Uomini illustri

- Alberti Mariano, un suo opuscolo pubblicato nel 1831 reca il titolo “Plauso della città di Orte, per il    ripristino della pace nello Stato Pontificio”.

- Caccia Matteo, medico celeberrimo, che alla sua morte avvenuta in Roma nel 1644 lasciò una somma ingente per restaurare la chiesa di S. Maria dietro l’ospedale di S. Giacomo al quale lasciò ancora ottantamila scudi.

- Caccia Plinio, illustre cavaliere dell’ordine equestre, parente del sopra detto Matteo, autore di alcuni Ritmi Italiani Stampati in Fermo coi tipi di Sartorio del monte l’anno 1603.

-  Camilli Alessandro , libro “Spigolature di storia ortana” 1962; "Memorie francescane in Orte" 1927.

- Cecchini P. Domenico (ordine dei minori osservanti) e P. Filippo (Agostiniano) furono eletti Provinciali del loro Ordine.

 - Criccolini Giovanni e Grifoni Svetonio, ambedue insigni dottori e giureconsulti, eletti successivamente Podestà di Tuscania nella seconda metà del secolo XVI°.

- Deci Filippo, volgarizzò nel 1596 gli “Elogi militari” di Giulio Roscio.

- Decio Lelio Ubaldo, dottore insigne dell’una e l’altra legge.

- Fei Giulio, ortano, avvocato concistoriale, nella qual carica ebbe per successore suo figlio Lorenzo creato poi Vescovo di Gironda in Calabria nel 1630.

- Feo Simone, fisico, medico e uomo di lettere, visse ad Orte negli anni che vanno dalla fine del XV°     secolo ai primi decenni del XVI sec. Originaria della Toscana, la sua famiglia si trasferì ad Orte, dove svolse un ruolo importante nella vita della città, dando ad essa uomini di legge, di chiesa e di cultura. Simon Feo oltre a praticare la sua attività di fisico e di medico fu anche un uomo di lettere e si dilettò di poesia.

Due manoscritti ci hanno tramandato, una sua elegia dedicata ad un amico non identificato “Ad Amicus”. L’Elegia scritta in lingua latina, presumibilmente negli anni tra il 1506 e il 1525, si articola in 214 versi e pur collocandosi nella tradizione medievale e soprattutto umanistica di questo genere letterario. Ricalca anche i temi teneri e soavi dei classici latini, Catullo, Tibullo, Ovidio e Properzio, nel descrivere soprattutto i luoghie l’ambiente naturale in cui l’autore visse.

    L’Elegia, che è inedita, pur avendo formato oggetto di citazioni di numerosi autori e studiosi, soprattutto Ortani, non è stata mai esaminata e studiata sistematicamente, compito questo cui noi ci accingiamo, ritenendo l’opera meritevole e degna di un maggior approfondimento.

    Non si hanno tracce del manoscritto originale, né esistono riferimenti a riguardo. Il poemetto appare per la prima volta integralmente trascritto nella “fabrica Orfana” di Don Lando Leoncini.

    ( Da libro “Ad Amicum” di Luigi Fraticelli 1991)

-  Giusto Fontanini, scrittore friulano (1666-1736), nominato nel 1724 da Benedetto XIII° Vescovo di Ancira. Su incarico del cardinale Nuzzi scrisse “De antiquitatibus Hortæ” sulle antichità di Orte.

L’opera è divisa in tre libri. Nel primo (nove capitoli) si discutono con ampiezza di particolari e con metodo che, in rapporto a quei tempi, possiamo definire critico, le origini della città, il periodo etrusco e il periodo romano, i diversi nomi di Orte e la navigazione sul Tevere. Nel secondo (sette capitoli) si discute lungamente su Proba Falconia e sul suo Centone virgiliano ricordato anche da san Gerolamo; su San Cassiano di Arles, primo leggendario Vescovo di Orte,; sulle origini cristiane della nostra città e, infine, sulla serir dei Vescovi di Orte, arricchita di notizie storiche del periodo di tempo in cui ciascuno esercitò il proprio servizio, da Cassiano fino al Vescovo Blasi, eletto nel 1704. Segue una ricchissima appendice di ben 59 documenti della massima importanza, sulla base dei quali è possibile chiarire aspetti e momenti particolari della vita religiosa e civile di Orte. L’opera fu pubblicata nel 1708 e ristampata in una seconda edizione in folio a Leida in Olanda nel 1716, inserita in una collana di storie locali dall’editore Graevius.

La terza edizione, curata direttamente dall’autore, fu pubblicata nel 1723 a Roma, per i tipi di Rocco Bernabò, arricchita di un’appendice in cui viene brevemente esposta la vita del Cardinale Nuzzi. Nell’appendice sono riportati il discorso indirizzato da Giulio Roscio a Sisto V° per sostenere la convenienza di ricostruire a Orte il ponte sul Tevere; 12 eleganti epigrammi latini in onore del Papa; alcune aggiunte agli atti di San Cassiano, una lettera di Alessandro IV° alle monache di San Giorgio e, infine, il progetto di bonifica delle Paludi Pontine preparato dal card. Nuzzi.

Giusto Fontanini, che era un letterato molto aperto ai problemi del suo tempo (si ricorda di lui, tra l’altro, un’opera di estetica letteraria) era venuto spesso ad Orte insieme con il Cardinale.

Per potersi ulteriormente documentare era ritornato nel novembre 1714, ospite di Innocenzo Nuzzi, nipote del Cardinale, insieme con alcuni amici, tra i quali quel Prospero Lambertini, che sarebbe stato eletto in seguito Arcivescovo di Bologna e poi, nel 1740 Papa, con il nome di Benedetti XIV (1740-1758). In quella visita, Il Fontanini potè anche accertarsi di un fatto, a quel tempo, curioso. Nel monastero delle monache agostiniane di Santa Maria di Loreto (oggi ospedale) una di esse, Anna Maria Grifoni, si accorse all’improvviso di trovarsi in condizione di mutare sesso (cum repente i marem se evasisse animadverti) uscì dal monastero, divenne prete e scrittore e canonico della cattedrale: Noi , avverte il Fontanini, quasi a rassicurare i dubbiosi, noi ci abbiamo parlato!

(dal libro “Orte, le contrade e i borghi” di Don Delfo Gioacchini – edito postumo nel 2001)

-  Forlani Bonaventura, dotto francescano, dell’ordine dei Minori  fu caro al papa Sisto V° che lo fece   Vescovo di Alatri nel 1586.

Franceschini Francesco confessore di Papa Giulio II°, poi Vescovo di Orte nel 1525.

- Giovannini Enrico, nato a Poggibonsi in Toscana, è stato per lunghi anni direttore del concerto cittadino e organista della cattedrale. E’ autore di molteplici composizioni musicali.

- La Mazzola Francesco ortano, eminente agostiniano , vissuto probabilmente tra il ‘400 e il ‘500. Cronistorico e letterato, onore dell’ordine Agostiniano. Una delle sue opere intitolata “Cithi re degli Etruschi”, narra le origini di questo popolo.

- Marini Leio Ubaldo, valente stuccatore. Esercitò la sua arte in questa città e in Roma ove morì nel 1644.

- Massari Alessandro celebre avvocato, e giureconsulto e penalista della curia e foro di Roma, vissuto nel secolo XVI° . Fu anche Governatore di Bologna. Per breve di Gregorio XIII° ebbe l’onorifico titolo di Magno.

- Nuzzi Angelo Monsignore, nipote del sottoscritto cardinale.

- Nuzzi Ferdinando Cardinale

Della nobile famiglia dei Conti Nuzzi. Nacque il 10 settembre 1645. Fu da giovinetto mandato in Roma ove compì i suoi studi, ed addivenne uno dei più valenti giureconsulti del suo tempo. Papa Innocenzo XI° lo nominò commissario della Camera Apostolica e canonico di S. Pietro.

Continuò poi ad essere onorato della più grande estimazione dai pontefici che, lui vivente, si succedettero nel governo della Chiesa. Prefetto dell’Annona, scrisse un pregevole opuscolo dal titolo :” Discorso intorno alla coltivazione della Campagna di Roma”. Nel 1715 fu onorato della porpora cardinalizia da Clemente XI°. Nominato contemporaneamente Vescovo di Orvieto, morì in quella città nel Novembre del 1717.

      (Dal libro “Cenni storici di Orte” di Corrado Ralli)

-          Prefetto dell’Annona  (oggi si direbbe Ministro dell’Agricoltura e degli approvvigionamenti) era una delle figure più audaci e di maggior rilievo nella Curia Romana.Si direbbe che le caratteristiche ortane (insofferenza per ogni forma di ingiustizia, fermezza e decisione nel superare ogni ostacolo) si rivelino inconfondibili in lui nell’audace progetto di bonifica delle paludi pontine. La cosa dovette apparire allora talmente sorprendente e sbalorditiva che il Fontanini, nella sua seconda edizione del “De Antiquitatibus Hortæ”, sentì il bisogno di riportare in appendice, per intero, il discorso “Intorno alla coltivazione e popolazione della campagna di Roma”. L’audacia del progetto sta soprattutto nella tesi avanzata dal Nuzzi, il quale propone addirittura di togliere ai proprietari negligenti le terre e distribuirle ai contadini. Il cardinale Nuzzi lasciò ad Orte molti segni del proprio affettuoso attaccamento: affidò la costruzione del palazzo Nuzzi,severo ed elegante, oggi sede del Comune e anni addietro della Pretura, all’architetto Fontana, lo stesso che presiedette alla costruzione del palazzo di Montecitorio a Roma. Fece costruire (1708) la ridente villa a “Le Grazie” oggi proprietà della principessa di Villafaletto - Mirto), con un bosco secentesco e con un appendice (oggi palazzo Ralli) collegato mediante un ballatoio che attraversava la strada. Il Cardinale veniva a passare la sua villeggiatura in quel luogo ed amava offrire ospitalità ai seminaristi del tempo, per i quali aveva addirittura adattato l’atrio d’ingresso scoperto del palazzo Ralli a teatro, come dice l’iscrizione apposta sulla porta. Fu nominato Vescovo di Orvieto e in quella città morì. Nel 1928 per lavori di restauro del Duomo, le sue spoglie vennero poste nella Cattedrale ad Orte, e da qui, per  i lavori della pavimentazione furono traslate nella chiesa delle Grazie. Qui sono custodite le reliquie: il cuore del Ven. Tenderini (1739) , del  Vescovo Ercolani (1848) e del Vescovo Mengacci e i resti mortali del Vescovo De Dominicis.

      (dal libro “curiosità ortane” di Don Delfo Gioacchini - 1961)

Il Cardinale Nuzzi, nato il 10 settembre 1645, era, scrive il Fontanini, “Hortanæ urbis splendidissimum ornamentum (il più splendido ornamento della città di Orte) e “ut bonum civem decet de ea benemereri semper studuit” (e cercò sempre di rendersi di essa benemerito da buon cittadino).

Dopo la morte del padre, Giacomo, avvenuta il 1654, dalla madre Samaritana (detta famigliarmente Maritana) era stato inviato a Roma a studiare in un collegio dei gesuiti, e qui concluse brillantemente il corso degli studi: fu ordinato sacerdote, nominato canonico di S. Pietro e incaricato di amministrare i poderi appartenenti al patrimonio della basilica.

Sotto la sua guida oculata, i redditi crebbero in maniera sensibile: questo fatto non sfuggì al Papa Alessandro VIII°, che lo nominò suo consigliere personale per gli affari dell’agricoltura.

Durante la sede vacante, poiché il Conclave andava per le lunghe, il collegio dei Cardinali lo mise a capo della congregazione dei beni della Santa Sede e il Papa Innocenzo XII° non appena eletto (1691) lo confermò in questo incarico. Nel 1695 fu assegnato come consultore alla Congregazione del Consiglio e nel 1701 fu nominato da Clamente XII° segretario della Congregazione delle Acque e dell’annona. Fu in questa carica che il Nuzzi concepì l’audace disegno di bonificare le paludi Pontine per restituirle alla fertilità che avevano avuto nel periodo dell’Impero romano, quando erano terre feconde e abitate. Dopo uno splendido elogio dell’agricoltura, il Nuzzi dimostrava come la divisione delle terre per effetto delle leggi agrarie e la diffusione della piccola proprietà contadina, avevano reso fruttuosa la campagna romana.

Solo a causa delle devastazioni dei Longobardi, degli Ungari e dei saraceni essa era stata abbandonata ed era diventata malsana per le acque stagnanti e per la folta vegetazione che l’avevano ricoperta.

Bisognerebbe, egli dice, privilegiare ancora una volta i contadini e assegnare la terza parte delle tenute non coltivate a chi aveva voglia di lavorarle, derogando anco gli affitti fatti ad longum tempus (per lungo tempo), esentandoli dal pagamento delle tasse, concedendo prestiti al tasso del 2% e la facoltà di esportare il grano, eccedente i bisogni della città di Roma. Tutto questo, pero, aggiunge Nuzzi, non è ancora sufficiente: potrà spingere ad una più intensiva coltivazione della campagna, ma non a ripopolarla o a bonificarla. Occorre cambiare tipo di coltura, non limitarsi solo alla produzione di grano. Bisognava costringere i grandi proprietari con le buone con amorose insinuazioni o con le cattive con autorità pubblica a estendere i tipi di coltivazione, oppure, se fossero stati sordi ai richiami, espropriare e ripartire le loro tenute e assegnarle ai contadini con una certa e discreta amena risposta : in questo caso, si sarebbero invogliati i contadini a lavorare con maggior impegno e si sarebbe dato loro la possibilità di tornare ad abitare nella propria terra che, con la rinnovata coltura, sarebbe tornata ad esser salubre. Nella sua casa, a Roma, nel pomeriggio, dopo gli impegni d’ufficio, riuniva attorno a se le persone di cultura più in vista, per aver modo di discutere argomenti di attualità.

Giusto Fontanini, che di questi convegni era uno dei più assidui frequentatori, testimonia che il Vescovo partecipava anche a discussioni di carattere artistico e letterario con tanta competenza da dar l’impressione di non essersi mai occupato d’altro.

Il 16 dicembre 1715, Clemente XI° lo nominò cardinale e lo assegnò alla diocesi di Orvieto.

Rimase ad Orvieto appena due anni, giacché morì il 30 novembre 1717, a 72 anni. Fra le tante benemerenze di cui siamo a lui debitori ce n’è una che merita particolare menzione: un volume selle antichità di Orte, “De antiquitatibus Hortæ” , composta per suo incarico dallo scrittore friulano Giusto Fontanini (1666-1736).

L’ultimo discendente della famiglia Nuzzi di Orte fu gonfaloniere della città nel passaggio dallo Stato pontificio al Regno d’Italia.

(dal libro “Orte, le contrade e i borghi attraverso la Fabrica ortana” di Don Delfo Gioacchini- 2001 )

- Nuzzi Innocenzo,  Conte nipote del Cardinale che ospitò il Fontanini ad Orte.Gentiluomo del papa Clemente XII°, perchè servisse per sé e per la moglie Virginia, della nobile casata dei Vitelleschi, ampliò con una nuova aggiunta e con una più comoda strada lastricata la villa fatta dal cardinale alla fine del ‘600, vicino alla chiesa delle Grazie ed era collegata con un cavalcavia con il monastero delle monache.

-  Paglia Antonio, eletto protonotario apostolico circa il 1690. Ebbe importanti incombenze dalla S.Sede.

- Paglialunga Alessandro, un suo volume s’intitola “Il Nuovo Codice Ecclesiastico nei riguardi del ministero parrocchiale”.

- Rainucci Nicolò ortano nel 1357 era Podestà della città di Foligno.

- Ralli Francesco vissuto, crediamo, nel ‘500. “Si dottorò e fu persona anche di belle e pulite lettere latine ed ha lasciato un opera “Cronache” veramente molto bella et di lingua latina purissima”. canonico.

- Ralli Placido, patriarca di Antiochia, segretario della S.C. dei Riti. Morì settantenne il 13 Gennaio 1884.

- Veramici Francesco, altro eccellente stuccatore, vissuto nel secolo XVIII°. E’ autore dell’altare di S. Egidio.

- Villani Mario è uno di quei cittadini che nei secoli XVI e XVII tennero alto a Roma il nome di Orte, sempre considerando come un punto di onore mantenere i rapporti con la città di origine, alla quale non esitavano di procurare benefici e privilegi ogni qual volta se ne presentasse l'occasione.

Sfogliando il "Fontanini" se ne incontrarono molti altri, della stessa importanza e della stessa influenza di Mario Villani, vissuti qualche tempo prima, tra la fine del '500 e i primi del '600, come Giulio Roscio, Antonio Deci, Matteo Coccia, o come il Cardinale Nuzzi, vissuto invece tra la fine del '600 e i primi anni del 1700.

giureconsulto. Aveva un casale in campagna, nella contrada che porta ancora il suo nome, al di là del Tevere, sulla strada verso Penna, dove veniva a passare le sue ferie autunnali. La sua casa ad Orte, all’inizio della via a lui dedicata, è riconoscibile dallo stemma collocato sulla porta d’ingresso, dove sopra una grossa V (Villani) si stende un prato che ricopre una montagnola. E’ stato uno di quei cittadini che nei secoli XVI e XVII tennero alto a Roma il nome di Orte, sempre considerarono come un punto di onore mantenere i rapporti con la Città di origine, alla quale non esitavano di procurare benefici e privilegi ogni qual volta se ne presentasse l’occasione.

-Vitali Giovanni  – parroco  in Orte, che come lui stesso dice, all’epoca del crollo napoleonico era appena giovinetto, ebbe la commissione di scrivere per incarico del “ benemerito Sig. Ottavio Gigli” una Storia di Orte da inserirsi in una più ampia “Storia delle città cospicue dello Stato Pontificio”, nell’anno 1845. Si interessò anche di archeologia e agli scavi archeologici che si fecero in Orte negli anni 1835-36-37 come egli stesso dice nel suo manoscritto. La necessità di dovermi applicare con più premura agli studi ecclesiastici per avanzarmi nella carriera alla quale fin da fanciullo era iniziato, e più che mai il preparami all’esame della Parrocchia alla quale era stato nominato, mi obbligò a porre in un canto le cose antiche ed occuparmi delle moderne nella cura delle anime che ritenni per circa venti anni.

Lo scoprimento de’ Sepolcri Etruschi nella contrada di Resano mi riaccese la sopita scintilla, ma il mistero che tacevasi dai scavatori sulle cose ritrovate, non mi permise di poter considerare alcun antico monumento che saziar potesse le mie brame. Ricevei qual grazia sublime il poter penetrare nell’altro sepolcreto Etrusco e Romano nella contrada di Civita-deserta, o Menci ed osservar da vicino le memorie degli antenati nostri. Fummi di sommo piacere la commissione che mi dettero di ricavare i disegni di alcune urne, sarcofaghi, cinerari, statue, busti, e vasi ivi ritrovati colle annesse iscrizioni.

(Dal libro “Storia della città di Orte” dal manoscritto del Vitali 1845-Curato da Ildo Santori -1976)

   -  Egidio, e Pietro Ortani furono Commendatori generali dell’ordine di S. Spirito nel sec. XV.

   - Padre Giacomo da Orte insigne dottore a Parigi di scienze filosofiche e teologiche, eletto nel 1308 fu creato Priore Generale dell’ordine Agostiniano della provincia romana.

   - Jacopo da Orte, pittore del secolo XVI°. Eseguì nel palazzo del Comune, ora andati distrutti, vari affreschi. Riteniamo sua opera il quadro del “Rosario” nella chiesa di S. Agostino.

   - Zuppante Umberto,.........