Emilia-Romagna: unità campione

 

 
 

Cesena

In un corridoio della Biblioteca Malatestiana di Cesena si trova una lastra (cm 180 x 55 circa) con delle antiche unità di misura. La lapide proviene dalle logge del palazzo comunale.
Le unità non sono tutte facilmente riconoscibili ma si notano il coppo e il braccio quattrocentesco (cm 55,8) in uso a Cesena e nei territori circostanti al tempo della dominazione malatestiana. Nel manufatto sono scolpite le sagome dei materiali costruttivi e le misure lineari regolamentate dal comune nel XV secolo.
 

Bologna

In Piazza Maggiore a Bologna, sul lato orientale del Palazzo Comunale o Palazzo d'Accursio, di fronte alla statua del Nettuno, nella scarpa dell'edificio sono collocati, dal 1547, i campioni delle unità di misura in uso nella città durante il Medioevo.
 
 
Si tratta delle misure della tegola o coppo, del mattone, del piede, del braccio, del doppio braccio e della pertica. Un piede bolognese era di circa 38 centimetri, il braccio era di 0,64 metri, il doppio braccio era 1,28 metri e la pertica di dieci braccia era pari a circa 3,80 metri. La pertica in altre regioni italiane era chiamata anche trabucco o cavezzo.
 
 

Modena

 
A Modena in Piazza Grande all'incrocio con Via Castellaro, sull'angolo dell'edificio, si nota la statua di una donna comunemente chiamata «la Buonissima». Alcune storie popolari ne spiegano il nome con dovizia di particolari sul tipo e sul grado di generosità attribuite alla signora rappresentata dalla statua.
La statua è antica e nello Statuto della Città di Modena del 1327 si legge che il passo modenese «debeat esse longu ut passus incisus in petra Bonissimae». Inoltre la misura e la forma delle pietre e delle tegole o coppi  doveva essere «Modo ipsorum lapidum et cupporum existente in lapide Bonissimae, existente in platea, amplitudinis quanta est forma, seu plaga, existens in dicta petra Bonissimae».
Dunque le antiche misure modenesi erano riportate nel basamento marmoreo della «Buonissima», questo fino al 1468 quando l'intero sistema venne smontato e le antiche misure vennero riprodotte, scolpite, in parte sul lato ovest della Ghirlandina cioè della torre campanaria del Duomo di Modena, le restanti sul lato esterno dell'abside centrale del Duomo stesso. La «Bonissimae» era verosimilmente il simbolo della «Bona mensura» o della «Buona stima» (cronache di Bonifacio da Morano del 1268) rappresentata dai campioni esposti nella piazza del mercato. Da queste denominazioni deriva il nome con il quale la statua è nota oggi.
Sotto si vedono le incisioni sulla parete della Ghirlandina.
 
In basso le misure del passo, della pertica, delle pietre e dei coppi. A Modena e in un'area abbastanza ampia dell'Italia settentrionale che comprende: Reggio Emilia, Piacenza, Mantova, Cremona, Bergamo, Brescia, Verona, Vicenza, Padova e anche in Austria a Vienna la pertica era divisa in sei braccia, ma le pertiche erano diverse tra loro. La pertica di Modena era di sei braccia e pari a 3,13829 metri, un sesto della pertica costituiva il «piede agrimensorio» o «braccio da legno» di 0,523 metri. Secondo gli statuti della città del 1547 i due quinti della pertica formavano il «passo comune». La metà del «passo comune» era detta «braccio» o «braccio da tela» di 0,6331 metri.
 - Tavole di ragguaglio fra i pesi, le misure e monete degli stati Estensi», Modena, Fratelli Malavasi e Comp., 1844. -
 
 
Reggio Emilia
 
 
A Reggio Emilia in piazza Prampolini a fianco del Duomo c'è la chiesa di San Giovanni Battista con il battistero. All'esterno, sulla colonna di sinistra, si vedono incise le antiche misure del "braccio reggiano" e della "pertica". Il sistema metrico decimale fu introdotto con la Legge 27 ottobre 1803 e le equivalenze riportate sotto fanno riferimento alle tavole di ragguaglio previste della stessa legge.
  1 pertica = 6 braccia = 3,846 metri
1 braccio =  0,641 metri
1 piede = 0,531 metri
 
Bisogna osservare che il braccio da 0,641 metri era una misura mercantile mentre il piede da 0,531 metri era il piede agrimensorio detto anche braccio da fabbrica o da legna e veniva utilizzato per i materiali e il legname d'opera.
Dalle misure esposte sulla chiesa di San Giovanni Battista nella piazza del mercato, e dalla possibilità di controllo delle misure fatte durante le compravendite, sembra tragga origine il detto popolare: «Giovanni svela gli inganni».
 
 
 
 
 
 
 
Ancora a Reggio Emilia spostiamoci in Piazza Antonio Fontanesi. Si tratta di una piazza rettangolare con i portici su due lati ed è una piazza abbastanza "recente" nel senso che è stata ricavata dall'abbattimento di edifici civili e religiosi nel 1783. La piazza fu sistemata e piantumata a fine Ottocento e in essa si tiene il mercato due volte la settimana: martedì e venerdì.
 
 
 
  Recentemente piazza Fontanesi è stata oggetto di un piano di riqualificazione urbana con la sistemazione dell'illuminazione, degli arredi urbani e di tutta la pavimentazione compresi i marciapiedi. L'opera è stata inaugurata sabato 15 settembre 2007. Durante questi lavori, sul lato della piazza definito da via Ponte Besolario, il progettista ha richiamato le antiche tradizioni legate alle piazze del mercato ed ha inserito nella pavimentazione del marciapiede una «pertica reggiana» di sei braccia che si vede riprodotta a sinistra; sotto alcuni particolari.  
 
 
 

Correggio

Correggio è un comune di circa ventiseimila abitanti in provincia di Reggio Emilia. Di probabili origini longobarde fu sede di una signoria dal 1009 al 1635. Nel 1559 l'Imperatore Ferdinando I d'Asburgo elevò Correggio al rango di città concedendo anche il privilegio di battere moneta. La città diventò poi Principato nel 1616 e nel 1635 il Principe Siro da Correggio fu accusato di «crimen falsitatis monete» (sostanzialmente un pretesto) e venne privato dall'Imperatore di tutti i suoi beni e dei territori che nel 1641 entrarono a far parte del Ducato di Modena e Reggio.
Nel municipio di Correggio, all'ingresso, nella parete sul lato destro rispetto allo scalone «all'imperiale» è collocata una lastra di pietra grigia del XVIII secolo di circa 70x120 cm sulla quale sono incise, contornate di nero, alcune delle unità di misura in uso nella città. Si tratta di campioni di laterizi e di due campioni di lunghezza.
 
I laterizi sono rappresentati con la sagoma e lo spessore. Il braccio da tela era circa 60,5 cm, e il braccio da legno circa 54 cm. La «lambrecchia» era un laterizio che faceva da supporto a pavimenti e coperture.