Tangenti alle coniche

 
 

 riga e compasso

 

 

Da un manuale italiano di geometria del 1877 di Giovanni Luvini prendiamo in esame lo studio geometrico delle coniche e in particolare delle tangenti a queste curve. La parte più discutibile è la definizione di tangente utilizzata dal Luvini che non può certamente essere estesa a curve di grado superiore al secondo, però sulle coniche funziona e consente una trattazione completa fatta "con riga e compasso". Il percorso logico è quello proposto dal testo ma le dimostrazioni sono state in parte modificate per renderle più snelle e ne è stato completato il quadro in modo da avere esattamente quattro teoremi per ogni conica seguendo uno schema che si ripete con costruzioni simili per ciascuna curva.

 
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Iniziamo dalla parabola (fig.1). Dati una retta, detta direttrice, ed un punto F  fuori di essa, detta fuoco, la perpendicolare per F alla direttrice la incontra in A e la retta AF è l'asse della parabola. Il luogo dei punti P equidistanti dal fuoco e dalla direttrice è una parabola.
 
Sia B un punto qualsiasi della direttrice (fig.1). L'asse del segmento FB taglia in P la perpendicolare in B alla direttrice. Il luogo dei punti P che si ottengono al variare di B sulla direttrice è una parabola. Dato che i punti appartenenti all'asse di un segmento sono equidistanti dagli estremi si ha che il triangolo FPB è isoscele sulla base FB e quindi FP = PB.
 

P1.1 I punti del piano esterni alla parabola sono più vicini alla direttrice che al fuoco.
Sia Q un punto esterno alla parabola. Mandiamo la retta QF che taglia la parabola in P (fig.2). Per i punti Q e P mandiamo le perpendicolari in C e B alla direttrice.
Dalla definizione della parabola come luogo di punti si ha che FP = PB. Il segmento QB è ipotenusa del triangolo rettangolo QBC e quindi QC < QB.
Dalla disuguaglianza triangolare nel triangolo
BPQ si ha QC < QB < BP + PQ = FP + PQ = FQ.
 
P1.2 I punti del piano interni alla parabola sono più vicini al fuoco che alla direttrice.
Sia R un punto interno alla parabola (fig.2). Tracciamo la retta FR e per R mandiamo la perpendicolare in D alla direttrice.
Dalla definizione della parabola come luogo di punti si ha che FE = ED e quindi RD = RE + ED = RE + FE. Dalla disuguaglianza triangolare nel triangolo FRE si ha FR < FE + RE e quindi FR < RD.
 
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P1.3 Se P è un punto della parabola la bisettrice dell'angolo FPB è la tangente in P alla parabola.
Dimostriamo che tutti i punti della bisettrice sono esterni alla parabola tranne il punto P che appartiene alla conica; questo prova che la bisettrice dell'angolo FPB è tangente alla curva.
Dalla definizione di parabola FP = PB (fig.3) quindi il triangolo FPB è isoscele sulla base FB e la bisettrice dell'angolo FPB è asse del segmento FB e lo taglia in H. Ogni punto dell'asse è equidistante dagli estremi del segmento dunque per ogni punto R della retta HP si ha FR = RB. La perpendicolare per R alla direttrice interseca quest'ultima in C. Il triangolo rettangolo BRC ha BR come ipotenusa quindi FR = BR > RC, si ha l'uguaglianza FR = BR = RC solo quando R coincide con P. Dunque per P1.1 il generico punto R è esterno alla parabola, ne risulta che la bisettrice dell'angolo FPB è la tangente in P alla conica.
 
P1.4 Se L è un punto esterno alla parabola mandare da L le tangenti alla curva.
Con centro in L tracciamo una circonferenza di raggio LF (fig.4) che interseca la direttrice in M ed N. Per quanto dimostrato sopra le bisettrici degli angoli MLF e NLF sono tangenti alla parabola. Si dimostra facilmente che se L appartiene alla direttrice le tangenti alla curva sono tra loro ortogonali.

 
Dato nel piano un sistema di assi ortogonali che si intersecano nell'origine O (fig.5). Su uno degli assi prendiamo due punti F e G equidistanti da O detti fuochi. Sull'asse ortogonale prendiamo un punto A tale che FA = a e sulla retta FA sia B un punto tale che FB = 2FA. Con centro in F e raggio FB tracciamo una circonferenza. Preso un punto Q a piacere sulla circonferenza si ha sempre FQ = 2a > FG perché FA è ipotenusa del triangolo rettangolo FOA. Tracciamo il segmento GQ, l'asse di GQ taglia FQ in P. Al variare di Q sulla circonferenza P descrive un luogo di punti tali che
 
FP + PG = FP + PQ = 2a  (costante) quindi il luogo è un'ellisse.
 
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P2.1 I punti del piano esterni all'ellisse hanno la somma dei raggi vettori che è maggiore della costante 2a.
Sia Q un punto esterno all'ellisse (fig.6). Tracciamo i raggi vettori FQ e GQ, con FQ  che taglia curva in P. Per definizione di ellisse FP + PG = 2a; applicando la disuguaglianza triangolare al triangolo PGQ risulta PG < PQ + GQ.
 Dunque  2
a - FP < PQ + GQ da cui 2a < FP + PQ + GQ e quindi 2a < FP + PQ + GQ = FQ + GQ.
 
P2.2 I punti del piano interni all'ellisse hanno la somma dei raggi vettori che è minore della costante 2a.
Sia R un punto interno all'ellisse (fig.6). Tracciamo i raggi vettori FR e GR. La retta FR taglia curva in P. Per definizione di ellisse FP + PG = 2a; applicando la disuguaglianza triangolare al triangolo RPG risulta RG < PR + GP.
Dunque FR + RG < FR + PR + GP e quindi FR + RG < FP + GP = 2a.
 
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P2.3 Se P è un punto dell'ellisse, prolungato FP con PQ = PG la bisettrice dell'angolo GPQ è la tangente in P all'ellisse.
Come si è visto il triangolo GPQ è isoscele sulla base GQ quindi la bisettrice dell'angolo GPQ è anche altezza quindi ortogonale in H a GQ ed essendo anche mediana Q risulta essere il simmetrico di G rispetto alla bisettrice. Da F mandiamo alla bisettrice una perpendicolare che la interseca in K. Comunque si prenda un punto M sulla bisettrice si ha sempre che FM + MG > FP + PG e l'uguaglianza si ha soltanto quando M coincide con P. Ne segue che la bisettrice è sempre esterna alla curva quindi questa retta è anche la tangente in P alla conica. La dimostrazione discende direttamente da un problema di minimo geometrico che si deve a Erone: «Determinare su una retta un punto tale che sia minima la somma delle distanze da due punti posti dalla stessa parte della retta data». Questo teorema è stato esaminato in questo sito nella pagina dedicata a Eugène Catalan, T.2a.
 
P2.4 Se L è un punto esterno all'ellisse mandare da L le tangenti alla curva.
Sia L un punto esterno alla curva (fig.8). Con centro in L tracciano la circonferenza di raggio LG. Questa circonferenza interseca quella di centro F e raggio FB = 2a nei punti I e J. le rette passanti per L e ortogonali ai segmenti JG e IG sono tangenti all'ellisse rispettivamente nei punti T ed S.
Il segmento JG è corda della circonferenza di centro L e raggio LG quindi la retta passante per L e ortogonale a JG  è anche asse dello stesso segmento e J è necessariamente esterno alla curva quindi, sulla base della proposizione P2.3, questa retta è tangente alla conica in T. Analogamente si procede per la corda GI e si arriva alla tangente in S all'ellisse.
 
É dato nel piano un sistema di assi ortogonali di origine O (fig.9). Su uno degli assi prendiamo due punti F e G  equidistanti da O detti fuochi. Internamente al segmento FG  prendiamo altri due punti A e B simmetrici rispetto ad O e poniamo
AB = 2a. Tracciamo una circonferenza con centro in F e raggio FK = 2a. Sia Q un punto di questa circonferenza, l'asse del segmento QG taglia la retta FQ in P. Al variare di Q sulla circonferenza il punto P descrive un luogo geometrico tale che
FP - PG = FP - PQ = AB = 2a, cioè la differenza delle distanze di P dai fuochi è costante; il luogo è un'iperbole che ha come vertici i punti A e B.
 
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P3.1 I punti del piano esterni all'iperbole hanno la differenza dei raggi vettori minore della costante 2a.
Sia Q un punto del piano esterno all'iperbole (fig.10). La retta FQ taglia la parabola in P dunque FP - PG = 2a.
Tenuto conto che per la disuguaglianza triangolare sul triangolo
QPG risulta QP + QG > PG  da cui segue
FQ - QG = FP - QP - QG = FP - (QP + QG) < FP - PG = 2a.
 
P3.2 I punti del piano interni all'iperbole hanno la differenza dei raggi vettori maggiore della costante 2a.
Sia R un punto del piano esterno all'iperbole (fig.10). La retta FR taglia l'iperbole in P dunque FR - PG = 2a.
Tenuto conto che per la disuguaglianza triangolare nel triangolo
RPG si ha RG - PR < PG risulta
FR - RG = FP + PR - RG = FP - (RG - PR) > FP - PG = 2a.
 
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P3.3 Se P è un punto dell'iperbole la bisettrice dell'angolo GPQ è la tangente in P all'iperbole (fig.11).
Come si è visto il triangolo GPQ è isoscele sulla base GQ quindi la bisettrice dell'angolo GPQ è anche altezza, dunque ortogonale in H a GQ, ed essendo anche mediana il punto Q risulta essere il simmetrico di G rispetto alla bisettrice. Da F mandiamo alla bisettrice una perpendicolare che la interseca in K. Comunque si prenda un punto M sulla bisettrice si ha sempre che FM - MG < FP - PG = 2a e l'uguaglianza si ha soltanto quando M coincide con P. Ne segue per P3.1 che la bisettrice è sempre esterna alla curva quindi questa retta è anche la tangente in P alla conica. La dimostrazione discende direttamente da un problema di massimo geometrico: «Determinare su una retta un punto tale che sia massima la differenza delle distanze da due punti posti uno da una parte e uno da parte opposta della retta data». Questo teorema è stato esaminato in questo sito nella pagina dedicata a Eugène Catalan, T.2b.
 
P3.4 Se L è un punto esterno all'iperbole mandare da L le tangenti alla curva.
Sia L un punto esterno alla curva (fig.12). Con centro in L tracciano la circonferenza di raggio LG. Questa circonferenza interseca quella di centro F e raggio 2a nei punti I e J. le rette passanti per L e ortogonali ai segmenti GJ e GI sono le tangenti all'iperbole.
l segmento JG è corda della circonferenza di centro L e raggio LG quindi la retta passante per L e ortogonale a GJ  è anche asse dello stesso segmento e J è necessariamente esterno alla curva quindi, sulla base della proposizione P3.3, questa retta è tangente alla conica. Analogamente si procede per la corda GI e si arriva alla seconda tangente alla curva.