RECENSIONI

a cura di Michele De Felice

 

Prophexy/ Alconauta

 

Con all’attivo già un disco autoprodotto nel 2003, “Enforce Evolve” la band bolognese ritorna sul mercato nel 2008 con questo Alconauta, disco variegato e complesso che sorprenderà non poco gli estimatori del genere.

 I giovani musicisti sono attivi già dal 1999 ed hanno alle spalle collaborazioni importanti con nomi prestigiosi della musica internazionale, oltre ad aver partecipato a vari tributi come quello ai King Crimson. Ci sono tantissimi elementi che caratterizzano la musica dei Prophexy e questo potrebbe essere un punto a favore della sperimentazione, ma non di rado si perde la bussola nel tentativo di trovare un giusto equilibrio fra i tanti generi su cui la band spazia. In effetti il loro sound appare da subito debitore di un  certo prog sperimentale settantiano, dai King Crimson a Zappa, sfiorando a volte la follia dei Gong per poi ritornare sulla psichedelica pura dei primi Pink Floyd, e se nel disco precedente era molto più prepotente l’influenza prog metal, qui vi trova una collocazione più misurata, anche se importante.

 Già a partire dalla prima traccia del disco” Illuminat” si percepisce l’atmosfera cupa e le tendenze metallare ( Zero hour, Atheist) dell’ensemble bolognese. La voce del cantante, tecnicamente ineccepibile, appare adeguata alle sonorità espresse anche se a volte la scelta del falsetto, come anche  in alcuni spunti di “Scarto”, la trovo poco felice, soprattutto perché il brano è uno dei più belli dal punto di vista dinamico e sperimentale con un finale frippiano molto incisivo.

Babba” è a mio avviso il più bel pezzo proposto; un delicato e malinconico flauto ci sussurra un tema che cattura da subito, che poi verrà riproposto da una chitarra acida durante gli 8 minuti e mezzo in cui si avvicendano i momenti più intensi del disco. Anche la melodia vocale, apocalittica direi,  è ben inserita su un substrato di tastiere molto vicino ad uno space-rock targato Ozric Tentacles. Da sottolineare la superba sezione ritmica in quasi tutti brani, con i repentini cambi di tempo che creano stati di tensione emotiva nell’ascoltatore. Il disco, pur essendo di nono facile assimilazione, non stanca assolutamente. Le parti più intricate sono sempre intermezzate da felici momenti melodici, mai fini a se stessi, e mai banali.

 C’e vita sulla luna” è la sintesi perfetta di ciò che vogliono proporci i Prophexy: un prodotto maturo, intelligente ma accessibile, melodico e sostanzialmente privo di un’ esagerata vena narcisistica. Alconauta potrebbe lanciare la band verso un mercato florido se solo fosse più personale e meno identificabile. Siamo però già sulla buona strada.

 

                               

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