Il Delfino è un'evoluzione della Farfalla; si cercò infatti di ottenere una tecnica più veloce. Inizialmente il movimento ondulatorio del bacino era molto accentuato, con un uscita alta delle braccia nella fase aerea ed un entrata energica. La bracciata subacquea prevedeva una "s" molto accentuata sia all'esterno che all'interno, con le mani che quasi si toccavano sotto la pancia. Oggi invece si cerca una minor ondulazione, braccia più rasenti all'acqua, leggera uscita di tronco e spalle e testa che esce grazie al movimento del collo. L'uscita della testa è ritardata rispetto al passato permettendo una posizione del corpo più orizzontale. La gambata risulta più energica e continua. Il movimento ad "s" molto meno accentuato (leggere angolazioni). L'uscita delle braccia avviene con gomito leggermente piegato.


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Tecnica
Posizione del corpo: I movimenti degli arti modificano l'assetto di continuo con sviluppo ondulatorio. A fine bracciata ci si tuffa in avanti; le spalle e la testa affondano e successivamente riemergono; i fianchi si sollevano o abbassano a seconda della fase di spinta delle gambe o il loro andare verso la superficie.
Non bisogna ondulare troppo (i fianchi sono molto prossimi alla superficie) e i piedi non devono uscire fuori dall'acqua.
Bracciata: Movimenti simultanei e simmetrici. Si divide in 3 fasi: presa, spinta e recupero. Il movimento assomiglia ad una serratura. Le mani entrano davanti alle spalle, con un inclinazione di 45 gradi, con palmi in fuori e pollice che entra per primo. Le braccia sono dritte. Segue una piccola pausa per scivolare nell'acqua.
La presa inizia dopo l'entrata delle mani in acqua. Il movimento è circolare, con gomiti alti per far spingere anche gli avambracci, e parte dalle dita. La spinta va verso l'esterno ed il basso. La presa continua con le mani che spingono verso l'interno, con gomiti ad angolo retto e fissi (le braccia sono al livello delle spalle). La maggior spinta si ha quando le braccia sono perpendicolari al corpo e vicine alla linea mediana.
La spinta inizia con le mani sotto lo stomaco (non si toccano mai). Gli indici sono fra loro diagonali.
I fianchi si abbassano, le mani spingono indietro fino alla massima distensione, con le mani alla fine in linea con le gambe. E' il mignolo ad uscire per primo.
Nel recupero si effettua un semicerchio con le braccia, per portarle alla massima estensione davanti alla testa. Il movimento è facilitato dalla rotazione delle spalle.
Il mignolo è in alto per impedire che i gomiti tocchino l'acqua. Gli arti devono essere rilassati e distesi (se fossero troppo piegati, per evitare il contatto con l'acqua, si forzerebbe troppo l'articolazione e si alzerebbero troppo le spalle, con conseguente aumento della resistenza frontale). Il movimento aereo è quindi particolarmente veloce, anche perchè manca qualsiasi effetto propulsivo.
E' possibile trovare delle analogie con la bracciata a Crawl, ma quest'ultima presenta comunque differenze. Essa è infatti più redditizia, nonostante il movimento di un braccio alla volta, grazie al rollio, che dà la possibilità anche di distendere il braccio più in avanti, potendo spostare più acqua. Inoltre l'intervento muscolare è più comodo ed efficace. Nel Delfino ci si allontana dalla linea mediana, sfiorandola solamente, senza mai superarla (cosa che avviene nel Crawl, grazie al rollio).
Respirazione: Frontale, alzando il capo e le spalle di quel tanto che basta per la fuoriuscita delle bocca (il mento è in acqua). La testa segue la sorte delle braccia, alzandosi e tuffandosi con esse. Inizialmente si anticipa, ma imparata, si preferisce ritardarla per ridurre la resistenza frontale (la respirazione è ancora in atto quando le braccia passano all'altezza delle spalle). La tecnica corretta prevede che il capo inizi a muoversi dopo che le braccia hanno superato la metà del percorso subacqueo e non prima. Si respira ogni volta o ogni 2, anche se si perde in aerodinamica. Converrebbe ridurre gli atti respiratori, ma il consumo di energia dello stile, difficilmente lo permette.
Esiste anche la respirazione laterale. Gli eventuali vantaggi sono ancora da provare.
Gambata: Viene effettuata nel momento in cui si riduce la velocità: nel momento finale del recupero delle braccia ed al momento della respirazione. La frustata verso il basso comporta un sollevamento del bacino, accentuato nel primo colpo, anche dall'entrata delle braccia in acqua; i fianchi, poi, affondano quando le gambe sono portate in superficie. Si effettuano due gambate per respirazione: la prima sull'entrata in acqua delle braccia e la seconda quando il capo si solleva (termina un attimo prima dell'uscita delle braccia). La prima ha effetto propulsivo ed è infatti effettuata, nel momento meno propulsivo. La seconda, nel momento di maggior freno, evita un eccessivo affondamento dei fianchi; diventa molto importante (è la più potente delle due). Si può effettuare anche una sola gambata, all'inizio della bracciata, ma è possibile solo per coloro che hanno uno scarso affondamento dei fianchi. Il movimento parte quindi dalle cosce che iniziano a scendere piegando le ginocchia e portando i piedi verso la superficie con i talloni comunque in acqua; quando le gambe sono piegate a circa 90-120° parte la frustata dei piedi verso il basso (i fianchi si sollevano). Iniziano poi a risalire le cosce prima dei piedi, che continuano a spingere verso il fondo finchè la gamba non è dritta (le gambe si ritrovano dritte anche grazie alla risalita delle cosce). La risalita delle gambe è più lenta del colpo verso il basso.
Il Delfino risulta, comunque, più lento del Crawl, in quanto mancano movimenti alternati. Vi sono momenti di più alta accelerazione (per l'uso di entrambe le gambe), ma momenti di più alta decelerazione (nella fase aerea per la mancanza di spinte e nel tuffo in avanti, che è piuttosto frenante). Tali sbalzi di velocità incrementano il consumo energetico, a favore del Crawl.

Progressione didattica dopo l'ambientamento e le prime propulsioni:
1) Muovere le gambe. Con o senza tavoletta, con le braccia ferme in varie posizioni. A pancia in giù, su, sul fianco o sott'acqua (la posizione più idrodinamica è quella con entrambe le braccia distese ai lati della testa). Inizialmente senza e poi con respirazione (in tal caso la gambata è successiva all'immersione della testa). Da soli o a coppie. Fare attenzione a: non tenere le gambe troppo dritte o piegate, eseguire il movimento ondulatorio del corpo. Le gambe calciano verso il basso e non si raccolgono come nella Rana.
2) Muovere le braccia inizialmente senza respirazione. Le gambe ferme oppure si possono muovere a Crawl (senza pause nella gambata). Un braccio alla volta (facendo qualche bracciata a Crawl) poi insieme. Il "Delfinetto": spingersi ogni volta dal fondo e fare la bracciata con respirazione con successiva immersione. Far attenzione a: far scendere bene la testa e a non piegare le braccia che vanno portate bene in linea con le spalle. Il bacino sale all'entrata delle braccia. La velocità delle braccia deve aumentare nella fase subacquea e diminuire nella fase di recupero.
3) Fare la nuotata completa. Far attenzione alla doppia gambata.
4) Perfezionare i movimenti. Provare le remate (vedi "Altre nuotate").