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Intervista: Jesse Gress
a cura di Marco Machera

 

Jesse Gress è un eccellente chitarrista americano, che da anni collabora con il geniale Todd Rundgren e, non da meno, con il grande bassista Tony Levin. Oltre ad essere un "touring musician" dalla fama consolidata, Jesse è anche un trascrittore e insegnante di tutto rispetto: il suo curriculum ingloba nomi altisonanti come Pink Floyd, Eric Clapton, Beatles, Stevie Ray Vaughan e chi più ne ha più ne metta. Ha inoltre scritto diversi metodi per chitarra elettrica e cura regolarmente rubriche su varie testate musicali statunitensi. Ho avuto l'opportunità di intervistarlo telefonicamente, e si è rivelato molto simpatico e disponibile sin dalle prime battute.

Pronto? Parlo con Mr.Gress?

Si! (detto in italiano, nda)

Hey Jesse! Come va?

Tutto bene grazie. Penso che ci sarà una tempesta qui, tra poco!

Davvero? Anche qui il clima non scherza... c'è un freddo... è raro qui in Italia!

Immagino! Ho appena avuto la conferma che suoneremo di nuovo a Roma con la Tony Levin Band. Precisamente il 28 Aprile.

Fantastico! Ti ho visto per la prima volta dal vivo l'anno scorso con Tony Levin, a Roma.

Ah! Mi ricordo quel concerto. Come si chiama il locale? Beer... stazione? (di nuovo in italiano!, nda)

Esatto! Stazione Birra!

E' la prima data confermata del nuovo tour.

Non mancherò! Cominciamo con l'intervista?

Certo!

Mi sono documentato sul tuo conto. Ho letto che sei un trascrittore importante da quelle parti...

Mmm si, lavoro molto in quell'area. Sono entrato a far parte di quel "giro" qualche tempo fa... negli anni '80...

Da molto quindi!

Si! (ride). Ma non penso mai agli anni '80 come fossero un periodo così lontano...

Già, è un decennio recente dopotutto...

A me sembra siano passati solo due anni o giù di li, ahahah!

L'importante è divertirsi.

Beh si, la maggior parte del tempo è un lavoro divertente, senza dubbio. A volte c'è veramente tanto da fare... ti ritrovi con questi pentagrammi vuoti... a tirare giù dischi epocali come il "White Album" dei Beatles... puoi arrivare a passarci anche due mesi sopra! Quello della trascrizione è un lavoro "isolato". Scrivi qualche linea di chitarra e improvvisamente pensi "Wow, è un gran pezzo. Voglio suonarlo con la band, ORA!", ahahaha!

Cosa possiamo trovare nei tuoi metodi per chitarra?

Ho sempre fatto due diversi tipi di guitar books... le trascrizioni, come dicevo prima, i famosi "songbook", di artisti come Beatles, Pink Floyd... cercando di riprodurre tutte le linee il più fedelmente possibile... in modo che la gente abbia un'idea precisa di quello che succede sul disco. Poi ho prodotto metodi veri e propri, uno si chiama "Guitar Cookbook"... una sorta di enciclopedia della chitarra. I tre elementi fondamentali della musica secondo me sono ritmo, melodia e armonia. I miei metodi approfondiscono questi concetti, soffermandosi anche sulla tecnica... ho cercato di sviluppare alcune idee riguardanti l'improvvisazione... ho prodotto metodi basati anche sui cosiddetti "licks"...

Personalmente odio i licks! ahahah!

Si? Ho scritto un libro chiamato "Guitar Licks Factory", credo lo odierai! (risate). Ma alla fin fine un "lick" è semplicemente una "frase"... ognuno è libero di interpretarla come vuole... può risuonarla identica o aggiungerci qualcosa. L'area che senza dubbio trovo più costruttiva e importante è quella riguardante l'armonia... credo che negli ultimi tempi siano stati fatti passi da gigante in termini di tecnica, in fatto di velocità e pulizia d'esecuzione... ma l'armonia è sinceramente il fattore al quale molti chitarristi dovrebbero prestare più attenzione.

Sono totalmente d'accordo. Come ci si sente a pensare che molti giovani chitarristi usino le tue trascrizioni per imparare le canzoni che hanno fatto la storia del rock?

Beh... anche io le ho imparate così! (risate). Sebbene a quei tempi imparavo le canzoni in quella maniera... credo sia più utile "convincersi" a suonare in un certo modo... sviluppare delle idee, un sistema, un senso di organizzazione. Certo, è molto utile, comodo trovare tutto questo materiale trascritto, ma molto probabilmente, se compri tre differenti songbooks di uno stesso album, troverai tre trascrizioni totalmente diverse! La base del concetto di trascrizione è che il modo corretto in tutto e per tutto di suonare un pezzo lo conosce solo l'autore, il trascrittore può solo cercare di avvicinarsi il più possibile a quella versione. Può darsi che una linea venga suonata sulla corda del Sol, o su quella del Re, o magari su una corda a vuoto. Tempo fa mi è capitato di curare una rubrica su "Guitar Magazine" riguardante i Top Ten Licks... a te piacciono i licks vero? (risate)

Adoro i licks, ahahah!

Ho curato una rubrica, credo sei mesi fa, dedicata ai Top Ten Licks di Keith Richards. Ho trascritto la linea della canzone "The Last Time" dei Rolling Stones (canticchia il motivetto, nda), scrivendo che Richards suonava quel pezzo. Un lettore mi ha scritto la settimana dopo dicendo che in realtà quel lick era di Brian Jones. Ho frugato un pò dappertutto e alla fine ho trovato un file mpeg, di un filmato risalente al 1966 in cui gli Stones suonavano "The Last Time" dal vivo... e indovina un pò chi suonava quel lick in particolare?

Brian Jones!

(ride) Si, proprio lui. E lo suonava in un modo del tutto differente da come io pensavo andasse suonato.

Non sei mai sicuro al 100%...

Esatto, non puoi esserne mai sicuro finchè non lo vedi direttamente... i video sono una risorsa molto importante per fare delle trascrizioni! Ad ogni modo, ho corretto la rubrica la settimana seguente!

Quel lettore ne sarà andato fiero, probabilmente.

Ahahahah si... non si finisce mai di imparare.

Come sei entrato a far parte della band di Todd Rundgren?

Oh... beh, sono sempre stato un suo grande fan. Ho seguito la sua carriera solista sin dagli esordi. In realtà non avrei mai pensato di diventare il chitarrista della sua band... anche perchè lui stesso è un chitarrista! (ride). Non ha quasi mai avuto altri chitarristi con sè. Comunque, c'è stato un periodo in cui ho vissuto a San Francisco, e il mio vicino di casa era un buon amico di Todd. Mi presentò Lyle Workman, che suonò la chitarra con Todd per qualche tempo, e iniziammo a frequentarci. Per fartela breve, dissi esplicitamente a Lyle, la prima volta che ci incontrammo, di chiamarmi immediatamente nel caso non avesse avuto intenzione di seguire Todd in tour! E che Dio lo benedica, l'ha fatto per davvero. La fortuna più grande in tutto questo è che in quel periodo incontrai colei che ora è diventata mia moglie. Comunque, quest'anno suonerò anche con i New Cars... la reunion dei vecchi Cars... Todd dovrebbe far parte della band anche questa volta.

E Tony Levin? Come l'hai incontrato?

Tony vive a Woodstock e, ovviamente, qui è una vera e propria leggenda vivente (anche Jesse vive a Woodstock, nda). Il primo disco che ha fatto con i King Crimson...

Discipline?

Si... quel disco è veramente una pietra miliare che resiste al passare del tempo. E' uno di quegli album che quasi ti sembra "assurdo" la prima volta che lo ascolti. Lo metti su e pensi "cosa diavolo è? E' veramente troppo, tutto in una sola volta!" Geniale. E' una di quelle emozioni che provi raramente nella tua vita mentre ascolti un disco. Mi è successo con il primo album di Jeff Beck... con il primo album della Mahavishnu Orchestra... anche con il primo album solista di Steve Vai, "Flexible". E' un qualcosa a cui veramente non sei abituato la prima volta che lo ascolti. E' tutto un altro mondo. Quando "Discipline" uscì nell'81, andavano molto di moda la disco e il "corporate rock"... quell'album rappresentò quasi una ventata d'aria fresca... comunque, per tornare alla tua domanda, quando mi trasferii a Woodstock nel 1991, ho cominciato di nuovo a pensare: "mmm Tony Levin vive qui... Jerry Marotta anche... quanto mi piacerebbe avere una band con Tony e Jerry!" Li ho incontrati tramite amici comuni. Un ruolo fondamentale lo ha avuto il cantante Joe Beesmer, che ha una "bar band" qui a Woodstock chiamata Uncle Funk... suoniamo concerti nella zona da quasi venti anni ormai...

Uncle Funk... ho letto quel nome diverse volte su internet. E' una jam band o qualcosa di simile?

Si, più o meno... un gruppo R&B, Blues... non propriamente una jam band. Gli Uncle Funk non hanno mai avuto una sezione ritmica fissa... diversi bassisti e batteristi si alternano nel gruppo di tanto in tanto. Io suono con loro quasi sempre, e dopo quasi sei anni di militanza negli Uncle Funk, una sera sono finalmente riuscito a suonare con Tony. Da li siamo diventati buoni amici, poi un giorno mi ha chiamato chiedendomi se avessi voluto far parte della sua band, per portare in tour il suo disco solista "Waters Of Eden".

Il nuovo album della Tony Levin Band è pronto?

Uscirà il 4 Aprile, si intitola "Resonator".

Grandioso. Pete Levin (tastierista, fratello di Tony) ha suonato sull'album?

Si, Pete è un membro effettivo della band ora.

Ti è piaciuto suonare in Italia l'anno scorso?

Oh, moltissimo. Certo, è stato tutto molto veloce e frenetico... quattro date in quattro giorni...

Niente days off?

No, niente days off. A dire il vero, il primo giorno in cui siamo arrivati in Italia è stato un day off. Eravamo a Napoli... ho mangiato la migliore pizza di tutta la mia vita! Continuo a sognare quella pizza... non vedo l'ora di mangiarla di nuovo! (risate). Comunque, in quei quattro giorni tutto è stato magnifico. Persone stupende, grandi concerti... anche i posti in cui abbiamo suonato erano molto belli. I promoter erano persone squisite. Dovevamo sempre alzarci presto per arrivare all'ora di pranzo nella città successiva, perchè i promoter preparavano questi enormi pranzi per noi (risate).

Quali sono i tuoi progetti nell'immediato futuro?

Al momento sto completando il mio quinto metodo per chitarra... molto simile a quello che ho dedicato ai maestri della chitarra Blues/Rock, cioè Clapton, Beck e Page, qualche anno fa. Questo nuovo metodo è incentrato sulle figure di Johnny Winter, Billie Gavin e Stevie Ray Vaughan, ma includerò anche altri sette chitarristi del genere... sto finendo questo progetto, poi svolgerò delle trascrizioni per "Line 6" e "Guitar Player"... ovviamente mi sto preparando anche per il prossimo tour con Tony Levin. Ultimamente sto suonando molto con Jim Weider. Ha messo su questo interessante gruppo strumentale, chiamato "Project Percolator"...

Ho letto di questa band sul sito di Tony...

Si, anche Tony è nel gruppo. Sto suonando molto con lui, ultimamente! (risate) Ci dividiamo un sacco di band qui a Woodstock, ahahah! Quello di Jim Weider è materiale molto interessante, soprattutto da suonare dal vivo. Del progetto fa parte anche un giovane bassista di 21 anni, Daniel Grimsland... attualmente Tony è il suo "sostituto"...

Cosa preferisci del tuo lavoro? Suonare dal vivo, insegnare, scrivere libri, registrare dischi...?

Suonare dal vivo! E' l'unico momento in cui posso esercitarmi di questi tempi (risate). Sei continuamente in giro, sei circondato da Marshall e da cavi la maggior parte del tempo (risate). Mi viene da pensare a Tony, che oltre ad essere un musicista incredibile, è veramente un uomo eccezionale... praticamente è una macchina, non si ferma mai: finisce un tour con Peter Gabriel e il giorno dopo è su un tourbus per suonare con i California Guitar Trio... poi prende un aereo, atterra, si mette alla guida di un altro tourbus e intanto canta qualcosa... aahahah.. fenomenale...

Già! ahahaha! E magari allo stesso tempo registra una session per qualche altro artista...

Oh si! (ride). Io non faccio molte session. Non sono il tipo da studio di registrazione, il tipico "session man". Sono molto occupato con le trascrizioni e tutto il resto... e poi colleziono dischi, ahahah. Ho molti cd e dischi import. La prossima volta che vengo in Italia voglio cercare un negozio per collezionisti!

Ne troverai molti a Roma...

Ne sono certo. Magari trovo qualche rarità di Jeff Beck... se proprio dovessi scegliere un chitarrista preferito tra tanti, anche se odio farlo, soprattutto dopo essermi occupato di così tanti musicisti e stili musicali, sceglierei Jeff Beck. Ogni suo concerto è diverso dagli altri. E' impressionante.

Già, non ho mai sentito delle versioni dal vivo di "The Pump" o "Led Boots" simili tra loro...

Si, ma è così per ogni sua canzone. Jeff fa della buona musica... secondo me c'è buona musica e brutta musica.

La penso allo stesso modo!

Certo, mi piace anche della brutta musica (risate). Ognuno di noi ha un suo metro di giudizio. Quando insegnavo, cercavo di far capire ai miei allievi che è necessario mettere al top ciò che si considera veramente grandioso, insuperabile, e poi ascoltare quello che si considera del buon materiale, che comunque non rientra in quel "top". Dopo è necessario riconoscere la "brutta" musica. Ma se vuoi che quella musica ti piaccia... solo perchè effettivamente ti piace, beh non c'è niente di male. L'importante è essere consapevoli del fatto che non è poi niente di eccezionale. Bisogna fare delle distinzioni. Mi è capitato di far della brutta musica (ride). O meglio, di suonar male della bella musica. Capita che dei musicisti suonino senza rendersi conto di quanto siano pessimi. A me succedeva con la mia band liceale. Cercavamo di suonare pezzi degli Steely Dan, ma nonostante ce la mettessimo tutta, eravamo sempre scordati o fuori tonalità (risate).

Hai qualche aneddoto divertente riguardante i tour da raccontarci?

Oh, ce ne sono molti... mmm... (ci pensa un pò su, nda). Una cosa curiosa di alcuni show fatti con Todd Rundgren, nel '97, era che nello stage set era compreso un tiki bar (risate). Quindi il pubblico vedeva il palco, il bar, addirittura i tavoli... era uno " stage within a stage". Un piccolo club, un tiki bar era ricreato sul palco. Invece durante il "Liars" tour, sempre con Todd, sul palco erano installate delle gabbie luminose per i membri della band... incredibile. Ho bei ricordi di ognuno dei tour che ho fatto. Una volta i ragazzi della Tony Levin Band hanno portato sul palco una torta in occasione del mio compleanno! Non vedevano l'ora di mangiarla (risate).

Siamo arrivati all'ultima domanda... cosa puoi dirci del tuo equipment? Chitarre, effetti, amplificazione...

Beh, ultimamente nei concerti con Jim Weider si cambia spesso strumentazione a seconda dei posti dove suoniamo... impianti e casse differenti... ma generalmente io non ho mai usato uno stesso setup per tanto tempo. Nel tour con Tony Levin dispongo di un ristretto assortimento di effetti, un piccolo Fender Vibrolux, un multieffetto Korg G3 e un distorsore Line 6 che uso per due o tre canzoni. Generalmente ho due switch a terra... un overdrive box...

"Less is more", come si suol dire...

Less is more, yeah! Il mio angolo del palco è sempre piuttosto "vuoto" rispetto a quello degli altri (ride), sebbene neanche Tony usi poi così tanti effetti. Suono chitarre Fender Stratocaster... anche se ultimamente ho imbracciato spesso delle Gibson... recentemente ho acquistato una bellissima Les Paul SG del 1962, che è poi il tipo di chitarra che avevo quando ero un ragazzino... non mi sono mai perdonato il fatto di aver venduto quella chitarra allora (risate), per cui ho finalmente rimediato. Inoltre ho acquistato una Gibson Custom Shop del 1957, Les Paul Goldtop... ho usato queste chitarre in alcuni frangenti del nuovo disco della Tony Levin Band. Generalmente uso Stratocaster e Les Paul. Sempre di recente, nei concerti di Jim Weider, ho aggiunto un "Guytrone"... sono degli amplificatori stupefacenti, prodotti da Guy Hedrik. Ho anche un Electro Harmonix Delay... con Tony uso una Digitech Bass Station, su pezzi come "Sleepless" dei Crimson... a proposito, prima parlavamo di alcuni momenti del tour che ricordo con piacere... beh, suonare "Elephant Talk" con Tony è sempre grandioso...

Elephant Talk è veramente una gran canzone...

Ogni volta diventa un mio piccolo tributo a Adrian (Belew, chitarra e voce dei King Crimson, nonchè ex di Talking Heads, Frank Zappa ecc... nda). Non so se hai presente l'inizio del suo assolo su quella song... lui non lo suona mai in quel modo dal vivo. Diciamo che lo cambia sempre. Per me quell'assolo è importantissimo... erano anni in cui la chitarra stava per diventare protagonista di nuovo. Arrivò "Beat It" di Michael Jackson, con l'assolo di Eddie Van Halen... un solo folle! Ciò che chiamo "crazy guitar playing". La gente non si lamentava di questo, non era disturbata da questo "crazy guitar playing" (risate). Suonavo in una piccola cover band allora, e capitava che mi lasciassi andare ad assoli di feedback nel bel mezzo di una canzone di Ray Parker Jr (risate). La gente continuava a ballare come se niente fosse, ahahah! E' stato un momento di svolta. In quegli anni appunto uscì "Discipline" dei King Crimson, ne rimasi folgorato... suonavo l'assolo di "Elephant Talk" in mezzo alla canzone di Ray Parker Jr. E poi, molti anni dopo, mi chiama Tony Levin e mi chiede: conosci una canzone che si chiama "Elephant Talk?" (risate). E' sempre una sorta di tributo ogni volta che suono quell'assolo.

Durante il concerto a Roma dell'anno scorso l'hai suonato perfettamente, era veramente molto simile a quello della versione originale.

Faccio del mio meglio!

Jesse, io ti ringrazio molto per la tua disponibilità. E' stato un piacere intervistarti.

Il piacere è stato mio. Grazie a te! Ci vediamo a Roma il 28 Aprile.


Sito ufficiale di Jesse Gress: http://www.jessegress.com

 




 

 

 

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