Nella prima metà degli anni Ottanta, il notariato di tipo
latino (1) pareva destinato ad una rapida soccombenza nei confronti del
modello anglosassone. L'egemonia economica statunitense già da tempo
sembrava in grado di imporre nel mondo i propri modelli giuridici nei quali,
come s'è ricordato (2), non v'è posto per il notaro come
noi lo conosciamo; in quegli anni l'avvento al potere dei profeti della
deregulation, Margaret Thatcher nel Regno Unito e, poco più
tardi, Ronald Reagan negli USA, aveva se possibile accentuato questo stato
di cose.
Trascorso un quindicennio, il panorama appare totalmente rivoluzionato.
Il notariato di tipo latino ha decisamente preso il sopravvento, e le adesioni
all'Unione Internazionale del Notariato Latino (3) si sono rapidamente
trasformate in un'inattesa valanga. I notariati membri al giugno 1997 hanno
raggiunto il numero di 67 (4); alle tradizionali roccheforti d'Europa e
Sudamerica si è aggiunta una buona diffusione in Asia ed Africa;
della peculiare vicenda statunitense s'è già detto (5). Quest'inversione
di tendenza deve attribuirsi essenzialmente a due fattori.
In primo luogo, l'annus mirabilis 1989. I Paesi dell'Est europeo,
recuperata la piena indipendenza, si sono affrettati a reintrodurre nei
propri ordinamenti il notariato, che già possedevano prima dell'ultimo
conflitto mondiale. Cospiravano in tal senso sia il naturale desiderio
di recuperare le tradizioni nazionali spazzate via dalla sovietizzazione
forzata, sia la scelta di dotarsi di strutture giuridiche omogenee a quelle
dei più immediati referenti occidentali, a cominciare naturalmente
dalla ricca e potente Germania. Un notariato di tipo latino è oggi
operante nella stessa Russia.
In secondo luogo, il modello anglosassone è stato oggetto
di una seria rimeditazione proprio sotto il profilo squisitamente economico.
Sistemi in cui documenti fondamentali per la dinamica giuridica sono sottoposti
a scarsi o nulli controlli preventivi soffrono necessariamente di un più
elevato grado di conflittualità; i maggiori costi che globalmente
ne discendono per la collettività superano, come diversi studi indipendenti
hanno confermato, quelli derivanti dall'obbligatorio ricorso al notaro
di tipo latino. Tale constatazione si salda, in un'ottica più ampia,
con il dibattito in corso negli USA intorno allo spaventoso livello che
la spesa complessiva per le attività contenziose ha raggiunto in
quel Paese (6).
Non stupisce quindi che anche nelle realtà emergenti del
Pacific Rim si guardi con favore all'istituzione di un notariato di tipo
latino. Nella primavera 1997 è entrata a far parte del club l'Indonesia,
forte dei suoi 200 milioni di abitanti (e 1850 notai); ma la leadership
dell'Unione Internazionale del Notariato Latino già guarda con fiducia
all'obiettivo più importante, e forse decisivo per la definitiva
penetrazione in Estremo Oriente: la Cina.
(2) Retro, § 2.
(3) Informazioni sull'attività dell'UINL possono essere attinte presso il sito Internet http://www.onpi.org.ar
(4) Albania, Argentina, Austria, Belgio, Benin, Bolivia, Brasile, Burkina Faso, Camerun, Canada, Centrafrica, Cile, Colombia, Congo, Costa d'Avorio, Costarica, Croazia, Cuba, Ecuador, Estonia, Francia, Gabon, Germania, Giappone, Grecia, Guatemala, Guinea, Haiti, Honduras, Indonesia, Italia, Lettonia, Lituania, Louisiana, Lussemburgo, Mali, Malta, Marocco, Messico, Monaco, Nicaragua, Niger, Panama, Paraguay, Paesi Bassi, Peru, Polonia, Portogallo, Portorico, Repubblica Ceca, Repubblica di San Marino, Repubblica Dominicana, Romania, Russia, Salvador, Senegal, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Sudafrica, Svizzera, Togo, Turchia, Ungheria, Uruguay, Vaticano e Venezuela. I contatti in corso all’epoca della stesura di queste righe sono molteplici: tra questi Georgia, Ucraina ed Uzbekistan.
(5) Retro, § 2.
(6) Cui si cerca di por rimedio, tra l’altro, con le tecniche
sostitutive sia del processo che dell'arbitrato note come ADR (Alternative
Dispute Resolution), su cui vedasi Peter Schlosser, Alternative Dispute
Resolution (uno stimolo alla riforma per l'Europa?), in Rivista di Diritto
Processuale, 1989, p. 1005. Sulla diffusione dell'ADR nel Regno Unito vedasi
Frances Gibb, Is it the end of the affair?, in The Times, July 1 1997 (anche
in edizione Internet al sito http://www.the-times.co.uk).