Vedrai di Vadimonis
il picciol lago
Che siede nel gran
Pian di Lucignano
Cinto di case in
loco ameno e vago
di forma tonda e
largo un tior di mano
Ma per narrar di
questo un dotto mago
Vi converria ne
questo dico in vano
Perchè nel tempo
chiaro d’hora in hora
cresce, e par
cenerata tutta fuora
Et hora l’acqua
negra come inchiostro
Diventa tutta, e
hor par che rosseggi
Si vede in varie
foggie al tempo nostro
Li par la bocca del
inferno veggi
Pur meglio abonda
al tempo chiaro e lustro
E cala al suon di
pioggiosi lampeggi
Non aspettar ch’è
per altr’acqua scampi
E questo non fa
sempre a certi tempi
Tal’hor tranquillo
un tempo chiaro giace
Intanto ch’un sol
neo li non appare,
e par con l’audo
dica pace, pace
Per questo mai
nessun v’entrò a notare
Della profondità
mia lingua tace
Bench’è l’habia
veduta misurare
Di questo quanto a
me voglio tacere
Perchè sott’acqua
non si può vedere
Sopra di quelle
chiare e limpid’onde
Giuran solevano
gl’antiqui soldati
Li fuor d’intorno
vicino alle sponde
Vi stavan quattro
tempi edificati
Ornati di colonne
alte e profonde
Di molti vasi
nobili adornati
Ove solevan dentro
i vasi lisci
Sacrificare i
popoli Falisci
Era dei quattro
tempi un di Nettuno
l’altro di Giove,
il terzo era di Marte
il quarto delle
ninfe che lì furno
e già vergate di
ciò son più carte
va di tal lago il
grido vagatunno
per fino alla
giornata in ogni parte
ogn’un vederlo
brusar piacer piglia
questo bel lago
pien di maraviglia
E l’acqua chiara è
come cristallo
Di zolfo sa
bevendo; pare amara
Pesce non v’è; nè
di questo non sallo
E cresce qualche volta ad acqua
chiara
Ma v’ò por fine, Apollo, a questo
ballo
Perchè non faccia con veruno a
gara
Per le contrade voglio scorra via
Basta ch’il lago è nella Patria
mia