La piscina a differenza del grembo materno è molto più grande, ci sono altri bambini, c'è luce , rumore, bisogna camminare e può far freddo. A causa di quest'ultimo problema il corpo reagisce, al fine di creare calore, facendo movimenti rigidi, lenti ed impacciati e si riduce la sensibilità dei recettori cutanei. Sintomi di tensione sono: costole in evidenza, pancia retratta, mento alto e bocca chiusa. Ne segue angoscia e respirazione difficoltosa. Infatti quest'ultima risulta forzata a causa della pressione omogenea creata dall'acqua sulla cassa toracica (da 5 a 8 Kg in posizione supina, densità dell'acqua 800 volte più grande dell'aria). La respirazione esterna è involontaria mentre nell'acqua è voluta ed effettuata in momenti precisi, con fase attiva più lenta (l'azione e la riflessione sono più difficili se l'emozione è troppo alta o bassa). Inoltre in acqua la respirazione non viene effettuata con il naso ma con la bocca. Si trova quindi di fronte ad un ambiente sconosciuto; sono inoltre sconosciute le possibilità operative del proprio corpo in acqua.
Diventano molto importanti esercizi specifici fatti al di fuori dell'acqua.
Gli atteggiamenti nei confronti dell'acqua dipendono inoltre da: 1) traumi passati 2) aspettative deluse 3) condizionamenti esterni (a causa di genitori ansiosi, racconti, storie, film, eredità) 4) incapacità di fare ciò che è chiesto, con conseguente sfiducia in se o nell'istruttore 5) posizione instabile 6) avanzamento difficoltoso.
Quindi la sensazione provata all'arrivo in piscina può essere di panico o sicurezza (nel caso in cui abbia già precedenti esperienze). Può essere utile far visionare l'ambiente piscina, per renderlo più familiare. Spiegazioni razionali hanno spesso poco successo: la paura va superata creando nel bambino la voglia di entrare in acqua e il miglior modo è quello del gioco. Non va comunque forzato: coinvolgerlo gradualmente nell'attività del gruppo fino ad interessarlo al gioco. Mettendo poi in evidenza i successi e i progressi ottenuti, si crea un ulteriore aumento della fiducia e della sicurezza. Diventa fondamentale la comunicazione verbale e non verbale (voce, viso, posizione, mani, baci ecc...). Bisogna cercare le risposte del bambino alle nostre affermazioni. Il pianto può avere vari significati: non mi fido, ho bisogno di tempo, non mi vuoi bene ecc...Rinviare, quindi, il messaggio tenendo presente la risposta avuta.
Le esperienze acquatiche diventano utili anche per il mondo esterno: da quì l'importanza di svilupparle nel modo corretto.
La prima fonte di socializzazione è l'attaccamento fisico per i propri genitori: se solo, si sente rifiutato, nell'ignoto. Se è il bambino ad allontanarsi, vuol dire che è sicuro di ritrovarli.
La seconda fonte di socializzazione è l'istruttore con l'allievo.
Per i bambini è meglio usare toni dolci, favolistici e giocattoli; con gli adulti che hanno paura, bisogna sottolineare i benefici estetici e per la salute. Per entrambi dimostrare sicurezza, allegria, assegnando le giuste progressioni dal più facile, al più difficile (permettono un aumento della motivazione) per non creare traumi, non esagerando con i rimproveri ma evitando di essere troppo leziosi.
Infine vi sono i rapporti fra i vari bambini: a volte visti come competitori per l'amore materno. Bisogna che si sentino tutti uguali (importante il fatto di cantare insieme). Fare attenzione al formarsi di leader. Per un bambino sono importanti le reazioni degli altri bambini. L'appartenenza ad un gruppo motiva e fa vedere come propri, sia gli obiettivi del gruppo, sia i successi degli altri.