Tevere mio, io ben lo
ricordo
quando mia madre,
ch'era certo saggia,
mi consigliava sempre
- ma ero sordo -
di non andar da solo
giù in spiaggia.
Erano tempi in cui la
povertà
tante famiglie non le
abbandonava;
in quella mia, a dir
la verità,
soltanto l'appetito
non mancava.
Durante la chiusura
delle scuole (*)
al fine d'iniziarmi
in un mestiere
al ciabattino gli
batteo le suole
oppure ero aiutante
d'un barbiere.
Finito il lavoro
giornaliero
correvo di filato
verso il fiume:
qui mi vedevo come un
eroe vero
pur con uno straccio
per costume.
Ed evitando
d'impattar col fondo
giù con un tuffo e
poi quanto nuotavo;
ero felice più d'ogni
altro al mondo
pure se tardi a casa
ritornavo.
Ma quanto spasso,
qual divertimento
nei giorni di
domenica e festivi;
la spiaggia era
gremita ogni momento
di giovani e ragazze
inver giulivi.
Quando noi imberbi
facevam dispetti,
dai giovani più
grandi e più robusti,
in certi casi venivam
costretti
a piegarci nell'acqua
come arbusti.
E lì, purtroppo,
senza compassione,
veniva spesso imposta
"l'ingozzata";
ma odio non ve n'era
e con ragione
finiva tutto in una
gran risata.
Ogni anno poi era
sempre buono
per far gareggiare i
nuotatori;
ciò era per la festa
del Patrono
ed impegnava i
giovani migliori.
Tevere mio, quant'anni
son passati,
cinquanta - mezzo
secolo di vita -
quanti secoli hai sin
qui contati?
E l'era che viviamo è
mai esistita?
Nei millenni
trascorsi è mai successo
che l'uomo t'abbia
dato tanti mali?
Che insieme con gli
scarichi di cesso
t'inquini con
sostanze micidiali?
Nella tua storia
t'era mai accaduto
che l'uomo per
carpirti l'energie,
lì nel tuo letto dove
scorri muto
avesse eretto tante
paratie?
Quanta vitalità
l'uomo t'ha tolto:
col suo tecnico ardir
t'ha dato addosso
trasformando per
intier il tuo volto
sino a ridurti quasi
come un fosso!
La carpa, il luccio e
tant'altro pesce
nell'acque tue
inquinate più non vive,
in parte del tuo
letto ora sol cresce
inutile erba tra le
più cattive.
Nessun bagnante oggi
più non vedi;
guai se qualcuno
facesse "l'ingozzata",
penso che resterebbe
poco in piedi
dato che beve l'acqua
avvelenata.
Qualcuno per lenire
l'amarezza
sostiene ch'è un
problema generale:
"in tutto il mondo
c'è questa schifezza,
non è solo un
fenomeno locale".
E' proprio questo il
vero dramma nostro:
l'inquinamento, che
davver è totale,
è da vedere proprio
come un mostro
dotato d'un potere
ch'è infernale.
L'umanità (in prima
fil la scienza)
su questo mostro
potrà aver vittoria?
Iddio ci darà
l'intelligenza
per cambiare in ben
la nostra storia?
Per annientare tale
mostro insano
tutti dobbiamo fare
pieni voti
non tanto per il bene
di chi è anziano
ma per la sacra vita
dei nipoti!
(*) Scuole elementari
Angelo Pastura
Orte 25 Luglio 1989