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Sono arrivata nel monastero di Modica dopo un lungo e provato cammino.

Mai avrei immaginato che un giorno sarei diventata "monaca", anzi… quando anni fa una persona mi domandò se avevo intenzione di farmi suora, fu per me una grande offesa; perché consideravo le suore come donne che non erano state capaci di realizzarsi nella vita e perciò per ripiego avevano scelto tale strada, rimanendo frustrate e senza coraggio. Insomma, non mi piacevano! Le claustrali, poi, erano la vergogna di questa “specie”, perchè vivevano lontano da tutti e da tutto, chiuse al buio a dormire, pregare e pensare solo a se stesse, senza tirarsi su le maniche e andare lì dove c’era realmente bisogno!

Pensavo: "A che serve solo la preghiera? Gesù non andava forse ad evangelizzare tra la gente e soprattutto tra i poveri? Quindi, che senso ha la clausura?". Nell’ardore “tuttofare” dei miei venti anni non concepivo questa chiusura e la giudicavo inutile. E nel mio frettoloso, superficiale giudizio mai mi ero soffermata a riflettere che lo stesso Gesù prima di affrontare qualsiasi cosa si ritirava in solitudine con il Padre per ricevere da Lui la forza di andare oltre la sua umanità. Né avevo mai considerato che, come l’albero senza le radici (nascoste ed apparentemente inutili) non può vivere, così la Chiesa senza l’incessante preghiera dei monasteri non può esistere.

Credevo nell’ideologia marxista e nel comunismo e per alcuni anni mi sono illusa di essere nella verità. Poi la storia mi ha dimostrato il contrario! Non capivo più chi ero, dove stavo andando e cosa realmente cercavo. Volevo la verità, il senso della mia vita! Fu proprio in questo tempo che Dio entrò piano piano, quasi in punta di piedi, nella mia vita. No. Non è esatto! Ricomincio l’ultimo pensiero dicendo che fu proprio in questo tempo che mi decisi di volgere lo sguardo a Dio ed aprirGli un piccolissimo spazio nel mio cuore. Inutile dire che Lui non aspettava altro (…e da sempre!).

E così, senza nessuna violenza, rispettando sempre i miei tempi di comprensione e libera accoglienza, piano piano... quasi in punta di piedi, cominciò a conquistarmi. Iniziai a leggere il Corano, a meditare Yoga, a conoscere i testimoni di Geova, gli Evangelisti, a frequentare i diversi gruppi ecclesiali presenti nella mia Parrocchia. Tutto volevo vedere, capire, conoscere. Non ho mai pensato però di abbandonare gli insegnamenti cattolici ricevuti sin da piccola in famiglia... Ricordo che in questa affannosa ricerca tutto mi sembrava buono e giusto. Ma mi sentivo incapace di compiere ciò che mi veniva chiesto o proposto dalle varie “voci”.
Il sentirmi dire: "Devi essere così... Bisogna fare in questo modo..." mi dava un senso di oppressione, perché non riuscivo ad essere diversa da come ero. Né tantomeno volevo omologarmi agli altri senza capire e accettare coscientemente quello che facevo. Continuai così a cercare il senso della mia vita lasciandomi guidare dalle situazioni concrete che la vita quotidiana mi presentava. Nel “buio della mia realtà” mi guidava solo il desiderio dell’Amore vero e libero. E, senza accorgermene, la mia rigida razionalità diminuiva per equilibrarsi adeguatamente con gli incontrollabili sentimenti del mio cuore.

Trovai quindi la libertà e la certezza di essere sulla via giusta solo quando il Signore, con i suoi fantasiosi tragitti, mi condusse alle catechesi del Cammino Neocatecumenale, dove finalmente e per la prima volta mi sentii dire che Dio mi amava così come ero, col mio passato e il mio presente. Che meraviglia non dovevo far nulla! O meglio, dovevo fidarmi di Dio… e, quasi per sfida, decisi di farlo perché volevo che la mia vita cambiasse. Ma cambiasse secondo la mia mentalità materialista. Ambivo infatti ad un buon lavoro, ad un felice matrimonio,ad una buona posizione sociale. Ma con infinita pazienza, tenerissima severità, costante fermezza, Dio ha “dirottato” queste mie grandi ambizioni e mi ha diretto verso ideali molto, molto più elevati.

Con l’ascolto assiduo della Parola, la partecipazione all’Eucarestia e la condivisione esperenziale con i fratelli e le sorelle di comunità, capii che solo Dio è Via, Verità e Vita. Nel 1997, senza borsa né bisaccia, cioè senza sapere nulla di ciò che mi aspettava, partii in missione per Monaco di Baviera dove per un anno mi accolse una famiglia italiana itinerante del Cammino Neocatecumenale. Lo stesso quando partii per Taiwan. Neanche sapevo dove si trovasse geograficamente! Solo dopo scoprii che era un’isola cinese. Che meraviglia, che grazia! Dio aveva esaudito il mio sogno: andare in Oriente, in Cina!

Ma a distanza di un anno, nonostante mi piacesse molto quello che facevo, non mi sentivo ancora completa, non ero arrivata al traguardo. Così d’accordo con i miei catechisti e il mio parroco, che nel frattempo seguivano il mio cammino di discernimento, decisi di fermarmi a casa e capire cosa volesse realmente il Signore. Non è stato facile rimettermi in gioco e riprendere la vita di prima; però volevo andare fino in fondo, volevo essere ciò che Dio aveva pensato per me fin dall’eternità. Era Lui l’Amore che da sempre cercavo e ora che l’avevo trovato non volevo più lasciarLo. Era esigente… ma UNICO!

Confusa, ma decisa a non mollare, andai per otto giorni in un monastero di Clarisse. Non che avessi qualche preferenza particolare per i francescani o per qualsiasi altro Ordine; anzi, per me erano tutti uguali. Andai solo per riflettere, per essere libera da ogni condizionamento e…sotto sotto…per la curiosità di vedere che mondo era la clausura. Beh! Dovetti ancora abbassare la testa e ricredermi. Ammettere che tutti i miei giudizi precedenti erano sbagliati. Sbagliatissimi! Dovetti riconoscere a me stessa che quelle donne non erano chiuse nel buio dell’indifferenza, ma nella luce dell’amore che emanavano dal loro sguardo vivo, dal loro sorriso sereno e rassicurante. Erano donne libere, non frustrate o in fuga. Erano talmente libere da rinunciare alla propria libertà! Che meraviglia! In quei giorni mi sentii il mondo nelle mani. Ecco cos’era la clausura! Donarsi a Dio per il mondo intero, aiutare tutti e chiunque contemplando Cristo morto e risorto, avendo la certezza che a Lui nulla è impossibile. È Lui il Signore, il Padre, lo Sposo, l’Amico, il Fratello! Tornai quindi a casa edificata da quella esperienza e col desiderio di ripeterla.

Dopo un po’ di tempo un’amica mi chiese se ero disponibile ad accompagnarla per alcuni giorni dalle Benedettine del SS. Sacramento, in Sicilia. Entusiasta accettai, vedendo in questo invito una chiamata di Dio. Come al solito partimmo ignare di tutto, sapendo solo il nome del paese e quello del monastero. Il viaggio non fu affatto facile e… stanche anche di mormorare… finalmente arrivammo! Il sorriso della monaca foresteraria e tutte le sue premure materne cancellarono tutto e noi entrammo nella pace. Io, però, internamente rimasi ancor più frastornata perché nel varcare la soglia del monastero, come un’adolescente al primo amore, ebbi un tuffo al cuore. “Che succede?” pensai... ma finsi indifferenza.

Ritornata a casa il mio pensiero continuamente andava al Monastero, ed in particolare al Tabernacolo. Credevo di non poter dimenticare quei giorni solo perché ero stata tranquilla, in silenzio e lontano dalla vita frenetica che conducevo fuori. Non certo perché la clausura fosse per me! Per togliermi il dubbio di una tale chiamata chiesi alla Priora se potevo ritornare in Monastero per un periodo più lungo. Lei accettò. Così tornai a Modica per convincermi che la clausura non fosse per me e che al massimo dopo un mese sarei scappata via. Sono passati quattro anni ed ancora, per grazia di Dio, sono qui! Convinta sì, ma… del contrario!

Ora non cambierei la mia vita per nulla e sono grata al Signore per tutto quello che mi ha concesso. Sono felice e mi sento libera come non mai. Ho tutto, il Tutto. L’8 settembre 2007, con la Professione Temporanea di tre anni, penso di aver coronato il mio desiderio di libertà. Pronunciando i voti di castità, povertà, obbedienza e stabilità sotto clausura non ho rinunciato a nulla; credo invece di aver guadagnato il mondo intero e di doverlo custodire e proteggere con tutte le mie forze perché appartiene al mio Sposo, al mio Dio. Con essa sono arrivata al traguardo della mia personale ricerca e all’inizio di una nuova vita. Nuova non perché ora indosso l’abito monastico, ma perché inizio a servire Dio in una dimensione diversa. Per grazia di Dio il giorno del mio sposalizio, perché tale è la Professione, ho vissuto tutta la celebrazione in una grande pace e con la gioia di vedere che tutta l’assemblea glorificava il Signore per la bellezza e il dono della mia consacrazione e quella di sr. Josepha, mia sorella gemella nel cammino monastico.

Ringrazio Dio di avermi anche concesso per tutta la durata della celebrazione e dei festeggiamenti un pieno autocontrollo. Infatti, pur essendo presente e partecipe in corpo e anima, mi sentivo al di fuori di tutto il contesto. Vedevo la numerosissima assemblea, sentivo tutto l’amore fraterno che, in concreto, mi esprimeva l’amore di Dio, gioivo sinceramente con tutti i presenti; ma nel contempo mi sentivo sola con il Solo. Quando ho indossato il velo poi, è stato come se mi fossi “trasfigurata”. Ho avuto la sensazione di essere nella mia vera identità. Come se l’abito monastico mi appartenesse da sempre. Era nuovo ed antico allo stesso tempo! La sera quando in cella ero realmente sola con il Solo ho pensato che dall’8 settembre 2007 io non ero più io. Non solo perché portavo un nuovo nome (da Patrizia a sr Metilde) ma soprattutto perché portavo un abito che era segno evidente della presenza di Dio. Un abito col quale il Creatore si lascia condurre dall’interezza positiva e negativa della sua creatura. Un abito che indossa me e che ogni giorno mi sposa a Dio con la straordinarietà della vita ordinaria. Che bellezza! Che mistero insondabile!

Non aggiungo altro. Come è impossibile far sentire il profumo di una rosa attraverso le parole di una poesia; così è per me impossibile far sentire il palpito del mio cuore quando penso di aver cantato a Dio il mio “Suscipe”. È straordinario e misterioso quello che Dio compie in un’anima quando questa si abbandona a Lui anche per un solo attimo e si lascia condurre dal Suo infinito amore. Concludo dicendo che provo una gioia indescrivibile quando ogni mattina mi avvio in Coro per la preghiera. Penso che Dio, nella Sua Misericordia, mi sta chiamando ad accompagnare il mondo intero nella nascita di un nuovo giorno per seguirlo poi fino a notte fonda nel silenzio dell’Adorazione Eucaristica. Ringrazio per la pazienza prestatami e per tutte le persone (tante) che il Signore ha posto sul mio cammino e grazie alle quali ho conosciuto concretamente il Suo Amore. Lode, onore e gloria a Dio nei secoli dei secoli. Amen

Sr. M. Metilde della volontà di Dio (tratto dal blog "Vivere per Dio", 2008)




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