C'è chi preferisce le bionde
e chi le brune , chi quelle con gli occhi azzurri e chi con gli
occhi verdi . C'è poi chi ama le forme snelle ed i tipi
sofisticati e chi predilige i fisici generosi ed i caratteri
espansivi. C'è infine una categoria di uomini che in ogni donna
sa cogliere qualcosa di unico e speciale , e più per passione e
sentimento che per faciloneria , è pronto a trasformare il
brutto anatroccolo in cigno .
Non è mia intenzione rivelarvi il mio punto di vista , ma certo
è che in fatto di "salite" a me piacciono un po' tutte.
Non mi sentirete mai dire , per esempio , che lo Stelvio è più
bello del P.so della Cisa. Ho valicato passi praticamente ovunque
,dal Piemonte al Friuli Venezia Giulia , dalla Liguria all'Emilia
. In ognuno di essi ho trovato qualcosa di unico che non e
barattabile con caratteristiche e particolarità di altri . Però
esiste il fascino, l'attrattiva , una sorta di compatibilità che
non si esprime con misure , valutazione cromatiche ed estetiche .
E' qualcosa di troppo personale per cui diventa assolutamente
inutile discutere e tentare di convincere.
E' così che i passi di una certa zona a ridosso della Francia ,
l'Agnello , il Sapeyre , il Fauniera , hanno da quando né ho
sentito parlare esercitato su di me una fortissima attrattiva.
Per loro lo spirito di emulazione non c'entra in quanto
sconosciuti al ciclismo eroico e classico , solo di recente sono
stati frequentati dal Giro tra l'altro con poco fortuna , vedi
vicende di troppa neve e dopping dilagante . La particolarità
sta nella purezza dell'impresa . Non c'e storia né leggenda ,
strada ridotta al minimo della percorrenza , infrastrutture
turistiche inesistenti . Il paesaggio austero e selvaggio unico
ed imparziale arbitro della sfida .
Cosi quando Alberto mi mette al corrente di un suo progetto , con
i colleghi della Telecon , riguardante il Fauniera non esito ad
associarmi . Certo vengo da un periodo disgraziato nel senso più
vero del termine e la voglia di pedalare mi è tornata da poco .
La condizione , tanto per intenderci , è quella di un Ardena
fatta bene e so benissimo che non potrò superare 1800 m di
dislivello senza andare in crisi . Non importa , l'essenziale è
esserne coscienti e l'esperienza mi aiuterà.
Arriva il giorno stabilito il 28.06 , accompagnato da previsioni
metereologiche più che certe a dir poco catastrofiche . Ha
piovuto tutta la notte e sarà una giornata di temporali su tutto
il nord d'Italia . Il verbo rinunciare è stato tolto dal
dizionario di italiano dei cicluturisti e a quale altro idioma
appartenga non si sa , e quindi ovviamente si parte lo stesso .
In auto con il Mauro che ha preso il posto dei telecon in ritiro
pre Tour con Ullrick . è un continuo : "là si apre" ,
"no quello è un chiaro d'acqua" , " passami l'atlante
del Touring che provo a vedere se c'è qualcosa di più basso e
vicino.
Nonostante il delirio collettivo di previsioni arriviamo a
Demonte .
Da qui si dovrebbero vedere cime over 2000 praticamente ovunque
ed invece solo nuvole e nebbie . Con voti favorevoli tre su tre
si decide che non è un problema ed in men che non si dica siamo
" in forte pendenza " .
Stavo dimenticando , neppure la spiacevole scoperta di aver
dimenticato a casa la mantellina mi ha fatto indugiare .
Come stavo dicendo la pendenza è subito a due cifre , ma con
momenti di riposo e addirittura qualche discesa. Le sensazioni
sono buone ed il vallonato mi si addice . Occorre prudenza però
, questo non è ancora il vero Fauniera. Alberto e Mauro sono
scomparsi alla mia vista praticamente da subito spinti da una
condizione davvero eccellente . Il loro non è un abbandono , ma
tutto era previsto , e per me tre ore di scalata in solitaria non
sono una novità . Poi quando la condizione è quella che è ,
pedalare da soli aiuta a ragionare meglio ed a evitare pericolosi
confronti .
A proposito di solitudine , forse per la continua minaccia
atmosferica , oggi qui non c'è proprio nessuno .
Il passare lento dei chilometri mi mostra il volto vero di questa
infinita montagna ,
la strada ora sale implacabilmente ed è un budello nero di
asfalto nuovo di Giro d'Italia , largo quanto basta e senza
protezioni a valle e quando le nebbie me lo consentono sembra
impossibile di poter arrivare fin lassù .
Lentamente arrivo al chilometro 17 circa . Le prime "lucette"
del mio motore si stanno accendendo e proprio solo solo non sono
. Là davanti un gruppo "misto" di mucche e pecore
stanno salendo trasversalmente alla strada e per quanto rallenti
, la loro retrovia mi taglia la strada costringendomi ad una
breve fermata . Riparto e dopo due tornanti sono ancora là
davanti , ma fortunatamente riesco ad infilarmi in un loro varco.
Non è finita al tornante sopra stanno sopraggiungendo i loro
avamposti , se non mi sbrigo li incontro proprio tutti e mi fermo
un quarto d'ora.
Butto giù il rapportone , dal 32 al 28 ! e la velocità aumenta
sale paurosamente di due decimali . Per poco , ma c'è l'ho fatta
e la mia fuga solitaria può proseguire . Mi lascio andare a
qualche considerazione tecnica .
Se io ed i quadrupedi pur percorrendo strade diverse abbiamo
superato lo stesso dislivello più o meno nello stesso tempo ,
significa che abbiamo la stessa V.A.M. , velocità ascensionale
media. Complimentoni Pietro sei proprio in forma !
Continuare con questi ragionamenti significherebbe spararsi una
fucilata in quel posto che non sento più da quasi due ore ! E'
quindi meglio che mi concentri su altro .
Arrivo ad uno strano ed imprevisto bivio . Prendo a sinistra per
quella che mi sembra la strada principale , ma dopo poche
centinaia di metri la strada scollina e diventa "bianca"
. Sono arrivato !? No , ho sbagliato colle . Questo e il Colle di
Valcavera ed il Fauniera è più sopra di 250 m . Non mi
scoraggio , in fondo anche questa è una conquista e poi ho preso
un po' di fiato . Torno verso il bivio , ma il suono di
campanacci mi fa venire un tonfo al cuore . No! Ancora loro i
quadrupedi ! Per fortuna sono ancora un po' in basso , se solo mi
fossi fermato qualche istante in più sarei rimasto "immandriato"
ancora
..( si può dire immandriato , vero ?
.)
Ora la fatica è proprio tanta . Passione e gioco non c'è la
fanno più a sostenerla . Lasciano il posto alla tenacia al
coraggio ed a una buona dose di follia . E' sempre più scuro e
mi infilo tra due pareti che minacciosamente stringono la strada
precludendo ogni orizzonte . Tutto si è spento , i campanacci
delle mucche , le urla dei loro pastori e persino le marmotte si
sono improvvisamente azzittite . Le uniche onde sonore sono
quelle generate dal mio ansimante fiatone .
Sto attraversando il tanto temuto Vallone dei Morti . Non so
perché si chiami così , ma di certo quel nome gli sta proprio
bene . Chissà se mai uomo si sarà avventurato da queste parti
di notte o in una cupa giornata d'inverno . Tempo e spazio
passano inesorabilmente anche qui e sono ormai fuori da questo
funereo tunnel . Una macchia gialla non troppo lontano si agita e
mi incita . E' il Mauro che infreddolito e un po' preoccupato mi
è venuto incontro .
E' fatta , è fatta , ormai sono in cima e ritrovo anche Alberto
.
Strette di mano , pacche sulle spalle , "Come va , sei
stanco ?"
.."Non più di tanto
."
"Certo voi siete andati proprio bene
"
"E' stata dura , ma mi è piaciuto moltissimo"
..
Generosamente le nuvole ci fanno intravedere cosa c'è dall'altra
parte e possiamo anche consumare il rito della foto con dietro il
cartello
che però non c'è più. L'hanno tolto forse per
quella annosa questione toponomastica che riguarda il nome di
questo colle . Infatti per i più rigorosi il nome Fauniera è
della cima che sovrasta il passo , il cui vero nome sarebbe Colle
dei Morti in omonimia con il Vallone che lo precede .Io la mia
decisione al riguardo l'avrei presa . Considerando che Fauniera
negli antichi idiomi di queste valli significava " sorgente
" , e che sorgente fa pensare alla vita
. beh io quel
nome lo lascerei al Vallone.
Sulla strada del ritorno , questa volta come previsto facciamo
visita al Colle di Valcavera , là in fondo gli altri compagni
del mio viaggio , i quadrupedi hanno raggiunto il loro obiettivo
, le praterie del Colle del Mulo
non poteva essere
altrimenti
La temuta acqua è arrivata e ci sta prendendo a secchiate , ma
ormai siamo sulla Savona Torino e la guida di Alberto è prudente
e sicura. E' il momento in cui ognuno apre il suo libro e procede
al racconto . Fantasia e mente sono in fermento ed al massimo
dell'ispirazione , nuovi progetti e nuovi viaggi ci attendono .
Prima di concludere però vorrei raccontarvi un aneddoto .
Vittorio Adorni vinse il mondiale di Imola nel 68 al termine di
una lunghissima fuga iniziata al quarto giro : Dietro una
nazionale azzurra piena di campioni e priva di doppiogiochisti di
piccole ambizioni rintuzzò con feroce determinazione ogni
tentativo di inseguimento
.( a dimostrazione di come la
stupidità possa vanificare ogni forma di progressi, quelli di
adesso , nonostante le radioline riescono ad inseguire un loro
capitano in fuga ).
Spinto dalla musa ispiratrice di tutte le grandi imprese ,
comprese le nostre ,Adorni andò fortissimo tutto il giorno senza
indugi o cedimenti , tagliò il traguardo con 9' 50" di
vantaggio sul secondo , il belga Van Springel .
Però all'ultimo chilometro rallentò moltissimo e a chi gli
chiese il motivo di quel gesto , il grande Vittorio spiegò che
volle fissare in sé ogni attimo di quel trionfo prolungandolo il
più possibile . Si guardò continuamente intorno cercando gli
sguardi , gli entusiasmi ,i colori ed i sapori di quei momenti .Interiorizzò
tutto facendone cibo per la vita .
Vedete ,noi non siamo né gregari né capitani ,siamo solo dei
cicloturisti , e i cicloturisti non sono dei domatori di percorsi
nel più breve tempo possibile . La strada non è il nemico o l'avversario
da sconfiggere , ma nostra complice e compagna per arrivare là
dove ci siamo prefissi .
La fretta non è una buona amica ,impedisce di conoscere ,vedere
ed ascoltare .
Pietro
Home | Chi Sono | Itinerari e Salite in Provincia di Varese | Cicloturismo & Grandi Salite | Amiciconlabici | Club des Cent Cols | Links