Quasi tutte le nostre "imprese"
o uscite straordinarie che dir si voglia, sono fortemente volute,
meditate a lungo, con acrobatici slalom fra previsioni meteo,
impegni di lavoro e di famiglia. Non è stato così per la mia
"quinta volta sullo Stelvio". Un compleanno di una
amica, l'occasione di una casa a Semogo per le vacanze estive, un
amico che dopo anni di inattività ha ripreso a pedalare subito
in bello stile, con la proposta di accompagnarlo al cospetto di
sua maestà Re Stelvio.
Certo sono passati un bel po' di anni, il sovrappeso è sempre più
mal celato, e gli allenamenti serali sono un'opportunità ormai
definitivamente tramontata. Ma come dice Guccini nella sua
canzone dedicata a don Chisciotte "solo i cinici ed i
codardi non si svegliano all'aurora".
Già l'aurora , cioè prima di andare a lavorare! Idea!
E se facessi un mese di allenamenti, al divenir del giorno,
contro i mulini a vento di San Fermo e Velmaio, basterà per
affrontare un "drago" lungo 22 Km ed alto 2760 m ???
..
Ha piovuto tutta notte, ed ancora sta tuonando. Il profumo del
caffè preparato da Carla si miscela con l'aria fresca della
stanza e non è certo per andare in bici e tantomeno sullo
Stelvio che pigramente ci alziamo.
Senza grosse aspettative un' occhiata dalla finestra e con grande
nostro stupore il cielo si è liberato da ogni velo ! Ormai è
tardi? Ma rispetto a chi o a che cosa? Siamo o non siamo in ferie?
..
Passano i primi chilometri e con essi i primi riferimenti: il
cartello che i dà il benvenuti nel Parco Nazionale, il bivio per
i Bagni Vecchi, la prima cantoniera. Martino sta bene, parliamo
spesso e la sua voce piena non tradisce affanno, ma
diligentemente mi rimane a mezza bici. Qui non si può sbagliare,
se vai fuori misura sei fregato, sa che fin che resta con me non
corre rischi. Le gallerie sono quasi finite, appena il tempo di
ricordare al mio compagno di fuga che a brevissimo incontreremo
un rampa oltre al 10 e lui mi affianca e se ne va. Fuori dall'ultima
galleria, nella Bocca del Braulio, è questo l'autentico giro di
boa di questa infinita montagna. E' qui che nel 93 il gruppetto
si spezzo' . Giorgio parti all'inseguimento dei primi ed io
rimasi solo con Mauro staccando Alberto e gli altri.
Sono solo, i tornanti di Spondalunga passano uno dopo l'altro
lentamente, ma senza grandi affanni. I rettilinei dell'Altopiano,
con i loro profondi orizzonti , scandiscono la mia solitudine in
un senso di strana libertà.
Vedo le bandiere, la dogana ed il bivio con il Giogo di Santa
Maria sono ormai vicinissimi. Tra un po' inizieranno gli ultimi 3,5
chilometri, me li ricordo bene, sono quelli più duri che,
complice la quota, possono farti passare una mezz'oretta in apnea.
Ecco ci siamo.
La pendenza s'impenna e la bici non ne vuole più sapere di
andare avanti. Lo sapevo, non ne ho più, ma come non è servito
venir su al risparmio fin qui?
Sono in difficoltà, la strada se ne accorge, non sopporta la mia
inadeguatezza e mi si rivolta contro. Costantemente alle corde mi
difendo come posso. Ogni tornante è un "gong" durante
il quale riorganizzare il sempre più sparuto esercito delle mie
forze. Ma il campione sono io, sono io che ho messo in palio la
corona e mi basterà finire in piedi e, seppure ai punti , il
titolo rimarrà a me.
Reagisco con cattiveria e fulmino con lo sguardo uno spettatore,
che a bordo ring, vedendomi così ingobbito, beffardamente mi dà
dell'atleta. E' più con la forza dei pensieri, con la
consapevolezza della mia storia, che con le gambe che ormai ho
superato il peggio. Sono di nuovo a regime e pazientemente
aspetto che la strada scorra sotto le mie ruote. Alzo lo sguardo
verso l'alto e l'albergo Pirovano è ormai vicinissimo, dimora e
castello di sua Maestà. Ultimi metri con la pietraia sulla
sinistra e sono in vetta.
Martino bravissimo, arrivato da un pezzo è lì in piedi e
stringe nella sua mano destra il diploma appena ritirato. Io
invece la mia mano ce l'ho ben aperta dopo che ho disteso una
dopo l'altra le mie cinque dita, liberando con un sol gesto tutta
la mia vanità.
Quanti, oltre a me, in questo olimpo di vana gloria, dieci cento
, forse altri mille .
La bici la sento proprio bene, ma fa freddo, e non bisogna
mollare i freni per non diventare troppo "intimi" con
il vento. I tornanti di Spondalunga ora passano velocemente e tra
un po' ci rinfileremo nelle gallerie .
La mente non presiede più il governo delle energie e e libera
sguardi e pensieri che rimbalzano nell'immensità della valle. Un
americano sta vincendo per la quinta volta il Tour, e la mia
quinta volta sullo Stelvio è ormai uscita dalla valigia dei miei
sogni per entrare nel bagaglio del vissuto .
E adesso, quali nuovi traguardi, quali altri viaggi nell'ambiguo
gioco tra passione e fatica? Certo ce ne saranno ancora, fin che
il Cielo vorrà. Tra due giorni andremo su un'altra montagna
sacra, il Gavia, e prima di tornare a casa, se troveremo due Mtb
a noleggio, scaleremo Le Torri di Fraele. E sullo Stelvio mai più
? Sara' stata l'ultima volta? Probabilmente si , ho già "ripetuto"anche
troppe volte .
Però a pensarci bene, a casa, ci sarà pur rimasto un amico da
portar fuori dall'ultima galleria, nella Bocca del Braulio. E
allora sua Maestà, permettete che il più umile dei Vostri
sudditi Vi dia un consiglio. Ogni tanto salite sulla torre più
alta del Vostro castello, e rivolgete una sguardo verso valle,
non Vi colga di sorpresa la sesta sfida
Le fotografie provengono dall'archivio
di Pietro
Sulla Vetta
Dalla Bocca del Braulio
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