le Corbusier in quegli anni. Viene presentato a Roma, con piante e prospettive, in occasione della “I mostra italiana di architettura razionale”, non riscuotendo grande successo. Il suo carattere innovativo si avvertirà solo dopo la sua completa realizzazione nel 1929, quando tolti i ponteggi, se ne rivelano le reali caratteristiche diverse da quelle del progetto presentato alla commissione edilizia, di impronta classicista.
Scoppia uno scandalo, viene dato l’incarico a una commissione di stabilire se il Novocomum “costituisca un elemento di deturpazione”.
L’edificio nasce lungo un asse di nuova espansine di Como. Domina le abitazioni limitrofe confrontandosi con gli altri edifici del contesto urbano come pezzo unico.
All’interno di una morfologia data, a “corte”, va a porsi come elemento di chiusura di un edificio preesistente dell’architetto Caranchini (scuola stilistica milanese).
Il fatto di essere in contiguità fisica con un edificio di stampo tradizionale, poneva una serie di condizionamenti:
-forma obbligata a C, per chiuderne il lotto (negando i canoni del funzionalismo internazionale)
-trovare una forma di relazione con il preesistente.
Queste, dunque, sono le premesse fortemente condizionanti la costruzione del Novocomum, che Terragni risolve con un procedimento stilistico e concettuale completamente nuovo e rivoluzionario senza negare l’architettura preesistente da cui
riprende gli elementi tipici reinterpretandoli secondo il proprio linguaggio.
Opera il RIBALTAMENTO dei livelli di stratificazione del palazzo tradizionale di stampo rinascimentale.
Tale ribaltamento determina un’architettura completamente estranea a quella del periodo.
In questo modo tutte le regole tradizionali riferite alla facciata vengono modificate:
viene negata la simmetria - asimmetria
viene negata la staticità - dinamismo
viene negata la verticalità - orizzontalità
viene negato l’ispessimento dell’angolo - svuotamento
Questi, dunque, sono i principi che determineranno il progetto finale a cui arriverà dopo vari studi.
In una fase preliminare inserisce un bow-window di matrice mendelsohniana sospeso al centro del prospetto, ma poi decide di eliminarlo accorgendosi che questo elemento genererebbe un impianto simmetrico e spezzerebbe l’orizzontalità della facciata.
Tale ORIZZONTALITÀ è evidenziata dal trattamento dell’angolo dove vi inserisce un cilindro vetrato per evitare l’effetto di massa. Questa soluzione è un chiaro riferimento al costruttivismo sovietico e in particolare al Club Operaio Zuyev di Golosov a Mosca.
Terragni usa con grande libertà elementi di architetture che riprende da altri nelle proprie, ma queste vengono reinterpretare secondo lo spirito moderno.
Il Novocomum nasce da un sistema di ACCOSTAMENTI E SOTTRAZIONI DI VOLUMI, di sovrapposizioni e incastri. Infatti l’edificio è costituito dall’assemblaggio di cinque parallelepipedi: al maggiore, disposto parallelamente al lago, sono agganciati due corpi che lo collegano all’edificio adiacente e altri due inseriti dalla parte del cortile.
Le scale sono trattate come “corpi diversi” incastrati nel volume edilizio, sporgenti sul tetto e individuati all’esterno da vetrate.
Il primo piano è costituito da una fascia sporgente continua che si collega alle facciate con due raccordi curvilinei.
Gli angoli del prospetto verso il lago sono svuotati, togliendo due porzioni di volume ma lasciando integro l’ultimo piano. All’interno di questi sono collocati due cilindri a sezione ovoidale. I cilindri angolari denotano un punto di differenza rispetto alla consuetudine del periodo. L’ operazione nuova che Terragni fa è quella di staccarli radicalmente dal volume facendoli diventare dei corpi diafani e trasparenti.
Terragni utilizza IL COLORE per sottolineare ed accentuare il gioco degli svuotamenti, degli accostamenti, degli incastri, la differenza fra i materiali e accentuare il contrasto tra trasparenza e opacità. Le tinte utilizzate, giallo, nocciola e arancio, rappresentano una progressione luminosa. Il giallo illumina il cortile; il nocciola è utilizzato nelle facciate più luminose, quelle verso le strade; l’arancione, nelle zone più scure come le solette.
Attualmente il colore risulta completamente alterato nella sua cromia e rivestito con tessere di marmo (“spaccatello”) inserite negli anni ’50 che però ne sminuiscono l’effetto di plasticità del volume del secondo piano.
Le facciate erano trattate ad intonaco liscissimo, l’azzurro colorava, infine, le ringhiere.
L’edificio è anche conosciuto popolarmente con il nome di “transatlantico”, così ribattezzato fin dal suo apparire per la singolarità del profilo e la peculiarità dell’angolo: insieme prua fendente all’ultimo piano e poppa avvolgente al secondo.
Le caratteristiche salienti dell’edificio denotano una trasformazione dell’immagine tradizionale dell’edilizia urbana di quel periodo: da una statica di derivazione rinascimentale ad una, carica, dinamica, in continua tensione; da una chiusa su se stessa a una aperta e trasparente, da una sostanzialmente ancorata al terreno ad una completamente sbilanciata nello spazio. Così il Novocomum è considerato il primo edificio moderno nell’Italia di quegli anni, ma l’elemento veramente innovativo è rappresentato dalla facciata, la quale si pone come elemento indipendente e autonomo rispetto all’impianto tradizionale dell’edificio. Possiamo così pensare ad essa come a una “MASCHERA”, una pelle, che attraverso i suoi elementi caratterizzanti, come l’uso della finestra a nastro, lo svuotamento dell’angolo (ottenuto attraverso l’uso della trasparenza), cerca un rapporto con le nuove istanze della ricerca innovativa del movimento moderno, con la forma della “nuova estetica”.
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Antonino Saggio, Giuseppe Terragni Vita e opere, Editori Laterza, Roma-Bari 2004
Bruno Zevi, Giuseppe Terragni, Zanichelli Editori, Bologna 1980
Giorgio Ciucci, Giuseppe Terragni opera completa, Electa edizioni, Milano 2000
Giuseppe Terragni architetto razionalista, Enzo Pifferi editore, Como 2003
Giorgio Cavalleri - Augusto Roda, NOVOCOMUM Casa d’abitazione, Como 1988