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12 dicembre:

la redazione ha sfiduciato il direttore Pirondini


Gravissima sfiducia nei confronti del direttore Enrico Pirondini con accuse di nepotismo e di intollerabile clima interno alla redazione in un ordine del giorno emesso il 12 dicembre 2007 nel quale si minaccia anche uno sciopero. Ecco il documento integrale:


Al presidente della Sec Mario Maestroni
e al Direttore generale Andrea Lizza

e p.c. al Direttore responsabile Enrico Pirondini
al vice Presidente della Sec Cesare Pasquali


e ai consiglieri
Giovanni Arvedi
Giuseppe Cangini
Davide Donini
Giacomo Galli
Pietro Gobbi
Ettore Moretti
Gianluigi Murelli
Renzo Nolli
Carlo Rodini


all'Associazione Lombarda dei Giornalisti


In data 11 dicembre 2007 si è svolta l'Assemblea dei giornalisti del quotidiano 'La Provincia', convocata dal Comitato di redazione per discutere


1) della situazione di due colleghe alle quali l'Azienda, senza alcuna motivazione, non ha rinnovato il contratto part-time in scadenza il 31 dicembre 2007.

2) dei rapporti fra il Direttore responsabile e la redazione.


L'Assemblea dei giornalisti del quotidiano 'La Provincia', all'unanimità, esprime piena e totale solidarietà alle due colleghe (...)
e, nel caso la vertenza non si risolvesse a favore delle colleghe, ha dato mandato al Comitato di redazione di attuare tutte le necessarie azioni di protesta.


Il Cdr e l'Assemblea dei giornalisti del quotidiano 'La Provincia' ricordano che solo un paio di mesi fa, in un precedente documento, chiedevano un cambio di rotta nei rapporti tra il Direttore responsabile e la redazione.

A tal proposito erano arrivate anche rassicurazioni da parte del Presidente della Sec, Mario Maestroni.
Ma in questo periodo la situazione non è cambiata. Il clima in redazione è sempre più irrespirabile. Qualsiasi tipo di confronto con il Direttore è diventato ormai impossibile, mentre le manifestazioni di disistima nei confronti dei giornalisti e la mancanza di rispetto per la professionalità della redazione e dei singoli colleghi sono all'ordine del giorno.
E' netto il convincimento che il Direttore tenti di rendere difficile la vita in redazione, anche nelle cose più banali. Un esempio: per cambiare un giorno di ferie già programmato (ovviamente in accordo con il responsabile del servizio) i giornalisti devono fare una richiesta scritta, soggetta alla valutazione del Direttore.

Si tratta di una cosa tanto banale quanto fastidiosa che descrive la qualità dei rapporti al giornale.

Avanti di questo passo arriveremo al paradosso che per sostituire un collega malato si dovrà chiedere il permesso al Direttore.
Per anni il Direttore ha fatto credere, all'interno del giornale ma anche fuori, di essere l'unico artefice degli obiettivi raggiunti dal quotidiano.

Non è così essendo 'La Provincia' il risultato del lavoro di una squadra fatta di giornalisti, collaboratori e fotografi. Scrivendo e firmando (molto spesso con il nome dei familiari) di qualsiasi argomento e in tutte le pagine ha tolto spazio ai colleghi mortificando la professionalità della redazione solo per soddisfare esigenze personali, certamente non per 'liberare risorse'.

La situazione legata alle firme del figlio è scandalosa, inaccettabile sotto il profilo deontologico e grave sotto l'aspetto economico. Crediamo che a questo punto l'Ordine dei giornalisti debba essere investito della questione.

E ancora non è da sottovalutare la perdita di credibilità e autorevolezza accusata dal giornale a seguito del proliferare delle firme dei suoi familiari.

Per non parlare del 'taglio' ben poco giornalistico che in molte occasioni contraddistingue questi articoli.

L'Assemblea, a tal proposito, rivendica con orgoglio i meriti e la professionalità della redazione troppe volte penalizzata da atteggiamenti inspiegabilmente arroganti.


A fronte di tutte queste valutazioni, l'Assemblea dei giornalisti de 'La Provincia' (26 giornalisti presenti, 3 deleghe) ha votato la sfiducia al Direttore con il seguente risultato: 22 sì, 2 no, 2 bianche, 3 nulle.


Un risultato ben peggiore di quello maturato nel voto della precedente sfiducia (17 sì, 5 no e 3 nulle) espressa l'11 giugno 2003 in occasione dell'uscita del quotidiano in un giorno di sciopero indetto dalla Fnsi.


Il Cdr e l'Assemblea dei giornalisti


Cremona, 12 Dicembre 2007


Dati davvero clamorosi dai bilanci relativi al primo quotidiano cremonese

“La Provincia” ha venduto circa centomila copie in meno nel 2006 e la SEC registra una perdita di esercizio di 505.731 euro, un calo di redditività di 900 mila euro!


Notevole anche la diminuzione degli abbonamenti - Nel 2005 aveva avuto un utile di esercizio di 394.380 euro, il che porta in un solo anno a una diminuzione della redditività di ben 900.111 euro - Una situazione che gioverà ad Antonio Piva nella aspra battaglia con Mario Maestroni per la Presidenza della “Libera” ?

Il settimanale a carico pubblicitario del quotidiano “La Provincia” “Più” (popolarmente definito “Meno”) presenta secondo gli obblighi di legge i bilanci 2006 della Società Editoriale Cremonese e della società di raccolta pubblicitaria PubbliA collegate al quotidiano più vecchio di Cremona “La Provincia”.
Si tratta di bilanci disposti secondo uno schema obbligatorio, il che non consente, va detto senz'altro in premessa, una analisi approfondita dei dati esposti, in mancanza di ulteriori elementi contabili.
Ci sono comunque degli esiti davvero sensazionali se si raffronta il bilancio della SEC 2006 con quello del 2005.
Va detto in primo luogo che il bilancio della Società Editoriale Cremonese presenta una perdita di esercizio di 505.731 euro.
L'anno scorso il bilancio evidenziava un utile di 394.380 euro.
A confronto con l'esercizio precedente, quindi, la redditività è diminuita di ben 900.111 euro!
C'è un ulteriore dato significativo che evidenzia la serietà della situazione economica: l'utile della gestione caratteristica (ovvero derivante dalla gestione principale della società) al 31/12/2006 è di 5.124 euro, con una diminuzione rispetto all'anno precedente di ben 1.073.082 euro...
L'aggravamento della situazione economica della SEC deriva da un pesante aggravio dei costi, non compensato adeguatamente dall'aumento dei ricavi.
Nei ricavi abbiamo una crescita della pubblicità di 481.590 euro. Ma nel contempo abbiamo una diminuzione dei ricavi delle vendite di copie di 104.219 euro. Il che significa che nel 2006 il quotidiano “La Provincia” ha venduto circa centomila copie in meno. Il che si accompagna a una considerevole diminuzione degli abbonamenti, passato da 522.455 a 498.965 euro, con una differenza negativa di 24.490 euro. Il tutto sembra confermare una notevole disaffezione del pubblico, da ponderare con grande serietà perchè nel medesimo tempo non si è registrato una maggiore influenza della concorrenza. In altre parole, la disaffezione sembra riguardare proprio il rapporto del pubblico cremonese con la testata più vecchia della città.
Passando all'esame dei costi, vi è un notevole aumento per godimento di beni di terzi nei quali solitamente rientrano affitti, noleggi, leasing (tra cui la preannunciata sede di via Cesare Battisti?). L'incremento è di 1.390.053 euro.
C'è inoltre un aumento dei costi per il personale di 196.986 euro. Interessi e oneri finanziari sono poi aumentati di 82.903 euro. Sono però drasticamente diminuiti i debiti verso le banche, di 947.720 euro.
C'è da chiedersi come questa situazione influirà nella aspra battaglia tra il presidente Mario Maestroni e Antonio Piva per la conquista della presidenza della Libera Associazione Agricoltori che portato anche a qualche divertente censura su “La Provincia” (per ora dominata da Mario Maestroni) in occasione della Fiera Cremonaantiquaria.
Aumenta anche la contestazione verso il direttore Enrico Pirondini che deve rispondere della diminuzione di vendite di copie e abbonamenti anche per una gestione con un culto stalinista della personalità. Qualcuno sostiene anche, ma non c’è alcuna conferma, che Pirondini sarebbe sul piede di partenza.


I dati del 2007 vanno meglio: comunica trionfale il direttore


il Pironda comunica i dati provvisori del 2007: le cose - sostiene con un titolo trionfale a tutta pagina e foto a colori che sembrano quelle di un sospiro di sollievo - vanno bene perchè c'è stato un aumento della pubblicità del 7,3% e un aumento delle vendite, "piccolo ma significativo" rispetto alla perdita del 2006 di almeno centomila copie, con un incremento del margine operativa lordo che, sembra di capire, deriva in particolar modo da un aumento del conto terzi, in pratica della redditività della tipografia del 14,9%


"La Provincia" di oggi, un quotidiano che nacque con la benedizione degli USA e al quale gli americani probabilmente imposero anche il direttore: il giovane Mauro Masone




Mauro Masone alla sua seconda direzione de "La Provincia", succede a Fiorino Soldi, scomparso nel 1968 durante una gita coi Lions in Borneo

"La Provincia" di oggi. Per parlarne bisogna partire da un episodio rievocato da Armando Parlato ne "La Resistenza Cremonese".
Nel giugno del 1944 il CLN tentò di costituire un comando militare a Cremona. Il PLI propose il colonnello in pensione Aquilino Masone, padre del futuro direttore de "La Provincia" Mauro Masone.
Aquilino Masone dichiarò di essere l'unico ad avere la competenza per assumere il comando. Ma le forza garibaldine si opposero.
Il colonnello Masone non si fece più vedere alle riunioni del CLN. Ma evidentemente mantenne contatti segreti con gli alleati se è assodato che il 1° maggio 1945, quando si insediò alle Colonie Padane il Comando Alleato per la Piazza di Cremona, la prima persona che fu chiamata a riferire, ancor prima che fosse preso contatto con gli esponenti del CLN cremonese, fu proprio il colonnello Aquilino Masone.
Il giornale dominante era il "Fronte Democratico", espressione del CLN ma troppo a sinistra per piacere agli agrari, nascosti nelle cascine e timorosi di esser tacciati del loro sostegno a Roberto Farinacci. Soprattutto il quotidiano del CLN non piaceva agli americani che non dimenticavano il ruolo di Cremona nella affermazione del fascismo e si preoccupavano di un eventuale revanscismo locale.
Al "Fronte Democratico" tentò di opporsi "La Voce del Po" diretto da Giuseppe Robolotti e uscito l'11 settembre 1946.
Il capitale agrario è minimamente toccato dalle epurazioni del secondo dopoguerra, nonostante la nota, forte compromissione e la collaborazione stretta con tutti gli apparati e le organizzazioni del regime fascista. I grandi agricoltori si ritirano per poco dalla scena pubblica. Il tempo di riorganizzarsi nella nuova realtà democratica e nel contempo di purificare i panni di famiglia.
Qualche agrario lavora accuratamente di forbice nelle collezioni del "Regime Fascista" (il quotidiano di Farinacci che prese il posto di "Cremona Nuova") conservate nella biblioteca statale di Cremona per togliere i riferimenti che lo riguardano.
Per un paio d'anni la principale preoccupazione degli agrari è allontanare il ricordo del forte aiuto economico e strategico dato all'ascesa del fascismo.
Il 17 settembre 1947 la proprietà agraria deve accettare nuovamente una legge per l'imponibile di manodopera. Deve a tutti i costi far pesare la sua voce. É' rischioso, ma si sente coperta alle spalle dai servizi segreti USA con i quali ha numerosi contatti.
La seconda fase del dominio agrario, la più lunga e la più gloriosa, si avvia quando nascono le condizioni per la grande alleanza con il potere democristiano (raggiunto attraverso l'adesione al conservatorismo liberale, promotore Giannino Ferrari, il presidente che poi divenne parlamentare e che promuove il clamoroso rilancio dell'organizzazione agraria, imponendola - come vedremo - in concorrenza non solo con la Federterra, ma anche con i Coltivatori Diretti che pur godono di una consistente presenza nell'apparato della Democrazia Cristiana).
Nel rilancio degli interessi del grande capitale agrario sul territorio, lo strumento, la chiave di tutto non può essere che un quotidiano. Il quotidiano "La Provincia del Po" viene fondato nel 1947, il primo numero esce il 26 aprile. Registra una modesta partecipazione degli industriali e la benedizione degli americani, assistiti dai loro servizi segreti e che probabilmente hanno indicato per la direzione un loro uomo, accuratamente allevato sin dai tempi della Resistenza. E' dai comandi alleati, quasi sicuramente, che giunge all'agricoltore più "caldo" di tutti, Giacomo Bellingeri (subito affiancato da Arnaldo Bonisoli Alquati), la proposta di servirsi del giovanissimo Mauro Masone per la realizzazione di un giornale schierato a destra.
Gli USA sono già in trincea contro il "pericolo bolscevico", hanno ispirato la formazione di gruppi paramilitari segreti (come "Gladio", e qualche fascista, ritenuto più affidabile di qualche democratico convertito, Tom Donato ad esempio, è già stato convocato in tutta riservatezza nella caserma dei carabinieri di viale Trento e Trieste).
Con il passo indietro degli industriali - uno storico errore -che avevano inizialmente aderito all'iniziativa, gli agrari nel 1948 si accordano con la famiglia Sacchi per ripristinare la testata sacchiana, cancellano il" del Po" per rivendicare il quotidiano che avevano contribuito a cancellare, il che consentirà loro, molto più tardi, quando il ricordo dei fatti del 1923 è ormai quasi cancellato, persino di giungere ad affermare di esserne gli ideali (sic!) continuatori.
Con Mauro Masone gli americani si sentono garantiti dalla fedeltà del padre, Aquilino. In ogni caso sono ormai certi della fedeltà di Mauro quando lo trasferiscono a "24 Ore", il giornale finanziario della Confindustria.
L'Italia sta cambiando pelle, diventa un grande Paese industriale e l'osservatorio giornalistico privilegiato è quello industriale, come svelano gli archivi della CIA aperti dopo 50 anni, non più quello agrario di una provincia rientrata nella nebbia e nell'anonimato .
L'attenzione americana per "La Provincia" durerà comunque fino all'inizio degli anni '50 quando giungerà da Roma Giuseppe Sprovieri, ultimo direttore con la benedizione della CIA, fortemente raccomandato dall'ambasciata USA e sostenuto dall'USIS, l'organismo culturale in Italia degli Stati Uniti.
Il mondo cambia ed anche Masone perde "24 Ore" che nel frattempo ha inglobato "Il Sole".
La nomina di Mauro Masone dopo la tragica scomparsa di Fiorino Soldi in Borneo fu peraltro ferocemente contestata da Arnaldo Bonisoli Alquati che ad una riunione di redazione si fece sfuggire la frase "Ormai gli americani non hanno nessun diritto di rimetterci il cappello in testa".
Ma Bonisoli Alquati morì poco dopo in un incidente stradale. Masone ebbe via liberà e riformò profondamente la linea del giornale aprendolo ai comunicati di tutti i partiti. Doveva sostenere la candidatura di Angelo Duchi alla presidenza della Libera e della Banca popolare di Cremona, agganciare i maggiori favori da qualsiasi schieramento provenissero. Li ottenne congelando la città attorno alle istituzioni economiche in gran parte ormai coperte da rappresentanti agrari o decisi dall'accordo con gli agrari, promuovendo una azione sintetizzata nello slogan "Cremona, isola felice". Dunque bisognava allontanare il territorio dai grandi cambiamenti che si producevano in Italia dopo gli anni del boom. Il potere agrario non subiva così, anche con l'invecchiamento di alcuni grandi padri come Girolamo Balestreri, alcuna concorrenza. Il no a tutti i cambiamenti e le innovazioni sostenuto con grande impeto da "La Provincia" sono alla base e in gran parte la causa della emarginazione sempre più pesante del territorio contro la quale oggi si combatte.


Il quotidiano "La Provincia" ha 59 anni

Uscì il 1° settembre 1948 con questo titolo che fu il frutto di un accordo degli agrari con la proprietà Sacchi quando gli industriali uscirono da "La Provincia del Po"

La vera storia delle sue origini


"La Provincia" non potè presentarsi ai lettori il 26 aprile del 1947 con la attuale denominazione semplicemente perché la testata storica voluta da Telesforo Sarti nel 1883 come erede del "Corriere Cremonese" non apparteneva agli agrari. Per tale ragione, questi pubblicarono "La Provincia del Po" insieme a un drappello minoritario di industriali cremonesi. "La Provincia del Po" fu un quotidiano nuovo
e tale rimane anche con il titolo "La Provincia" che ne fu (per elisione, appunto) il diretto successore con una proprietà parzialmente diversa, però, da quella originaria - Dunque soltanto un titolo, acquistato, "La Provincia", rimanda al quotidiano ottocentesco - "La Provincia" di oggi è infatti il giornale di esclusiva proprietà della "Libera Associazione Agricoltori" nella quale comandano gli agrari cremonesi . Furono gli antesignani di questi agrari che fornirono a Roberto Farinacci i finanziamenti e l'appoggio per realizzare il quotidiano "Cremona Nuova" che in un anno surclassò "La Provincia" sacchiana. Loro, dunque, la cancellarono: non c'è neppure una giustificazione politica, storica e morale per rivendicare dal 26 aprile 1947 e neppure dal 1° settembre 1948 la continuità con il giornale uscito nel 1883 e per celebrare fasulli centenari come è avvenuto in passato.

La domenica 29 aprile 2007 con uno speciale il giornale "La Provincia" ha celebra 60 anni di vita. Non è esatto. "La Provincia" con questo titolo è uscita il 1° settembre 1948. Dunque ha compiuto 59 anni lo scorso 1 settembre.
Sessanta anni fa, esattamente il 26 aprile del 1947 usciva a Cremona un quotidiano con una simile, ma diversa testata: "La Provincia del Po".


Quel "del Po" tolto dalla testata il 1° settembre del 1948 non è una coda del titolo da tagliare come inutile appendice, come ormai trascurabile e fastidiosa aggiunta.
"La Provincia" non potè presentarsi ai lettori il 26 aprile del 1947 semplicemente perché la testata storica voluta da Telesforo Sarti nel 1883 come erede del "Corriere Cremonese" non apparteneva agli agrari fondatori de "La Provincia del Po". In altre parole gli agrari non potevano chiamare "La Provincia" il loro giornale.
"La Provincia del Po" è un quotidiano nuovo e tale rimane anche con il titolo "La Provincia" che ne fu (per elisione, appunto) il diretto successore in linea di continuità.

Il titolo cambiò semplicemente perchè gli agrari lo acquisirono dalla proprietà Sarti, come un ricco possidente poteva, in anni lontani, quando ancora contava, comperare il titolo nobiliare di una famiglia aristocratica caduta in povertà e bisognosa di quattrini
Va negata, dunque, anche formalmente, la correttezza nel dichiarare la continuità tra "La Provincia" di oggi e quella fondata nel 1883 e presente sulla scena cremonese fino al 13 giugno 1923. Il collegamento fu una invenzione (prevalentemente allo scopo di raccogliere pubblicità per un inserto speciale) di un direttore, Fiorino Soldi.
Peraltro, ben più che la contraddizione formale, vale - e ben più pesantamente - quella di carattere morale.


"La Provincia" di oggi è infatti il giornale di esclusiva proprietà della "Libera Associazione Agricoltori" nella quale comandano gli agrari cremonesi e specialmente i rappresentanti delle forze più retrive del territorio. E furono gli antesignani di questi agrari che fornirono a Roberto Farinacci i finanziamenti e l'appoggio per realizzare il quotidiano "Cremona Nuova" che in un anno surclassò "La Provincia" sacchiana. Loro dunque la cancellarono il che non dà neppure una giustificazione politica, storica e morale per rivendicare dal 26 aprile 1947 e neppure dal 1° settembre 1948 la continuità con il giornale uscito nel 1883 e per celebrare fasulli centenari come è avvenuto in passato.


"La Provincia" di Telesforo Sarti sino a quella diretta da Alfonso Mauro Miotti fino al fatidico 1923 e di proprietà di Walter Sacchi fu l'espressione di una borghesia cittadina e dei democratici, a volte illuminata a volte no, in ogni caso mai condizionata dagli interessi del grande capitale agrario. In molti casi, per eccesso di moderazione, risultò anche congeniale agli interessi della destra economica, ma la scelta editoriale fu quella espressa da un radicale come Ettore Sacchi che a suo tempo ne fu anche proprietario e che tese a portare il radicalismo al governo della città e del Paese, non disdegnando l'alleanza con i socialisti (che allora guidano le grandi rivolte contadine) come avvenne nel 1899.
Dopo una iniziale tiepidezza, "...dichiarata nel 1915 la guerra - scrive Francis J. Demers in "Le origini del fascismo a Cremona" - Sacchi diede al movimento interventista il suo pieno appoggio, ritenendo che una volta iniziato il conflitto fosse il dovere di tutti comportarsi così", ma "La squilla" che divenne sempre più l'organo per l'affermazione del fascismo farinacciano a Cremona" non accolse con grande entusiasmo la riconciliazione con il deputato radicale".
Il quale nel 1921 non fu rieletto come aveva predetto in una lettera dell'aprile 1920 ai radical democratici guidati da Cremonesi. Ettore Sacchi si trovò sempre più privo del suo seguito in provincia, specie tra gli agrari, e scrisse a chiare lettere "la caduta è definitiva e inesorabile come indelebile è il dolore per l'abbandono gli amici a cui io avevo dedicato decenni di devozione e fiducia". Gli agrari hanno abbandonato il carro sacchiano.


I grandi conflitti nelle campagne determinano infatti una svolta nei comportamenti del potere agrario e delle borghesia cremonese: ormai i grandi nomi della città sostengono a fondo l'azione di Roberto Farinacci, impegnandosi personalmente persino quando il futuro ras viene portato in tribunale con l'accusa di aver aggredito Guido Miglioli. E Roberto Farinacci viene assolto.
Tra quanti si sono tassati per sostenere Roberto Farinacci vi sono i personaggi più facoltosi del territorio. Ecco alcuni nomi dei più generosi sottoscrittori: a Cremona avvocato Giacinto Cremonesi, commendator Alfonso Mandelli, dottor Luigi Tavecchi, Ettore Manes, ingegner Adelchi Bignami, dottor Edgardo Porro, ingegner Francesco Frazzi, professor A. Groppali, Oreste Mainardi, Pietro Anelli, ingegner A. Manfredi, professor Ghisalberti, dottor Euclide Ronconi, avvocato Francesco Piazza, dottor Barni Grasselli, avvocato Beniamino Groppali, Vittorio Baietti; a Casalmaggiore ragionier Giuseppe Maffi, ingegner Eugenio Tentolini, dottor Giuseppe Della Porta, ingegner Cavour Beduschi, avvocato Garibaldi Fantini; a Soresina O. Maestroni; a Castelleone G. B. Fouquet; a Soncino Luigi Meroni, Gino Dordoni, Ottorino Nobilini,F. Margiotta.


I socialisti autonomi guidati da Farinacci, sfruttando un appoggio che si allarga a macchia d'olio: " colgono immediatamente gli incroci strategici per la conquista del potere: guardano con grande interesse alle elezioni della Società Operaia, del Monte di Pietà e della Banca Popolare e insieme alla Federazione dei Commercianti e degli Agrari, all'Associazione dei Proprietari di Case e all'Associazione Combattenti. Promuovono il 25 gennaio 1920 alla presidenza della Banca Popolare di Cremona l'elezione di Alfonso Mandelli che diventerà, dopo l'avvento del fascismo e la cruciale estate del 1922 (quando Farinacci si impadronisce a forza del Comune) anche il primo podestà di Cremona".
Ebbene Mandelli fu sostenuto dalla Federazione dei Commercianti e degli Agrari, dall'Associazione dei Proprietari di case, dall'Associazione Combattenti.
Nel luglio del 1921 i fascisti si misero alla testa della rivolta dei contribuenti contro il governo locale, e a settembre si allearono con gli agrari per portare al fallimento un accordo di grande progresso per il mondo contadino come il lodo Bianchi. Farinacci aveva espresso in un primo tempo simpatia per una operazione alla quale aveva collaborato anche don Sturzo. Ma si accorse ben presto che questo atteggiamento poteva costargli caro. Passò dunque a battersi contro il prefetto Guadagnini che tentava di applicare la riforma.



La Provincia ai tempi della seconda direzione di Mauro Masone, quando i redattori sono in tutto nove: in piedi da sinistra Antonio Leoni, Giuseppe Ghisani, Elia Santoro, Vittorio Paloschi, il direttore Mauro Masone, seduti Gian Curtani, Giorgio Cadoria, Piergiorgio Frati, Nanni Cremonini, Luciano Daquati (foto A. Leoni©)




Gli agrari assumono incarichi di rilievo nell'organizzazione fascista. Nel 1921 licenziarono tutti gli avventizi e consentirono che la federazione agricola provinciale si fondesse con la federazione Provinciale Fascista: altrettanto avvenne qualche mese dopo a Crema.
Cesare Balestreri, diviene segretario politico del fascio centrale di Cremona nel novembre 1921 e secondo quel che sostiene un organizzatore della Federazione agricola, egli "gira senza sosta tra gli agrari, sollecitandone l'appoggio e promettendo l'aiuto dei fasci nelle lotte contro i contadini".
Nel 1922 Farinacci dichiarò che erano in campo solo due forze,il fascismo e l'antifascismo. I democratici rifiutarono la polarizzazione. Ma Farinacci poteva contare ormai su appoggi economici sufficienti per imporre la sua scelta.
Afferma ancora Demers: "Durante tutto questo periodo le critiche dei fascisti verso quei democratici che non si erano uniti a loro aumentarono. « La provincia » fu tacciata di vigliaccheria per aver sostenuto che, in occasione dell'insurrezione contro il comune, non si dovesse prender posizione. Sacchi fu trattato ironicamente per la sua opinione che il fascismo, ora che aveva ristabilito l'equilibrio di forze nei confronti del socialismo, avesse ormai realizzato il suo scopo. Egli fu anche criticato per non aver preso posizione nell'epica battaglia per Cremona".La "Provincia" era di proprietà di Walter Sacchi e diretta da Alfonso Mauro Miotti, un democratico. Aveva perso l'appeal, declinava ogni giorno.
La resurrezione in numero unico del vecchio giornale democratico « Il torrazzo » e i democratici che lo sostennero furono causticamente liquidati per aver difeso Sacchi e per aver creduto che egli avesse ancora a cuore gli interessi di Cremona" .E' la fine del quotidiano nato nel tardo Risorgimento come erede del "Corriere Cremonese"

Abbiamo sommariamente ricostruito i fatti per confermare quanto abbiamo sostenuto in premessa: affermare che "La Provincia" degli agrari di oggi sia la continuazione ideale e storica de"La Provincia" di Walter Sacchi è un insulto alla verità e un esempio di sfrontatezza . "La Provincia" cessò le pubblicazioni il 13 giugno 1923. Gli agrari avevano contribuito moralmente e finanziariamente circa un anno prima circa, nel marzo del 1922, alla nascita del quotidiano "Cremona Nuova" di Roberto Farinacci.




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di Gio, 13 dic 2007