PRESENTAZIONE


Nel 1800 uno dei cognomi più diffusi a Tricesimo è Tosolini. Nella raccolta fatta presso l'anagrafe comunale fra l'inizio dell'800 e la prima metà del 900 ne sono stati trovati oltre mille.
Ma poiché il fine di questo lavoro non è quello di ricostruire alberi genealogici, ma in qualche modo di riscoprire elementi del nostro passato, si sono sfogliati anche i registri parrocchiali ed i registri comunali e parrocchiali dei comuni contermini.
 
Nello sfogliare con attenzione, e forse con un po' di fantasia, quelle vecchie carte puoi scoprire, sotto le banali annotazioni burocratiche, un mondo ben più vasto, che non è semplicemente quello di un cognome, ma di una intera comunità, con i suoi problemi, i modi di vita, i cambiamenti, le aspirazioni.
 
Il cognome Tosolini
Secondo Emidio De Felice, uno dei grandi studiosi di cognonomastica, in Italia i cognomi incominciano a formarsi dopo il 1000 e si consolidano attorno al 1400.
Per quanto riguarda il nostro nel Dizionario dei cognomi italiani - pag. 250- alla voce Tosi così si legge.
Tosi.  VARIANTI : Toso; ALTERATI e DERIVATI Toselli, Tosetti e Tosetto, Tosini e Tosolini o Tosolin, Tositti, Tosoni; Tosato, Tosatti e Tosatto, Tosinghi.
Diffuso nel Nord, in Toscana e anche nel Centro, con più alta frequenza per Tosi e Toselli in Lombardia, Emilia-Romagna e Toscana, per Toso nelle Venezie (dove sono propri Tosolini e Tosolin, Tositti, Tosato e Tosatto, mentre Tosatti è anche emiliano-romagnolo); Tosinghi è toscano, raro.
Ha alla base il nome e l'originario soprannome e appellativo toso (f. tosa), di area settentrionale (prevalentemente lombarda, veneta e emiliano-romagnola), ma estesa anticamente anche alla Toscana e al Centro, che continua il latino tonsus (participio perfetto di tondere "tosare") "tosato", con il significato estensivo di "ragazzo, giovane" (in quanto ragazzi e giovani portavano i capelli corti).
Il nome è già documentato, anche come patronimico e cognome, dall'XI secolo, ed è già comune specialmente in Toscana nel Duecento: Farfa in Sabina, 1014: "Iohannes Tosus"; Pistoia, 1219: "Tonsus notarius"; Firenze, 1321: "Albizus Tosi", e XIII secolo: Tosus, del Toso, Tosingus; Venezie, XIII secolo: Tosus, Tosellus, Tosatus.
 
A Tricesimo il cognome è sicuramente documentato nel 1400.
Nel rotolo della Fradaglia de Sancta Maria de Tricesimo anno 1434, troviamo quale cameraro "Ser Daniel dicto Tusolin di Feletan".
Nel rotolo della Fradaglia dei Battuti di Tricesimo, anno 1450: "par ii mesis fatis fati par lanime dal tusulin di feletan"(per due messe fatte dire per l'anima del Tusulin di Felettano). Sempre nel rotolo della Fradaglia del 1453: "io pieri dal tusulin di feletan camerar delafradagle "(Io, Pietro del Tusulin di Felettano, cameraro della confraternita).
Come larga parte dei cognomi anche il nostro nel tempo subisce aggiustamenti di grafia, così dalla grafia friulana Tusulin, alla grafia latina Tusulinus-Tuxulinus, diventa nel tempo Tosolino, con presenze significative ancora all'inizio del 1800 e infine Tosolini.
E' interessante notare che oggi a Trieste ci sono una decina di famiglie con il cognome Tosolin.
Mentre nell'area veneziana e pordenonese del Livenza c'è una diffusa presenza di Tesolin .  

Le anagrafi
In relazione alle prime documentazioni scritte sul cognome c'è un dato fondamentale da tener presente: la storia delle anagrafi.
Le anagrafi comunali, come noi le conosciamo, incominciano a nascere agli inizi del 1800. Nel 1805 il Friuli entra a far parte del napoleonico Regno d'Italia. Anche in queste terre entra in vigore il Codice Civile Napoleonico, che prescrive l'attivazione da parte delle appena costituite amministrazioni comunali dei registri delle nascite, dei matrimoni e delle morti.
Nel 1815, cessato il Regno Italico, il Friuli entra a far parte con il Lombardo-Veneto dell'Impero Austiaco, con il relativo Codice Civile, che assegna alle parocchie il compito di redigere registri di nascita, matrimonio e morte. A partire dal 1830 i Comuni dispongono di fogli di famiglia, via via aggiornati. Con il Regno d'Italia, nel 1870, per legge, i Comuni tengono i Registri di nascita, matrimonio e morte. Documenti che nel tempo divennero sempre più rigorosi.
 
Dati anagrafici più o meno sistematici di periodo precedente, si trovano negli archivi parrocchiali.
Il Concilio di Trento (1545-1564) stabilisce che le Parrocchie devono tenere Registri di Battesimo, Matrimonio e Morte e via via vengono fissate le modalità con le quali i Registri devono essere compilati.
E' quindi dalla fine del 1500 che esistono dati anagrafici relativamente organici. Ovviamente in detti registri sono centrali i dati religiosi, meno quelli anagrafici.
L'archivio parrocchiale di Tricesimo, finalmente sistemato, è un archivio estremamente ricco e ben conservato.
Dal 1632 esistono tutti i registri sistematici ed organici; per il perodo precedente esistono, a partire dal 1566, vacchette, successivamente rilegate e in parte deteriorate, raccolgono, anche se in forma non sempre organica, battesimi, cresime, matrimoni e morti .
Sopra è riportata parte della prima pagina del primo registro parrocchiale battesimi, matrimoni e defunti di Tricesimo.
Dati anteriori si trovano nello Schedario Antroponimico del Corgnali (Biblioteca Joppi di Udine), nello Schedario Biasutti (Biblioteca Arcivescovile di Udine), negli Archivi Notarili (Archivio di Stato Udine).
I Tosolini riportati negli alberi genealogici e probabilmente tutti i Tosolini discendono da quel Ser Daniel dicto Tusulin di Feletan, nato attorno al 1400, che nel 1434 era cameraro della confraternita.
La famiglia si sviluppò a Felettano e agli inizi del 1600 da Daniele erano derivate 9 famiglie, tutte ancora a Felettano.
Che cosa era e come poteva essere quella villa in questi due secoli?

Castelpagano
Una possibile data da cui partire è il 23 marzo 1329.
Il Patriarca Pagano concede a Domenico Tomasutto di Cucagna il castello, luogo senza edificio e la braida, confinante con la villa di Felettano. Il castello doveva essere costruito come abitazione e luogo fortificato. Queto tipo di concessione prendeva il nome di feudo di abitanza, che implicava l'onere di abitazione e di difesa, per contro comportava diritti di giurisdizione sul castello e sulla villa.
L'investitura è documentata negli atti della Cancelleria Patriarcale " luogo inabitato, ove si dice ci fu un antico castrum, chiamato Feletan; al fine di rendere più sicura la pubblica strada, infestata da malfattori, sede di furti e omicidi"
Il luogo ove sorge ( o risorge) il castrum è inabitato, ma così non era per la vicina villa di Felettano. Una nota del Catapan di Tricesimo ricorda che in detta villa nel 1313 fu consacrata la chiesetta di San Leonardo, a servizio della piccola comunità.
La villa di Felettano poteva contare 2-3 fuochi (famiglie con maso) ed era allodio (piena proprietà) dei Cucagna.
Nel 1339 l'investitura, Patriarca Bertrando, passa a Gerardo fu Odorico : "Investì esso Bertrando anche Gierardo di Cucagna di tutti i Feudi, che possedeva la sua famiglia, cioè de' Castelli di Cucagna, di Partistagno, di Valvasone, di Castel-Pagano coi villaggi e territorij ad essi pertinenti."
Nel 1348 Castel Pagano e Felettano vengono ceduti a Nicolussio di Lorenzaga, come da atto notarile. "Presenti diversi testimoni fra cui Weruza de Villa Canipe de Carnia, morante in Castro Pagano; il nobil uomo vir dominus Thomas, figlio di Thome de Cucanea, comorans in Castro Pagano, per 300 marche di nuovi denari aquileiesi, cede al nobile uomo dominus Nicolussio figlio di Anastasio di Lorenzaga, dimorante in Castro Pagano, e per i suoi eredi, dedit vendidit et tradidit villam suam totam de Felettano prope Castrum Paganum cum garitto dominio et iurisdictione.... "
Lo stesso anno, il patriarca Bertrando, dopo rinuncia di Tommaso di Partistagno, investe Nicolussio con feudo di abitanza del castello e della braida.
I Cucagna erano una antica e rilevante famiglia di nobili friulani, appartenenti al gruppo dei 'ministeriali' che sedevano in Parlamento.
I Lorenzaga, che prendono nome dalla località oggi in comune di Motta di Livenza, sono già feudatari della Abazia beneddettina di Sesto al Reghena e in questo periodo hanno interessi nell'area tricesimana. Fra l'altro nel 1361 acquistano la metà del garitto e della gastaldia di Tricesimo. Il Leicht documenta la presenza nel 1376 del nobile Lorenzaga di Castelpagano in Parlamento. La famiglia dovrebbe estinguersi per mancanza di eredi maschi.

Un triennio di disastri
Il 25 gennaio 1348 un disatroso terremoto colpisce il Friuli.
Giovanni Villani , fiorentino che muore lo stesso anno, ha notizie da lettere di fiorentini a Udine : cade parte del palazzo patriarcale, il castello di S.Daniele, crolli consistenti a Gemona, in Carnia più di 1.500 morti.
E nello stesso anno arriva la peste nera, che già da un anno stava percorrendo l'Europa. Peste bubbonica, a Venezia i morti sono dell'ordine di 100.000, in Europa muore un terzo dei circa 100 milioni di abitanti.
Nel 1349 una delle tante guerre fra la Contea di Gorizia e il Patriarcato, anche l'area tricesimana è coinvolta, l'anno dopo l'area ritorna sotto il controllo patriarcale. Come sempre una parte della nobiltà è mutevolmente schierata col Patriarca e fra questi Udine, una parte con il Conte di Gorizia e fra questi Nicolussio di Lorenzaga.
Il risultato finale è la distruzione da parte delle truppe udinesi-patriarchine di Castelpagano. Nel 1351 a seguito della pace fra Patriarcato e la Contea di Gorizia, si stipula che i castelli guasti si possano riedificare, fra questi Castelpagano.

Mariabella di Lorenzaga
Nel 1384 in Castelpagano, nel palazzo presso la torre, si celebra il matrimonio fra Mariabella fu Nicolussio di Lorenzaga e il Nobile Michele de Rabatis, maresciallo del Patriarca Filippo d'Alençon, Patriarca osteggiato dagli udinesi.
La dote di Isabella sono i luoghi e i castelli di Lorenzaga e Castelpagano, oltre le masnade.
Il Consiglio di Udine nel 1385 decreta di demolire Castelpagano. Le truppe, al comando di Francesco Zanne, occupano e saccheggiano Castelpagano, cacciano Mariabella e distruggono il castello.
Nel 1389 il Patriarca Giovanni, con anche il consenso del Comune di Udine, autorizza Michele de Rabata, al momento dimorante a Gorizia, a riedificare il Castrum di Castelpagano, Michele che, fra l'altro, nel 1394 è vicedomino del Patriarca.
Nel 1406 a Maria Bella fu confermata l'investita jure feudi dalla sede patriarcale della villa di Feletan, come per l'avanti.
Nel 1419 le truppe veneziane prendono Castelpagano. L'anno dopo ha fine lo stato patriarcale e incomincia il lungo periodo della Repubblica Veneta.

Castelpagano e Felettano passano agli Sbroiavacca
Nel 1426 Maria La Bella di Lorenzaga, vedova, nomina erede testamentario il suo affine Ermacora figlio di Asquino di Sbroiavacca, investitura riconosciuta dal dogato veneziano. Dispone anche di dotare di un certo patrimonio la chiesa di San Leonardo, di riedificarla e di provvedere a vitto e alloggio per un prete, che dovrà celebrare quattro volte la settimana.
Due anni dopo una grave pestilenza investe, fra l'altro, l'area della pievania di Tricesimo : le vittime nel tricesimano sono 300.

Cenni storici dal 1350 al 1550
Questi due secoli di storia del Friuli si possono emblematicamente racchiudere fra due date; 1348 anno del disastroso terremoto e della peste nera; 1511 anno di grande scontro fra nobiltà filo imperiale e filo veneziana, con mobilitazione di migliaia di contadini contro i castellani filo imperiali, assalto a castelli e residenze udinesi, con stragi su entrambi i fronti.
Anche a Tricesimo furono saccheggiate le case della nobiltà.
E' la "crudel zobia grassa" del 27 febbraio 1511, cui, quasi moderno telefilm dell'orrore, segue il 26 marzo un consistente terremoto, con allegata pestilenza.
Scrive Gregorio Amaseo "cadendo de multi a terra morti su de fame che de peste, sentendose exclamar et ulular de zorno et de nocte le misere persone et fanciulli, discorrendo li carri per le contrade carghi de corpi humani d'ogni sorte".
Nel mezzo delle due date il passaggio dal governo patriarcale a quello veneziano, certamente poco o per nulla notato da larghissima parte della popolazione friulana.
" Venezia infatti, scrive Furio Bianco, al momento della dedizione aveva riconfermato ai feudatari buona parte di quei poteri in materia legislativa, finanziaria e amministrativa, goduti durante il dominio del Patriarca."
" I domini signorili, che serravano in un fitto reticolo quasi tutto il territorio, presentavano diritti e prerogative, variamente congegnati da zona a zona, con una articolazione complessa e variegata, dall'amministrazione della giustizia civile e penale al controllo delle risorse naturali, dal monopolio della terra ai diritti fiscali e di privativa."
Periodiche carestie, epidemie, eserciti che percorrono il territorio, con saccheggi o requisizioni e nella ultima parte del 1400 le grandi incursioni turchesche.
"MCCCCLXXVII nota che de agosto fono le goste in la Patria et a ultimo octubrio li Turchi rompe lo campo al Osonzo lo dì seguente stracorse brusando la Patria per tuto. Iacobus Pauli Camerarius Fraternitatis Sancte Marie".
E' una epigrafe della porta laterale della chiesa di Tricesimo. Può essere interessante notare come una invasione di locuste e una di turchi siano, con rassegnato fatalismo, poste sullo stesso piano.

Da dove vengono i Tusulin
Da dove venissero è impossibile dire. Si possono fare solo ipotesi.
I Lorenzaga si insediarono a Castel Pagano, portandosi, fra l'altro, una famiglia di massari dall'area del Livenza, Daniele o suo padre, detto già "Tusulin". Potrebbe quindi esistere un legame, risalente al nascere dei cognomi fra i Tosolini di Felettano e i Tesolin dell'area veneziano-pordenonese.
Oppure il massaro portato, per il suo modo venetizzante di parlare, ha ricevuto il detto "Tusulin" dagli abitanti del luogo. Infine è possibile che la famiglia fosse originaria di Felettano e che sia via via diventata "Tusulin" dalla parlata di alcuni abitanti di Castel Pagano, originari di area linguistica veneta.
In tutti i casi i primi Tusulin ricordati sono al servizio dei Signori di Castelpagano, nella condizione di massari o di servi.

Servi e masnade
La lettura del termine oggi può essere equivoca, ma al tempo aveva una rigorosa connotazione giuridica. Servo, servo di masnada, servo della gleba denotava una condizione che oggi chiameremmo schiavitù. Essi infatti appartenevano al "padrone", con famiglia e figli, venivano comperati e venduti, a prescindere dalla unità familiare. Dal "dominus" dovevano essere nutriti e allo stesso dovevano totale ubbidienza.
Il fenomeno proprio in questi due secoli si riduce e via via scompare, ma ancora per tutto il 1500 ci sono notizie di compravendite e di affrancazioni. Nella casa del "dominus" i servi svolgevano diversi ruoli dalla bassa manovalanza a difficili attività artigianali, da armigeri ad attività di fiducia, in nome o per conto del padrone.

La vita in quei due secoli
Comunque per tutti, o quasi, servi o massari, livellari o liberi piccoli proprietari, le condizioni di vita dovevano essere durissime.
Nel periodo a Felettano c'era la chiesetta di San Leonardo, il Castrum e un paio di sedimi (abitazioni dei contadini).
Del Castrum dopo il 1500 non ci sono più notizie: distrutto, abbandonato?
Pare che in sedime ci sia una unica famiglia di Tosolini; è comunque documentato che le quattro famiglie che si formano nella seconda metà del 1500 discendono tutte da Daniele, così come le 9 famiglie censite nel 1619 discendono da queste.
E' ben difficile immaginare quale fosse il paesaggio.
Pochi luoghi fortificati e terre incastellate, villae e curtis , immerse in grandi praterie, foreste e paludi.
A Tricesimo c'è ancora una località (fra Luseriacco e Laipacco) chiamata Palut, area paludosa fino alla seconda guerra mondiale. Cosi' l'area chiamata Marzae.
L'area in cui agli inizi del 1800 si costruisce il nuovo cimitero e' detta Lovarie e i lupi non erano una leggenda metropolitana : ancora nel 1600 sono registrate morti per sbranamento da lupi.
L'attività silvo-pastorale è consistente, nel 1300 probabilmente ancora dominante. Il bosco occupa la gran parte del territorio; offre miele, frutti spontanei, pece, resina, cera; oltre a legname, pascolo per i maiali (allevati allo stato semi brado), caccia.
Basti pensare che Udine riceve il diploma di borghesia (diventa citta') nel 1248, conta circa 5000 abitanti ed e' circondata dalle grandi selve : San Gottardo, Salt, Rizzi, Colugna.
Si possono datare al 1300 i primi cambiamenti finalizzati ad un aumento della produzione agricola.
Parte del bosco è trasformata in pascolo e campo. Si incomincia a passare dal sistema a due campi (maggese-cereali) al sistema a tre campi (maggese-cereali invernali-cereali primaverili). Viene introdotto l'aratro a ruote. Si sviluppano i mulini, che diminuiscono i tempi di lavorazione e aumentano le rese.
Gli orti e alcuni campi vengono recintati, con muretti e siepi. E' la tecnica del campo chiuso. Nel campo aperto, dopo il raccolto, esisteva il diritto al pascolo da parte di chiunque.
All'orto chiuso veniva riservata larga parte del pochissimo concime disponibile, con coltivazione che ora chiameremmo intensiva : oltre agli ortaggi, una fondamentale leguminosa : la fava; vino, canapa e lino.
Nei campi - aperti o chiusi - segala, frumento, avena, miglio, sorgo, farro, paniccio, orzo.
Il frumento aveva resa bassissima (anche meno di tre volte il seme usato) e con il vino veniva utilizzato in larga parte per il pagamento dei canoni e per le rarissime spese della famiglia (acquisto di attrezzi per il lavoro e del sale per la conservazione delle carni di maiale).
Il pane nero, fondamento della alimentazione con gli ortaggi e i prodotti della pastorizia, era a base di segale, altri cereali e pochissimo frumento.
La pastorizia aveva un grande ruolo, come si può dedurre anche dagli Statuti quattrocenteschi di Tricesimo, che dedicano ampio spazio al tema. Uso dei pascoli comuni, regole per il pascolo degli ovini dopo le mietiture, prezzi e vendita delle carni.
In Friuli la popolazione era circa un settimo della attuale, sparsa in ville e curti, con pochissimi centri di una certa rilevanza e con funzioni di città.
Sempre più netta diventava la divisione fra il ceto feudale-vassallatico e quello popolare.
Il primo raccoglieva oltre l'antica nobilta', i nuovi investiti dal Patriarcato, fra quanti avevano consolidato la loro posizione economica, reso servizi; fra le persone di fiducia della nobiltà e dell'alto clero. Piccolissima minoranza.
Praticamente la quasi totalità della popolazione era dedita all'agricoltura e la loro condizione giuridica in questi due secoli diventa sempre piu' omogenea. Sfumano le distinzioni fra liberi e servi, fra coloni, affittuari e livellari; sempre più omogenei diventano villani , abitanti delle ville.
Un'ultima considerazione sui sedimi.
Non ho trovato documentazioni in materia, ma da cenni sparsi si puo' immaginare come poteva essere un sedime nel 1400.
Piu' capanna che casa. Parte in sassi, con argille e legno. Un paio di stanze, a fianco un riparo per le mucche (una, due, tre ?) e infine il posto più importante del sedime la caniva-granaio : il posto ove conservare i prodotti e le sementi.
I tetti in paglia.
E' da ricordare che in larga parte dei contratti di affitanza del 1600 e' presente la clausola che obbliga l'affittuario a usare una parte della paglia del raccolto per la manutenzione dei tetti del sedime. Ancora nel 1800 la descrizione di una casa specifica se è tutta in sasso e se il tetto è in coppi o in paglia.

I primi spostamenti dei Tosolini
All'inizio del 1600 le 9 famiglie di Tosolini sono ancora tutte abitanti a Felettano.
Poco prima del 1620, una famiglia si sposta a Leonacco, una in Ara, una a Luseriacco. Attorno al 1630 una va a Laipacco.
E' da tener presente che allora il Friuli era organizzato in piccole comunità agricole di villaggio (le ville); comunità chiuse, dove era fatto eccezionale l'inserimento di una nuova famiglia (fuoco) o il trasferimento in altra villa.
I villaggi erano organizzati dal punto di vista religioso attorno ad una propria chiesa e dal punto di vista economico attorno ad alcuni beni dati in godimento all'intera comunità (i comunali), a aziende agricole (la masseria) in generale non di proprietà, condotte sulla base di contratti che nel tempo sono via via mutati, e ad una grande proprietà del feudatario investito.
Le ville erano : Tricesimo, Monasteto, Fraelacco, Adorgnano, Ara, Felettano, Luseriacco, Leonacco e Laipacco.

I grandi cambiamenti del 1600
Il '600 rappresenta un periodo di grande cambiamento per il Friuli, per il Tricesimano e quindi per i Tosolini.
Diversi fattori della grande storia sono i prodromi del cambiamento.
La scoperta delle Americhe ha fatto perdere centralità economica al Mediterraneo. La grande espansione dell'Impero Turco ha praticamente ridotto la presenza della Repubblica Veneziana ad una parte dell'Adriatico. Le decennali guerre fra Venezia e i Turchi (guerra di Creta 1645-1669) pone seri problemi finanziari alla Repubblica, problemi affrontati in larga parte con la vendita di ampie quote di terreni demaniali.
Si consolida e cresce la nobiltà terriera. In particolare l'economia della Repubblica Veneziana è indotta ad un crescente interesse per la terraferma. Aumentano di conseguenza le attenzioni, gli interventi e gli investimenti nel settore dell'agricoltura.
In Friuli si registra una ondata di grande espansione demografica.
Nella nostra area alcune cose incominciano a cambiare in maniera sostanziale.
C'è una larga modificazione della struttura della agricoltura; viene introdotta la coltivazione del mais e ci sono i primi impianti di foraggere.
Cambia il paesaggio agrario, tante aree a pascolo e a bosco si trasformano in campo arato, si riduce fino a sparire la pecora morlacca, per essere sostituita dalla pecora gentile, aumenta l'allevamento in stalla. C'è un consistente sviluppo della gelsicultura, forse è allora che nascono la pratica e il detto, che sono perdurati fino alla seconda guerra mondiale, "Paiarai su la galete".
La masseria, secolare forma di affitto perpetuo di una "azienda" agricola chiusa, via via scompare. I beni comunali si riducono fino a sparie.
Le ville perdono quindi una parte di ragioni del loro restar chiuse, incominciano i pur cauti trasferimenti di famiglie da una villa alla vicina.
Lo star meglio o meno peggio è sempre più determinato dal poter coltivare un nuovo e più ampio podere, anche in una villa vicina, che qualche 'Signore' vuole realizzare.
Anche la crescita demografica dei Tosolini è figlia dell'America, della guerra di Candia, della polenta, del gelso e della disponibilità a emigrare.
Così da Felettano le prime famiglie di Tosolini si spostano a Luseriacco, Leonacco, Adorgnano e Tricesimo. Da Felettano a Laipacco e a Fontanabona di Pagnacco.
A questi primi movimenti se ne aggiungono poi altri lungo il Cormor, da Cassacco a Pasiano, verso Moruzzo, verso il Roiale e a Udine.
 
Gli ultimi decenni del governo veneziano
Facciamo un salto in avanti nel tempo e ci portiamo alla fine del 1700.
Molto è cambiato, le ville si sono espanse, la popolazione è di molto aumentata e con essa i Tosolini, ormai presenti in modo consistente in larga parte del territorio comunale, nella valle del Cormor, nel Roiale e a Udine.
Il Tricesimano è un centro importante. A Tricesimo è stata edificata la nuova grande chiesa pievanale, la vecchia chiesetta di San Rocco è definitivamente diventata di Sant Antonio, a Felettano abbandonata o quasi la chiesa di San Leonardo per quella della Natività.
Sono sorti e stanno sorgendo nelle ville importanti case padronali e nuovi palazzetti; il movimento di merci e persone verso Udine è notevolmente aumentato lungo le tre classiche strade : del Cormor, Tresemane e Tarcentina.
Quando si parla di strade non basta evitare l'ovvietà, ma è necessario uno sforzo per vedere che cosa, praticamente fino alla metà del 1800, si intendeva per strada. Nel nostro caso siamo abbastanza fortunati poiché la Tarcentina nel tratto Reanuzza-Loneriacco al 50% è ancora conservata.
Il Friuli vive uno dei ricorrenti periodi di instabilità sociale e istituzionale. E' aumentata la pressione fiscale da parte di Venezia. I conflitti di interessi non trovano più nella consuetudine una accettata soluzione.
Alcuni fenomeni che si espandono nel periodo sono emblematici : contrabbando e brigantaggio.
Il sale e il tabacco erano monopolio della Serenissima e dati in concessione a privati. Il Partito del Sale e il Partito del Tabacco rappresentavano fonte di cospicue entrate per il governo veneto e conseguenti pesanti oneri per la popolazione.
Fra l'altro il consumo dell'erba regina si era grandemente diffuso nel 700 e investiva largamente l'intera popolazione. Questa situazione porta allo sviluppo del contrabbando, in forme molto differenziate, dalla banda organizzata, al singolo contadino che semina a tabacco un angolino del campo, al nobile che utilizza i propri fabbricati come deposito, al prete.
Scrive Furio Bianco, studioso del fenomeno,
"Accanto alle bande organizzate operava una folla variegata di contrabbandieri, formata da quelli che le carte giudiziarie definivano mendicanti, vagabondi e girovaghi, ma anche da lavoratori agricoli, mezzadri, giornalieri, taglialegna e carbonai: contrabbandieri occasionali che coltivavano piccole quantità di tabacco nel proprio orto o che si dedicavano saltuariamente al dannatissimo traffico per integrare il bilancio familiare nei momenti di difficoltà, senza superare i limiti di una vallata e dei villaggi circumvicini.
Depositi di tabacchi furono scoperti in ospedali, in castelli e case patrizie, in canoniche e in monasteri.
Nel 1788 il nobile Antonio Valentinis e il suo gastaldo vennero sottoposti a processo, il primo fu ammonito, mentre il secondo fu condannato, per aver custodito nel castello di Tricesimo tabacco di contrabbando.
A Tricesimo operò per circa un decennio un sacerdote, certo Francesco Bertossi detto Gravit  'poderoso mercante di contrabbando' denunciavano i subappaltatori friulani, che, acquistate grosse partite in foglia a Gorizia, le faceva trasportare attraverso Caporetto e la Schiavonia veneta nel villaggio di Monteaperta nell'alta valle del Torre, dove si era fatto costruire un mulino a tre pestelli."
Parallelo e intrecciato con il contrabbando si sviluppa il brigantaggio, già da secoli endemico in molte parti delle province della Repubblica Veneta.
Le imprese di alcuni briganti divennero ben presto famose, trovando ampia risonanza nelle carte di polizia, nei resoconti dei rettori e tra gli abitanti.
Le bande potevano contare anche sul sostegno delle popolazioni locali.
Nell'area tricesimana operò una di queste famose bande. Capo il brigante Tosolino Antonio, detto Menotto.
Vedi Racconto popolare e Documenti

Il periodo austriaco
Finisce la Repubblica Veneta e passa sul Friuli l'onda delle guerre napoleoniche, che come tutte le guerre del tempo porta fra l'altro a grandi saccheggi dei pochi prodotti e averi della popolazione agricola.
L'epidemia e la carestia del 1817 ne sono l'emblematico corollario. Tanti furono i morti, letteralmente morti di fame nelle annotazioni dei registri, che si dovettero rimettere in funzione alcuni cimiteri delle ville, da decenni non più usati.
Una annotazione sui registi dei morti, fra tutte, "una fiola di 10 anni circa, di nome sconosciuto, morì di fame in una stalla, forse veniva di là del Tagliamento".
La fan dal 17 divenne proverbiale, anche questa accolta con rassegnazione e fatalismo, a volte sublimata e/o strumentalizzata da tradizionali credenze religiose.
E' emblematica la scritta che si trova sul libro dei morti di una parrocchia : "In questo anno il numero de morti ha ecceduto quello di tutti gli anni passati per giusto giudizio di Dio, perchè sono accaduti anche i peccati, avendo il Signore con una gran fame universale punito il mondo, sazio ed abbondante di disordini".

Se vogliamo vedere come era Tricesimo, dal punto di vista urbanistico-edilizio, nei primi decenni del 1800 possiamo consultare le mappe catastali napoleoniche e austriache. Vedi
Due sono le cose che più colpiscono, il modestissimo impianto stradale, cui già abbiamo fatto cenno, e le dimensioni che si possono ricavare delle case, tenendo presente che la costruzione oltre all'abitazione comprendeva quantomeno stalla e fienile. Il tutto diventa quasi incredibile se commisurato alla dimensione 'patriarcale' delle famiglie.
La prima cosa che emerge nell'esaminare i fogli di famiglia della metà dell'800 è la dimensione della famiglia, spesso superiore alle 20 unità, ma alcuni fogli superano le 40 unità presenti.
Famiglia generalmente dedita all'attività agricola, su fondi e abitazione non di proprietà, ovvero con il prodotto dei campi da dividere con il proprietario. Le figlie sposano ed escono di casa, i figli sposano e restano nella famiglia. In genere alla morte del padre, capofamiglia diventa il figlio maggiore.
Oggi ci è difficile immaginare le condizioni di vita del tempo, possiamo farci un idea provando a pensare di quali risorse poteva disporre un nucleo familiare di 20 persone che aveva in affitto o in mezzadria una ventina di campi.
O ricavare dalle mappe catastali che lo stesso nucleo per la parte abitativa aveva a disposizione uno stanzone per la cucina, due stanze e un sottotetto per dormire, con l'acqua che attingeva ad un pozzo non sempre vicino, con qualche lume a petrolio…e senza altri servizi.
Se volessimo poi avere un'idea più precisa dei beni mobili presenti in una casa ci sarà sufficiente leggere alcune delle interessantissime raccolte fatte dalla professoressa Andreina Ciceri sui beni "mobili" degli assi ereditari.
Quali beni da dividere fra gli eredi troviamo in una cucina, oggi si direbbe nel reparto giorno, nella prima metà dell'800.
"Una caldaia di rame, un secchio di rame con manico di ferro, una caza d'acqua di rame, altra stagnata, un cavedon di ferro, una catena da fuoco, un tre piedi di ferro, una cazza di ferro, una forcheta ad uso pignate, una frasora di ferro, un fresorino, un grato pane di ferro, due cortelazzi, due cortele, due pestelardo, una piccola bilancia con piato, una panara senza cassettini, un tavolino, una mezza tavola longa, una pestadora, careghe pagliate, masserizie di terra in sorte, 12 forchette di ferro e un cortello con manico d'osso, un grata-rapi, un ferale e una lucerna."
Questo l'elenco dei beni mobili della cucina da dividere per una famiglia che si spezza in due tronchi e possiamo immaginare le lunghe discussioni fra il primogenito e il fratello del defunto per stabilire a chi sarebbe toccato il ferale , a chi la lucerna.

Certo la produttività agricola era aumentata, così come erano aumentate le terre messe a cultura. Praticamente le "pustote" erano quasi scomparse. Il gelso aveva raggiunto una espansione consistente. Ma la popolazione era più numerosa di quanto la terra potesse sfamare. Incominciano a formarsi anche nell'area collinare gruppi di giornalieri, la famiglia non ha terra da coltivare e questi offrono la loro disponibilità per un qualche lavoro, quando c'è.

Con i governi napoleonici prima e austriaci poi, vengono eliminate le vicinie di villaggio. Nasce il Comune, che accorpa diverse ville, con il Consiglio Comunale, nominato dall'alto, sulla base del censo, retto dal Sindaco con la normativa francese, da tre Deputati con la normativa austriaca. Risorse e competenze sono minime, l'apparato per i comuni più piccoli è costituito dall'Agente Comunale e dal Cursore.
Gli atti ufficiali registrano diverse malattie endemiche : tubercolosi, pelagra, vaiolo. Nel 1836 e nel 1855, nell'area due consistenti epidemie di colera. E come sempre annate agricole a volte positive a volte negative per malattie o andamenti climatici, chiamati "infortuni celesti".
Per contro incominciano a prendere corpo due importanti istituti : il medico condotto e la scuola elementare pubblica e gratuita. Questi istituti sono a carico delle finanze comunali e quindi hanno gravi ostacoli da superare, ma progressivamente si consolidano.
Il medico condotto visita gratuitamente i poveri del comune, o a tariffe concordate i meno abbienti, rappresenta quindi il primo e importante presidio sanitario per la comunità.
L'imparare a leggere e a scrivere, fino agli inizi del 1800, era privilegio di pochi; le poche scuole erano in genere private e a pagamento. Un provvedimento governativo stabilisce che i Comuni istituiscano scuole gratuite e obbligatorie. Purtroppo gli oneri finanziari sono a carico delle entrate comunali, l'iniziativa ha notevoli difficoltà a consolidarsi.
In particolare nelle comunità rurali ci sono due fenomeni : in certe periodi dell'anno i bambini non si presentano, i lavori agricoli impongono la loro presenza nei campi; le scuole elementari per le bambine spesso non vengono attivate.
E' emblematica una documentazione del Comune di Pagnacco del 1863, in risposta ad una sollecitazione dell'autorità distrettuale.
"Se saggia e vantaggiosa trova essere al bene morale sociale l'educazione femminile, la trova d'altronde di difficile applicazione in questo Comune, attesochè trattandosi di mandare alla scuola fanciulle dai 6 ai 12 anni, queste non sarebbero da mandarsi senza accompagnamento, sparse essendo le case componenti la Comune. Inoltre si ritiene che come già avviene per i bambini, tanto più per le femmine sarebbe probabile una frequenza iniziale della scuola nel primo semestre e un suo abbandono nel periodo successivo; e infine si ricorda che l'eventuale onorario per il maestro non potrebbe essere che a carico dello Stato, privo come è il Comune di ogni mezzo per sopperire la spesa".
Il governo centrale opera anche consistenti investimenti nel campo delle comunicazioni, in particolare viene realizzata la nuova grande strada, con nuovo tracciato, che da Udine porta a Carnia prima, a Pontebba poi. La vecchia tresemane pian piano sparisce, da Tricesimo si va a Udine percorrendo un impressionante rettilineo di 10 Km "el stradon".

1866 : Regno d'Italia
Anche la provincia di Udine è Regno d'Italia.(Vedi)
Il nobile Giovanni de'Pilosio aveva sfilato per Tricesimo alla testa di un gruppo di Ussari del Piacenza Cavalleria. Qualche mese dopo la banda musicale di Tricesimo, diretta da Checo Vicjene, aveva suonato a Udine, durante la visita del nuovo Re.
Proclami, bandiere, speranze, feste in piazza. Mettere assieme un povero pranzo ad una ancor più misera cena restava un difficile problema.
Perdurava ancora la crisi della produzione del baco da seta, dovuta alla pebrina, i piccoli filatoi chiudono, i fornelli familiari spariscono.
Come sempre il raccolto dei campi è alterno.
Il nuovo governo ci mette del suo, in particolare con l'aumento delle tasse fondiarie, che colpiscono anche i proprietari di modestissimi fondi e, sopratutto, con l'introduzione nel 1868 della tassa sul macinato.
Significative sono le annotazioni che troviamo negli atti anagrafici, relative alle attività delle persone. Miserabile, vagabondo, girovago, questuante, giornaliero, bracciante-miserabile, sono qualifiche frequenti. Così come decine di persone hanno la patente per l'elemosina, già il Sindaco aveva anche questa potestà.
Altre tracce delle condizioni di vita della seconda metà dell'800 possiamo trarre dalla saggistica sui furti campestri. Vedi
Fenomeno al tempo molto diffuso. La metà delle condanne delle Preture friulane riguardano tale reato e nelle varie statistiche la provincia di Udine risulta al primo posto nel nuovo Regno d'Italia.
Continua ed aumenta l'emigrazione stagionale da marzo a novembre, prevalentemente verso l'area danubiana. Muratori, fornaciai, sterratori, manovali. Uno su tre ha meno di 15 anni.
Alcuni trovano occupazione nella costruzione della nuova ferrovia che congiungerà Udine a Pontebba.
Negli anni 80 l'agricoltura ha un momento felice. Da diverse regioni, ma sopratutto dai negozianti della Toscana giunge una grande richiesta di carni di vitello, il prezzo sale stabilmente, così come l'allevamento, con la conseguente produzione di latte, vendita dei vitelli e trasformazione del latte diventano risorsa importante. Anche nella fascia collinare nascono le latterie. Fra le prime c'è quella di Tricesimo, siamo all'anno 1883. Verso la fine del 1800 due fenomeni incominciano a modificare la comunità: il sogno americano e i primi timidi segni di occupazione extra agricola.
Emigrare nel nuovo mondo e in particolare in Argentina, non solo come necessità, ma come aspirazione ad una vita migliore. Il tutto è testimoniato dalla partenza, quasi sempre senza ritorno, di numerose famiglie verso l'Argentina e dall'apparire di nuovi nomi : Americo, Argentina, Arrigo.
All'inizio del 1900 e ancor più dopo la prima guerra mondiale un'altra forte spinta migratoria verso la Francia, con o senza ritorno. Molti tricesimani sono diventati cittadini argentini e francesi.
Oggi le famiglie di Tosolini in Argentina superano il centinaio, mentre in Francia si avvicinano alle 200.
Per il resto i movimenti migratori sono diretti verso i centri del Nord e negli anni '20 verso le bonifiche romane.
Verso la fine dell'800 e l'inizio del '900 nelle schede anagrafiche incominciano a diventare meno rare le attività extra agricole, dato economico che induce un nuovo fenomeno sociologico. Infatti il trovare un lavoro quasi sempre è accompagnato dal costituirsi in famiglia propria. E' l'avvio della fine della famiglia patriarcale legata al mondo agricolo.
A Tricesimo viene costruita la nuova scuola; la condotta medica è ormai un servizio consolidato. Ai casi più pietosi presta aiuto il nuovo istituto della Congregazione di Carità. Vengono costruite diverse ville e il Teatro Angeli.
Dal 1896 il Sindaco viene eletto dal Consiglio, mentre il diritto al voto si estende, fino a diventare quasi universale, per i soli maschi, nel 1913.
Nel 1915 si inagura la tranvia che collega Tricesimo a Udine. Poche settimane dopo la guerra.

Epilogo
Vita per la larga maggioranza miserrima dunque, fino all'altro ieri.
Un brigante, qualche reo di furto campestre, qualche personaggio illustre, più o meno noto, e poi come per tutte le comunità un ventaglio di uomini e donne che copre quasi l'intero spettro della natura e del divenire dell'uomo.
E Castelpagano ?
Nel 1773, del castro non esistono più neanche le fondamenta, Antonio de' Pilosio acquista il Feudo e la Signoria di Castelpagano. I nobili de Pilosio diventano Conti Paladini. Nel 1931 con la morte della Contessa Maddalena la famiglia si estingue. Il testamento prevede un grande lascito alla comunità tricesimana per la realizzazione di una casa di riposo per anziani.





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